Stazione dei treni di un paesello di campagna, doppio binario che trent’anni prima era sembrato a tutti una grandissima innovazione e che aveva portato alla costruzione di una banchina in cemento anche dall’altra parte delle rotaie. La costruzione era piuttosto grande data l’importanza della fermata, ma era stata pensata anche come ufficio delle poste, poi puntualmente spostato. La piccola sala d’aspetto eternamente vuota, accessibile soltanto dai binari e perciò molto scomoda, era di uso escluso di una giovane coppia di ragazzi che solo lì riuscivano a trovare una certa privacy. Sembrava che la mattina l’impiegato aprisse solamente per loro: vi si rifugiavano nella tarda mattinata o nel primo pomeriggio, per poter godere del fresco che quegli spessi muri di sassi sapevano creare, e vi stavano un po’ baciandosi e scambiandosi effusioni.«Francesco, mi piacerebbe così tanto passare del tempo con te fuori da questa maledetta stazione, a godersi un po’ il sole!» esclamò Mara.«Ma lo sai che non è possibile! Se ci beccano i nostri genitori siamo fritti…» ribatté lui. I rispettivi genitori erano infatti in rotta da molto tempo, a causa di continue liti scatenate da futili motivi di non buon vicinato. Loro due, pur abitando fianco a fianco, erano costretti a vedersi di nascosto alla stazione, distante un paio di chilometri da casa loro.Ripresero a baciarsi e ad abbracciarsi. Le mani di lui si fecero più audaci, andando a toccare il suo fianco e risalendo poi lentamente verso il seno fino a carezzarlo. Mara si staccò subito, scandalizzata: «Cosa stai facendo?».«Niente, niente. Credevo di piacesse» si scusò lui, leggermente imbarazzato. Ogni tanto Mara reagiva alle sue carezze un po’ più audaci con moti di stizza, altre con infuocata passione: proprio non riusciva a capirla.«Certo che mi piace» rispose lei. «Continua pure. Baciami, stupido» e riprese a baciarlo e lui a toccarla. A lui piaceva da morire il suo seno, toccarlo sotto la maglietta come spesso avveniva in quella piccola sala d’aspetto: lei aveva un seno che gli riempiva le mani, tondo, grande ma non esagerato, che rivelava una certa consistenza alla stretta. Ogni tanto le concedeva di vederlo più o meno scoperto, erano quelli i momenti che gli piacevano di più, in cui sbirciava quelle perfezioni sotto la sua maglietta, sotto la quale talvolta il suo sguardo non incontrava il reggiseno.Quella mattina lei era particolarmente eccitata, glielo aveva rivelato in parte con le sue parole quando era andato a toccarle il seno, se ne accorse più chiaramente quando una mano si infilò sotto la maglietta a sfiorare il ventre di lei, che si staccò delicatamente dalla bocca di lui.«Non vorrai mica per caso andare a sentire i riccioli fra le mie gambe, vero?» gli chiese passandogli un dito sulle labbra.Lui rimase di sasso, in realtà voleva solamente salire a toccarle il seno. «No, no…» rispose lui sinceramente.«Non dire le bugie. So quanto birichino sei. Be’, per oggi, ma stamattina solamente, puoi andare a darci un’occhiatina».Nonostante quella non fosse la sua idea originale, non se lo fece ripetere due volte: la sua micetta era merce pregiata che non gli veniva concessa di certo tutti i giorni, anzi.Le sue dita si infilarono sotto i pantaloni e le mutandine, abbassandone un po’ l’elastico sperando di vedere qualcosa di più che il suo bel ventre. Lei però non lasciò spazio alle sue speranze andandolo a baciare quasi subito.Presto le dita andarono a intrecciarsi con i suoi peli arruffati, ci giocarono per un po’ proprio come stavano facendo le loro lingue, riprendendone il ritmo e le evoluzioni. Poi scesero ulteriormente sulla fessura calda, le punte la sfiorarono e Mara si staccò sussurrandogli a fior di labbra qualcosa.«Ancora, rifallo un’altra volta» aggiunse e Francesco ubbidì.«Bene, ora entra dentro con un dito», mentre lui scrupolosamente seguiva le sue istruzioni e infilava l’indice dentro la sua fighetta che andava inumidendosi. Il passo successivo lo conosceva bene e non occorreva di certo che lei glielo spiegasse: iniziò a muovere piano il dito dentro di lei, passandolo sul clitoride. Sentiva l’erezione fra le cosce premere vigorosamente, come gli sarebbe piaciuto fare l’amore con quella ragazza! Se ne avessero avuto l’occasione, era sicuro che anche lei sarebbe stata felice, era così sanguigna e passionale che non avrebbe resistito a lungo. L’occasione, appunto. Non riuscivano nemmeno a vedersi come una normale coppia della loro età a causa dei dissapori fra i loro genitori, figurarsi riuscire a trovare l’occasione per fare l’amore! Era pressoché impossibile. Quel giorno si sentiva particolarmente infoiato e si fece più spudorato: non smise di sditalinarla e allo stesso tempo le strinse il seno massaggiandolo con libidine, poi si abbassò e baciò attraverso il tessuto la punta, stringendo il capezzolo fra i denti.Proprio in quel momento si sentì il suo sospiro di piacere che sempre si lasciava sfuggire al momento dell’orgasmo: fu ripetuto più volte, tanto fu intenso quel giorno, mentre chiudeva gli occhi estasiata.Si fermarono entrambi, immobili, per lunghi secondi, lui sempre con la mano dentro le sue mutandine e l’altra stretta attorno al seno, lei con la testa reclinata all’indietro, un sorriso sulle labbra che era indice del piacere che aveva appena provato.Riaprì gli occhi: le scintillavano dall’emozione e dal brivido provato in quei momenti di clandestinità: la segretezza di quelle carezze aveva il pregio di accrescere il godimento che comportavano. Lui alzò la testa a incrociarne lo sguardo e lei si allungò per baciarlo in segno di gratitudine.«Grazie, se vuoi possiamo…» Mara iniziò la frase per lasciarla poi in sospeso, pur essendo chiaro cosa volesse dire.«Sì, mi piacerebbe moltissimo ora» rispose lui. Lei volle accertarsene passando la mano fra le sue gambe, mentre lui si ritraeva da sotto i suoi indumenti. Sì, aveva una delle erezioni granitiche che spesso lo prendevano quando erano in intimità. Talvolta si sorprendeva dalla facile eccitabilità del suo ragazzo, ma oggi si sentiva particolarmente in vena di quei giochi, per cui fu felice che rispondesse così.Erano insieme da alcuni mesi e da qualche tempo le passavano certe idee per la testa: fantastica su come avrebbe fatto l’amore con lui, come sarebbe stato accoglierlo dentro, come si sarebbero toccati, e nel frattempo di solito si masturbava furiosamente. Ormai i tempi erano maturi e lei non era più quella ragazzina che a sedici anni aveva regalato la sua verginità a un ragazzo molto più grande di lei. Da allora aveva fatto l’amore non molte volte per la verità, col primo ragazzo l’aveva fatto ancora in macchina dopo la famosa prima volta a casa sua, poi con un altro l’estate precedente al mare e un terzo ancora durante l’inverno. Con Francesco era tutto diverso, non solo perché poteva vedersi solo lì: aveva la sua stessa età, era molto meno esperto di lei e per di più vergine, come le aveva confessato fin dagli inizi della loro relazione. Il loro rapporto, essendo fra coetanei, era più alla pari, non come i precedenti in cui lei era la ragazzina da sedurre: spesso si trovava perciò in difficoltà, di non sapere bene cosa fare e cosa dire.Si alzarono ed entrarono nei bagni della sala d’aspetto, che sembravano esclusivamente loro: il personale alla biglietteria e tutti i passanti utilizzavano quelli esterni, molto più comodi da raggiungere per tutti. Nessuno aveva mai capito perché ci fosse questo bagno in sala d’aspetto, ma Mara e Francesco erano ben lieti che ci fosse: lì si consumavano le loro effusioni più spinte e solo in quel luogo si erano visti più o meno nudi. Più volte Mara si era dedicata amorevolmente a masturbarlo lì dentro, in altre occasioni era lui a inginocchiarsi di fronte a lei e a leccarla fino ad orgasmi da capogiro. In certe situazioni particolari, peraltro molto rare, Mara gli aveva concesso addirittura di metterglielo in bocca anche se non di venirle dentro perché diceva che il sapore dello sperma era disgustoso.Entrarono dunque nel bagnetto e richiusero come al solito la porta dietro di loro: stavolta non erano necessarie le solite effusioni verso Mara per ottenere poi le sue attenzioni, erano entrati col preciso proposito di soddisfare lui. Francesco però non volle dimostrarsi né sgarbato né tanto meno egoista, così si dedicò un po’ a lei, baciandola e carezzandole il seno. Lei intanto lo carezzò nuovamente sulla patta, col palmo aperto proprio come piaceva a lui, poi sbottonò i pantaloni e afferrò il membro eretto avvolto nei boxer. Infilò poi la mano sotto l’elastico e sfiorò la punta, mentre si ritraeva da lui per chinarsi ed abbassare i boxer azzurri.Francesco credé per un momento che volesse prenderglielo in bocca e fu scosso da un fremito di emozione. Lei lo carezzò dolcemente con la mano, lentamente, mentre sussurrava: «Non mi daresti un bacino?».Lei alzò gli occhi, sorridendo divertita a quel gioco e allungandosi poi leggermente a baciarlo sulla punta.«Mmm, che bello! Non me ne daresti un altro?» chiese speranzoso.«Ah, ma come sei birichino!» replicò sorridente mentre lo accontentava. Sentì la carezza sui suoi capelli, poi sulle sue guance: era così piacevole quel tocco!«Oh Mara, mi piacerebbe tanto che lo succhiassi un po’…» osò dire lui.La ragazza non era però di quell’idea, se le andava qualche giochetto non voleva dire che era disponibile a prenderglielo in bocca e fargli un pompino. Un po’ fu irritata da questa richiesta, d’altra parte sapeva che lui impazziva per il sesso orale e decise di non fargliene una colpa, tuttavia rimanendo della sua opinione.«No, non mi va ora, sai che non mi piace molto…» ma allo stesso tempo lo prendeva fra le sue mani carezzandolo sapientemente, oramai aveva accumulato molta esperienza in quel campo da potersi ritenere altrettanto abile di un ragazzo nel far seghe. D’altro canto anche con Francesco si dedicavano a quell’attività quasi ogni volta che si incontravano: erano rare le volte che dalla sala d’aspetto non passavano per il bagno prima di andarsene.I movimenti erano lenti, esasperanti: le dita scorrevano sul glande liscio, tiravano un po’ indietro la pelle e il prepuzio, poi scendevano fino alla base. L’altra mano intanto raccoglieva e giocherellava con i suoi testicoli, cosa questa che lui apprezzava sempre molto. Non ci vollero molte carezze perché lui fosse alle soglie dell’orgasmo, tanto meno ebbe tempo per spogliarla un po’ come faceva di solito: diceva di venire molto più di gusto vedendola nuda o seminuda e spesso lei lo lasciava fare, anche se spesso notava che lui si strusciava di proposito con il pene su di lei nel spogliarla. Mara tuttavia non gli lasciava più di tanto spazio in quegli sfregamenti non certo casuali e solo in poche occasioni erano arrivati a del petting più deciso in cui lui si masturbava col corpo di lei.Sentendolo pulsare leggermente aumentò il ritmo della mano e si fece un po’ da parte in modo che fosse libero di eiaculare: dopo nemmeno venti secondi il suo seme sprizzava vigoroso in aria ricadendo sulle mattonelle del bagno. Ancora pochi scossoni e le ultime gocce di liquido seminale fuoriuscivano dal suo pene: era stato come sempre un orgasmo soddisfacente anche se non completamente appagante, dal momento che desiderava qualcosa di più dal loro rapporto che delle semplici seghe, per quanto piacevoli. Anche lei era un po’ di quell’opinione, anche se talvolta era ritrosa e non si buttava certo in pazzi giochi sessuali: come lui desiderava trovare il posto e l’occasione per fare l’amore insieme per la prima volta, cosa non certo facile data la loro situazione di clandestinità.Stavolta fu lei a pulirlo con cura con la carta igienica e a riabbottonarlo, poi si lavarono entrambi le mani e uscirono di nuovo in sala d’aspetto che come sempre era deserta. Francesco si sedette su una delle panchine eternamente vuote e Mara si accomodò a gambe aperte sulle sue ginocchia, posizione che entrambi gradivano parecchio. Lei gli abbracciò le spalle e si appoggiò con la fronte alla sua, baciandolo fuggevolmente sulle labbra.«Francesco, non possiamo andare avanti così!».«Lo so, nemmeno io ce la faccio più, ma chi lo dice ai nostri genitori che stiamo insieme? A casa mia succederebbe un putiferio, lo stesso da te!».«Prendiamoci una vacanza» buttò lì la sua idea che da qualche giorno meditava.«Sei matta!» fu la sua reazione stupita.«No, non hai capito. Non dobbiamo far sapere a nessuno che andiamo al mare insieme. Troviamo una qualche scusa per coprirci, che andiamo con gli amici, magari organizziamo davvero di andare con gli amici, poi invece andiamo per conto nostro».Francesco ci pensò un attimo, era davvero una buona idea! I suoi genitori non avrebbe avuto niente da ridire se fosse andato al mare con i suoi amici. Doveva solamente essere sicuro che lo coprissero. Be’, se diceva che andava con una ragazza sicuramente gli avrebbero dato una mano…Lo stesso ragionamento lo avevo già fatto Mara e sapeva che le sue amiche erano ben felici di coprirle le spalle con tutti: aveva anche già pensato una data.«Facciamo fra due settimane. Dal venerdì mattina alla domenica sera».«Amore, devo dirti una cosa: sei un genio!» rispose calorosamente Francesco baciandola appassionatamente, cosa alla quale lei rispose con altrettanto entusiasmo. Dopo un po’ si divisero: «Saranno tre giorni di follie e divertimento» disse lei.«Sì, faremo festa tutta la notte, ti porterò a vedere l’alba in spiaggia e poi dormiremo fino a mezzogiorno».«Poi però andremo in spiaggia a prendere un po’ di sole altrimenti tutti penseranno che abbiamo passato il week-end solamente in tenda a scopare» disse lei.Lui si fece un attimo serio, era il momento di parlarne.«Sì, io lo desidero tantissimo, è un po’ di tempo che ci penso, credo sia proprio il momento adatto» confidò Mara.«Anch’io stavo pensandoci, però sai che sono vergine e proprio non mi andavano questi cessi, perché ti amo e non credo sia solo una questione di piacere fisico, te l’ho detto ancora».«Sì, lo so amore…» e lo baciò sulle labbra.«Allora è deciso, ci divertiremo proprio in questo week-end al mare» proclamò Francesco dopo qualche secondo di silenzio.«E certo, per tutta la notte fino a mattino, e poi…» e prese a muovere vigorosamente i fianchi su di lui, simulando l’atto sessuale.«Ci sto» fece solo tempo a rispondere mentre prendevano a baciarsi furiosamente, continuando ad agitarsi e strusciandosi l’una sull’altro. Già fantasticavano le nottate di festa e le scopate folli che avrebbero fatto in quei giorni.L’organizzazione non presentava certo difficoltà: Francesco aveva una comoda canadese che faceva al caso loro, non certo un lusso però andava più che bene. Le amiche di Mara furono fin da subito disponibili ad aiutare la loro amica, poi avrebbero passato un divertente week-end al mare.