(vedi episodio precedente ‘Il sapore della frusta’) Landoni aveva ragione. Durante la settimana che era seguita Gianni aveva attraversato una specie d’inferno che gli aveva fatto sembrare le sue angosce precedenti roba da nulla. Almeno una dozzina di volte aveva preso in mano il telefono per chiamare Landoni e dirgli che aveva cambiato idea: ma così come era stato incapace di girare la maniglia della porta dell’ufficio del grassone e uscire, altrettanto era stato incapace di formare il numero che lo avrebbe messo in contatto con lui. Alla fine, aveva deciso di rinunciare alla lotta. Aveva continuato a occuparsi dei suoi affari quotidiani, sforzandosi di pensare il meno possibile.Landoni gli aveva presentato i suoi due ‘aiutanti’. Si trattava di due tipi dall’aspetto deciso, due duri, e Gianni era certo che sapessero fare il loro ‘mestiere’. Quello che si chiamava Ricci era piccolo e robusto, con lisci capelli neri. L’altro era alto e biondiccio, con un astuto sogghigno che gli deformava l’angolo della bocca. Si chiamava Nardi.Il Grassone gli aveva dato poi le ultime informazioni. * La famiglia si chiama Cassini, – aveva detto. – Il nome di battesimo della moglie è Anna; quello delle figlie Natalie e Marina. – Aveva dato loro l’indirizzo della villa e spiegato come potevano arrivarci.* Possiede una pistola, signor Marelli? – aveva chiesto infine.Gianni aveva scosso il capo.* Uno di questi signori gliene fornirà una. Naturalmente ognuno dovrà essere armato. Sono certo che non devo darvi alcun consiglio circa le armi, così come altro materiale come corde, fruste e via dicendo, di cui avrete bisogno. Ricordatevi che, una volta nella casa, non dovrete lasciarla prima di aver finito. Non fate nulla che possa richiamare l’attenzione dal di fuori come tagliare fili del telefono per esempio. Se il telefono suona fate rispondere una delle donne, sotto vostra sorveglianza. Le donne devono essere sempre controllate naturalmente. Ricordatevi sempre che una donna prigioniera è infida come una tigre in gabbia. Sarebbe forse meglio tenerle costantemente insieme; ma a questo proposito potrete comportarvi secondo quanto dettano le circostanze. -Si era appoggiato alla spalliera della poltrona.* Il signor Cassini partirà per Chicago la sera di domenica prossima per tornare la domenica seguente. Sarebbe opportuno che voi vi recaste la lunedì. Al signor Marelli spetteranno le decisioni, naturalmente, dal momento che paga la spedizione. La qual cosa mi ricorda, signor Marelli: mi manderà l’assegno prima che tutto cominci, vuole essere così gentile?… – … Così, la sera del lunedì seguente, Gianni si dirigeva verso T******* con Ricci e Nardi. Ricci guidava. L’aria era fresca e piovosa e l’auto correva silenziosa nella notte. Ora che aveva superato il punto che non ha ritorno i suoi dubbi erano sepolti da un’eccitazione che cresceva sempre di più. Almeno, i suoi desideri ossessivi si sarebbero realizzati. Il pensiero delle tre donne sole e indifese e di quello che sarebbe accaduto loro faceva sì che il suo cuore battesse più in fretta e il suo respiro diventasse affannoso.Trovarono la grande, lussuosa villa senza difficoltà. Essa sorgeva molto distante dalla strada, nè vi erano altri edifici lì vicino. Come stabilito in precedenza, Gianni e Nardi si diressero verso l’ingresso principale della casa mentre Ricci portava l’auto sul retro.Gianni suonò il campanello. Dopo poco la porta venne aperta da una ragazzina molto graziosa che sorrise educatamente. Il corpo della ragazza era ben sviluppato e sulle sue spalle ricadeva una massa di lunghi capelli castano chiari.* Si? – disse.I due uomini la spinsero da parte rudemente ed entrarono in casa. Gianni chiuse la porta dietro di sè.* Ehi! – disse lei indignata. Stava per protestare ancora ma si fermò quando i due uomini estrassero le pistole. I suoi occhi si spalancarono, le sue mani salirono alla bocca per soffocare un grido.* Dentro! – disse Gianni. Si trovarono in una specie di anticamera e spinsero la ragazza spaventata in salotto. Qui, una donna che era ovviamente Anna Cassini si alzò da una poltrona vedendoli entrare. Anche lei soffocò un grido davanti alle armi spianate. Si trattava di una donna molto bella con una capigliatura corvina. Gianni conosceva la sua età, trentasette anni come Landoni gli aveva detto, restò pertanto stupito dalla sua figura giovanile e flessuosa. Certo la donna doveva dedicare molto tempo alla cura della sua persona, pensò; ma se lo poteva permettere.Le due donne erano come paralizzate dalla sorpresa e dalla paura. Gianni si guardò intorno. La stanza era grande e lussuosamente ammobiliata. Una scala su un lato doveva portare al piano superiore.* Dov’è l’altra? – chiese.Proprio in quel momento si udì una voce dal piano superiore:* Chi ha suonato Marina? – e una giovane donna fece la sua apparizione sulle scale. Si fermò tuttavia a metà strada quando scorse gli uomini. La sua altezza era di poco superiore alla media e la figura slanciata, i seni erano ampi e sporgevano contro il tessuto dell’abito, aveva i capelli neri raccolti a crocchia sulla nuca. Il suo volto, pensò Gianni, era estremamente seducente.* Bene! – disse. – Questa deve essere Natalie. Scendi qui con noi piccola. -La ragazza scese lentamente gli scalini. Era diventata pallida.* Chi siete? – chiese con voce ferma.Gianni fece un cenno a Nardi che andò a cercare la porta posteriore per fare entrare Ricci. Quando tornarono Ricci portava alcuni rotoli di corda e altri oggetti. Gianni si rivolse alle tre donne.* Bene signore, abbiamo intenzione di fermarci qui per un po’, – disse. – Di dirigere l’andamento della casa e… voi. E’ meglio perciò che ubbidiate senza discutere. Nessun grido, nessun tentativo di scappare. Non esiteremo a spararvi addosso se lo fate. -Natalie lo osservava diffidente mentre lui parlava, ma le altre due sembravano sull’orlo di una crisi nervosa.* E’ meglio che blocchiamo loro le mani per adesso, – disse Gianni. Tenne le donne sotto la minaccia della pistola mentre Nardi e Ricci eseguivano l’ordine. Natalie cercò di divincolarsi mentre Nardi le afferrava i polsi.* Chi credete di essere! – chiese con gli occhi che mandavano fiamme.* Sta’ zitta! – rispose Gianni. La minacciò con la pistola mentre Nardi finiva di legarle i polsi. Ricci aveva già sistemato le altre due.Una grande sensazione di potere s’impadronì di Gianni ora che teneva le donne completamente nelle sue mani. Il sangue gli salì alla testa. Avvicinatosi alla ragazza più giovane, Marina, che gli stava più vicina, sollevò la mano e cominciò a carezzarle il seno. Lei tremava e cercava di ritrarsi. Improvvisamente lui strinse le dita a gancio e cominciò a stringere. La ragazza gridò. Ci fu un altro grido di protesta da parte della madre. Ma Natalie, alla quale aver le mani bloccate non aveva apparentemente indebolito la forza d’animo e l’indignazione, fece un passo avanti.* Smettetela! – esclamò fieramente. – Non potete comportarvi in questo modo! Fuori di qui! Andatevene! -Gianni si girò lentamente verso di lei, col viso contratto, il suo braccio scattò all’improvviso e la sua mano la colpì con un violento ceffone. Poi, dopo aver chiuso il pugno, le inferse un colpo, con tutta la forza, nello stomaco.La ragazza si piegò su se stessa e cadde sul pavimento senza fiato. Le altre due donne urlarono. Ci fu un rimescolio nel suo sangue. Sentì una gioia cupa impossessarsi di tutto il suo essere. ‘Questo’ era ciò che voleva. ‘Questo’ era ciò che doveva avere. ‘Questo’ valeva non importa cosa.Si piegò sul corpo raggomitolato della ragazza e la girò sulla schiena. Lei respirava ancora a fatica. * Si che possiamo, – disse Gianni e la sua voce tremava un poco. – Si che possiamo, Natalie. -Afferrò l’orlo del suo vestito dalla parte delle spalle e dette uno strappo. La stoffa si stracciò fino alla vita.