File Inviato: Violare la carne (II parte).txt ===> File ricevuto: Violare_la_carne_(II_parte).txtGia’ autoreSI autorizzo la pubblicazione dei mie dati personali come autore del testo inviato.IP: 151.42.94.248 SI, dichiaro, sotto la mia personale responsabilità, di essere MAGGIORENNE e che il racconto si riferisce ad: storia immaginariaVoti: Forma=2 Contenuto=2 Lunghezza=3 Originalità=2Categoria: SadomasoViolare la carne (II parte)@ntoniotony_bc@libero.it PUBBLICAViolare la carne (II parte)(vedi episodio precedente ‘Il sapore della frusta’) Più tardi, ordinarono ad Anna, che si era completamente rivestita, di preparare qualcosa da mangiare. La donna aveva recuperato la quasi totalità del suo autocontrollo, per quanto il suo volto fosse ancora acceso e camminava dolorante. Quando di tanto in tanto uno degli uomini le passava una mano sul seno o sulle natiche mentre li serviva a tavola, un singulto soffocato la scuoteva tutta.Le donne che non avevano mangiato per tutto il giorno, erano affamate. Fu allora concesso loro di mangiare. Gianni lasciò che Anna restasse vestita, ma ordinò alle altre due di aprirsi le camicette e di abbassare i reggiseni in maniera da poter comparare i loro seni e commentarne la rispettiva grandezza, forma e elasticità mentre esse mangiavano. Anche il colore dei capezzoli ebbe la dovuta considerazione.Quando la cena fu terminata, tornarono tutti in salotto. Anche Anna fu costretta ad aprirsi la camicetta e ad abbassare il reggiseno. Obbligarono poi le tre donne a tirarsi su le sottane fino alla vita. La discussione e i paragoni sulle rispettive grazie delle loro prigioniere si estese, perciò, anche alle cosce, ai polpacci e alle ginocchia. Ogni curva venne passata in rassegna.A un certo punto Gianni guardò l’orologio.* E’ tardi, – disse. – E’ meglio fare una pausa fino a domani. Non è prudente tenere le luci accese fino a notte fonda. -Nardi e Ricci presero le tre donne e le condussero di sopra. Gianni era rimasto estremamente eccitato dagli eventi di quella sera. La sua passione sessuale era fortissima. E, tuttavia, per qualche misteriosa ragione, non era Anna nè Marina che egli desiderava possedere in quel momento.Chi desiderava era Natalie.* Tu resta con Anne, – disse a Nardi una volta giunti di sopra, poi rivolto a Ricci, – e tu con Marina. Io mi prendo Natalie. – Una volta in camera con Natalie, Gianni non perse tempo. Dopo aver obbligato la ragazza a spogliarsi, la spinse di traverso sul letto, si tolse i vestiti, e balzò anche lui sul materasso. La sua eccitazione era al culmine. Le aprì le gambe.Lei giaceva inerte sotto di lui, ma era così eccitato che non gli importava; il contatto del suo seno e delle sue cosce erano sufficienti. Scosse le molle del letto con i suoi affondi e in pochi attimi eiaculò nel suo corpo immobile.Ma quando si rialzò era turbato. Perchè aveva così violentemente desiderato Natalie? E perchè, se l’aveva desiderata, l’aveva presa in quel modo brutale e rozzo? Di nuovo avvertì l’impulso irragionevole di scusarsi con lei. E di nuovo il ridicolo di questo pensiero lo fece quasi uscire di senno.Legò la ragazza alla spalliera del letto così come aveva fatto con Marina la notte precedente e si sdraiò accanto a lei, dopo aver acceso una sigaretta.Ci fu un lungo silenzio. Gli occhi di Natalie restarono aperti. Gianni si sentiva a disagio.* Non ti biasimo per quello che provi nei miei confronti, – disse a un tratto. Queste parole sembravano sciocche a lui stesso che le pronunciava.* Non mi biasimi? – ripetè lei. Rise silenziosamente. – E’ molto buffo. Quali altri sentimenti dovrei avere, verso di te? -Lui non rispose.* Che genere di persona sei? – chiese Natalie con tono incredulo.* Non so, – rispose lui con accenno sincero. D’improvviso un grido di dolore giunse proveniente dalla camera di Marina. Natalie emise un gemito soffocato.