«Così vai al mare con un ragazzo!»«Lo conosciamo?» chiesero subito.«No, non lo conoscete, non è di qui, però se la cosa va avanti ve lo presento».«Com’è?» vollero sapere.«Stupendo!».«Dai non fare la misteriosa! Altrimenti dovremmo pensare che è uno scorfano pieno di soldi».«Ci hai già scopato?».«No, ma vado al mare apposta per farlo!»«Insomma, vuol dire che tornerai tutta bianca!».«Spero proprio di sì…» sorrise lei maliziosa.Francesco non volle fare le cose in gran stile come Mara che aveva proposto la cosa a sei sue amiche, ma chiese solamente ai tre amici più stretti di coprirlo con i genitori e di passare questo fine settimana al mare, mettendo ben in chiaro le cose:«Ma da quanto sei insieme a questa ragazza?».«Una decina di giorni».«E già te la porti al mare… Devi proprio presentarmela!».«Dai, non scherzare, non è mica detto che me la molli subito. Andiamo solo al mare insieme per divertirci, ci conosciamo appena. Poi si vedrà…»«Sì, sì, dicono tutti così. Ma si può sapere almeno chi è?».«L’ho conosciuta andando in piscina al paese qui vicino, è da lì, non penso la conosciate».«E quanti anni ha?».«La nostra età».«Be’, vorrà dire che se ci scopi e la cosa va avanti ce la porterai a conoscerla una sera».«Ok, promesso».Così il viaggio fu organizzato e le due comitive indirizzate in due località balneari differenti per evitare spiacevoli incontri e conseguente pettegolezzi. Mara e Francesco scelsero una terza destinazione, certamente meno famosa delle altre. I tre ragazzi partirono alla mattina dalla stazione, Francesco uscì di casa con loro, visto che si era accordato perché venissero a chiamarlo. Li accompagnò fino alla prima grande città, dove scese per attendere Mara, che giunse con il treno di mezzogiorno. La aspettava davanti alla biglietteria, per non farsi vedere dalle amiche dal treno, e quando arrivò rimase di sasso: era stupenda! Indossava una magliettina corta, chiara, che mostrava le splendide curve del suo seno. I pantaloncini, un paio di short aderentissimi, grigi, non erano da meno: le si vedeva il culo che era un piacere.Si corsero praticamente incontro, come se non si vedessero da molto tempo, e si abbracciarono e baciarono nonostante l’ingombro degli zaini.«Finalmente, non vedevo l’ora che il treno arrivasse! È da tanto che mi aspetti?».«No, non moltissimo… Comunque fosse stato anche un giorno intero, non avrebbe importanza se alla fine riesco a incontrarti» e la baciò sulle labbra.«Come sei galante oggi!» rispose sorridente.«Tu invece sei molto sexy» e le posò una mano sul sedere. Subito lei la scostò: «Dai, non qui, siamo in mezzo alla gente. Andiamo invece a mangiare un boccone. A che ora parte il treno?».«Ce n’è uno alle tredici e dodici: abbiamo quaranta minuti, i biglietti li ho già fatti io ed ho adocchiato anche quel chioschetto di panini».«Sei un tesoro! Hai pensato a tutto».Presero un panino e una bibita al volo per poi andare a sistemarsi nella banchina dove si sarebbe fermato il loro treno che li avrebbe portati finalmente al mare. Si sedettero sul muretto del sottopassaggio e mangiarono insieme, chiacchierando finché la solita voce dall’altoparlante annunciò il loro treno. Salirono in uno dei vagoni verso la fine del treno che, essendo un venerdì d’estate, non era per niente affollato e infatti trovarono un intero scompartimento vuoto tutto per loro. Si sedettero vicini e ripresero a chiacchierare mentre il treno, di lì a poco, si rimise in marcia.«Sei davvero carina vestita così» si complimentò ancora lui, mentre le allungava una carezza sul seno.«Ho capito cosa vuoi dire, te lo faccio diventare duro» rispose lei provocatoriamente.«No, non voglio dire quello, però sei molto sexy» precisò.«Me ne sono accorta. Sai quanti ragazzi si sono girati per strada mentre andavo alla stazione?».«Vuoi farmi ingelosire?» chiese.«Un po’» rispose lei ammiccando.«Ah, ma adesso ti faccio vedere io!» disse lui in tutta risposta mentre prese a farle il solletico, cosa a cui lei non sapeva resistere e prese a divincolarsi tutta ridendo follemente, pur accorgendosi (e compiacendosene) che le sue mani la toccavano un po’ dappertutto: sui fianchi, sulla pancia, ma anche sui seni, sul sedere, fra le gambe.Il treno nel frattempo rallentò per fermare in un’altra stazione (era infatti un regionale), cosicché i due si ricomposero e lui le schioccò un baciò sulla guancia.«Sei un cattivone, sei. Sai che non sopporto il solletico» si imbronciò per scherzo lei.«Lo sai che io non sopporto quando mi fai ingelosire».«Per farmi perdonare ti darò un regalo oggi» fece lei con tono di scusa.«Che cosa?» chiese Francesco stupito dalla cosa. Era particolarmente curioso ed amava le sorprese ed i regali fin da bambino.Lei per tutta risposta gli prese la mano ed andò ad appoggiarsela sugli short, fra le gambe. «Questa cosa qui» e si baciarono.In quel momento si aprì la porta dello scompartimento (il treno si era nel frattempo fermato ed aveva aperto le porte): Francesco e Mara si divisero immediatamente e si girarono a guardare i loro nuovi compagni di viaggio.«Ciao»«Ciao»Si salutarono amichevolmente: era una giovane coppia, lui avrà avuto ventidue o ventitré anni, lei era poco più che ventenne. Entrambi erano notevoli dal punto di vista fisico: lui alto e muscoloso, i capelli tagliati corti, indossava una maglietta piuttosto aderente che mostrava i suoi pettorali. Lei, un po’ meno alta, era tuttavia ben impostata, sembrava quasi una tedesca: capelli lunghi sul biondo, viso stupendo, seno perfetto ed abbondante con una generosa scollatura nell’abito bianco, gambe lunghe e ben tornite.Sia Mara che Francesco, pur non essendo certo brutti, furono immancabilmente attratti dalla persona dell’altro sesso: Mara si chiese come fossero al tatto quegli stupendi pettorali, lui invece si immaginò lei nuda e provò un fremito all’inguine.Si scambiarono quattro parole, su dove andavano, cosa facevano e scoprirono così di essere diretti nella stessa località. Lui si chiamava Marco, aveva ventiquattro anni, lei, Giulia, ne aveva venti, erano fidanzati da un paio d’anni e avrebbero passato tutta la settimana al mare.«Noi invece ci fermiamo solo il week-end».«Problemi con la famiglia?» chiese Marco.«Sì, molti anche. A dire la verità le nostre famiglie si conosco e non si sopportano, per cui dobbiamo sempre vederci di nascosto. Siamo riusciti ad andare al mare grazie alla copertura dei nostri amici».«Anche i miei all’inizio era piuttosto restii a lasciarmi andare in vacanza con Marco. Pensa che la prima estate che siamo stati insieme, ho dovuto andare al mare con le mie amiche e lui a venire da noi. I miei avevano paura che facessimo l’amore, anche il sabato sera non uscivano mai per non lasciare la casa libera: non sapevano che scopavamo da quattro mesi! Dopo l’estate l’ho fatto conoscere meglio ai miei e ora mi lasciano molto più libera».La conversazione non durò però a lungo, presto cadde il silenzio nello scompartimento e allora Marco e Giulia non persero tempo ma presero a baciarsi con passione, fra risolini e parole sussurrate, accoccolati sui sedili.Mara e Francesco erano invece piuttosto in imbarazzo, si limitarono a guardare fuori dal finestrino tenendosi la mano e scambiandosi poche parole. Non erano certo abituati a scambiarsi effusioni in pubblico come loro due, anzi, non lo avevano proprio mai fatto e qualcosa li tratteneva.Senz’altro invece Marco e Giulia erano una coppia molto più disinibita, anche lei aveva parlato delle loro scopate e dicevano di fare l’amore da più di due anni. Ignoravano però il loro comportamento sfrenato in tale campo, che spesso li aveva portati a rapporti con altre persone e anche a giochi a quattro, se non proprio allo scambio di coppie vero e proprio. Si sussurrarono alcune parole nelle orecchie, poi Marco annuì.Giulia riprese in qualche modo in mano la conversazione, mentendosi sull’argomento della coppia e poi sparò quasi a bruciapelo: «Vi andrebbe un gioco a quattro in questi giorni?».Subito Francesco e Mara non colsero la domanda, tanto che lui chiese senza capire: «Cosa?».«Vi ho solo chiesto se vi piacere fare qualcosa a quattro, noi insieme. Abbiamo una tenda abbastanza grande da poter starci tutti quanti, sarebbe divertente e anche molto piacevole, possiamo garantirvelo» rispose Giulia mentre Marco annuiva.Solo allora la cosa fu chiara: entrambi arrossirono per l’imbarazzo di quella proposta e poi si guardarono in faccia, non sapendo cosa dire. Fu Francesco a prendere un po’ di coraggio: «A dire la verità noi due non l’abbiamo mai fatto insieme, era questa l’occasione per farlo… Credo ci piacerebbe avere un po’ di intimità».«Scusate, non lo sapevo. È giusto che stiate insieme voi due solamente allora. Però se dopo la prima notte ci ripensate, noi siamo sempre disponibile. È veramente fantastico fare l’amore in tre o anche quattro, in due è bello, però in compagnia è una goduria unica. Anche per te Mara, appena fai un po’ di esperienza chiedigli di andare a letto anche con un altro amico: due uomini contemporaneamente sono la cosa migliore del mondo. Poi se uno è Marco…» e lo baciò sulle labbra, baciandolo con passione. I due ripresero così, dopo il tentativo andato a vuoto, a limonare furiosamente.Sia Mara che Francesco, pur imbarazzatissimi da quella proposta indecente, non riuscirono a staccare gli occhi dai due, cercavano di sbirciarli senza farsi sorprendere e la cosa non era difficile, impegnati com’erano i due. Francesco ovviamente si concentrò su di lei, sulla sua scollatura straripante e, dopo un po’, si rese conto che il suo abitino corto era davvero corto… tanto da mostrare ogni tanto le mutandine nei movimenti!Dal canto suo Mara non poteva staccare lo sguardo dai suoi muscoli, soprattutto quando si accorse di uno strano rigonfiamento fra le sue gambe. Aveva avuto un’erezione! Anche lei, non lo poteva negare, avvertiva una certa umidità fra le gambe. Istintivamente allungò un mano verso Francesco, che sentendo il suo tocco sobbalzò e staccò gli occhi dalla ragazza che aveva di fronte. Si scambiarono uno sguardo e vide negli occhi di Mara un lampo di malizia che gli fece da una parte piacere mentre dall’altra gli mise un certo timore perché capì che era lo sguardo di una donna verace che forse non si sarebbe accontentata di lui solamente.Le loro dita si intrecciarono, quelle di lui sopra la mano di lei, con il palmo rivolto verso il basso, vicino al suo inguine sul quale lentamente poi scivolò. Prese a carezzargli l’erezione in quella maniera, senza dare troppo nell’occhio, cosa che a lui faceva impazzire e che eccitava anche lei.I due ragazzi si concessero ancora qualche minuto ai loro sguardi, poi, dopo l’ennesimo scambio di frase sussurrate, Giulia si alzò.«Scusateci, andiamo un attimo alla toilette. Marco non può più resistere…» e sorrise mentre uscivano.La frase fu intesa come un’esuberanza della coppia, non colsero il fatto che i due si erano accorti dei loro sguardi fugaci.«Hai visto come lei lo carezzava?» chiese Giulia una volta dentro il bagno.«Sì, pensavo venisse da un momento all’altro» rispose lui mentre armeggiava con i pantaloni.«Lascia, faccio io» lo interruppe lei. «Probabilmente sarebbe anche venuto. Aveva di quegli occhi spiritati» disse mentre prendeva in mano il pene eretto di lui.«Ma perché non li hai lasciati fare? Mi sarebbe piaciuto vedere la scena!».«Non so, avevo troppa voglia di prendere questo bel bambinone fra le mani» disse stringendo il pene eretto di lui. «E di prenderlo in bocca!» aggiunse accogliendolo fra le labbra e iniziando un delizioso pompino.«Mara, ma perché…?» iniziò lui, non capendoci niente di quella situazione.«Non so, mi pareva bello toccarti mentre li guardavamo. Ognuno di noi guardava una persona dell’altro sesso e per questo era eccitato, toccandoti mi sembrava di sottolineare il nostro legame» esternò la ragazza: quelli erano stati i suoi pensieri in quei momenti.«Perché non andiamo anche noi in bagno?» chiese Francesco.«No, oggi no, mi sembra troppo squallido. Ne ho fin troppo di bagni!» ne aveva voglia anche lei di un po’ di petting, però era veramente nauseata dai bagni.Presto di due tornarono con un bel sorriso sulle labbra. «Ecco fatto!» esclamò raggiante Giulia.«Scusate se mi permetto, ma sfogarvi farebbe bene anche a voi. Non abbiamo fatto sesso, abbiamo solo dato sfogo a una voglia momentanea, che altrimenti ci avrebbe tormentati tutto il giorno».Si, avrebbe ascoltato quel consiglio, non però in treno, si disse Mara sorridendo e rispondendo cortesemente (nonché sinceramente): «Grazie, lo faremo anche noi, è che proprio i bagni non mi vanno, ne ho fin sopra di capelli di farlo in bagno!».«Ti capisco, quando sei nella clandestinità è uno dei posti più sicuri. Pensa che io e Marco i primi tempi ne abbiamo provato di tutti i tipi, da quelli del cinema a quelli dei pub, dal treno alla scuola».«Lo facevate nei bagni della scuola?» chiese Mara. Ormai fra le due ragazze s’era creata una certa confidenza, grazie anche alla disponibilità di Giulia.«Sì, più di una volta. Prima solo petting, poi abbiamo fatto l’amore più di qualche volta. È estremamente eccitante, anche se un paio di volte abbiamo corso il rischio che ci beccassero. Voi invece, che bagni usate?».Sorrisero tutti divertiti a quell’espressione. Mara rispose: «Quelli della stazione del nostro paese. La sala d’aspetto ha un bagno interno, ma non lo usa mai nessuno».«Tranne voi» aggiunse Giulia, e Mara sorrise annuendo.«A proposito di posti strani, noi una volta l’abbiamo fatto in cabinovia…» disse Giulia.«Ma no!» esclamò stupefatta Mara.«Sì, proprio così. Eravamo andati a sciare e per arrivare sulle piste c’era un bel pezzo da fare con la cabinovia, una con le cabine da sei. Ci siamo trovati solo noi due, c’era da aspettare mezz’ora: l’abbiamo fatto in piedi, aprendo solamente sul davanti le tute da sci altrimenti potevano vederci dalle altre cabine. È stato fantastico scopare con la vista di un paesaggio stupendo, totalmente innevato, con tanto di sciatori sotto di noi. Dopo essere venuti ci siamo messi a ridere…»S’era ormai creato un certo clima di confidenza all’interno dello scompartimento e anche Marco si intromise a raccontare qualche divertente aneddoto in tema sessuale, senza più nessun imbarazzo da parte di Mara e Francesco. Presto arrivarono alla stazione del luogo che avevano scelto i quattro per le vacanze e insieme scesero. Si salutarono sulla banchina, dal momento che avrebbero alloggiato in campeggi diversi e si augurarono buone vacanze.