* Possiamo fare tutto ciò che vogliamo, – disse afferrando la coppa del reggipetto di lei e tirando finchè anch’esso non venne strappato via. Apparvero le giovani tette piene. Marina e sua madre gemevano sommessamente. Nardi e Ricci guardavano voraci mentre il loro respiro si faceva affannoso. Gianni pose una mano su ognuno dei due seni.* Visto? – disse. Strinse più forte che potè. – Visto, Natalie? -La ragazza emetteva ora lievi lamenti. Le sue gambe si contorcevano sul pavimento, la gonna si era arrotolata verso l’alto, mettendo in mostra le belle cosce tornite. Gianni la lasciò andare alzandosi. Anche lui respirava affannosamente.* Va bene, – disse. – Prima questa. Sopra. Portiamole tutte sopra. – Si piegò e fece alzare la ragazza.Scortarono le tre donne al piano superiore. Natalie aveva il vestito stracciato che le penzolava ai fianchi, il suo seno nudo andava in su e giù mentre lei camminava. In cima alle scale vi era un lungo corridoio. Su un lato vi era una porta aperta.* E’ la tua stanza? – chiese Gianni a Natalie.La ragazza, il cui respiro era ancora difficile, non gli rispose subito; ma quando lui le si fece vicino, annuì. Lui la condusse nella stanza facendo cenno agli altri di seguirlo.Si trattava di una stanza di media grandezza con un letto e i soliti gingilli femminili sparsi sui mobili. Gianni dette una breve occhiata intorno, poi si rivolse alla ragazza seminuda.* Ora, Natalie, – disse a bassa voce.La ragazza indietreggiò, con gli occhi pieni di paura. A un cenno di Gianni, Ricci si avvicinò per aiutarlo mentre Nardi teneva a bada le altre due. Gianni e il suo aiutante afferrarono la ragazza urlante e, incuranti dei suoi disperati tentativi per divincolarsi, la portarono sul letto. Gianni sciolse le corde che le stringevano le braccia dietro la schiena e le legò i polsi ai rispettivi angoli del letto. Altrettanto fece Ricci con le caviglie. Quando ebbero finito, lei giaceva schiumante, braccia e gambe spalancate, completamente indifesa e vulnerabile.Gianni le si fece sopra. Paura e diffidenza erano parimenti presenti negli occhi di lei. Il suo seno si alzava e si abbassava seguendo il suo respiro affannoso. Lui allungò una mano e afferrò il lembo della sua gonna sollevandolo fino alla giuntura delle cosce.* Belle gambe, Natalie, – disse. Appoggiò le sue mani all’interno delle cosce e le fece scorrere sulla carne elastica e liscia sempre più in alto…* No!… – gridò Natalie improvvisamente e cominciò ad agitarsi cercando di sottrarsi a quel contatto. Lui le sorrise e tenne le mani dove si trovavano per qualche istante, poi le fece risalire alla vita della ragazza e, afferrata la gonna alla cintura, tirò con forza. La stoffa si strappò da cima a fondo. Afferrò allora le mutandine di nylon, l’ultimo capo di vestiario che ancora la ricopriva.* Nooo! – gridò ancora la ragazza. Le sue mani e le sue gambe si tesero, in ogni muscolo, nel disperato tentativo di rompere i legami, ma non c’era nulla da fare. Le mutandine vennero strappate con estrema facilità, e lei giacque nuda e tremante davanti a loro.Gianni udì uno degli uomini ansimare per l’eccitazione. La sua stessa passione crebbe fino a diventare intollerabile mentre osservava l’inutile lotta della giovane donna legata. Gli girava la testa. Si sedette sul bordo del letto e le mise una mano sul monte di venere posandola sul pelo serico e scuro. La guardò poi negli occhi.* Sto per violentarti, bambina, – le disse. Lei chiuse gli occhi e scosse la testa.* No! – gemette inutilmente. L’altra mano di Gianni si richiuse su un seno di lei, che smise di lamentarsi e cominciò a urlare di dolore.Gianni la lasciò, si alzò in piedi e cominciò a svestirsi. Non gli importava affatto degli altri che stavano guardando, non gli importava di niente al mondo. ‘Questa’ era la sua vita. Non ci sarebbe stato ritorno per lui. Quando fu nudo, montò sul letto e si distese sul corpo della ragazza che ora si agitava disperatamente. Eccitato, come più non avrebbe potuto essere, la penetrò senza preliminari affondando in lei con violenza. Natalie urlò di dolore e cominciò a singhiozzare.Il suo piacere selvaggio salì sempre di più mentre sentiva sotto di se il corpo impotente della ragazza che si divincolava e ascoltava i suoi singhiozzi. Si ricordò di quando aveva creduto di violentare Viviana, ma si trattava di un’illusione. Al contrario, la ragazza che piangeva sotto di lui non provava alcun piacere, alcuna gioia: odiava invece ogni secondo di questa violenta intrusione nella sua carne.Era troppo eccitato per resistere. Venne in un mugolio di passione. Dopo un minuto si alzò, respirando affannosamente.* Okay ragazzi, – disse. – E’ tutta vostra. – Andò a prendersi una sigaretta e si sedette ai piedi del letto. Nardi si fece avanti e cominciò a spogliarsi.Si era talmente eccitato, guardando Gianni, che in poco tempo ebbe finito. Natalie gridò di nuovo quando venne penetrata e l’uomo cominciò a fotterla velocemente muovendosi meccanicamente su di lei. Gianni, fumando la sua sigaretta, guardò verso Ricci. L’uomo era fermo accanto a Marina con la pistola in una mano e l’altra che carezzava il seno della fanciulla mentre osservava i due sul letto. La ragazza si mordeva le labbra mentre lacrime di vergogna scivolavano sulle sue guance. Sua madre aveva il viso girato per non vedere.Quando anche Nardi ebbe finito, Gianni si fece dare la pistola da Ricci che si spogliò a sua volta. Quando fu nudo Gianni spalancò gli occhi meravigliato, l’uomo era dotato di un pene ben superiore alla media, di notevoli proporzioni. Ricci, tuttavia, non si sdraiò sulla ragazza, ma andò al capo del letto e si inginocchiò accanto al volto di lei.* Apri la bocca, angiolo, – disse.La ragazza emise un suono terrificante e girò il capo dall’altra parte. Ricci stava per afferrarla per i capelli ma Gianni gli fece cenno di attendere. Senza preavviso le spense la sigaretta contro lo stomaco, proprio sotto l’ombelico.Natalie urlò a squarciagola per il dolore. I suoi occhi si spalancarono e fissarono Gianni con orrore.Gianni riaccese la sigaretta.* Questo è per non avere obbedito, Natalie, – disse. – Devi imparare a essere brava. Obbedisci al signore. -* Per favore, – si lamentò la ragazza. – Per favore. -Gianni sospirò. Abbassò di nuovo la sigaretta, questa volta verso le gambe. Simona si contorse freneticamente, nel vano tentativo di evitarla, ma lui ne spense la brace, lentamente adesso, contro l’interno di una coscia.Lei gridò più forte, e più a lungo, mentre il suo corpo si arcuava per il dolore. Ricadde semisvenuta, lamentandosi, ma quando vide che Gianni accendeva di nuovo la sigaretta ebbe come un tremito e girò di scatto la testa dalla parte di Ricci. L’uomo era inginocchiato sul bordo accanto a lei, che dovette sforzarsi disperatamente con il collo per arrivare alla sua verga eretta. Alla fine riuscì a raggiungerla. Lui si irrigidì mentre le labbra della ragazza ne carezzavano la punta.Ricci non fece alcun movimento per aiutarlo, ma rimase immobile mentre lei lo carezzava in questo modo. Per alcuni istanti, non ci fu alcun rumore nella stanza, ad eccezione del respiro pesante di Ricci e dei suoi mugolii. Poi l’uomo si sollevò e si mise a cavalcioni sulla ragazza infilandole il membro tutto dentro la sua bocca, slargandola e spingendolo fino in fondo alla gola. Rimase fermo così per alcuni istanti, mentre Natalie tossiva e arcuava i fianchi nel vano tentativo di espellerlo per poter prendere fiato, poi, quando la ragazza era sul punto di credere di stare per morire soffocata, si tirò fuori di un bel po’, facendola rifiatare e quindi cominciò a farlo scorrere su e giù dentro la sua bocca. Gianni osservava la scena e vedeva quel pene massiccio scopare la bocca della ragazza che riusciva a contenerlo a fatica, mentre le lacrime le colavano lungo le gote.Alla fine, Ricci ebbe un sussulto più forte, il suo corpo fu scosso da un tremito e si scaricò dentro la bocca della ragazza, poi si trasse indietro. La testa di Natalie ricadde sul letto mentre la ragazza tossiva ed era scossa da profondi singulti. Rivoli di sperma le scendevano ai lati della bocca. Gianni le andò vicino.