Cinzia non stava più nella pelle. Il traghetto era già entrato nel porticciolo di Lipari e stava per attraccare; ancora non poteva credere che tutto stava concretizzandosi. La settimana precedente Francesca e Maria, due compagne di classe, erano state a casa sua per festeggiare insieme la fine dell’anno scolastico e la promozione. Tra una chiacchierata ed un’altra, le avevano prospettato di andare insieme con loro in campeggio sulle Eolie per due settimane. – Ed, invece, l’unico vero ostacolo era stato Paolo, il suo ragazzo, tre anni più grande di lei. Le aveva fatto una scenataccia per la gelosia e c’era voluto l’intervento dei genitori per convincerlo a desistere. Lei, però, gli aveva dovuto fare mille promesse come non parlare con ragazzi sconosciuti, non andare in discoteca, non mettersi in monokini, non accettare passaggi, e altre proibizioni che, comunque, aveva accettato ben volentieri. Tanto non si era mai messa in monokini, così come non avrebbe mai accettato di salire nell’auto di uno sconosciuto, e ballare non le piaceva più di tanto. -, aveva concluso Paolo. Quella frase l’aveva mortificata sino a farla piangere. Ma come aveva potuto immaginare una cosa simile? Non lo sapeva che quel poco di sesso che lei conosceva, lo aveva fatto solo con lui? Si erano conosciuti a Maggio, durante la festa di compleanno di Giacomo, un suo compagno di classe. Paolo era lì in quanto collega universitario del fratello maggiore del festeggiato e, pur non volendo mescolarsi con quella ciurmaglia di lattanti, aveva fatto un’apparizione al momento della torta. Era bastato un attimo perché rimanesse folgorato dalla bellezza di Cinzia. Da quel momento non aveva avuto occhi che per lei, sino a quando non era riuscito a ballarci. Poi, convincerla a farsi riaccompagnare a casa da lui, al termine della festa, era stato un gioco da ragazzi. Decisamente più complicato era stato baciarla. Aveva tentato quella sera stessa ma l’imbarazzo che si era disegnato sul volto della giovane lo aveva fatto desistere. – -. Così aveva saputo che lei non aveva fidanzato, né mai lo aveva avuto. Si erano lasciati con la promessa di risentirsi. Era giunto a casa e le aveva telefonato subito, trascorrendo con lei un’ora abbondante di piacevole conversazione. Due giorni dopo, si era fatto trovare fuori dalla scuola all’ora di uscita. In quell’occasione le aveva strappato un si alla proposta di stare insieme e un timido bacio sulle labbra. Poi, finalmente si erano imboscati. Era passato a prenderla a casa per una passeggiata ed un gelato. Invece, aveva diretto la macchina verso il lungomare e quando aveva posteggiato in una zona isolata Cinzia non aveva protestato. Avevano discusso del più e del meno sino al momento in cui lui le aveva preso la testa fra le mani per baciarla dolcemente sulle labbra. Quasi per caso, la sua mano era scivolata sulla gamba della ragazza e lentamente aveva percorso il cammino dal polpaccio all’interno della coscia. Intanto, continuava a baciarla. Cinzia non aveva reagito e Paolo, col timore di rompere quell’incantesimo, aveva scostato con leggerezza il bordo delle mutandine, accarezzandole la peluria setata. Tenuemente, aveva passato e ripassato le dita sopra la fessura fin quando non le aveva sentite impregnate dal succo della ragazza. A quel punto, ne aveva spinto uno leggermente dentro. Da lì a poco Cinzia avrebbe avuto il suo primo orgasmo. Era ancora col fiatone, cercando di riprendersi, quando Paolo le aveva preso una mano fra le sue, portandosela in mezzo alle gambe. Così aveva fatto conoscenza col suo cazzo, un manganello di notevoli dimensioni completamente scappellato. Aveva iniziato a muovere la mano su quell’arnese, guidata da quelle di Paolo. L’eccitazione della situazione ed il fatto di avere un cazzo in mano l’avevano completamente ubriacata e se Paolo non l’avesse frenata più di una volta, avrebbe seguito un ritmo forsennato. In quel modo, invece, benché da mano inesperta, Paolo era riuscito a farsi masturbare a lungo. Solo dopo una ventina di minuti di ritmi alterni era venuto copiosamente. Da quel giorno, le loro uscite avevano sempre previsto un momento di intimità. Cinzia aveva avuto modo di conoscere i piaceri che gli procurava la lingua di Paolo e si era ripromessa più volte di ricambiare il favore, ma, appena ci provava, i conati erano tali da dovere rinunziare a tutto. Così, dopo un paio di tentativi, Paolo aveva preferito optare per delle salutari seghe. Come da accordi, alle sette del pomeriggio lo aveva chiamato a casa. Lui doveva ancora sostenere un esame all’Università. -. Era stato affettuosissimo e premuroso. Le aveva chiesto del viaggio; di com’era il campeggio; se la spiaggia era lontana o meno. Tutto era andato per il meglio sino a quando non le aveva chiesto, con tono scherzoso: – Il silenzio della ragazza, però, lo aveva insospettito. Alla fine, lei aveva ceduto e ammesso la sua impudenza. Poco dopo essere giunte nel campeggio, erano state avvicinate da un gruppo di napoletani mentre stavano montando la loro tenda. Quei sei avevano fatto tanto di quel casino sino a quando lei e le sue amiche non gli avevano permesso di aiutarle. Da lì a sedersi nel bar del campeggio tutti insieme il passo era stato breve. -. Lo aveva salutato col cuore a mille. Come avrebbe potuto dirgli che il programma serale prevedeva una pizza in compagnia di quei ragazzi? Ma poi, che male c’era?
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