«Tieni, questo è il mio numero di cellulare» disse Giulia porgendo un foglietto a Mara. «Casomai cambiate idea o semplicemente vi va passare un po’ di tempo insieme».«Grazie. Ciao».Le ragazze si baciarono sulle guance, mentre i ragazzi si scambiarono una decisa stretta di mano. Poi Giulia porse la guancia a Francesco e lo stesso fece Mara con Marco. Infine si separarono e presero la via dei rispettivi campeggi.«In fondo erano simpatici» disse Francesco mentre camminavano.«Sì, molto. Forse un po’ aperti sessualmente per i miei gusti, ma decisamente simpatici. Giulia è molto estroversa, mi sta proprio simpatica».Alle quattro e mezza la loro piccola ma confortevole canadese era già innalzata al cielo e loro poterono depositarvi gli zaini.«Aspetta un attimo fuori che mi cambio» disse Mara entrando.«Devo cambiarmi anch’io, perché non lo facciamo insieme, poi non hai niente da nascondermi, ho già visto tutto».disse lui.«Sì, ma se dopo tutto quello che è successo oggi ti mostro la mia patatina e le tettine, tu sei capace di saltarmi addosso subito e tenermi qui fino a domani mattina, mentre abbiamo detto di far follie fuori tutta la notte. E poi non so se neanch’io resisterei alla vista del tuo pistolone ora. Quindi prima mi metto il costume io, poi tu: d’accordo?».«Mi arrendo di fronte alle tue argomentazioni» rispose Francesco alzando scherzosamente le mani.Proprio in quel momento a lui cadde lo sguardo fra le gambe allargate di lei e, dal bordo degli short cortissimi vide spuntare un’ombra scura.«Ferma un attimo così» ordinò lui e Mara rimase immobile, spaventata. Lui si inginocchiò davanti a lei e passò un dito proprio là.«Come immaginavo, degli splendidi peletti» disse. «Sei proprio sexy oggi, ti si vedono addirittura i peli!» scherzò, mentre lei si rendeva conto che quanto diceva era vero.«Oh, no, mi sono dimenticata di depilarmi l’inguine, devo correre immediatamente in bagno!» e scomparve all’interno della canadese per ricomparire con un costumino grigio e il suo beauty-case che sembrava piuttosto una valigia. Chissà come aveva fatto a infilarselo nello zaino, pensò Francesco. Però stavo proprio bene in costume da bagno.«Oh, guarda come spuntano! Sembrano una foresta!» si lamentò lei.«Ma no, secondo me sono sexy».«Non dire fesserie» rispose lei e si diresse verso i bagni.«Mi raccomando, non lasciarti calcare la mano e tirar via tutto! Mi piace vedere un po’ di pelo…» le sussurrò nell’orecchio. Lei sorrise a quella piccola perversione, anche se una volta tanto le sarebbe piaciuto depilarsi completamente, o quasi. Un giorno o l’altro avrebbe provato, magari gli sarebbe anche piaciuto.Un quarto d’ora dopo era già pronta per la spiaggia, poco dopo le cinque era già sistemati al sole, che nonostante l’ora batteva ancora piuttosto forte. Si erano spalmati la crema proprio come due fidanzati, approfittandone per toccarsi e massaggiarsi un po’ a vicenda. Lui si soffermò un po’ più del dovuto sul seno, stringendolo amorevolmente, ma subendo dopo un po’ il rimbrotto pur scherzoso di lei. Mara si distese poi di schiena e su sua richiesta Francesco le slacciò il reggiseno e glielo sfilò, pur lasciandolo sotto. Lui le spalmò la crema con un massaggio sensuale al quale lei rispose con qualche sospiro e degli apprezzamenti, anche quando si prolungava sui fianchi verso i seni. Per il resto del pomeriggio giocarono un po’ a corteggiarsi, lui cercò di far di tutto per far sì da sbirciarle per un attimo il seno, però lei non si concesse.Alle nove lui propose di andare a guardare il tramonto sul bagnasciuga, e lei accettò di buon grado quel tocco di romanticismo. Camminarono un po’ in riva al mare, portandosi dietro le loro poche cose, mano nella mano, guardandosi ogni tanto negli occhi e scambiandosi qualche bacio. Presto il sole scomparve oltre l’orizzonte e il cielo imbruniva rapidamente, si affrettarono perciò a tornare indietro poiché non conoscevano affatto il luogo e sarebbe stato imbarazzante oltre che un problema perdersi.«Mio caro, alla fine sei riuscito a scalfire il cuore di questa ragazza altezzosa, però questa sera dovrai portare a divertirmi in qualche posto, non credi?» disse lei ironicamente mentre rientravano.«Sì, ho in mente di portarti in un favolosa pizzerie perché ormai credo tu abbia fame, poi faremo un salto in qualche localino e infine in discoteca».«Sì, il programma mi soddisfa abbastanza, per l’afterhours qualcosa ci verrà in mente…» disse maliziosa.Tornarono in campeggio e Mara si infilò sotto la tenda per cambiarsi il costume: vi uscì con l’accappatoio e il beauty in mano. Francesco si limitò ad un semplice asciugamano intorno ai fianchi e al doccia-shampoo. Arrivati ai bagni, Mara stava infilandosi in quello delle donne, ma lui protestò: «Potremmo almeno farci la doccia vicini, così facciamo quattro chiacchiere».«Affare fatto» rispose Mara, l’idea la stuzzicava, era insolito.Si infilarono nel bagno degli uomini, deserto a quell’ora, in due docce a fianco e iniziarono a chiacchierare mentre si lavavano.«Cosa indosserai di bello stasera?».«Sarà una sorpresa, non posso dirtelo proprio ora. Tu mi preferisci con o senza reggiseno?».La domanda lo stuzzicò: «Mmm, non saprei. Toglierti il reggiseno è qualcosa di fantastico, ma che tu non lo porti apposta per me mi stuzzica…».«E le mutandine?».Francesco, come lei aveva previsto, rimase senza parole sotto l’acqua che scorreva.«Ehi, ci sei? Ti ho chiesto se devo mettermi le mutandine o meno!».«Sì, sì, ho capito. Ma davvero faresti a meno di mettertele?».«Sì, lo vuoi sì».«Mara, sarebbe fantastico!». Già si immaginava di sfilarle la maglietta e trovarla nuda sotto, ma non solo, di provare a infilarle una mano sotto la gonna quella sera e incontrare solamente i suoi peli: il pene cominciava a reagire, ma lui distolse il pensiero mentre l’acqua fresca faceva il resto.«Ok, affare fatto!».Dopo un po’ uscirono dalla doccia lavati e profumati e insieme andarono alla tenda: stavolta fu lui a cambiarsi per primo. Ne uscì con una bella maglietta e un paio di pantaloni alla moda. Lei si infilò sotto la canadese e si fece attendere un po’.«E allora? Arrivi? Non hai nemmeno la biancheria da infilarti, perché ci metti tanto?».«Eccomi, eccomi» lo tranquillizzò riemergendo con una maglietta scollata e aderentissima bianca e un paio di jeans che era altrettanto incollati alla pelle.«Sei fantastica!» esclamò lui.«È bello sentirsi amata» rispose lei mentre si avviavano. Ulteriore sosta ai bagni per un po’ di trucco, giusto quel rossetto che non si nota e un po’ di ritocco agli occhi, perché sembrasse a Francesco la più bella ragazza sulla faccia della terra.In un attimo furono in centro e si infilarono in una pizzeria, un locale economico ma accogliente, che a quell’orario non era per nulla affollato, anche se qualche ragazzo qua e là si vedeva. Mara notò con la coda dell’occhio che più di un ragazzo la guardava, Francesco invece non aveva occhi che per lei, non si sarebbe accorto nemmeno se le avessero fischiato dietro.Alle dieci un quarto due belle pizze fumanti erano davanti a loro e in un attimo furono divorate, poi due passi in centro, già affollato di genti di tutte le età. In una piazzetta si esibivano due giocolieri in numeri divertenti. Attaccarono bottone con dei ragazzi più o meno della loro età che lì vicino a loro guardavano gli artisti di strada. Era una compagnia composta di ragazzi e ragazze sui diciotto, vent’anni, alcuni del posto, altri turisti come loro. Chiacchierarono un po’ lì in piazza e poi furono invitati in un locale carino.Così, davanti a una birra e a un succo di frutta, continuarono a parlare.«Avete detto che siete appena arrivati?».«Sì, oggi pomeriggio. Siamo qui, nel campeggio dietro il parco giochi. Restiamo fino a domenica».«Un week-end romantico in coppia» commentò una delle ragazze.«Esatto, proprio così» rispose Francesco.«Però stasera abbiamo intenzione di divertirci. Alle intimità ci penseremo dopo, no?» fece Mara rivolta infine al fidanzato e tutti risero.Parlando del più e del meno, dei cantanti del momento, dei sogni e degli ideali, proprio come vecchi amici, arrivò l’una.«Avete detto di essere in vena di far festa. Se volete potete venire con noi, andiamo nella discoteca che hanno aperto quest’anno qui vicino, vi va?»«Certo! Sempre che vogliate darci un passaggio».«Non c’è problema!» rispose uno dei ragazzi della compagnia.Si ritrovarono così a ballare in una pista affollatissima, come aveva preventivato. Mentre nessuno dei ragazzi della compagnia osava provarci con Mara essendo già fidanzata, una delle ragazze faceva di tutto per farsi notare da Francesco, anche con strusciamenti vari. Lui, pur continuando nelle danze folli fino a tarda ora, quella sera non aveva occhi che per Mara e le attenzioni di un’altra ragazza non lo toccavano minimamente.Uscirono alle quattro, assordati e assonnati, e si fermarono a uno di quei bar che aprono presto per la colazione dei camionisti e di altri lavoratori mattinieri. Un bel caffè forte e un cornetto rimise in sesto Mara e Francesco che non avevano certo in programma di andare a letto. Furono lasciati con mille saluti e inviti per la serata successiva (che era il compleanno di uno di loro) proprio davanti al campeggio, ma per loro non era ancora ora di rientrare.«Che ne dici di andare a guardare l’alba?» propose Francesco, con la piena approvazione della ragazza, entusiasta e affascinata da un’idea così idilliaca. Si avviarono così per la spiaggia, camminando sulla sabbia a piedi nudi e ammirando il cielo ai confini col mare che andava lentamente rischiarandosi quando già ormai avevano fatto un buon tratto di strada. Quando il buio si era un po’ dileguato e le case lungo la riva ormai scomparse, si ritrovarono presso una collinetta con alcuni arbusti ed alberi. Arrivarono in cima e da lì, abbracciati e baciandosi, ammirarono lo spettacolare rosseggiare del sole che appariva lento all’orizzonte con lo scintillio del mare che prendeva mille colori come il cielo.Le effusioni si fecero un po’ più calde e Francesco infilò la mano sotto la maglia, carezzando la sua pelle liscia e risalendo fino a cingere i seni tondi dai capezzoli sensibili. Appena li sfiorò lei infatti sussultò scossa da un brivido di piacere, ma disse: «No, non qui… Torniamo in tenda».«Ma dai, è prestissimo, qui non passerà mai nessuno, guarda: è un posto deserto. È troppo bello qui!».«Mara si guardò intorno e si rese conto che quando diceva era vero. Sotto di loro c’era solamente un piccola baia riparata e una vegetazione fatta di pochi alberi e molti arbusti per chilometri. Solo in lontananza si scorgeva una strada e qualche sparuta casa.Le mani di lui le cinsero nuovamente i seni e lei sospirò, mentre la baciava. Fra baci e carezze la maglietta lentamente salì fino a che lei se la sfilò del tutto appoggiandola al suo fianco. I suoi seni, alti e tondi, apparivano ancor più belli nella luce del mattino, sormontati dalle punte erette dei capezzoli scuri. Era un’immagine troppo irresistibile per non abbassarsi a baciarli, e così fece Francesco.Dopo che le sue labbra ebbero sfiorato per un po’ quelle punte deliziose, fu la lingua a guizzare su di esse provocando in Mara un dolce brivido. Presto le labbra cinsero uno di quei capezzoli e lui si mise a succhiare amorevolmente, sapendo che la cosa le piaceva molto: la ragazza iniziò infatti a bagnarsi fra le cosce e sorrise mentre carezzava i capelli del suo ragazzo. Erano più di sei mesi che non faceva l’amore e finalmente sarebbe tornata a provare quelle dolci sensazioni che tanto aveva desiderato ultimamente, a questo pensiero si accese quasi quanto al tocco delicato di lui e prese a toccarlo più appassionatamente. Dal suo capo scese sul collo, alle spalle dai muscoli compatti fin giù lungo la schiena, arrivando a sfiorargli il sedere. Le dita trovarono strada però sotto la sua maglietta e cercavano la pelle nuda, quando la trovarono fu una sensazione fantastica, il calore e la perfezione di quella schiena. La percorse a lungo, alzando via via un lembo sempre maggiore di maglietta e arrivando anche a carezzargli il ventre. Non fece tempo a scendere all’inguine come aveva intenzione, poiché lui si alzò dal suo seno per guardarla intensamente negli occhi e sussurrarle. «Mara, ti amo» come mai prima aveva fatto.«Anch’io, ti amo tanto» fu la risposta di lei mentre gli sfilava la maglia e lo baciava, esplorando nuovamente con la lingua la sua bocca e un’altra lingua dalla vita propria. Si abbracciarono strettamente, il seno nudo di lei contro il suo torace altrettanto nudo, pelle contro pelle come non era mai successo fra di loro.Lui si staccò per primo, la fissò con gli occhi accesi dalla passione e le disse: «Voglio farti provare piacere, un forte piacere, farti venire fra le mie braccia, una, due, cento volte…» disse a voce bassa mentre una mano andava a carezzarle l’inguine ancora coperto dai jeans.«Voglio che tu urli di piacere, che mi invochi di fare l’amore con te».«Sto già fremendo» rispose lei. «Basta che infili una mano dentro ai pantaloni e sentirai quanto.Francesco si inginocchiò sull’erba secca davanti a lei, che teneva le gambe divaricate, la baciò ancora sulle labbra, poi sul collo, sul seno, sul ventre, infine, esitando un po’, sull’inguine attraverso la tela. La aveva baciata là sotto ancora, non erano rare le volte in cui lui la leccava fino a farla venire, ma quella era un’occasione speciale, in cui voleva dimostrarle tutto il suo amore per lei.Con le dita che quasi gli tremavano, aprì lentamente il bottone e fece scivolare la cerniera verso il basso. Scostò appena i lembi di tessuto e la vista del suo cespuglietto scuro gli provocò una scossa; istintivamente si abbassò a baciare quei peli. Con l’aiuto di lei le sfilò i jeans che finirono da parte insieme alle loro magliette, poi si avvicinò all’inguine e prese a sfiorarla là, prima evitando accuratamente la fessura umida, poi concedendole solamente il tocco rapido delle punte delle dita. Lui la sfiorava mentre lei gemeva a occhi chiusi, desiderando qualcosa di più: solo dopo una decina di minuti di quella tortura Francesco gli concesse il tocco delle sue dita, che andarono a penetrare in profondità una sola volta, trovandolo lubrificata come non mai. Fu la sua lingua a stimolarla con più decisione, leccandole a lungo le labbra e il clitoride. Mara non poteva opporsi in nessuno modo a quelle carezze, e per nulla al mondo lo avrebbe fatto: lui le teneva le mani appoggiate alle cosce, imprigionandole contro il terreno.Presto lei gemette per l’orgasmo che sopraggiungeva, ma Francesco non le lasciò tregua continuando a leccare, ora con maggior decisione, ora delicatamente per lunghi minuti in cui lei ogni tanto apriva gli occhi e lo guardava.