* Questo è tutto per adesso, Natalie, – le disse. – Ma è solo l’inizio, bambina. Solo l’inizio. -Si voltò poi verso le altre due donne che erano rimaste immobili, polsi legati dietro la schiena, dall’altra parte della stanza.* Una è sistemata, – disse. – Ce ne restano due. – Un po’ più tardi i tre uomini se ne stavano seduti in salotto rilassandosi con un eccellente whisky che avevano trovato nel mobile bar. Erano passate da poco le dieci. Anna e Marina erano sedute sul divano con i polsi legati. Avevano lasciato Natalie legata al letto, al piano superiore, dopo essersi accertati della saldezza dei nodi. Gli uomini non si erano preoccupati di rivestirsi. Gianni aveva dato a Ricci il compito di tenere le pistole. L’uomo ne teneva una a portata di mano, pronta per essere usata, e le altre se le portava in una piccola borsa che aveva trovato in un cassetto.Anna Cassini, che per un certo tempo era sembrata completamente travolta dallo shock, aveva adesso recuperato un po’ del suo equilibrio. Parlò rivolgendosi a Gianni.* Vi prego, – disse, – chiunque siate, vi prego, lasciateci in pace. Prendete quello che vi pare. C’è del denaro nella cassaforte, dei gioielli, qualunque cosa. Prendeteli e andate. – * Credo che voglia liberarsi di noi, – disse Nardi.* Non è possibile, Anna, – le rispose Gianni. – Vedi abbiamo pianificato tutto per restare quì un po’ di tempo. Mi dispiace. Oltre tutto, non è il denaro che cerchiamo. Ciò che cerchiamo… be’… si tratta di qualcosa di più personale. -* Si, – intervenne Ricci. – Qualcosa come quello che ci ha dato Natalie. -La donna stava per parlare di nuovo quando il telefono squillò.* Chi diavolo può essere? – chiese Ricci.* Forse è il marito che chiama da Chicago, – disse Gianni. Si avvicinò al divano e fece alzare Marina. * Tienila ferma, – disse a Ricci. – Infilale la pistola in bocca. – Poi rivolto ad Anna:* Tu risponderai al telefono. – Intanto le scioglieva i polsi. – Sii naturale. Racconta che le ragazze sono fuori. Se dici una parola sbagliata faccio saltare le cervella a tua figlia, intesi? -La donna annuì tremando e si avviò al telefono.* Vai a sentire quello che dice dall’altra derivazione al piano di sopra, – disse Gianni rivolto a Nardi e l’uomo salì di corsa le scale per fare quello che Gianni gli aveva detto.* Pronto, – disse lei, – pronto caro… Sei tu… Si… Si… Sto bene… Come è andato il viaggio?… Si… Mi fa piacere. No, le ragazze non sono a casa. Sono… Sono andate al cinema in città… Cosa fai domani?… Il tuo discorso… Si… Buona fortuna… Va bene… Si caro… Grazie di avermi chiamato… Ciao. – Appese il ricevitore.* E’ stato breve e affettuoso. – disse Gianni. – Tuttavia non sembrava che tu fossi molto felice di sentirlo. Come ti è parso? – chiese a Nardi che stava tornando al piano di sotto.* Non aveva l’aria di sospettare qualcosa. Aveva una gran fretta, doveva andarsene. -* Spero che non telefoni ogni momento, – disse Gianni.* Vi prego, – disse di nuovo Anna. – Vi prego, mia figlia è molto giovane, non le fate alcun male. E’ una creatura… una creatura innocente. Lasciate stare lei, almeno. Vi prego. -* Be’ adesso, questo vuol dire chiedere non poco, Anna, – disse Gianni. – In fondo Marina ha già diciotto anni, è una donna. Se la lasciamo stare rimani solo tu e Natalie. Questo riduce di molto la nostra dotazione, non ti pare? -* Non….. non m’importa di quello che farete a me, – disse ancora la donna. – Ma Marina è appena una bambina. Vi prego non fatele del male. -* Caspita che bambina! – disse Nardi facendo scorrere lo sguardo sulle curve della ragazza che Ricci teneva ancora ferma.* Perchè non ce lo chiedi gentilmente, Anna? – disse Gianni. – Dopo tutto, siamo i padroni qui, adesso. Ci stai chiedendo un grosso favore, e allora perchè non lo fai appropriatamente? Pregaci. Mettiti in ginocchio e supplicaci. -Anna lo guardò incredula, ma lui la fissò con assoluta serietà. Vi fù un lungo istante di esitazione, poi, lentamente, lei si abbassò sul pavimento e si mise in ginocchio.* Vi supplico, – disse con voce flebile. – Vi supplico, non fate del male a mia figlia. -Gianni fece finta di pensare, poi la guardò in faccia.* Bene, voglio dirti una cosa, Anna, – disse alla fine. – Sarebbe veramente molto spiacevole per noi dover rinunciare a un bel bocconcino come Marina. Devi perciò essere molto obbediente se vuoi che la cosa sia possibile. Naturalmente se non saremo soddisfatti allora peggio per la piccola Marina, è chiaro? -La donna annuì, le tremavano le labbra.* Ecco cosa faremo, – continuò Gianni. – Per ogni cosa di cui io non mi riterrò soddisfatto uno dei miei amici leverà a Marina un capo di vestiario. Non interrompermi Anna. Per ogni cosa che non ci piacerà un capo. E non intendo calzini o scarpe, Anna. Naturalmente quando lei sarà nuda, se non saremo ancora soddisfatti, dovremo pensare…. a qualcosa d’altro, per la piccola Marina. Capito Anna? -La donna annuì nuovamente, chiudendo gli occhi, rassegnata.* Bene. Puoi alzarti adesso. – Appena Anna si fu alzata Gianni si volse verso Ricci. – Metti Marina al sicuro qui, alla ringhiera, -Subito la ragazza venne legata con una corda intorno alla vita e assicurata al piolo in cui terminava la ringhiera delle scale.* Così sarà a portata di mano nel caso ne avessimo bisogno, – disse Gianni. Con un sospiro di soddisfazione andò a sedersi sul divano.* Adesso, Anna, – continuò. – Vediamo, innanzi tutto, come sei fatta. Quale parte per prima? Il seno, immagino. Il seno è sempre importante. Facci vedere le tette, Anna. – La bella faccia della donna divenne rossa come la brace. Ma dopo un’impercettibile esitazione cominciò a sbottonarsi la camicetta. Quando fu aperta, se la tolse e la fece cadere su una sedia. La sua pelle era lievemente abbronzata e ben curata. Le labbra di Anna si strinsero quando portò le mani dietro la schiena e aprì il gancio del reggiseno. Il seno balzò fuori nudo ed elastico.Gianni le fece cenno di avvicinarsi. Le tette erano ampie ma straordinariamente sode e ben fatte, con precisi capezzoli di color marrone. Lui allungò la mano e le toccò lievemente.* Molto graziose, Anna, – le disse. – Ora vai a farti vedere dai miei amici. -Rigidamente, la donna si avvicinò a Nardi che la carezzò un poco e poi a Ricci che usò ambo le mani e strinse le tette abbastanza forte da farla trasalire.* Okay, immagino che non ci siano lamentele per quanto riguarda le tette, Anna. Ora facci vedere le gambe. -Lei arrossì nuovamente e cominciò a tirarsi su la gonna, ma Gianni le disse che avrebbe fatto meglio a togliersela addirittura, e lei obbedì. Le sue gambe erano slanciate, le cosce piene e sode. Lei girò su se stessa, mentre i tre uomini la tastavano a lungo con le mani vogliose.* Molto bene, fino ad adesso, Anna – disse Gianni. – Ora il resto. -Con la mascella contratta lei si abbassò le mutandine e le lasciò scivolare ai suoi piedi.* Un po’ pesante ai fianchi, Anna, – disse Gianni con accento triste, scuotendo la testa. – E poi tutto quel pelo! Potresti curarlo un po’ di più e depilarti ogni tanto. Questo non va troppo bene. Voltati lentamente. -Lei obbedì. Le sue natiche erano armoniose e ben tornite, ancora molto attraenti, ma si potevano notare alcuni piccoli segni di cedimento.* Ho paura che queste non le potremo far passare, Anna – disse Gianni. – Voi cosa dite, ragazzi? -Gli altri due annuirono.* Ricci, leva qualcosa a Marina. -Appena Ricci si avvicinò alla ragazza Anna cominciò a protestare, ma Gianni l’avvertì che i lamenti sarebbero costati soltanto più capi di vestiario tolti a Marina. La fanciulla indossava un golfino di lana abbottonato sul davanti. Lei strillò, quando Ricci lo sbottonò e glielo spinse giù dalle spalle. La stoffa era troppo pesante per poterla stracciare così egli lasciò che pendesse giù dalle sue braccia legate. Il reggiseno di Marina era bianco e si sollevava sotto il respiro affannoso e impaurito della ragazza.* Ora, – disse Gianni a Anna, – vogliamo mettere alla prova la tua obbedienza. Pensate a qualcosa per lei, ragazzi. -* Masturbati, – disse Nardi.Anna guardò incerta e inorridita verso Gianni.* Fai ciò che ti dice, – disse lui in risposta a quello sguardo. – Non esitare, Anna; Marina sta aspettando. Sai come fare, non è vero? -La donna guardò dalla parte della figlia, poi inghiottì a vuoto e si portò le mani tra le cosce. Le gambe si divaricarono e le dita cominciarono a muoversi lentamente dentro e fuori la vagina che appariva tra il pelo folto.I tre uomini guardarono la scena per diversi minuti. A un certo punto Nardi le disse di muoversi più in fretta. Lei obbedì. I suoi occhi chiedevano intanto che la facessero smettere, ma essi lasciarono che continuasse finchè non cominciò a emettere gemiti sommessi. Allora Nardi si alzò e le si avvicinò esponendo il suo membro eretto. Era ovvio che questo spettacolo lo aveva eccitato.* Ora tocca a me, caruccia, – le disse.Le mani di lei tremavano quando si posarono sul suo pene. Le dita erano riluttanti ma abili. In poco tempo l’uomo eiaculò, spandendo il suo seme sul pavimento.* Oh, caspita! – esclamò Ricci. – So perfettamente quello che voglio che faccia adesso. Sul divano, bambola. -* Aspetta, – disse Gianni. – Ho un idea migliore. – Si rivolse alla donna. – Tu e tuo marito dormite insieme? -Lei annuì.* Bene, andremo nella stanza matrimoniale. -* No! – si ribellò lei. – Non là. Per favore! -* Disobbedienza! – disse Gianni. – Ricci togli la gonna alla ragazza. -L’uomo si avvicinò di nuovo a Marina.* No, – disse la fanciulla quando lui le tirò giù la lampo sul fianco. Cercò invano di tirarsi indietro ma tutto fu inutile. La gonna venne tolta e gettata sul pavimento.Gianni trovò lo spettacolo di quelle gambe estremamente eccitante. Si voltò verso Anna.* Bene, quale dei due preferisci, – le chiese. – La camera da letto matrimoniale o il corpo di tua figlia? -Lei chinò il capo sconfitta e si avviò verso le scale.* Portate anche la ragazza, – disse Gianni, e la seguì.Alla fine del corridoio al piano superiore si trovava una grande stanza con un ampio letto matrimoniale al centro. Passando davanti alla stanza dove si trovava Natalie lui dette un’occhiata. La ragazza era nella posizione in cui l’avevano legata. I suoi occhi erano chiusi, ma si potevano notare i segni di lacrime recenti sulle gote.Proseguì ed entrò nella stanza matrimoniale con Anna. Gli altri lo seguirono portando Marina.* Bene, mettete la ragazza qui all’angolo del letto, – disse Gianni. – In modo che possa godere di una buona visuale. – Marina venne legata alla ringhiera del letto nonostante le sue proteste.Gianni si guardò intorno. Sul ripiano del cassettone vide il ritratto di un distinto signore coi capelli brizzolati. Lo prese in mano.* Tuo marito? – chiese ad Anna.* Si. -Lui annuì e le porse il ritratto.* Sputaci sopra, – disse.Lei lo guardò stupita e incredula. Lui sorrise.* Ti ho avvertito circa le tue esitazioni, Anna, – disse. – Questo costerà il reggiseno a Marina. – Fece un cenno a Ricci.Madre e figlia tentarono di protestare, ma senza risultato. Ricci, dopo aver portato la mano dietro la schiena della ragazza per aprire il gancio del reggiseno trovando quella manovra troppo complicata, decise di strapparlo via e, afferrata la stoffa, tirò con violenza. Marina gridò.I capezzoli della ragazza erano di uno splendido colore brunito. I seni piccoli e sodi. Gianni si mangiò con gli occhi la figura seminuda della fanciulla per alcuni istanti prima di voltarsi verso Anna.* Fa cio che ti ho detto, – disse.Anna sputò sulla fotografia.* Con questo il maritino è sistemato, – disse Gianni. Prese il ritratto e lo gettò in un angolo della stanza.* Sai che ti dico, – continuò poi come se riflettesse, – prima di continuare con il nostro gioco penso che meritiamo di vedere Marina completamente nuda. Questo non dispiace a nessuno, non è vero? Benissimo, – disse in fretta, appena Anna cominciò a protestare. – Ci atterremo alle regole. Vediamo se sei capace di toccarti le dita dei piedi, Anna -* Non… non so. -* Ti ordino di farlo, – disse Gianni.La donna si piegò immediatamente e si toccò le punte dei piedi.* Non piegare le ginocchia, Anna, – disse Gianni. – Tieni le gambe rigide… così va bene. -Dopo alcuni istanti di inutili tentativi lei si arrese, rossa in volto per la fatica.* Non ci riesco, – ansimò.* Malissimo, – disse Gianni contento. – Disobbedienza! -* Questo non è leale! – gridò Marina disperata. Gianni si limitò a sogghignare, guardandola mentre Ricci le abbassava le mutandine lungo le cosce e le faceva cadere al suolo. Il suo volto divenne rosso di vergogna e di imbarazzo mentre gli uomini si gustavano la sua totale nudità. Aveva il ventre piatto e un monte di venere prominente con radi peluzzi biondi che mostravano una vagina dalle labbra gonfie e rosate.* Così va meglio, – disse Gianni. – Ricordati Anna: Marina è nuda adesso, per cui dovrai stare molto attenta a soddisfare i nostri desideri. Bene, allora, – disse poi a Nardi. – Vai avanti. -L’uomo si sdraiò su un lato del grande letto matrimoniale.* Tesoro, – disse. – Striscia qui. Comincia da quella parte… – indicò i propri piedi, – e prosegui. Dolcemente e lentamente, forza! -Anna obbedì ormai rassegnata. Si inginocchiò ai suoi piedi e cominciò a strisciare su di lui. Il suo seno pendeva strusciando sulle gambe dell’uomo, mentre gli altri due potevano guardarle le natiche tonde e carnose, tra le quali occhieggiava il buchetto grinzoso e più sotto le labbra un po’ pendule della vagina. Quando con il volto arrivò a metà del corpo di lui Nardi la fermò.* Resta lì per un poco, – disse. – Sai cosa devi fare. -Lei lo fece. La sua testa si abbassò e la sua bocca circondò il grosso pene eretto di lui.* Oh, bambola, – esclamò Nardi con voce un po’ incerta. – E’ fantastico. Continua così. Oh Anna. Sei fantastica. Oh mio DIo! – Dopo un poco lui la spinse via.