«Spogliati ora, smettila, facciamo l’amore» lo supplicò un paio di volte, ma per lui non era ancora venuto il momento. Temporeggiava ancora stuzzicandola, alternando ogni tanto il tocco delle dita, desiderava portarla veramente a un piacere immenso per poi penetrarla. Non era sicuro di riuscire a farla godere con il solo atto sessuale, voleva assicurarsi che fosse indimenticabile anche per lei.Mara non riuscì a fare a meno di trattenere un altro orgasmo, meno delicato e più intenso, gemette mordendosi le labbra al momento del culmine del piacere, dimenticato cosa aveva detto lui. Per la verità non credeva dicesse sul serio, che fosse da prendere alla lettera, in realtà Francesco voleva far passare anche a lei la notte più eccitante della sua vita.Dopo averla sentita venire per la seconda volta cambiò tecnica. Smise di stimolarla direttamente ma tornò a leccarle e succhiarle i capezzoli, andando di tanto in tanto a baciarla sulle labbra e a carezzarla nel suo scrigno. Lasciò che lo spogliasse, ma non che toccasse il suo pene che già si erigeva dal suo inguine. Salì su di lei, ma senza l’intenzione di penetrarla: si limitò a strofinarsi piano sul suo ventre e a baciarla. Le concesse anche qualcosa di più, sfiorandole la fessura con il glande: prima una volta di sfuggita per tornare a baciarla sulle labbra, poi con chiaro proposito, più volte. Ma alla fine non le aveva concesso nulla di più, tornando a succhiarla e a leccarla fra le gambe che ormai colavano umori.Mentre continuava a leccarla lasciò che un suo dito scorresse sotto la fessura fino a raggiungere la rosetta del suo buchetto posteriore. La punta del dito lo sfiorò delicatamente, poi tentò di entrare ma senza spingere: lo trovò leggermente dilatato e lei non ebbe nessun moto di ripulsa. Aveva ancora il dito dentro di lei per un centimetro o due quando la sentì gemere e agitarsi con decisione, rendendogli difficile anche leccarla. Infine urlò, un urlo acuto che non ripeté: il suo cuore fu colmo di felicità, era riuscito veramente a farla urlare di piacere! Che fosse stato un caso che era venuta poco dopo che le aveva cercato l’ano col dito? Chi poteva saperlo!Lui allora smise e si distese al suo fianco: «Amore, ti è piaciuto?».Lei aprì gli occhi marroni e lo guardò un po’ spersa, col fiato ancora grosso che le agitava il ventre: «È stato fantastico! Facciamo l’amore ora, ti prego. Lasciami solo un minuto per riprendere fiato e poi…» lasciò in sospesa la frase con un ampio sorriso che lasciava immaginare cosa sarebbe successo e soprattutto quanto piacevole sarebbe stato per lui.Stettero un po’ distesi fianco a fianco mentre il sole era già tutto oltre l’orizzonte, comunque ancora molto basso. L’atmosfera, che sarebbe stata magica già di per sé, risultava a loro due, nudi, con la mano nella mano, quanto mai romantica. Quale momento migliore per immortalare il loro amore nel congiungimento carnale?Fu lui a farsi avanti dopo un po’, avendo ancora una ferrea erezione fra le gambe e smaniando finalmente di possederla. La baciò sulla guancia, poi sul collo e sulla bocca, girandosi lentamente verso di lei, con una gamba scavalcò il suo fianco e molto lentamente si ritrovò disteso sopra di lei, pronto a penetrarla. Mara approvò con un sorriso, sapeva che non era necessaria nessuna raccomandazione, né che facesse piano, né che fosse delicato: sapeva che era pronto a fare quello che stava per fare.Nella concitazione del momento, che li aveva totalmente presi, si dimenticarono delle precauzioni per evitare una gravidanza indesiderata, se ne ricordarono solo più tardi, tornandosene al campeggio mentre camminavano sulla spiaggia. Un po’ di sana preoccupazione non guastò certo loro, d’altra parte Mara era in un periodo in cui la gravidanza era altamente improbabile.Quando allargò le cosce sotto di lui, Francesco non seppe resistere oltre ed iniziò a penetrare lentamente in lei, guardandola appassionatamente e senza tregua negli occhi, che brillavano di felicità come i suoi. Fu felice di trovarla ancora umida e accogliente, evidentemente era ancora eccitata. Pur completamente inesperto prese a muoversi in lei, prima molto delicatamente, poi con un po’ più di decisione, cercando di dar piacere anche a Mara, cosa che la ragazza apprezzò moltissimo, tanto da stringerlo a sé con forza e a baciarlo quasi commossa. Lasciò che fosse lui a guidare il rapporto, per dargli sicurezza, carezzandolo per tutta la schiena e sussurrandogli parole di incoraggiamento. Nonostante fosse non avesse mai fatto l’amore con una donna, riuscì a farle provare un certo piacere, anche perché le sue mani presto corsero al suo seno, stuzzicandolo delicatamente, come aveva fatto in precedenza.Lo sentì mentre ormai stava avvicinandosi all’orgasmo e, con molta naturalezza lo fermò un attimo.«Che ne dici di cambiare posizione? Ti andrebbe di venire sotto di me?» disse col suo fare maliziosa che a Francesco era sempre irresistibile: lui colse quella proposta come un pizzico di pepe da aggiungere al loro primo rapporto e accettò di buon grado.Senza ritrarsi si piegò su un fianco e Mara, che non era nuova a quel movimento, riuscì a salire sopra al ragazzo senza che il pene fuoriuscisse dalla sua micetta bagnata. Lo lasciò riposare ancora qualche secondo, vezzeggiandolo con qualche carezza e qualche bacio, poi fu lei a muovere i fianchi in modo da eccitarlo e allo stesso tempo di stuzzicare il suo clitoride. Con un movimento circolatorio, dapprima molto lento, poi più profondo e veloce, lo portò lentamente in visibilio. Riuscì a provare un quarto orgasmo, nascosto maldestramente con qualche sospiro, poco prima di lui.«Sei venuta?» chiese lui gemendo.«Sì, ma ora pensa a venire tu, vieni, dai…» gli disse mentre lo baciava lascivamente sulle labbra. Lui le lasciò fare, sentendo il piacere iniziare a diramarsi dal suo glande e passò solamente le mani dalla schiena di lei, che aveva carezzato amorevolmente, ai suoi seni, che strinse con libidine. Venne così, soffocando sulle dolci labbra di lei l’urlo sconvolgente che gli usciva dai polmoni mentre il suo membro pulsava fortemente, riversando senza posa fiotti caldi di sperma dentro di lei. Anche Mara si sentì pervadere da un brivido, non sapeva dire se era un orgasmo o meno, mentre per la prima volta provava la deliziosa sensazione di essere pervasa e riempita da quelli zampilli. Si appoggiò solamente al suo corpo, dimentica di tutto se non del piacere provato, mentre Francesco guizzava nella sua vagina per l’ultima volta per poi abbandonarsi anch’egli. Passarono molti minuti, esausti, in quella posizione, aprendo lentamente gli occhi e scambiandoci un lieve bacio a fior di labbra. Nessuno dei due sapeva cosa dire: se per Francesco era stato qualcosa di sconvolgente, Mara poteva comunque ritenersi soddisfatta sia dal fatto che lui l’aveva fatta godere prima più volte, sia per l’atto sessuale vero e proprio, comunque molto soddisfacente.Erano entrambi alle soglie della commozione, erano riusciti a coronare il loro sogno e per entrambi era stato meglio di quanto che si attendessero. «Sei stata fantastica» mormorò lui con voce incerta, ma le parola non esprimevano minimamente quello che aveva provato e stava provando in quel momento. Lo stesso Mara non trovava il modo di esprimere la sua felicità: «Sei stato eccezionale, non pensavo riuscissi a farmi venire tante volte in una sola volta. Anche quando sei venuto ho provato un brivido di piacere… Vorrei poter averti tutti i giorni, sempre» disse con un velo di tristezza, consapevole che una volta tornato a casa sarebbe stato tutto come prima, o quasi.«No, non fare di questi pensieri ora» la consolò lei.«Sì, hai ragione, viviamo intensamente questi momenti. Non vorrei più lasciarti andare» disse sorridendo mentre lo teneva ancora stretto fra le sue gambe, dal momento che non si era del tutto afflosciato.Lui per tutta risposta riprese a carezzarla, lasciando per un attimo i suoi seni: passò le mani sulla schiena, delicatamente, quasi sfiorandola. Un brivido la percorse: «È bellissimo quando mi tocchi così».Lo fece ancora, senza posa e di nuovo i brividi la percorsero. «Sì, che bello, ti amo» disse baciandolo.Dopo un po’ la sua carezza di fece più decisa ed esplorò tutta la sua schiena, da dove la colonna si attaccava al collo, alle scapole e giù, sentendo le costole scorrere sotto le sue dita, verso i fianchi perfetti e le natiche tonde. Circondò i glutei con le mani, come spesso aveva fatto con i seni e li strinse, assaporandone estatico la consistenza. Glielo diceva spesso di amare particolarmente il suo culo, che così raramente aveva potuto toccare nudo: spesso doveva accontentarsi di qualche carezza rubata sulle panchine della loro sala d’aspetto.«Sai una cosa Mara?» disse Francesco in quel momento.«No, dimmi» lo incoraggiò lei avendo già una mezza idea di cosa gli passava per la testa.«Hai un culo come nessun’altra!».«Lo sapevo l’avresti detto!» rispose lei mentre scoppiavano tutti e due in una risata.Con una mano Francesco riprese la sua corsa scendendo nel solco fra le natiche, superando velocemente il suo buchetto posteriore e giungendo nel posto dove i loro corpi si congiungevano. L’indice entrò a far compagnia al suo cazzo e a giocherellare un po’ col clitoride, poi lo ritrasse e tornò sull’ano fermandosi un attimo di più, stuzzicandolo per qualche secondo per poi penetrare di qualche centimetro e subito ritrarsi.«Ah, ah, birichino, cosa stai facendo?» chiese Mara in tono scherzoso. Era proprio contenta e di buon umore, in condizioni normali avrebbe reagito se non in malo modo, senz’altro in maniera meno scherzosa.«Niente, volevo sentire se eri ancora eccitata come prima anche qui».«Ti piace anche quel buchetto, allora!» esclamò lei sempre in tono scherzoso.«Sì, e mi sembra piaccia anche a te quando ti tocco» replicò lui con ancora ben in mente la reazione che c’era stato non molto tempo prima.«Sì, oggi mi è piaciuto, ma non so se mi va sempre. Quando mi hai toccata lì prima ero al colmo dell’eccitazione, è stato qualcosa di piccante che mi ha contribuito a farmi venire, nulla di più» fece una pausa di qualche secondo, poi facendosi ancora più seria disse tutto d’un fiato. «Non so se sono pronta e se mi piacerebbe un rapporto anale, se è questo che vuoi dire».La guardò: sopra di lui era leggermente crucciata, con quel leggero broncio che la faceva sembrare un po’ bambina e che a lui ispirava tanta tenerezza.«Non ti preoccupare, dicevo così, per dire, non volevo certo arrivare a queste conclusione. È stato divertente toccarti lì, volevo solo sapere se è piaciuto anche a te e se ti va di farlo ancora, nulla di più».«Sì, se è solo questo non c’è problema, basta che mi piaccia, possiamo farlo ancora se vuoi».«Tipo adesso?» chiese lui tornando a toccarle il buchetto.«Mmm, sei davvero birichino, però se insisti così…» disse in segno di assenso.Francesco non se lo fece ripetere e affondò leggermente col dito, di qualche centimetro come prima, lo mosse piano, senza esagerare con la profondità.«Com’è?» chiese curioso delle sensazioni che lei provava.«Piacevole, anche se nulla di speciale. Se mi fai così nell’altro buco mi eccito molto di più…» disse quasi per incoraggiare a farlo. Francesco però non colse l’allusione e interpretò la frase semplicemente come l’aveva detta, senza alcun secondo fine.Ormai si era ammosciato in lei ed era ancora umidiccio, provò per un attimo il desiderio di lavarsi, ma non era possibile; poi si ricordò che di fronte a loro aveva un intero mare per ripulirsi un po’ e un’idea lo stuzzicò.«Che ne dici di fare un bagno mattutino?».«Non sarebbe male…Ma…» iniziò per obiettare qualcosa.«Dai, di che cosa hai paura? È prestissimo, ci siamo solo tu e io nel raggio di chilometri, la baia qui sotto per di più è fantastica e inoltre è pure nascosta. Dai, andiamo!» la esortò entusiasta.«Ok, affare fatto» rispose Mara per accettare quella proposta che per altro le piaceva parecchio. Lo fece scivolare fuori dal suo scrigno e si rialzò in piedi, guardandosi attorno come per assicurarsi che non ci fosse davvero nessuno.Il ragazzo si rialzò pure e la prese per mano, guidandola verso la baia appena sotto di loro.«Ma i vestiti? Non li prendiamo con noi?» chiese preoccupata Mara.«Ma no, lasciali, tanto non c’è nessuno!! Te lo vuoi mettere in testa?» ripeté.«No, dicevo che giù sarebbero più comodi».«E chi se ne frega? Torneremo, sarà più bello così» sorrise maliziosamente come per dire che la loro notte, anzi alba, d’amore non era ancora concluse. Lei non osava chiedere di meglio che tanta baldanza da parte sua non le faceva che piacere: non sapeva perché, forse il mare, forse la clandestinità o l’idea che era la prima volta per loro due, ma tutto ciò le aveva messo una certa voglia non del tutto scomparsa.Camminando lentamente sull’erba non del tutto soffice, poi con più decisione sulla sabbia fino a mettersi a correre mentre arrivavano nelle vicinanze dell’acqua, giunsero infine a tuffarsi insieme nell’acqua che arrivava loro alle ginocchia. Giocando come due foche in amore si portarono un po’ più al largo, dove toccavano appena ed erano costretti a tenersi a galla.«Sai, lo sento tutto appiccicoso» confessò lui.«Immagino, scemo, mi hai inondata. Anch’io sto iniziando a colare…».«Facciamo così: io sciacquo te e tu fai lo stesso con me» Francesco si era fatto piuttosto audace in quella lunga giornata che per loro doveva ancora concludersi mentre per tanti stava per cominciarne un’altra di nuova. Tuttavia Mara era più disinvolta del solito per gli stessi motivi per cui era ancora eccitabile, e sicuramente meno ritrosa che in circostanze normali.«Ok, ci sto, però devi iniziare tu».«D’accordo, però dovrai insegnarmi tu. Devi tener conto che non ho mai fatto la pulizia intima ad una ragazza, specialmente dopo un rapporto».Lei arrossì appena a quelle parole così esplicite, ma non volle lasciarsi cogliere dall’imbarazzo, lo fece avvicinare a sé e, sempre stando a galla, gli guidò la mano fra le cosce mostrandogli come doveva fare. «Mi raccomando, sii delicato, ricorda che non sono larghissima laggiù…».Nonostante l’inesperienza, il ragazzo seguì meglio che poteva le sue indicazioni, e si dimostrò molto delicato, magari senza ottenere grandi risultati. Lei comunque lo lasciò frugare a lungo, ricavandone anche un certo piacere da tutto quel via vai che, insieme all’acqua del mare, non poté non ripercuotersi sul suo grilletto.Quando fu la volta di lei a lavare il compagno, trovarono una posizione più comoda per certi versi: Francesco si mise a fare il morto, mentre lei si poté sistemare fra le sue gambe divaricate e sciacquargli per bene il pene già mezzo duro. Il tocco delicato delle sue dita che andavano a ripulirlo per bene gli procurarono in breve un’erezione, che lei commentò con una certa ironia: «Ehi, ma cosa sta succedendo qui? Ho capito, era solo una scusa perché te lo menassi. Non lo sai più fare da solo? Ora capisco, per questo c’era tanto sperma in questi coglioni» disse raccogliendoli nel palmo della mano e andando inaspettatamente a baciarglieli, cosa che lui gradì moltissimo, pur non dandoci molto peso. Solo quando sentì un paio di secondi dopo la lingua di lei scorrergli proprio là si sorprese.