* Non sprechiamolo, tesoro, continua a salire. -Lei continuò a scivolare sul corpo disteso del suo violentatore finchè la sua testa non fu a livello con quella dell’uomo. Lui si arcuò un istante, puntando il membro e aiutandosi con una mano, poi fece un movimento brusco. Anna sussultò e lanciò un grido acuto quando venne penetrata. Il membro dell’uomo era grosso e lei era asciutta e per niente preparata. Si sentì dilatare dolorosamente, mentre il pene la slargava e si mise a mugolare.* Muoviti, bambola, – la incitò l’uomo.I suoi fianchi si alzarono e si abbassarono e lei gemette di dolore, mentre Nardi mugolava di piacere. Sembrava perso nell’estasi mentre lei continuava a muoversi cercando di adattarsi al membro che la inchiodava.Nel frattempo Ricci si era avvicinato al letto, gli occhi fissi sul corpo nudo di Anna. Allungò una mano per carezzare quelle natiche che si sollevavano e si abbassavano.* Ti secca se mi unisco a voi? – chiese a Nardi.* Ma prego, accomodati, – ansimò il suo collega.Ricci salì sul letto e si inginocchiò dietro a Anna mettendosi in posizione. Lei urlò quando capì che la voleva penetrare contronatura. Cercò di sollevarsi e di sfuggire a quell’atto perverso gridando e divincolandosi, malgrado gli sforzi che gli uomini facevano per tenerla ferma.* Nooo!…. Questo nooo!!… Vi prego… vi prego… vi prego!… – urlava e scalciava, ma alla fine i due uomini riuscirono a immobilizzarla. Nardi, stando sempre ben infisso dentro di lei, la bloccò per le spalle. Ricci si appuntò tra le sue natiche indifese e, tenendola per i fianchi, cominciò a spingere.* Aaaaah!… Abbiate pietà!… – Anna mugolava stretta tra le braccia di Nardi. Gianni si avvicinò, affascinato dalla scena che si svolgeva sotto i suoi occhi. Ricci col suo pene le avrebbe sicuramente fatto un male tremendo penetrandola in quel modo. – Mi spiace bambola, – diceva intanto Ricci. – Mi piace il tuo culo, ho voglia di rompertelo e lo faccio volentieri. -Iniziò a premere e Anna iniziò ad urlare. Ad ogni spinta Ricci sentiva lo sfintere dilatarsi di poco, rispetto all’enormità che doveva inghiottire. Ad ogni piccola dilatazione il corpo sotto di lui sussultava, emetteva urla soffocate. L’ano cominciò a sanguinare, le gambe della donna sbattevano convulse sul letto.Poi l’ano di Anna cedette e Ricci sentì lo sfintere come una bocca avviluppargli il glande. La donna urlante si inarcò e svenne. Gianni prese un bicchiere che stava sul comodino e le gettò in faccia il contenuto. Anna gemette e riaprì gli occhi tra smorfie di dolore. – Non mi devi rovinare lo spettacolo Anna, – disse Gianni. – Siamo appena alla testa, deve entrarti tutto dentro. Mordi il cuscino, se vuoi, ma guai a te se svieni di nuovo. -La donna piangeva e tremava, doveva avere delle lacerazioni ed anche se il più era fatto, era scossa dal dolore ad ogni piccola avanzata del membro che la impalava. Ricci lo introdusse con una lentezza estenuante, forse per non farle troppo male, ma forse ottenne il risultato opposto osservando i suoi contorcimenti spasmodici e ascoltando i muggiti che provenivano dal cuscino.Anna aveva il volto ormai completamente rigato di lacrime e il suo corpo si agitava con scatti convulsi e incontrollati, quando finalmente Ricci appoggiò il suo ventre contro le natiche della donna. – Ora scorri, Ricci, – disse Gianni. – Non ti preoccupare di lei. Sfondala! -E l’uomo iniziò a scorrere nel retto della donna, che gridava di continuo, e l’atto eccitò Gianni fino allo spasimo, gli piaceva pensare che Anna stava provando una sofferenza infernale mentre Ricci le dilatava l’intestino in maniera incredibile, il dolore all’ano allargato a dismisura doveva essere veramente forte. Inoltre la posizione, completamente prona e schiacciata fra i due corpi, era fra le più dolorose per prenderlo nel culo.L’attenzione di Gianni si volse verso la fanciulla nuda legata alla ringhiera sel letto. Si avvicinò a Marina, inorridita da ciò che vedeva, e si strinse a lei. La ragazza cercò di sottrarsi a quel contatto ma lui aumentò la pressione. Sentiva le mammelle della giovane schiacciate contro il suo torace. Sapeva che lei poteva già sentire il suo pene eccitato contro la pancia.* Spaventata, Marina? – chiese piano. Lei non gli rispose. Il suo volto era girato da un’altra parte. Lui afferrò un ciuffo dei suoi lunghi capelli e la costrinse a ruotare il collo finchè i loro sguardi non si incontrarono.* Ti ho fatto una domanda, Marina. Sei spaventata? -Lei annuì.* Bene, – disse lui e si gettò, con la bocca, sulle labbra della ragazza.Ricci continuava intanto a stantuffare il grosso pene nell’intestino di Anna con vigore e passione.Gianni allontanò la bocca da quella della ragazza e contemplò le tre figure in movimento sul letto.* Guarda là, – disse. – Sono in tre e non occupano neppure la metà del materasso. – Scosse il capo. – Tutto quello spazio inutilizzato. Dovremmo pensarci noi, che ne dici, Marina? -Gli occhi della fanciulla lo guardarono imploranti. Lui sciolse la corda che la teneva prigioniera alla spalliera del letto, ma le lasciò le mani legate dietro la schiena. Con mossa repentina la spinse poi con violenza sulla parte libera del letto. Lei gridò e scalciò disperatamente, ma lui la tenne ferma senza difficoltà.Anna, pur accecata dal dolore, si rese conto, a questo punto, di cosa stesse capitando alla figlia. Urlò e cercò di divincolarsi dalla morsa erotica in cui i due uomini la stringevano, ma fu tutto inutile.* No! – gridò. – Avete promesso! -* Mai fidarti di sconosciuti, Anna, – le disse Gianni. – E poi ricorda che ti sei ribellata e opposta a farti sodomizzare. -Ricci rise mentre continuava ad affondare in lei con violenza perversa. Anna cominciò a piangere disperata.Gianni mise una mano su una tetta della ragazza, strizzandola con forza.* Le cose stanno così, mia cara, – le disse. – Adesso ti farai scopare da me, volente o nolente. Oppure sei ancora vergine e preferisci prenderlo nel culetto come tua madre? -La ragazza emise un suono terrificante e cercò di sfuggirgli divincolandosi terrorizzata. Gianni cercò di mettere le sue ginocchia tra le cosce di lei, ma Marina teneva le gambe serrate con forza. Cercò di aprirle con le mani, ma lei resistette.* Apri quelle maledette gambe, Marina! – le disse.Lei non si mosse. Gianni sospirò.* Devo fartele aprire, Marina, e posso farlo. Vuoi vedere? Guarda, -Afferrò un capezzolo tra le dita e strinse con violenza. Lei si irrigidì ed emise un rantolo di dolore. Lui afferrò l’altro capezzolo e strinse ambedue le punte contemporaneamente. La ragazza tremò in tutto il corpo e si arcuò. Lui strinse ancora più forte.* Le gambe, – disse.Incapace di sopportare il dolore, Marina allentò le ginocchia e le sue gambe si aprirono lentamente.* Così va meglio, tesoruccio, – le disse. Lasciò andare i capezzoli e si mise in posizione tra le cosce di lei puntando il pene congestionato contro l’entrata della vagina.La penetrò lentamente, a poco alla volta, assaporando il proprio piacere, godendo della vergogna e del dolore che leggeva negli occhi della ragazza che mugolava sotto di lui. Quando alla fine i loro corpi furono completamente uniti, si arrestò.* Non eri vergine, dopo tutto, non è vero, Marina? – disse.La ragazza non rispose. Lui la schiaffeggiò con violenza.* Rispondimi!* No, – sussurrò lei.* Naturalmente no, – disse l’uomo. – Una ragazza di diciotto anni non è più vergine al giorno d’oggi, non è così? -Cominciò a muoversi, anche questa volta con lentezza deliberata, guardando con avidità il suo volto umiliato.* Così lo hai già fatto altre volte, Marina? -Lei annuì.* Ti è piaciuto? -Lei non rispose. Lui la colpì con violenza sulla guancia, una violenza ancora maggiore della volta precedente.* Ti è piaciuto? -* Si, – ansimò lei.* Ma ora non ti piace. -* No. -* No, – ripetè lui. Continuò a muoversi con la stessa lentezza esasperante.* Perchè questa volta ti stanno violentando, non è vero? Ti sto violentando, Marina. Ti sto violentando. Dimmelo. -Poichè lei non rispondeva lui la colpì ancora, con rabbia.* Dimmelo! – urlò in un accesso di furore. – Dimmi cosa ti sto facendo! -* Mi stai violentando, – ansimò la ragazza.* Ancora! -* Mi stai violentando! -* Così va bene, – disse lui, con più calma. Respirava affannosamente e si muoveva sempre più in fretta sul corpo della fanciulla.* Così va bene. E non c’è nulla che tu possa fare, mia cara Marina. Proprio nulla, e domani te lo metterò in quel tuo impertinente culetto, chissà, forse almeno quello ce l’hai ancora vergine. -La sua eccitazione stava ormai salendo incontrollata. La ragazza piangeva, le sue mani legate erano sepolte dietro la sua schiena, le sue gambe si muovevano inutilmente ai bordi del letto. Lui abbassò la bocca verso quella di lei che istintivamente volse la testa. Gianni portò allora di nuovo le mani sopra i capezzoli.* No! – gridò la ragazza.* Sii carina allora, – ansimò lui. – Baciami. Baciami con la lingua. -Lei lasciò che lui la baciasse. A una leggera pressione esercitata sui suoi capezzoli, la sua lingua si mosse esitante nella sua bocca. Lui l’aspirò fino in fondo, gliela carezzò con la sua. Poi, ad un tratto, i suoi denti si chiusero su quel pezzo di mucosa rosea e strinsero. La ragazza emise un suono soffocato e cercò di ritrarla ma lui strinse ancora più forte. Lei gridò nella sua bocca, il suo corpo fu scosso da tremiti. La testa affondò nel materasso, lui morse ancora più forte quella lingua che cercava di sfuggirgli, godendo delle sue grida soffocate, delle sue labbra tremanti contro la sua bocca, del suo corpo che si arcuava e si tendeva sotto il suo, scosso dalla sofferenza. Sentì che il controllo sui propri lombi stava venendo meno. Circondò la vita della ragazza con ambo le mani e lasciò che quel corpo scosso dai tremiti lo portasse alla passione suprema.Quando, dopo un lungo momento in cui si era scaricato urlando di piacere nel corpo della sua vittima impotente, egli lasciò Marina, si rese conto che Nardi e Ricci lo stavano guardando. Avevano finito di violentare Anna ma la tenevano ancora stretta nella morsa dei loro corpi. La donna aveva il volto sepolto nel guanciale per cercare di non essere spettatrice della degenerazione e dell’umiliazione a cui la figlia era sottoposta.* La ragazza mi fa venire l’acquolina in bocca, – ghignò Ricci. – Che ne pensi di scambiarci i partner? -Gianni si alzò.* Ci sarà un sacco di tempo per questo, – replicò. – Un sacco di tempo. – Si ricordò di aver detto le stesse parole a Natalie poco prima. Era solo l’inizio… I tre uomini discussero sul modo migliore di tenere le donne al sicuro durante la notte. Fu alla fine deciso che ognuno avrebbe dormito in una stanza con una delle donne facendo bene attenzione che questa fosse ben legata prima di dormire. Ricci occupò la stanza matrimoniale con Anna. Nardi andò nella stanza di Natalie e Gianni in quella di Marina con la fanciulla.Per essere ancora più sicuro che lei non potesse scappare, lui le pose i polsi sopra la testa legandoli poi alle sbarre del letto. Nel mezzo della notte si svegliò e la vide dormire accanto a se. Questo lo eccitò talmente che si gettò su di lei possedendola di nuovo.La mattina dopo, sul tardi, gli uomini con le loro prigioniere scesero in cucina. Gianni decise che una delle donne avrebbe preparato la colazione per gli uomini.* Le schiave, – disse, – possono mangiare più tardi. -Venne scelta Natalie e la ragazza si mise al lavoro. Gli uomini sedevano attorno alla tavola, mentre Anna e Marina erano legate alle seggiole vicino alla parete. Natalie, che indossava un vestitino blu da casa, si muoveva con efficienza tra i fornelli cucinando uova e prosciutto e preparando il caffè. Ricci, intanto, li intratteneva con il racconto di quello che aveva fatto con Anna durante la notte.Nardi, che teneva lo sguardo fisso su Natalie che cucinava, disse a un certo punto:* Quella ragazza sa preparare da mangiare, d’accordo, ma è vestita dalla testa ai piedi. Perchè non la facciamo servire nuda? Non so, come una coniglietta in topless? -* Ottima idea, – disse Ricci. – Andiamo bambina, levati quel vestito. -Natalie ebbe un attimo di esitazione, ma sapeva di non avere scelta. Fece scorrere la cerniera lampo e fece cadere l’abito. Sotto era nuda.La guardarono mentre serviva a tavola e Gianni non potè fare a meno di ammirare la compostezza dei suoi movimenti. Anna sembrava essere solo passiva quella mattina e Marina quasi indifferente, ma Natalie, nonostante le prove della notte e la sua condizione attuale, sembrava essere riuscita a mantenere una certa dignità. Guardò il lieve ondeggiare dei seni mentre versava il caffè nelle tazze. Quando ebbe finito, Nardi la chiamò. Palpeggiò le sue cosce e le sue natiche per qualche istante e poi se la fece sedere a cavalcioni sulle ginocchia col viso rivolto verso di lui. * Che splendido modo di fare colazione! – ghignò. Allungò una mano e si aprì i pantaloni, poi sollevò Natalie un poco e la infilò sul proprio fallo eccitato con un sospiro di soddisfazione.* Resta lì tranquilla, tesoro, – disse.Natalie si morse le labbra e chiuse gli occhi, ma si sottomise senza protestare a questo trattamento. Gli uomini cominciarono a divorare la colazione, Nardi mangiando al di sopra delle spalle di Natalie. A un certo punto, mentre stava spalmando della marmellata su un toast, Nardi ebbe un’idea. Dopo aver preso un pezzetto di marmellata, con la punta del coltello la stese sul seno della ragazza. Poi cominciò a leccarla.* Deliziosa, – mormorò. Continuò a leccare il seno anche quando non ci fu più marmellata. A dispetto di se stessa i capezzoli della ragazza si indurirono sotto la lingua dell’uomo che rise.Quando ebbero finito di mangiare, Ricci si carezzò lo stomaco con aria soddisfatta.* Sei un ottima cuoca, Natalie. – disse. La ragazza non rispose.* Ringrazia i miei amici, – disse Nardi e infilò con forza la forchetta nelle natiche della ragazza. Natalie emise un movimento involontario strappando a Nardi un grugnito di piacere.* Grazie, – disse.* Caspita! Questo si che è divertente! – disse Nardi. La colpì di nuovo con i denti della forchetta e lei fece un movimento in avanti. L’uomo emise gemiti di piacere e cominciò ad affondare la forchetta ripetutamente nelle natiche della ragazza. Ogni volta che lui la bucava il dolore produceva quel movimento riflesso e ogni movimento procurava a Nardi un gorgoglio di piacere. I colpi della forchetta aumentarono sempre più finchè Natalie si mosse in una continua serie di spasmi. Alla fine lui emise un lungo, strangolato gemito di piacere e ricadde indietro sulla seggiola.* E’ stato grande, tesoro, – ansimò raucamente, battendo la mano sulla coscia di Natalie. – Vatti a bere un caffè, come premio. -Mentre Natalie si alzava dalle ginocchia dell’uomo, tenendosi una mano davanti alla vagina che gocciolava del seme di lui, Marina parlò dall’altra parte della stanza dove era stata legata. * Per favore, vorrei anch’io del caffè. -Gianni e Ricci, eccitati da quanto avevano appena visto, presero al volo l’occasione.