«Sanno di salato, mi piace. Sai cosa vuol dire questo?» domandò Mara con civetteria. Francesco stava per esplodere solo all’idea delle meraviglie che celavano quelle parole, il cuore gli fece un balzo in petto, si fermò per un secondo e poi prese a battergli all’impazzata.«Non vorrai dire… che…» farfugliò stupito mentre rimaneva immobile per non rischiare di annegare per la sorpresa.«Proprio così» confermò lei facendo guizzare la lingua sulla punta e assaporandone il particolare sapore di salato, un mescolio fra sesso e mare. Le labbra poi si appoggiarono sul piccolo orifizio per un bacio da capogiro e poi scesero sull’interno membro, divenuto duro come il marmo, avvolgendolo nel loro calore. Non riuscì ad accoglierlo molto a fondo a causa della posizione non proprio comoda, ma Francesco non ci fece nessun caso, si godeva ancora incredulo tutte le meravigliose sensazioni di piacere che si irradiavano dal suo cazzo eretto grazie alle attenzione della bocca di lei. Nonostante Mara avesse pochissima esperienza in materia, a lui sembrava la più brava donna del mondo in fatto a pompini, ora lo succhiava aspirando lievemente, ora lo percorreva con la lingua, ora lo rilasciava un po’ baciandolo e dandogli lunghe leccate. Si era appoggiata ai fianchi di lui, senza peraltro dare peso per non rischiare che l’oggetto delle sue attenzioni sparisse sott’acqua, e con le gambe si teneva a galla continuando la non facile operazione.Stava proprio leccandolo, cercando di lambire il membro in tutta la sua lunghezza per quanto le fosse possibile, quando lui esclamò rocamente: «Mara, amore, sto per venire» quasi voler avvertirla che stava per schizzare in modo che lei potesse evitarlo.Lei, invece, presa dall’eccitazione e da mille altri circostanze che le fecero dimenticare i suoi soliti pensieri e convinzioni, lo prese nuovamente in bocca passando la lingua sull’orifizio del glande. Bastò quello perché nuovi, potenti schizzi le arrivassero sul palato e anche direttamente in gola, non furono così corposi come i precedenti, ma senz’altro considerevoli. Mara rinunciò a farsi colare dalla bocca lo sperma, come inizialmente aveva intenzione di fare perché non entusiasta all’idea di inghiottirlo: in fondo la repulsione non era così forte, anzi, non ne provava quasi per nulla, e sapeva che la cosa lo avrebbe fatto impazzire.Ingoiò perciò tutto, poi lo lasciò sfilarsi dalle sue labbra ed esclamò: «Proprio buono, non credevo fosse così gradevole» e per confermare ciò che diceva, ormai aveva fatto trenta, perché non far trentuno e dargli ulteriore piacere?, lo prese fra le mani e vi leccò via le ultime gocce, scuotendolo per bene in modo che non colasse ulteriormente.Come lei aveva immaginato, Francesco non aveva più parole, ma sentiva soltanto il suo cuore battergli ancora all’impazzata nel petto e le tempie a fargli eco. Non riusciva neppure a ipotizzare cosa fosse preso a Mara per renderla così disinvolta tanto da fargli uno di quei famosi pompini con l’ingoio che lui ormai si era rassegnato a non poter mai ricevere, almeno da lei. Aveva goduto immensamente, forse addirittura più di prima, non riusciva a fare un paragone. E non sapeva nemmeno cosa dire, come ringraziarla di tanto.Lei intanto lo sciacquò nuovamente, il lavoro di prima era infatti stato reso inutile dal suo orgasmo, ma né Mara né Francesco se ne rammaricò; quando ebbe finito provò a ridestarlo dallo stupore che ancora lo pervadeva: «Torniamo a riva? Dovremo pensare ad asciugarci anche ora».«Già» fu la sola cosa che riuscì a dire mentre si mise a nuotare dietro di lei, continuarono a farlo fin dove l’acqua lo permise, poi si rialzarono e camminarono per un breve tratto sull’acqua bassa. Non si fermarono sulla spiaggia, la sabbia si sarebbe immancabilmente attaccata ai loro corpi bagnati, ma cercarono di attraversarla sporcandosi il meno possibile. Ritrovarono il posto dove avevano lasciato i vestiti e si sedettero fianco a fianco, osservando il mare.«Mara, grazie per quello che hai fatto, non me l’aspettavo proprio, è stato unico. Non volevo però che tu lo facessi per forza, se non ti piace non devi…».«Sss» le fece segno di tacere mettendogli un dito sulle labbra e appoggiandogli poi un bacio delicato. «Te l’ho detto, l’ho fatto sì per farti piacere, ma non mi è dispiaciuto poi così tanto, sapevi di salato, un buon gusto. Poi non mi sono sentita forzata da te, ho pensato di prendertelo in bocca perché mi andava di farlo, lo stesso quando sei venuto» tacque un attimo e poi aggiunse: «Non è poi tanto male, davvero, sai? Immagino sia un po’ come me là sotto». E si indicò la fessura che faceva capolino nell’intreccio dei suoi ricciuti peli neri.«Grazie. Grazie davvero» riuscì solamente a sussurrare, infine.Passarono pochi secondi che lei fece notare: «Siamo ancora tutti bagnati, ce ne vorrà prima che il sole di asciughi».«Si, e non abbiamo nemmeno niente per asciugarci» notò lui osservando le loro magliette e i pantaloni da una parte. Avrebbero potuto usare la sua maglietta, ma in un attimo sarebbe stata fradicia e sarebbero cambiate di poco le cose, se non il fatto che avrebbe dovuto tornare in campeggio a torso nudo. Fu lei a risolvere un po’ la situazione, passandogli le mani sul torace e strofinandole un po’: «Non ci resta che fare così per asciugarsi un po’ a vicenda» disse scherzando.Presto si trovarono a carezzarsi e a strofinarsi l’un l’altro più o meno innocentemente: il seno di lei infatti fu la prima parte del corpo ad asciugarsi.«Guarda che non ho solo le tette» commentò ironicamente Mara dopo qualche minuto ed entrambi risero.«Giusto, mettiti di pancia, il tuo splendido culo dev’essere ancora bagnato» scherzò Francesco mentre lei lo assecondava. Lui, come detto, si dedicò assiduamente al suo sedere, poi scese fra le sue gambe e si insinuò nella vagina esposta al suo sguardo.«Oh fanciulla che dormi nel bosco, un brutto orco cattivo ti percuote col suo bastone» disse penetrandola a fondo col medio.«Oh, orco, non farmi del male, non vedi che sono una povera fanciulla indifesa?» stette al gioco lei.«No, non ti farò del male. So che tu sei una ninfa e quando un bastone ti percuote riversi dal tuo corpo della fresca acqua. Non vedi com’è secco questo terreno?».«Sì, tutto ciò è vero, ma per farlo devi utilizzare due o tre bastoni. Solo allora l’acqua sgorgherà in fretta».«Così?» chiese il ragazzo mentre la penetrava con due dita, a fondo, strusciandosi senza posa sul clitoride che si era eretto di nuovo.«Sì, proprio così… prova ad aggiungere un altro bastone!» disse con voce più concitata Mara.«Eccolo!» e Francesco aggiunse un terzo dito, masturbandola con decisione ma stando anche attendo che provasse piacere. Non ci volle molto perché lei venisse, probabilmente la decisione del suo tocco era proprio ciò che desiderava, pensò, mentre portava alla bocca le dita, leccandone i succhi.«Ah, è proprio fresca e dissetante quest’acqua!».«Orco, non essere troppo cattivo, dammene anche un po’!» esclamò la ragazza stando sempre a carponi.«Cosa?» chiese con voce seria Francesco, fino ad allora aveva cambiato tono di voce.«Sì, orco, voglio assaggiare anch’io quell’acqua!» confermò Mara continuando a recitare.Lui si convinse ad accontentarla, affondò le dita in lei e le porse alla sua bocca: lei le sfiorò appena con la lingua, no, non era un cattivo gusto, per cui leccò via tutta l’umidità finché non rimase che la sua saliva.«Com’è allora?» chiese Francesco mentre saliva su di lei e puntava il pene che si era istantaneamente eretto verso la fessura.«Buona, ma vuoi tu forse cavalcarmi con l’inganno?» lei non era ancora stanca di quella piccola commedia che stava eccitando entrambi e portandoli al loro secondo rapporto.«Ninfa, devi portarmi in fretta fuori dal bosco, un cacciatore mi segue» disse mentre iniziava a penetrarla. La posizione e tutta la recita aveva eccitato non poco la ragazza che appena fu penetrata iniziò a provare uno squisito piacere che forse prima le era un po’ mancato. Francesco aveva acquistato anche una certa sicurezza per cui continuò senza titubare, appoggiandosi delicatamente alla schiena di lei.«Almeno così ci asciugheremo meglio, strofinandoci un po’».«Già, prima non ci avevo pensato. Guarda, se non mi avessi già asciugato il culo e le tette, potevo concederti un’inculata e una spagnola!» disse prendendolo in giro.«Attenta che non sbagli buco!» rispose lui mentre invece la pompava con maggior foga in vagina.Dopo un po’ calò però il ritmo, per non rischiare di venire prima del previsto: desiderava di provare l’ebbrezza di un orgasmo contemporaneamente a lei e ne fece espressa richiesta: «Ti andrebbe di venire insieme?».«Certo!».«Dimmi quando stai per venire» le raccomandò arrivando a delle lentissime stoccate che però gustava completamente, dal momento in cui arrivava in profondità, fino a quando si ritraeva quasi del tutto. Proprio quel continuo strofinio sul clitoride aiutò lei ad arrivare sulle soglie dell’orgasmo: avrebbe voluto venire e cominciare da capo, era estremamente più bello così, però desiderava provare al più presto anche lei di venire con lui, cosa che avevano sperimentato qualche volta masturbandosi a vicenda.«Ora, sono pronta, quando vuoi» le fece sapere Mara.Lui affondò a quel ritmo lentissimo ancora un paio di volte, tanto per essere sicuro che lei godesse prima che lui si spegnesse, poi esclamò: «Ora!» e mosse i fianchi sregolatamente e con vigore più volte, mentre infilava un dito nella vagina insieme al suo cazzo pulsante e un altro nell’ano di lei che gemette di sorpresa e di piacere. Vennero insieme, lei leggermente in anticipo, mentre lui riusciva ancora a spruzzare dello sperma in lei.Si accasciarono insieme sull’erba, ma stavolta lui uscì dopo una decina di secondi, temendo di gravare su di lei col suo peso. Aprirono gli occhi e sorrisero: «Non è vero che un cacciatore mi insegue» disse con voce normale Francesco, scherzando.«E nemmeno che ci vogliono tre bastoni per far sgorgare l’acqua da me» rispose la ragazza ed entrambi risero.Riposarono ancora parecchi minuti, era stanchi per la notte di allegria, la camminata e il sesso fatto assieme. Ora avrebbero dovuto camminare ancora un bel po’ prima di poter rientrare in tenda e riposarsi finalmente!Quando giunsero al campeggio erano infatti le sette e mezza, ma a parte un paio di famigliole che stavano facendo colazione fuori dai camper, tutti dormivano ancora. Meglio così, non avrebbero avuto da vergognarsi per il loro aspetto: sporchi, assonnati, stanchi, non erano certo brillanti come quando erano usciti, sebbene Mara ancora ben figurasse nel suo abbigliamento aderente. Si affrettarono alle docce, stavolta lei gli concesse di infilarsi dentro insieme a lui. Si lavarono a vicenda, giocherellando con i loro sessi senza però andare oltre, erano stanchi anche per quello. Prima di uscire dalla doccia si assicurarono, ascoltando attentamente, che nel bagno non ci fosse nessuno, quando uscirono dalla porta però si resero conto che il signore sulla cinquantina che stava andando proprio verso quei bagni li aveva notati. Si allontanarono di buon passo, che pensasse pure male, tanto chi lo conosceva?Si infilarono sotto la canadese e là Mara si tolse l’accappatoio, che poi Francesco appese fuori. Quando rientrò la trovò ancora nuda sul materassino: «Non ti infili niente?»«No, non ne ho la forza. Poi credo siamo abbastanza in intimità per dormire nudi insieme, no?».A quelle parole anche lui si tolse l’asciugamano da intorno ai fianchi e si distese vicino a lei, abbracciandola amorevolmente. Si addormentarono così, quasi subito, ripensando a quel giorno favoloso che era appena trascorso: no, non l’avrebbero mai dimenticato.Si svegliarono che erano le tre e mezza: prima lei, che ridestò anche lui pur trovando una certa resistenza da parte sua, Francesco sarebbe rimasto volentieri a letto. Tuttavia decisero di andare insieme in spiaggia, dopo qualche bacetto e qualche carezza.«Non ti andrebbe ora?» chiese lui col cazzo già mezzo eretto.«No dai, dopo, andiamo a prendere un po’ di sole ora. Poi mi brucia ancora!» si lamentò lei mentre si infilava lo slip.«Fammi dare almeno un bacino alle tette» disse ancora mezzo addormentato si allungava a baciarle i capezzoli. Lei lo lasciò fare, non poteva nascondere che le piaceva.Si lasciò anche infilare il reggiseno da lui, pur con qualche difficoltà e lei a sua volta gli mise il costume fra fruscii e toccamenti vari.Una volta in spiaggia si buttarono su un chiosco per mangiare due bei paninoni e bere una bibita fresca, poi si stesero al sole, dormicchiando un bel po’ e girandosi di tanto in tanto. Ad un certo punto si sentirono chiamare da una voce femminile: «Mara, Francesco!». Si alzarono entrambi a sedere e videro non molto lontano Marco e Giulia che venivano loro incontro. Erano entrambi bellissimi, come sul treno, più che mai ora in costume: Mara non poté fare a meno di squadrare i pettorali e gli addominali di Marco, mentre Francesco già correva al seno abbondante di Giulia, nudo giacché era in topless.«Ciao come va, tutto bene?»«Sì, ci siamo divertiti un bel po’ ieri sera».E dopo qualche altre scambio di convenevoli, Giulia chiese: «E voi, com’è andata allora ieri sera? Siete stati contenti?».«Sì, moltissimo» rispose d’istinto Mara, pur arrossendo un po’ per l’imbarazzo.«Questa ragazza è fenomenale» fu il commento di Francesco.«Bene, sono contenta» si felicitò la ragazza. «Anche per noi non è stato male, abbiamo anche affittato una cabina, laggiù, casomai ci venisse voglia qui» disse indicando il posto, in lontananza, mentre il suo seno scrollò eccitantemente: per quanto grande fosse era alto e tondo, cosa che colpì sia Francesco che Mara.«Cosa fate di bello stasera?» chiese Marco.«Siamo stati invitati a una festa di compleanno da dei ragazzi con cui siamo usciti ieri sera» rispose Francesco.«Peccato, sarebbe stato carino uscire insieme».«Ah, ma allora non siete andati subito sotto la tenda come noi!» commentò gioiosa, com’era nel suo carattere, Giulia.«No, abbiamo preferito far festa prima, e farne di più dopo» rispose Mara. «Comunque grazie dell’invito, saremmo venuti volentieri. Al limite faremo una volta a casa, verremmo a trovarvi dalle vostre parti».«Ben lieti di ospitarvi!» disse Marco. «Camere separate ovviamente! Per ogni coppia dicevo» e si misero a ridere.«Vi salutiamo, stiamo andando a salutare dei nostri amici che abbiamo conosciuto l’anno scorso!»«Ciao!»I due si allontanarono mentre Mara e Francesco li osservavano.«Però sono proprio simpatici» commentò lui.«Sì, davvero, li avevo giudicati male subito».«Anch’io. Ma davvero vuoi andare a trovarli?».«Perché no?» chiese Mara. «Mi sembra che la faccenda del gioco a quattro sia chiarita, alla fine è solo per uscire un po’ e divertirci. Mica possiamo tornare a stagnare in quella maledetta stazione!».«Hai ragione» fu il suo solo commento, mentre meditava di aprire gli orizzonti dei loro mondo e cercava degli espedienti per farlo.Verso le sei decisero per un bagno e, sguazzando in acqua, fecero la conoscenza di un gruppetto di ragazzi che erano alloggiati nel loro stesso campeggio. Anche una volta fuori su unirono a loro e rimasero in spiaggia fino alle nove passate, erano stati in discoteca fino a tardi tutti quanti e avevano assunto un ritmo giornaliero simile. Furono anche invitati a mangiare insieme, nel campeggio c’era la possibilità di fare il barbecue e la compagnia aveva preso carne e birra in abbondanza. Si ritrovarono così intorno a un fuoco da cui ricavarono belle braci, e verso le dieci e mezza mangiarono seduti sulle panche. Scoprirono proprio alla fine che anche loro, erano in sette, quattro ragazzi e tre ragazze, erano stati invitati alla festa di Claudio, con cui erano usciti la sera precedente.Dopo cena le ragazze andarono a farsi belle, non perché in vesti normali fossero brutte, anzi, sia Martina che Chiara era due ragazze carine, ma, vestite di tutto punto, pronte ad andare ad una festa di compleanno, erano certamente delle persone che avrebbe fatto girare dei ragazzi per strada. Un po’ meno lo era Nicoletta, un po’ in sovrappeso e per questo non molto apprezzata dall’altro sesso. Se gli occhi di Francesco non poterono fare a meno di cadere sulla scollatura di Martina, che aveva un seno non molto grande ma perfetto, e sul seno più abbondante di Chiara, che lo metteva in mostra con la sua maglia aderentissima, quando arrivò Mara se la mangiò letteralmente con gli occhi, ben sapendo cosa lo avrebbe atteso alla fine della festa. La camicia chiara, annodata a mo’ di top sopra l’ombelico, rendeva ancor più attraente il suo seno, per di più era anche trasparente e si vedeva chiaramente il suo reggiseno nero. Indossava una minigonna nera, cortissima, che mostrava le sue belle gambe velate dai collant. Sì, senz’altro era la più bella fra quelle ragazze e probabilmente anche la più bella della festa, pensò Francesco pur rendendosi conto di non essere certo imparziale nel giudizio. Gli altri ragazzi sembravano invece avere più o meno tutti una certa preferenza per Martina, anche sapendo che Mara era già fidanzata.Arrivarono alla casa di Claudio, una villetta un po’ isolata, in una zona tranquilla, ma sempre a due passi sia dal mare che dal centro, che era ormai mezzanotte, ma a quell’ora la festa era appena comincia e nel grande salotto, adibito a sala da ballo, la musica stava riscaldando gli animi più di quanto facesse la serata afosa. Le luci erano abbassate, mentre su un lato c’era un tavolo imbandito di ogni tipo di stuzzichini: nel gruppo che danzava, una ventina di persone, Mara e Francesco riconobbero alcuni ragazzi e ragazze con cui avevano passato la serata precedente. Il numero degli invitati salì fino a sfiorare la cinquantina, ma molti erano solamente di passaggio, per cui si trattennero poco, giusto per fare gli auguri a Claudio. Verso l’una e mezza, quando la sala era ancora molto affollata, le luci si alzarono mentre il contrario fu per la musica: era il momento del taglio della torta e dei regali, non molti poiché le varie compagnie avevano pensato di aggregarsi per prendere qualcosa di carino (e Mara e Francesco avevano contribuito al regalo dei ragazzi che avevano conosciuto la sera precedente).Non passò che una mezz’ora abbondante e di nuovo la musica tornò ad essere padrona. Ballarono tutta la notte, qualcuno anche un po’ brillo per gli alcolici ingeriti ci provava con più decisione con le ragazze, senza lesinare toccatine e palpatine di nascosto, al buio della pista da ballo. Fra tutte le ragazze le più prese di mira, per la loro avvenenza, erano Daniela, prosperosa bionda diciottenne e Silvia, che col suo sguardo affascinante, i capelli lunghi e lisci, aveva fatto innamorare schiere di ragazzi nel corso dell’estate. Martina, Chiara, Mara ed altre due o tre non sfiguravano affatto, avevano sempre qualche ragazzo intorno a strusciarsi o a fingere di toccarle inavvertitamente. Anche Mara subì qualche tocco un po’ più audace, un ragazzo in pista le palpò senza tanti riguardi il culo, ma al secondo tentativo di approccio, lei fece chiaramente capire che non era disponibile.Verso mattina il gruppo inizialmente molto folto andò scemando, finché non rimasero che una ventina di persone e cioè le due compagnie che Mara e Francesco avevano conosciuto. Già qualcuno si appartava sui divani a limonare o in giardino per essere più liberi, Claudio a quel punto annunciò che erano disponibili anche le camere da letto per dormire per chi volesse e dopo un po’ sparì con la sua nuova fiamma, Daniela. Sia Mara che Francesco immaginarono che avesse voluto festeggiare i suoi vent’anni portandosi a letto una delle più belle ragazze della festa, per quanto sembrasse scialba e non molto intelligente. Alle cinque ormai c’erano ben poche persone che avevano ancora la voglia e la forza di ballare, per cui Mara propose di usufruire di una delle camere che Claudio metteva gentilmente a disposizione, anche perché uno dei ragazzi della compagnia le aveva assicurato che non c’era nessun problema, anzi, Claudio metteva spesso a disposizione la casa anche per dormire.Mentre salivano a braccetto con la voglia di andare a scopare, notarono Silvia e un ragazzo che non conoscevano seduti su una poltrona, le mani di lui, che dimostrava non aver più di diciannove anni, infilate sotto la maglia di lei a frugarle il seno. Dall’alto dei suoi ventuno anni Silvia sembrava dominare quel ragazzo più giovane di lei, che la implorava di salire in qualche camera per fare l’amore.«Più tardi, forse. Ci andremo solo se riuscirai a farmi venire così, toccandomi le tette. Ho proprio voglia che tu me le palpi a lungo» le sentirono dire mentre arrivavano al primo piano, dove su un lungo corridoio che si sviluppava sia a destra che a sinistra, si aprivano molte porte, tutte chiuse. Lo percorsero in tutta la lunghezza da un lato, arrivando all’ultima porta. Fu Mara ad aprirla, sicura di non trovarci nessuno poiché non era chiusa a chiave, ed a entrare. Subito dietro di lei arrivò Francesco: rimasero entrambi esterrefatti dalla scena che gli si faceva davanti.A un letto matrimoniale era stato unito uno di singolo, a formare un grande campo di giochi erotici: c’era Martina che cavalcava con energia, mentre i suoi seni, una terza misura, sobbalzavano allegramente, un ragazzo, al suo fianco Chiara si dava da fare addirittura con tre ragazzi delle due compagnie, a uno lo aveva preso in bocca, un altro la scopava da dietro, mentre al terzo, seduto sul materasso, aveva preso in mano il cazzo e glielo menava con sapienza.Martina li vidi appena entrarono e, senza nemmeno fermarsi, chiese loro: «Volete unirvi a voi? C’è posto per tutti qui!».«No, grazie» rispose Mara dopo un attimo di esitazione dovuto ancora alla sorpresa e all’imbarazzo per quella domanda. Uscirono più imbarazzati che mai e si guardarono in faccia: in un attimo quella sensazione sparì e si misero a ridere.«Ma guarda te dove dovevamo finire, nel bel mezzo di un’orgia!» disse Francesco.«Sì, ormai è diventato un festino erotico».«Andiamo in tenda, lì nessuno ci disturberà» propose lui, ottenendo il consenso della ragazza. Scesero al piano inferiore, trovarono Silvia ormai senza camicetta e reggiseno che si faceva succhiare i capezzoli, piccoli ed appuntiti, dal suo spasimante. Andarono a salutare i pochi ragazzi che ancora non erano stati coinvolti nei giochi sessuali, quasi rammaricandosi per loro, e uscirono in giardino.Il sole già aveva fatto capolino all’orizzonte e, nonostante fossero le sei, sembrava già piena mattina. Camminarono di buona lena, senza far caso a strani movimenti fra i cespugli del giardino da cui provenivano anche mugolii e gemiti. In breve arrivarono in tenda e si infilarono uno dopo l’altro, desiderosi di dar sfogo alle loro voglie trattenute per tutto il giorno precedente. Seduti in qualche maniera uno di fronte all’altra presero a spogliarsi: Francesco le sbottonava la camicetta, mentre Mara gli sfilava la maglietta; un bacio sulla bocca, qualcun altro sul seno, una carezza su quelle rotondità che spuntavano provocanti dal reggiseno nero di terza misura e poi le mani di lui dietro la schiena, a cercare di slacciarlo. Anche stavolta, alla vista dei suoi seni nudi, non poté fare a meno di chinarsi a prenderle in bocca i capezzoli, titillarli con lingua, giocherellarci un po’ con le dita.Mara si godette quella dolce sensazione di piacere, pur non nuova in quei giorni, tanto da pensare di ricambiare quelle carezze: le sue dita andarono a toccarlo sul torace, sfiorandogli le costole una ad una, lentamente, fino a raggiungere il suo capezzolo. Si baciarono appassionatamente e toccandosi a vicenda, presto anche i capezzoli di lui si indurirono al punto di stuzzicare la curiosità di lei. Chissà cosa si provava a succhiarli, si chiese mentre le sue labbra si staccavano da quelle di lui per circondare invece il capezzolo, succhiandolo e leccandolo con ardore tanto da farlo gemere per il piacere.Mara alzò la testa con un sorriso malizioso sulle labbra, guardando di sottecchi l’espressione estatica sul viso del fidanzata. “E non è ancora niente!” pensò mentre andava a distendersi sulla schiena divaricando leggermente le gambe: la sua mano scese dove le cosce si univano e, lentamente, prese a carezzarsi al di sopra della minigonna.Francesco colse subito cosa desiderasse: le sfilò le scarpe poi con lentezza le fece scorrere le calze lungo le sue gambe, gustandosi il contatto delle sue dita con quella pelle liscia. Anche una volta sfilategliele non poté fare a meno di tornare a carezzare le sue cosce tornite, mentre lei continuava a toccarsi piano.Le sue mani salirono nell’interno delle cosce fino a giungere al bordo delle mutandine: la carezzò piano con le dita, poi si inginocchiò fra le sue gambe, piegandosi verso di lei. Sollevò il bordo della minigonna e fu sorpreso dalla spettacolo delle sue mutandine nere di pizzo che lasciavano intravedere il suo bel triangolo peloso. Non si lasciò cogliere più di tanto dalla sorpresa ma si abbassò a baciarlo, sfiorando con la lingua il pizzo più volte. Lei rabbrividì mordendosi le labbra per non mostrare che già si stava sciogliendo per l’eccitazione.Francesco si rialzò per sbottonarle la gonna e sfilarla da sotto con la sua collaborazione, poi fu la volta delle mutandine, che lasciarono scoperto il triangolo serico di lei che celava la fessura già umida della sua micia, che lui presto si abbassò per leccare.Mar, per fargli capire quanto desiderasse quel suo tocco, gli appoggiò le gambe sulle spalle mentre lui automaticamente la leccava più in profondità, lambendole con delicatezza il bocciolo già duro del clitoride e assaporandone i succhi che iniziavano a colare abbondanti.Stavolta non riuscì a impedire che qualche mugolio le sfuggisse e nemmeno voleva nascondersi: ormai il suo unico desiderio era di darsi completamente a lui, così attento e felice di farla godere.Lei iniziò anche a muovere il bacino, assecondando le sue lunghe leccate, mentre le mani di luterano andate ad appoggiarsi sui fianchi della ragazza.Dopo un po’ Francesco ritrasse la lingua dalla sua vagina e prese a leccarle le labbra insinuandosi appena fra di esse per arrivare a lambire appena il clitoride, e continuò così per un po’. Mara sentiva già l’orgasmo avvicinarsi e decise di abbandonarsi al piacere quando lui allungò il raggio d’azione della lingua arrivando fino all’ano, senza trascurare di leccarlo per bene e infilarvi la punta. In quel momento lei venne e gli spasmi durarono qualche secondo mentre lui continuava a lambirle alternativamente vagina e ano.Si accorse subito del mutamente in lei, a dire la verità anche grazie a qualche gemito più deciso: aveva imparato da tempo a capire quando arrivava al culmine del piacere. Tuttavia continuò a leccarla per un po’, lasciò che fosse lei a fermarlo, decisa a spogliarlo completamente e toccarlo là.Si rialzarono e stavolta fu lui a distendersi sulla schiena e lasciarsi spogliare, pur molto lentamente. Lei stuzzicò a lungo, prima attraverso i pantaloni, quindi, sfilatiglieli, attraverso le mutande, la sua ferrea erezione. Una volta che fu nudo afferrò il pene racchiudendolo nel palmo in modo che il glande spuntasse: dopo qualche carezza provocatoria se lo passò fra i seni, mimando quasi una spagnola, facendolo sussultare, quindi gli fece sfiorare entrambi i capezzoli, ancora eretti e via via tutto il seno per risalire sul collo, la linea dolce della mandibola, le guance, il mento. Solo alla fine gli concesse le sue labbra per un bacio, facendo sì che si chiedesse a lungo se anche quella notte, o meglio mattina, lei gli avrebbe concesso la sua bocca.Proprio quando era al colmo dei suoi dubbi sentì e vide le labbra della ragazza accoglierlo, già un secondo dopo sentiva la lingua leccarlo fra i suoi sospiri di piacere. Si godette ogni singolo tocco della sua bocca, intrecciando le mani sulla sua nuca e carezzandola dolcemente quasi a voler incoraggiarla a continuare.Ovvio dire che fu deluso quando la sentì abbandonarlo e rialzarsi, mai avrebbe immaginato che stesse per distendersi su di lui riprendendolo subito in bocca e offrendogli nuovamente la fighetta per il loro primo sessantanove.La novità li tenne impegnati per qualche minuto: fu ancora lei ad alzarsi e ad andare a distendersi su di lui, stavolta faccia a faccia, per sussurrargli con voce resa roca dal desiderio: «Mettimelo dentro».Si affrettò a infilargli un preservativo che quel giorno si erano procurati per