* Ascoltala! – esclamò Ricci. – Chi diavolo crede di essere? Ha il coraggio di dirci quello che desidera! -* Giustissimo, Marina, – disse Gianni. – Quello che tu vuoi non ha nessuna importanza. Avrai solo quello che crederemo opportuno darti, e solo quello. Penso che debba essere punita per la tua impertinenza. – disse agli altri.Gli uomini annuirono.Gianni sciolse la ragazza e la portò verso la tavola. Natalie venne fatta sedere e legata sulla sedia che la sorella aveva lasciato libera. Marina, che aveva addosso una maglietta e una gonna, venne subito spogliata.* Mettila qui, – disse Gianni. Con un movimento del braccio fece posto sul tavolo, mandando piatti, bicchieri e tazze ancora piene a metà di caffè a fracassarsi sul pavimento. – Ci penseranno le donne a pulire, più tardi. -Sollevarono la ragazza, che scalciava e cercava di ribellarsi, sul piano del tavolo e la fecero sdraiare a faccia in giù. Nardi le teneva fermi i polsi e Ricci le caviglie.Gianni accarezzò con lascivia le natiche contratte e tremanti della fanciulla.* Voglio prima accertarmi di una cosa, – disse con voce roca per l’eccitazione. Le allargò le chiappe con decisione, mettendo in mostra il solco tenero e leggermente più scuro che contrastava col candore delle natiche, appuntò l’indice contro il buchetto grinzoso e spinse con cattiveria. L’urlo che scaturì dalla gola di Marina e la difficoltà che incontrava a introdursi nel suo intestino, gli diedero una conferma.* Be’, almeno da questa parte è vergine la piccola, – disse rivolto agli altri. – Sarà un vero piacere rompertelo, Marina. -Spinse ancora un altro po’ il dito, facendo emettere alla ragazza altre urla strozzate, poi lo estrasse e si guardò intorno. La paletta, che Natalie aveva usato per servire le uova, era sul fornello. Lui l’afferrò. Si trattava di un normale strumento da cucina, un pezzo di metallo piatto attaccato a un manico di legno. Gianni battè con la paletta sul palmo della propria mano. Andava bene.* Tenetela. – disse. Alzò lo strumento e lo fece cadere con forza sulle natiche della fanciulla.Marina emise un grido soffocato di dolore e tentò di svincolarsi, ma gli uomini la tenevano ben stretta. Il metallo lasciò un segno profondo e deciso su una natica. Lui la colpì nello stesso punto ancora una volta e lei strillò. Gianni sentì la sua eccitazione crescere quando guardò quelle splendide curve rattrappite sotto la minaccia dei colpi. Poi cominciò a colpirla in continuazione, mentre i suoi tentativi di liberarsi divenivano frenetici e lei lo pregava, piangendo, di smettere. Lui continuò, invece, fin tanto che le sue natiche da bianche e cremose che erano diventarono di un cupo rossastro. Di tanto in tanto, per variare, lasciava cadere un colpo sull’interno delle sue tenere cosce.Alla fine, lui si arrestò. I gemiti della ragazza si erano trasformati in un pianto dirotto. La gioia perversa si era di nuovo impossessata di lui. * Giratela, – disse agli altri due.I suoi compagni obbedirono. Marina emise un urlo di terrore pensando che Gianni volesse colpirla con la paletta sul seno. Ma lui aveva altri programmi. Afferrò la caffettiera ancora piena di liquido fumante e la mise sulla tavola.* Vuoi ancora del caffè, Marina? – disse. – Ecco qua. – Versò il contenuto del recipiente sul seno di lei.Marina urlò e urlò. Il suo corpo si arcuò per il dolore sopra il ripiano della tavola, contorcendosi freneticamente da una parte all’altra. Il suo seno ondeggiava follemente, le gambe erano scosse da tremiti convulsi.* Ragazzi, guardate come grida, – disse Ricci. – Bisogna proprio che abbia la mia parte. – riunì le caviglie di Marina in una mano sola, mentre con l’altra si slacciava la cintura dei calzoni facendoli cadere a terra e scalciandoli via. Salì poi sulla tavola distendendosi sul corpo impotente della fanciulla e, dopo averle allargate le gambe, la penetrò violentemente. Nardi continuò a tenerle le mani sopra la testa mentre la ragazza, ustionata al seno, con le chiappe brucianti che strofinavano sulla superficie del tavolo e penetrata da un pene dalle dimensoni per lei inusuali, gridava senza soluzione di continuità. La tavola scricchiolava e tremava precariamente sotto i movimenti forsennati del sadico che scaricava la propria passione sul corpo martoriato di Marina. Un po’ più tardi, Gianni sedeva con Natalie in salotto. Ad Anna era stato concesso il permesso di curare Marina e Nardi e Ricci l’avevano accompagnata per sorvegliarla mentre Gianni restava con l’altra ragazza.Natalie aveva avuto il permesso di rivestirsi. Gianni si sorprese ancora una volta per la calma che essa mostrava. Tirò fuori il pacchetto delle sigarette, ma lei rifiutò.* Bella casa, – disse alla fine. Lei non rispose.* Mi ricordi una ragazza che conosco, – le disse. Questa volta lei si girò.* Che cosa ti fa pensare di poterla fare franca? – disse. Lui scosse la testa.* Non potete restare qui per sempre, lo sai, – continuò. – Quando ve ne andrete, la polizia vi cercherà. Sarete certamente presi. -Lui non rispose. Non voleva pensare a ciò che sarebbe accaduto, quando se ne fossero andati.* Perchè non ve ne andate subito e ci lasciate in pace? – chiese ancora la ragazza.* Non posso farlo. -* Perchè no? E perchè siete venuti qui? Che cosa cercate? -* E’ una storia lunga, Natalie, – disse lui. – Non capiresti. -* Che cosa farete se si accorgono che non siamo uscite di casa? – disse la ragazza. – Il mio lavoro… potrebbero chiedersi cosa può essermi successo. Potrebbero venire qui a vedere. -* Non cercare di raccontarmi cazzate, Natalie, – disse lui scuotendo la testa e ricordandosi delle informazioni avute da Landoni. – Tu non lavori da nessuna parte e tua madre neppure. Vai all’università e Marina frequenta il liceo. Ma è estate adesso, e le scuole sono chiuse. Così nessuno verrà a cercarti. -* Come fai a sapere tutte queste cose? – gli chiese lei.* Non importa, – disse Gianni. – Che cosa studi all’università? -* Non ti interesserebbe, – disse lei fredda.* Sono una persona istruita, – ribattè lui. – Sono stato anch’io all’università. Mi sono laureato. All’universita di C***** per la precisione. -* Mi ricorderò di questo particolare, – disse lei. – La polizia potrebbe trovarlo utile. – Gianni sospirò.* Non dovresti dire simili cose, Natalie. Specialmente in presenza degli altri ragazzi. Hai visto cosa è accaduto a tua sorella? -* Sei molto sollecito verso di me, – disse lei sarcasticamente. I suoi occhi mandavano lampi. – Ma non riesci a spaventarmi. Puoi farmi del male e violentarmi, ma questo è tutto. Penso che sia proprio invece tu quello che ha paura. Sei così spaventato che vorresti costringere tutti gli altri ad aver paura come te. Con me non ci riuscirai. -Lui si stava arrabbiando e la sua rabbia era diretta contro se stesso e contro la ragazza. Perchè permetteva che questa puttanella gli parlasse in un simile modo?* Spero che questo non sia il tipo di insegnamento che ricevi a scuola, – disse irato.* Lo è, per l’appunto, – rispose lei. – Si dà il caso che frequenti la facoltà di psicologia. -* Bene, ti consiglio di cambiare materia, Natalie, – concluse lui. – E ti consiglio anche di chiudere il becco, per il tuo bene. -Cadde il silenzio.Dopo un poco tornarono gli altri. Marina era ancora nuda.* Hai imparato la lezione, Marina? – chiese Gianni.La ragazza annuì inghiottendo saliva.* Vediamo, – continuò Gianni. – Striscia qui fino a me e ringraziami per averti punito. -Marina si fece cadere in ginocchio e, appoggiandosi sulle mani, testa chinata verso il pavimento, venne fino ai suoi piedi.* Grazie… grazie per avermi punita, – disse a bassa voce.* Molto bene, Marina, – disse lui. – Sarai sempre contenta che io ti punisca tutte le volte che te lo meriti, non è vero Marina? -La ragazza fu scossa da un tremito involontario, ma annuì con il capo.* Bene, così farò. Va’ ora dagli altri e ringrazia anche loro. -Quando lei lo ebbe fatto, la fecero ballare. Nardi accese lo stereo e mise una musica rock. Le fecero poi ballare anche un po’ di twist, ferma in mezzo alla stanza, con il suo seno che ondeggiava sensuale, finchè la ragazza non cominciò a respirare affannosamente. Allora le ordinarono di muoversi sempre più in fretta finchè lei, allo stremo delle forze, cominciò dapprima a supplicarli di farla smettere e poi cadde esausta sul pavimento. Quando ebbe ripreso fiato, Gianni la condusse in cucina e la obbligò a pulire i cocci delle tazze e dei piatti che lui aveva gettato per terra. I vestiti della ragazza erano ancora sparsi qua e la e lui permise che lei si rivestisse.* Ehi, com’è che tutti si sono vestiti improvvisamente? – protestò Ricci quando tornarono in salotto.* Credo che le si possa concedere, – replicò Gianni. – Ma ora Anna, tocca a te, spogliati! -La donna si alzò riluttante, pallida in volto, e cominciò a spogliarsi. Quando fu nuda, Gianni notò ancora una volta quanto le sue curve fossero attraenti. Le andò vicino, allora, e cominciò a carezzare quelle curve col palmo della mano.* Davvero piacerebbe farlo anche a me! – disse Nardi.* Facciamolo tutti, – rispose Gianni.I tre uomini si sedettero sul divano e ordinarono ad Anna di distendersi sulle loro ginocchia di schiena. Poi cominciarono a carezzarla. Gianni le carezzava il seno e il volto, Ricci il centro del corpo e Nardi le cosce e le gambe. La carezzarono con le mani e con la lingua. Esplorarono ogni centimetro della sua carne, ogni recesso, ogni avvallamento e collina. Era molto difficile, pensò Gianni, che nella sua vita Anna avesse avuto contemporaneamente sei mani e tre bocche sul proprio corpo.La cosa durò a lungo e, poco alla volta, le carezze cominciarono ad avere il loro inevitabile effetto. Poco a poco, il respiro di Anna divenne affannoso e il suo corpo cominciò a essere scosso da piccoli tremiti e a muoversi lievemente sotto le mani dei tre uomini. Essi continuarono senza sosta finchè le reazioni del suo corpo furono più forti della sua volontà, finchè gli occhi di lei si chiusero e il suo respiro divenne un ansito affannoso e i fianchi iniziarono una sorta di lieve movimento rotatorio. Continuarono ancora.Poi, ad un ordine di Gianni, si fermarono. Anna emise un suono soffocato a questa improvvisa cessazione di contatto e le sue mani ebbero un moto lievemente convulso. Il suo corpo continuava a muoversi.* Alzati Anna, – disse Gianni alla donna che respirava affannosamente.Gli occhi di lei si aprirono lentamente, poi essa si rese conto di ciò che le era stato ordinato. Per un istante sembrò incapace di muoversi, poi si fece rotolare dalle ginocchia degli uomini e si alzò in piedi. Rimase di fronte a loro, lo stomaco che si alzava e si abbassava a causa del respiro affannoso, lo sguardo appannato.* Sono sicuro che suo marito non l’ha mai vista così in calore, – disse Nardi.Gianni posò una mano sullo stomaco della donna e la spostò lentamente verso il basso. Anna emise un gemito soffocato e i suoi fianchi balzarono in avanti automaticamente. Gianni sorrise. Le prese le mani e la tirò in basso, facendogliele appoggiare sulle sue ginocchia, in modo da poterla guardare negli occhi, col suo viso a pochi centimetri dal suo.* Sei eccitata, Anna? – le sussurrò.La donna chiuse gli occhi e fece cenno di si col capo.* Lo vorresti? Vorresti un bel cazzo dentro di te, in questo momento, che ti faccia godere? -Anna si morse un labbro, arrossendo e tornò a fare di si col capo.* Nardi, ti andrebbe di andare dietro alla nostra Anna e di accontentarla? -L’uomo non se lo fece ripetere due volte e si alzò dal divano di scatto, togliendosi in fretta i calzoni e andando dietro la donna piegata a novanta gradi.* Bene, Nardi, – continuò Gianni sorridendo e guardando Anna fisso negli occhi. – Adesso mettiglielo dentro… -Anna chiuse gli occhi e attese la penetrazione.* … nel culo. – concluse Gianni.Anna spalancò gli occhi e tentò di sollevarsi, ma Gianni le teneva le mani bloccate sulle ginocchia.* Ti prego… sono ancora dolorante da ieri, – supplicò. – Per favore… mi farà male!… -Nardi intanto, il cui pene non era certo delle dimensioni del suo collega, ma era pur sempre un rispettabile calibro, si accinse a eseguire, con immenso piacere, l’ordine ricevuto. * Stai calma, bambola! – le intimò afferrandola per le anche. – E voi ragazzi preparatevi a sentirla gridare un po’ mentre la sfondo. -Anna cominciò a gemere forte come una bestia ferita, attanagliata dal terrore fisico, scoppiò in singhiozzi:* Ti supplico, Nardi! Non farmi male! Ti supplico! – L’uomo le poggiò il pene fra le natiche, cercando l’ano serrato dalla paura, cominciò a spingere brutalmente e Anna urlò. Gianni strinse le labbra, eccitato dalla scena. Vedere le sue lacrime, le sue smorfie e sentire le sue grida a pochi centimetri dalla sua faccia lo eccitavano allo spasimo.Nardi intanto continuava a spingere con cattiveria. Il pene non era ancora riuscito a penetrare a causa della ristrettezza dello sfintere della donna, ma questa gridava ugualmente a causa del dolore lancinante. Ad un tratto tutti, distintamente, udirono come un leggero rumore di schiocco, cui fece eco un urlo straziante di Anna.* Ce l’hai nel culo, signora! – gridò trionfalmente Nardi, e subito riprese a spingere per penetrarla fino in fondo.La donna cominciò a divincolarsi come una gatta, scalciando e gridando per cercare di sfuggire a quel martirio atroce che le stava straziando l’ano e il retto già doloranti per la violenza del giorno prima. Gianni aveva il suo da fare a cercare di tenerla ferma.* Fai con calma, Nardi,- disse Gianni. – Questa signora non aspettava altro che di essere riempita e noi la stiamo accontentando. E tu, Anna, cerca di darti un contegno, che diamine! Non ci hai mica un rasoio nel culo! -Continuò a tenerle le mani bloccate. Avvertiva i suoi scatti incontrollati di dolore ad ogni affondo di lui, la donna respirava forte e tremava tutta. Le lacrime di lei gli bagnarono la mano e ne provò un piacere sconvolgente.* Io glielo rompo il culo! La spacco, la rompo in due! – ringhiava intanto affannato Nardi, mentre continuava a sodomizzarla con furore accresciuto. Il dolore per Anna doveva essere arrivato ormai al limite della sopportazione, dava dei violenti colpi di reni malgrado Nardi la tenesse bloccata per le anche e, dalla sua bocca spalancata sfuggivano dei muggiti strazianti. * Ci sono!… Ci sono!… Ecco! – gridò a un tratto Nardi e Gianni lo udì gemere, allora lasciò andare le mani della donna e afferratala per la faccia, avvicinò la sua a quella di lei e le cercò la bocca per sentirla gridare dentro la sua.* Ti faccio traboccare il culo, bambola! – gemeva Nardi negli ultimi colpi mentre veniva. Infine si tirò fuori da lei, asciugò il pene sulle sue natiche e si allontanò mentre la donna rimaneva immobile e tremante, continuando a piangere e a lamentarsi.* Okay Anna, – disse Gianni lasciandola. – Puoi vestirti adesso. -* Posso… posso andare al gabinetto… per favore… – singhiozzò la donna ancora scossa dai singhiozzi.* Forse dopo… se sarai brava. – le rispose Gianni sogghignando.
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