tornare immediatamente sopra di lui. Francesco non ebbe molte difficoltà a penetrarla, era molto lubrificata dai suoi succhi: le mani corsero al suo culo perfetto per stringerlo e dare il ritmo che preferiva. Nonostante la posizione era infatti lui a dettare i tempi con colpi del bacino, presto però si girarono su un fianco, lui le passò una gamba sopra la coscia trovando così una posizione più comoda. Fare l’amore così, distesi di fianco, non era mai rientrato nei loro sogni erotici, però entrambi trovarono la posizione comoda e stimolante. Riuscivano infatti anche a toccarsi facilmente: mentre i loro fianchi si muovevano quasi all’unisono le loro mani erano tornate ad esplorare il resto del corpo. In particolare Francesco sembrava non riuscire a saziarsi mai delle rotondità del suo seno, che racchiudeva nelle palme con libidine, assaporandone consistenza e morbidezza.Si baciarono ancora senza che nessuno dei due smettesse di muovere i fianchi e di esplorarsi i corpi a vicenda: se lui si dedicava assiduamente ai bei seni di lei, Mara si godeva il contatto delle sue mani con la schiena e giù fino al sedere di lui, che stringeva delicatamente.Sapeva che, a causa dell’eccitazione accumulata tutta durante la notte, il suo cazzo non avrebbe retto a lungo alle dolci penetrazioni che scatenavano il piacere in lei: non le restava che farlo godere più che poteva per poi godersi insieme la seconda volta che, per esperienza, sapeva essere più duratura.Decise di provocarlo proprio come aveva fatto lui: una mano si intrufolò fra le loro cosce cercando i suoi testicoli oscillanti che raccolse nel palmo, giocherellandoci deliziosamente per un po’, quindi l’indice corse lungo il membro che entrava e usciva dalla sua vagina. Quella carezza piacque ad entrambi: smisero di baciarsi per un breve gemito e un sorriso mentre si guardavano negli occhi a vicenda.Mara lo sorprese ulteriormente poiché il dito si appoggiò alle labbra del sesso unendosi poi la pene fra queste: Francesco non riusciva a credere che lei si infilasse dentro un dito mentre facevano l’amore! Poca fu invece la sorpresa quando si rese conto che lei si stava sditalinando il clitoride, stuzzicandolo col dito.Non riuscì a dire niente, ma solo a rimanere a bocca aperta, che lei si affrettò a baciare mentre sfilava il dito, ripassava sui testicoli sobbalzanti per il movimento incessante dei loro fianchi e arrivava poi dietro questi. Scorse lentamente sul perineo per arrivare al suo ano: l’indice lo stuzzicò leggermente per penetrare poi appena con sua immensa sorpresa. Si chiese a che fosse dovuta tanta audacia, ma non riuscì a capirlo pur formulando diverse ipotesi: la lunga attesa di ventiquattro ore per tornare a fare l’amore, la visione dell’orgia a casa di Claudio, l’atmosfera stimolante di un’alba al mare, sotto la tenda col suo ragazzo, il desiderio di ricambiare le sue carezze piccanti…Nonostante ciò doveva ammettere che quelle carezze insolite, il cui pensiero nella vita di tutti i giorni non lo avrebbe certo stuzzicato, gli fecero molto piacere.«Piace anche a te?» gli chiese Mara con un sorriso provocante.«Mmm, sì…» ammise lui pur malvolentieri, dovendo svelare una sua debolezza.La ragazza maliziosamente penetrò più a fondo strappandogli un lieve gemito per l’intrusione.«Scusami» disse lei capendo di aver forzato troppo.«No, niente, è che così, senza lubrificazione fa male» rispose lui quasi proponendo un nuovo gioco.Mara sorrise comprendendo cosa volesse dire e allungò il braccio al vicino zaino per prendere della crema idratante, mentre lui la guardava stupito ancora da quella iniziativa. Ne spalmò un’abbondante quantità fra i suoi glutei, mentre il ritmo dell’amplesso era rallentato parecchio.Quando lei ritentò di affondare in lui il suo dito lo fece piuttosto facilmente poiché oltre alla lubrificazione i suoi muscoli si erano rilassati: Francesco emise un lungo sospiro che lei accolse con piacere: «Come va ora?»«Molto meglio… È strano, non fa male» furono le sue parole, dopo le quali la ragazza iniziò a muovere il dito avanti e indietro, cominciando per pochi centimetri, poi per buona parte della sua lunghezza.Lui, eccitato, riprese a scoparla con più decisione, assecondando il ritmo del suo dito, decise poi di cambiare posizione e fece leggermente pressione sul suo fianco sussurrandole: «Fammi stare sopra».Lei si lasciò scorrere fino a trovarsi di schiena con lui sopra, sempre dentro di lei. Con qualche difficoltà riuscì ad alzarsi in ginocchio accompagnando il suo bacino con le mani strette ai suoi glutei e riprendendo così a penetrarla, mentre lei, con le mani ancora impiastricciate di crema, gli carezzava il ventre aiutandolo anche a stare in quella posizione puntellandosi con i piedi al materassino.Mara tuttavia non aveva ancora soddisfatto quella sua piccola perversione “ereditata” proprio da lui e, con voce roca, gli propose: «Fammi giocare ancora col tuo culetto, mi piace tanto…».Nonostante lui gradisse quella posizione che gli dava l’impressione di dominarla e farla sua, accettò volentieri di tornare a farsi toccare così intimamente da lei.La ragazza allargò le gambe il più possibile sul materassino mentre lui si distendeva su lei tornando immediatamente a muoversi. Subito le sue mani corsero al suo culo dopo aver preso ancora un po’ di crema, per penetrargli di nuovo l’ano.Non passò molto che Francesco iniziò ad ansimare parole d’incoraggiamento cercando sla sua bocca per qualche frenetico bacio: lei lo accontentò e riprese a muoversi sotto di lui, accorgendosi che ormai mancava poco perché venisse.Infatti si rialzò sui gomiti, appoggiandoli ai lati del suo meraviglioso corpo mentre le mani tornavano a stringere le sue tette e inarcando la schiena: riuscì così a trovare nuova profondità in lei.Il suo cazzo entrava e usciva da lei con maggiore frequenza, così come faceva lei col dito, seguendo il ritmo che in breve diventò indiavolato.«Vieni, dai, datti tutto a me!» lo incoraggiò Mara ben sapendo quale sarebbe stato l’effetto di quelle parole infilandogli nel frattempo il dito con vigore nel culo.Lui gemette, anche per l’intrusione più profonda in lui, poi scattò in avanti più volte con i fianchi e riversando man mano il suo sperma nel preservativo, mentre dalle sue labbra usciva un urlo soffocato.Si abbandonò poi sui gomiti per qualche secondo per rifiatare, ansimando rumorosamente per cavalcata appena conclusasi, mentre lei teneva il dito ancora all’interno del suo ano.I due fidanzati si guardarono e sorrisero soddisfatti, Mara attese ancora qualche secondo, poi le sue mani con un velo di crema andarono a prendere il suo membro sfilandoselo da lei per toglierli il preservativo e metterlo da parte.«Piaciuto?» s’informò il ragazzo.«Sì, e a te?» chiese maliziosa: si era infatti resa conto quanto avesse apprezzato quell’amplesso.«Alla follia. So che non è normale…» aggiunge con tono di scusa.«No, è assolutamente normale, e non vuol certo dire che sei frocio perché piace farti toccare là dalla tua ragazza, soprattutto facendo l’amore».Si baciarono contenti mentre lui le scivolava di nuovo al suo fianco, in una posizione molto più comoda per entrambi.Dopo qualche minuto che pomiciavano, con una leccatina all’orecchio, lui le mormorò senza nascondere un pizzico di rammarico: «Avrei voluto che anche tu provasse il mio stesso piacere. Non puoi sapere quanto mi dispiace di non riuscire a farti venire scopandoti».«Non ti preoccupare» lo rassicurò lei cingendolo con le braccia. «È normale non trovare una perfetta sincronia le prime volte. Vedrai che impareremo a conoscerci e allora sarà fantastico, più di ora…». Lo baciò sulle labbra e tornarono a coccolarsi. Il sonno li sorprese mentre stavano tranquillamente abbracciati, entrambi avevano intenzione di prolungare i loro giochi ma la stanchezza accumulata ebbe la meglio.Passarono un paio d’ore in cui dormirono profondamente, poi fu lui a svegliarsi e, divincolandosi lentamente per non risvegliare anche lei, cercò l’orologio: era ancora prestissimo, fissò l’allarme alle tre del pomeriggio e fece per tornare a dormire, girandosi verso di lei, nel frattempo messasi di schiena.I suoi begli occhi marroni si spalancarono all’improvviso e fissarono il telo della canadese, poi girò la testa verso di lui: «Buongiorno» disse in un sorriso che rivelava che era ancora molto assonnata. «È già ora di alzarsi?».«No, no, dormi cara» rispose accoccolandosi a lei.«A dire la verità ho ancora una certa voglia…» buttò lì.Francesco rialzò la testa come a mettersi in ascolto e la guardò allettato, mentre nuda si stiracchiava come una gatta, sbirciandolo fra le gambe, al di sotto del suo inguine coperto da un folto pelo.«Ma come, non ti eccito più?» chiese con un’ironica espressione di sorpresa, alzandosi a sedere e prendendogli il pene ancora flaccido fra le dita. «È ancora molle e senza vita. Sai che a me piace quand’è lungo e pulsante».Lui la lasciò fare, sicuro che in breve l’avrebbe portato a quell’erezione che ancora non aveva, pur apprezzando il suo bel corpo nudo.Mara fece scorrere sul membro il palmo, più volte, ma non ottenne altro che un lieve accenno di erezione: a quel punto decise di alzarsi e sistemarsi fra le gambe di lui, abbassandosi sul suo membro e appoggiandoselo alla sua gola. Lentamente lo fece scivolare verso il basso, fra i suoi seni, strofinandolo con delicatezza mentre lui aveva finalmente una prepotente erezione: «Ah, birichino, volevi ti facessi qualcosa di nuovo per diventare come piace a me!».Francesco, con un’espressione estatica, le appoggiò le mani sulle spalle, quasi volendo guidarla in quel movimento irresistibile.«Ti piacerebbe spruzzarmi lì i tuoi succhi, innaffiarmi i seni e la gola col tuo seme e poi spalmarmelo con le mani fino a farmelo assaggiare?».«Sì, continua così che sei fantastica!» commentò lui fuori di sé per la gioia.Mara, contenta che lui apprezzasse tanto quella carezza erotica, anche se provò una punta di delusione quando lui la fermò esclamando: «Aspetta!». Francesco si alzò e, desideroso di ricambiare tutto il piacere che lei gli aveva donato, la fece distendere sulla schiena attaccandosi ai suoi bei seni leccandoli con foga. Poco dopo carezzandola ovunque con la lingua, arrivò al suo cespuglietto e alla fessura umida alla quale si dedicò con cura finché lei prese a mugolare. A quel punto sostituì alla lingua un dito, entrando in profondità senza alcuna difficoltà tanto era eccitata. Francesco si leccò avidamente il dito sotto il suo sguardo, poi frugò un po’ nel beauty di lei trovando un tubetto di qualche centimetro di diametro.Mara capì al volo la sua intenzione e allargò le gambe passandogli anche un preservativo dalla confezione: «È meglio che lo infili, non si sa mai…». Lui rimase leggermente sorpreso da quella precauzione, rendendosi peraltro conto che era legittima. Andò perciò ad appoggiare alle labbra del sesso il tubetto ricoperto dalla guaina di lattice e glielo infilò lentamente. Fu stupito dalla facilità con cui scorreva in lei, mentre la vulva si dilatava gradualmente. Francesco lo fece scorrere a lungo mentre la ragazza godeva e gemeva sotto di lui, che andò a unire anche due sue dita al tubetto, arrivando a titillare il clitoride.Lei venne immediatamente, in un intenso orgasmo che la sconvolse per alcuni secondi e la fece gemere rocamente a bocca aperta. Il fidanzato non le lasciò tregua nemmeno un istante ma seguitò a penetrarla e stuzzicarla senza posa: non tardò molto ad arrivare un’altra volta al culmine del piacere, ancora accompagnato dai suoi numerosi sospire.«Basta, ti prego, fammi riposare un attimo, sto godendo troppo» lo supplicò.Lui le tolse il tubetto, ma solo per cercare qualcosa di maggior diametro: trovata una bottiglietta di deodorante che era poco più grande del suo cazzo in erezione, vi infilò a fatica lo stesso profilattico e riprese a penetrarla.Mara si divincolava per il piacere intenso, cercando di aprirsi il più possibile, venendo ancora dopo qualche minuto di intense penetrazioni. «Ora basta, ti prego, sta iniziando a farmi male» gli disse con più decisione con voce rotta dal piacere. Francesco ubbidì, prese un altro preservativo, se lo infilò sul pene in erezione sotto lo sguardo attento di lei che pur ancora anelava di farsi scopare. Il ragazzo tuttavia temporeggiò ancora qualche minuto, baciandola sulla bocca, nell’incavo del petto, sulla gola, sulle ascelle depilate e bagnate da un velo sottile di sudore, sul ventre piatto dai muscoli contratti, sulle punte dure dei piccoli capezzoli scuri ed eretti per tutta quella eccitazione. Quando penetrò velocemente in lei fu una liberazione: scoparono con furia, lui affondava con lunghe stoccate, lei muoveva quasi convulsamente il bacino. Non riusciva a credere di poter avere un quarto orgasmo a così breve distanza; neppure quando venne stringendolo a sé con le gambe con cui gli aveva circondato la schiena. Non ci vollero che pochi altri affondi per far venire anche lui: riversò ancora varie volte lo sperma nel serbatoio del preservativo, poi si ritrasse da lei mettendosi al suo fianco. Rifiatò appena, poi le sue mani tornarono a carezzarla con dolcezza: l’una sul ventre, l’altra fra le pieghe della vagina.«Sai qual è la migliore crema di bellezza per la pelle?» chiese Mara dopo un po’, senza che lui cogliesse il senso della domanda.«No, no di certo» rispose titubante senza capire.«Questa» fu la sola sua risposta togliendogli il profilattico e mettendoglielo in mano.«Cosa vuoi che faccia?» le chiese ormai vaccinato alle sue perversioni di quelle ore.«Spalmamela con cura sul viso» rispose maliziosamente: senza esitazione alcuna lui le versava il contenuto della guaina di lattice sulle guance, passandogliela con le dita per tutto il viso, facendo colare un paio di gocce lungo la gola: le andò a spargere per ultime sulla parte superiore del suo seno.Alle narici di lei saliva il sapore acre dello sperma che la stuzzicò al punto di leccarsi le labbra sperando di raccogliere un po’ di quel sapore salato. Notandolo, Francesco le porse il preservativo capovolto che lei leccò avidamente finchè fu sporco solo della sua saliva.«Ne vuoi dell’altro, per il resto del corpo?» chiese lui con fare premuroso.«Davvero non sei ancora stanco?» chiese stupendosi della sua virilità, cosa che gli fece molto piacere.«Sì, basta solo che ti dia da fare in qualche modo per averlo!» assicurò lui speranzoso di qualche gioco interessante.La sua fantasia finì ancora una volta per incuriosirlo e provocarlo: «Mettiti a carponi, mi è venuta un’idea» disse rialzandosi con entusiasmo mentre si apprestava ad ubbidire. Quando fu in quella posizione lei si distese sopra, sulla sua schiena, appoggiando l’inguine al suo sedere.«Bene schiavo, ora sarò io a dominarti e a scoparti, tu dovrai sottostare in tutto e per tutto alla tua padrona» introdusse quel gioco, evidentemente una recita, con voce autoritaria.«Sì, signora» rispose lui stando al gioco mentre cominciava ad avere un’erezione per il continuo strofinio del pube di lei sul proprio sedere e anche per quelle parole.«Vediamo, barbaro, se le ragazze delle tue terre ti hanno insegnato a usare il randello che hai fra le gambe» disse impugnandolo con la sinistra mentre la destra raccoglieva i suoi coglioni, stringendoli e giocherellandoci: l’altra mano intanto iniziava a masturbarlo piano.«Ti hanno mai toccato così?».«Sì, ma senza cavalcarmi come fate voi».«E chi è che lo fa?».«Le mie sorelle e le mie cugine».«Siete proprio dei rozzi e incivili, per abbandonarsi all’incesto!».«Ma giochiamo solamente: il loro fiore viene conservato per la prima notte di nozze».Ormai con la sua vagina gli aveva imperlato con un velo sottile di umidità la zona del culo dov’era passata.«Bene, ora siediti e appoggiati sulle braccia. Indietro con la schiena!» ordinò superba ammirando il cazzo duro che puntava in alto. Prese un altro profilattico e lo calò lentamente sull’asta.«Cos’è?» chiese per metterla in crisi.«Budella di bue. Serve a non farmi restare incinta da uno schifoso schiavo teutonico».Con abilità si sedette su di lui, appoggiandosi anche lei indietro con le braccia e cominciando a muoversi su di lui, che rispondeva con prontezza.Mara mostrò tutta l’esperienza che aveva accumulato con i precedenti ragazzi, stringendolo con i suoi muscoli interni fino a farlo gemere a quella dolce tortura.«Hai visto di cosa sono capace?» chiese superba.Lui si piegò in avanti, ghermendole i seni e cercando la bocca che lei ritraeva: «Sì padrona, siete una maestra dell’arte dell’amore. Vi prego, fatemi venire!».«No, non così, la mia figa non può essere concessa al seme di un barbaro, nemmeno con il condor!» disse togliendosi da lui e mettendogli a nudo pure il cazzo sfilandogli il preservativo. Si distese sul ragazzo a baciargli i capezzoli strofinandosi sapientemente il membro sul ventre, ma era ancora troppo presto perché venisse, nonostante l’eccitazione. Mara si distese perciò supina e gli ordinò: «Strusciati sulla mia schiena!».Un attimo dopo Francesco le era a cavalcioni, le mani sulle spalle, a muovere il bacino sulla sua schiena.Quando lei gli disse: «Ora sul culo, ma senza entrare!» gli venne un brivido, ma ubbidì ancora. Com’era eccitante strofinarlo fra i glutei, sfiorando l’ano! Spera di venirle proprio lì e poi massaggiarla mentre rimaneva distesa di pancia. Mara invece lo fece rialzare e distendere di schiena per tornare a stuzzicarlo, ormai prossimo all’orgasmo, con il suo ventre.«Eccomi, sto per innaffiarti!» urlò quasi.«Bagnami tutta coi tuoi succhi, fammi una doccia!» lo incoraggiò mentre lo sperma iniziava a flottarle sulla pancia. L’orgasmo fu intenso pur non farlo urlare come i precedenti, si rialzò subito per spalmarle, come promesso, l’abbondante chiazza di sperma sulla pancia e sui seni.La ragazza lo baciò sulle labbra una, due, tre vole, senza posa, ringraziandolo per aver realizzato quel suo desiderio. Erano nuovamente distesi fianco a fianco, abbracciati mentre le loro gambe si intrecciavano pur senza che lui la penetrasse.Non ci volle molto perché il sonno cadesse su di loro, uno dopo l’altro, senza che aprissero gli occhi fino al squillo dell’allarme dell’orologio. Entrambi si guardarono con un ampio sorriso: «Buongiorno» fece lui.«Buongiorno caro» lo salutò lei a sua volta.Francesco le avrebbe proposto volentieri la scopatina del risveglio, ma si sentiva il pene leggermente indolenzito dall’attività di quella notte. Si accontentò di toccarla un po’ ovunque, facendole scivolare anche una mano fra le gambe.Non furono che brevi carezze affettuose che presto terminarono: quello era l’ultimo giorno della loro breve vacanza, anzi, le ultime ore che intendevano occupare andando in spiaggia, poiché alle sette il treno ripartiva per riportarli a casa a sera inoltrata.«Ho bisogno di una doccia, l’ultima me l’hai fatta tu con lo sperma» disse Mara di buon umore.«Anch’io» ammise lui dopo una risata. Ancora l’idea di una scopata in doccia lo stuzzicò, però non era il caso.Lei si alzò cercando l’accappatoio che si infilò sul corpo nudo, prese con sé il costume e il beauty: uscendo dalla tenda lo invitò ad affrettarsi.Com’era prevedibile le docce erano deserte come tutto il resto del campeggio: in un attimo furono pronti anche perché stavolta usarono ognuno un bagno differente. Subito dopo si affrettarono anche a smontare la piccola tenda e a preparare gli zaini, portandoseli poi con loro in spiaggia.Si misero a prendere il sole per l’ultima volta, ma non passò molto che decisero di andare a salutare gli amici conosciuti in quei giorni. Si avviarono prima dalla compagnia conosciuta il pomeriggio precedente che alloggiava nel loro stesso campeggio. Camminando fra la gente scorsero Giulia e Marco distesi al sole a pochi metri da loro, si guardarono e dissero: «Andiamo».«Ciao Giulia, ciao Marco».«Ciao ragazzi, come va?»«Passavamo di qua e abbiamo pensato di venire a salutarvi, partiamo prima di cena».«Di già? Oh, è vero, mi dispiace. Ci sentiamo allora?» chiese Giulia alzandosi e facendo sobbalzare i suoi abbondanti seni sempre scoperti.«Certamente, vi lascio anche il mio numero» disse Mara dettando il telefono di casa.«Fate buone scopate stanotte?» chiese Giulia ammiccando maliziosamente.«Sì, fantastico» risposero praticamente in coro. «E voi?» incalzò Mara.«Non abbiamo praticamente mai smesso!» esclamò felice.«La cabina è stata un’idea grandiosa: abbiamo fatto un salto anche prima. Purtroppo ci si deve rassegnare a farlo in piedi o al più seduti» ammise Giulia.«Non è che la canadese si tanto più confortevole» fece notare Francesco.«Ma non via andrebbe di provare? Da soli, s’intende?» propose loro Marco.«Ma sì, una scopatine in questa spiaggia affollata dovete sperimentarla! Ecco le chiavi!» fece Giulia porgendole.«Ma no, grazie mille comunque Giulia…» rispose leggermente imbarazzata lei mentre il fidanzato cercava di rifiutare ugualmente senza offenderli.«Dai, non fate complimenti» insisterono prima Marco e poi lei, al punto che gli altri due ragazzi si videro costretti ad accettare la loro gentile offerta.Ancora leggermente imbarazzati e a disagio si avviarono verso la cabina in questione, aprirono e poi si chiusero dentro. In intimità, molto più a loro agio, si lasciarono andare all’ardore della passione divorandosi vicendevolmente di baci infuocati. Erano le quattro e mezza, lui ormai era pronto a una nuova cavalcata anche grazie alla situazione particolare che lo aveva eccitato. Mentre lui si inginocchiava ai suoi piedi scostandole un po’ il costume per mettere il mostra il sesso di lei, Mara si ricordò di una cosa.«I preservativi!» esclamò.“Oh, no!» pensò lui, “proprio adesso”. Gli occhi di lei caddero però su una mensola, che insieme ad una panchetta di legno era l’unico elemento d’arredo della cabina: c’era una scatola aperta, qualche confezione chiusa sparsa fra le altre cose sulla mensola. Certamente Giulia e Marco non si sarebbe offesi se avessero fatto ricorso alla loro abbondante scorta di profilattici.Tranquillizzato da quella scoperta, Francesco andò a avanti, carezzandole il triangolo segoso e infilando un dito fra le labbra del sesso. Lo stuzzicò sapientemente e presto aggiunse anche la bocca per essere sicuro che si eccitasse. Non occorrevano tuttavia molte attenzioni in quei giorni perché si lubrificasse e i succhi prendessero a scorrere fino alle sue cosce.Desideroso di qualcosa di più ed eccitato si rialzò, infilandole le mani sotto le coppe del reggiseno scoprendole i seni con le mani e palpandoli con ardore. Quando smise glieli scoprì e la strinse a sé, premendole l’erezione stretta nel costume contro il suo monte di Venere. Si baciarono ancora stringendosi mentre lui le slacciava il reggiseno che lei fece cadere a terra con un rapido movimento. Mara corse con le mani al suo membro facendolo uscire da uno dei buchi per le gambe del suo slip e masturbandolo lentamente mentre veniva sditalinata con più decisione dalla sinistra di lui arrivata sotto il suo costume.Ormai erano entrambi pronti a fare di nuovo l’amore e stavolta fu lui ad avere la lucidità di sottrarsi per un attimo alle carezze di lei e infilarsi un preservativo senza curarsi tanto di indossare ancora il costume.Lo stesso fece lei, di proposito, per farlo in modo inusuale, ma scostò appena il bordo delle mutandine esattamente come lui. Francesco la inchiodò alla parete di legno con ardore, lei lo assecondò felice cingendogli le natiche, spingendolo maggiormente a sé. Per un attimo temette che intendesse penetrargli l’ano come quella notte e che per questo ancora gli bruciava.Aveva alzato le braccia sopra la testa, appoggiando le mani a palmi aperti sulla parete di legno e scopandola più lentamente. Dopo un po’, fra un bacio e l’altro, cambiarono posizione: lei si girò, offrendogli lo spettacolo della sua schiena nuda e delle natiche ancora fasciate dallo slipino.Francesco scostò appena il necessario l’indumento e tornò a penetrare la sua fighetta fradicia con suo sommo piacere, mal celato da mugoli e gemiti sommessi per non farsi scoprire dagli altri bagnanti. In quella posizione lei godeva più intensamente, anche grazie alle attenzioni che lui stava rivolgendo ai suoi seni. Muoveva i fianchi all’irresistibile ritmo che lui imponeva fino a sciogliersi quasi all’improvviso, rilassando i muscoli pur senza urletti o mugolii.«Sono venuta, è stato bellissimo, grazie!» annunciò felice.«Ora tocca a te, abbandonati, vienimi in figa, aprimi» gli sussurrò piano all’orecchio in modo che solo lui potesse sentire: era la prima volta che lo stuzzicava con quel linguaggio sconcio da battona di basso rango, era ansiosa di sapere come avrebbe reagito.«Sì, dimmi ancora queste paroline, ti accontenterò» rispose lui eccitato, sempre a voce bassissima.«Voglio che mi sfondi, che mi riversi il tuo nettare caldo nel profilattico, poi lo berrò: dicono che sia così nutriente…».«Ma dove hai imparato certe frasi?» chiese lui curioso.«Da un mio ex, gli piaceva che dicessi le parolacce» confessò.«Piace anche a me» ammise senza gelosia.«Allora monta sempre di più la tua cavalla, bello stallone, sfondami col tuo arnese gigantesco. Lasciati andare al piacere…».Cominciò a venire proprio in quell’istante, con un primo fiotto di seme mentre la sentiva contrarsi a sua volta in preda al proprio orgasmo. Solo quando si calmò un attimo poté essere contento di quell’orgasmo pressoché simultaneo mentre lei teneva fede alle parole dette poco prima e andava a cercare il preservativo gonfio di liquido. La sua lingua guizzò avida raccogliendolo mentre lui assisteva incredulo a occhi spalancati la scena. Sorridendo e leccando pulì il preservativo, inghiottendo vistosamente. Gli rimise a posto il pene, tornato a dimensioni normali e si riallacciò il reggiseno. Non passarono che pochi secondi ed erano di nuovo sotto il sole battente, che colpì i loro occhi abituatisi alla penombra della cabina.Riconsegnarono le chiavi alla coppia di amici che li accolsero sorridenti, scambiando ancora qualche battuta.«Mara, ma toglimi una curiosità: hai mai provato il topless?» le chiese la solita Giulia.«No, a dire la verità no» ammise candidamente la ragazza.«Che ne diresti di provare? Ti dà un senso di libertà, poi è divertente vedere quanti uomini ti fissano là sulle tette» la incoraggiò spingendo avanti il suo giunonico seno dai capezzoli chiari su cui spesso si erano appoggiati anche gli sguardi di Francesco. «In più staresti bene, hai davvero un bel seno».«Perché no?» chiese a voce alta Mara, le cui inibizioni erano via via cadute in quei giorni. «Che ne dici?» fece rivolta al suo lui, cercandone l’approvazione.«Se lo desideri si potrebbe fare…» disse dando il via libera, curioso di vederla a seno scoperto in una spiaggia affollata. Mara portò allora le mani dietro la schiena e un attimo dopo i suoi seni erano nudi, esposti al sole e a mille sguardi.«Però, niente male. Stanno su che è un piacere, poi ha dei capezzoli molto sexy» si complimentò per primo Marco.«Grazie!» rispose lei semplicemente mentre anche Giulia e Francesco le facevano dei complimenti.Verso le seri salutarono con baci e abbracci la coppia di amici: l’abbraccio di Giulia a Francesco fu particolarmente caloroso e lui si godette lo splendido contatto del suo torace con i bei seni di lei, avvertendone i capezzoli appoggiati contro di lui. Arrivarono finalmente a salutare gli altri ragazzi: quanti nel frattempo si erano voltati lungo il cammino a fissare le tette al vento di Mara!Nessuno di loro si scandalizzò a vedere la ragazza in topless, pur stupendosi di ciò. Anche Martina faceva bella mostra delle sue tette e, al momento dei saluti, si scusò dell’inconveniente della mattina. Fra baci e abbracci, i ragazzi fecero praticamente a gara per strusciarsi addosso un attimo di più le belle tette di Mara.La coppia passò infine per un rapido saluto dalla compagnia di Claudio, ringraziandolo per la festa e alle seri e mezza si rivestirono (a malincuore di Francesco che volentieri l’avrebbe ammirata in topless fino a casa). Lui indossò un completino corto, lei reggiseno nero, canottierina e shorts.Raccolsero in fretta i bagagli e arrivarono alla stazione addirittura in anticipo di dieci minuti buoni, mentre il treno, immancabilmente, giunse un po’ in ritardo.Fu un viaggio tranquillo: qualche bacio, molti progetti. Ormai non potevano più rinchiudersi in quella stazione, avrebbero preso il treno per vedersi tranquillamente nei paesi più o meno vicini o in città. Qualche volta lui avrebbe potuto ottenere la macchina dai suoi, lo stesso lei. Per scopare la cosa era più complicata: oltre a qualche avventura in macchina decisero che avrebbe sperimentato l’ebbrezza dell’aria aperta come la loro prima volta e dei molti campi di grano della campagna dalle loro parti.Scesero al loro paese, i soli del loro treno, che ormai il sole era già tramontato. Guardarono la sala d’aspetto, poi si fissarono: erano alla fine della loro prima vacanza, una vacanza tutto divertimento e soprattutto sesso.«Diamo l’addio in grande stile a questo posto?» propose lui.«Andiamo, ti farò vedere le stelle!» rispose lei decisa, mentre infilavano con i loro zaini la porta del piccolo bagno per l’ultima volta.
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