* Senti! – disse con voce tremante. – Dio solo sa che cosa le sta facendo. E quell’altro in camera con Anna… Siete tutti animali, tutti! -Cominciò a piangere sommessamente. Gianni si alzò dal letto. Era turbato dall’agitazione che sentiva dentro. Camminò per la stanza. Accese un’altra sigaretta e si coricò di nuovo. La ragazza stava ancora piangendo.Le mise un braccio intorno alle spalle. Lei si irrigidì, ma lui la tenne gentilmente. Dopo un poco, lei smise di piangere. Ci fu una pausa. Poi Natalie parlò a bassa voce.* Non ti importa nulla degli altri? Non hai alcun rispetto per i sentimenti, o le loro vite? -Gianni sospirò.* Di solito ne ho, – disse. – Relativamente, se vogliamo. Ma trovo che ci sono cose più importanti, questo è tutto. -* Cosa? -Gianni esitò.* Chiamalo il piacere, – disse asciutto.* Ma cosa succederebbe se ognuno pensasse come te? – disse Natalie.* Si, ma nessuno ci pensa, – replicò Gianni. – O se qualcuno lo fa, di solito non è capace di trasformare i suoi sogni in azione. -* Ma tu lo fai, e così tutto si aggiusta. -* Sembra un pensiero di Nietzsche, non ti pare? Il superuomo e tutto il resto. -Lei lo guardò sorpresa. Lui sorrise debolmente.* Oh, qualche volta leggo, sai, tra una violenza sessuale e un’altra. – rise, un po’ goffamente.* Sei una persona molto strana, – disse Natalie. – Certe volte agisci come… come se tu non fossi come gli altri due che sono con te. E poi… – Lei girò il volto di nuovo.Di colpo Gianni cominciò a spiegarle tutto, a dirle tutto. Raccontò la storia della sua ossessione, le disse del Club e di Landoni, dei suoi rapporti con Viviana e della sua decisione di venire in quella casa secondo le informazioni di Landoni. Egli disse persino il suo nome di battesimo. Non c’era alcun pericolo nel dirglielo, pensò. Lei non sarebbe vissuta abbastanza per poterlo raccontare ad altri. Ma questo pensiero gli dette una violenta fitta al cuore e lui lo soppresse immediatamente. Non le raccontò questa parte della storia.Natalie lo ascoltò in silenzio, e restò silenziosa a lungo anche dopo che lui smise di parlare.* E’ incredibile, – disse alla fine. – Hai messo in pericolo la tua vita, tutta la tua vita, ogni cosa… per questo? -* Dovevo farlo, – rispose lui semplicemente.Lei restò di nuovo silenziosa.Dopo un po’ Gianni cominciò a chiederle di lei. La ragazza rispose esitante da prima, ma presto cominciò a parlare con maggiore disinvoltura. Gli raccontò di suo padre, dei suoi studi e dei suoi piani per il futuro. Lui cercò disperatamente di non pensare a quanto fosse breve il futuro della sua giovane prigioniera.Era molto tardi quando finalmente si addormentarono. Quando lui si svegliò, la mattina, fu nuovamente eccitato dalla vista del corpo nudo di Natalie, il seno che sporgeva in avanti a causa delle mani legate alla spalliera del letto. La carezzò. Lei si svegliò immediatamente.Lui rotolò su di lei e trovò l’apertura della sua vagina con la punta del pene, penetrandola. Come già la notte precedente lei rimase immobile, senza offrire neppure il piacere di una futile resistenza. Gianni fece scorrere le mani sul suo corpo, stando immobile dentro di lei. La sua vagina era calda e stretta e lo fasciava meravigliosamente.Con la faccia senza espressione, col corpo immobile, lei lo guardava.La sua rabbia esplose. Perchè mai questa ragazza doveva avere tanto potere su di lui? Perchè mai voleva che lei gli rispondesse sessualmente? Perchè non l’obbligava, senza tante storie, a fare ciò che lui desiderava?La schiaffeggiò.* Muoviti, maledizione! – gridò con rabbia.Ciò non ebbe effetto su di lei che continuò a giacere immobile come una statua, coi grandi occhi marroni che lo fissavano gravi. Con una sequela di bestemmie lui si tirò fuori da lei e brutalmente la rivoltò bocconi, le guardò il bel culo tornito con odio appuntandole il glande infiammato contro l’ano, ben visibile tra le natiche sode. D’improvviso gli tremarono di voglia sadica le ginocchia, mentre spingeva, cercando di sforzarle lo sfintere.* Noooo!… – urlò Natalie. – Ma cosa vuoi farmi, sei pazzo?… – e serrava le cosce, tentando di sfuggire.* Ti rompo il culo!… Ti sfondo puttanella! – ruggì lui, spingendo a fondo.Spinse e sforzò per sodomizzarla, ma il culo di Natalie gli resisteva, era stretto e difficile da penetrare. Si fermò per un attimo, aveva il pene bagnato di sangue. – Finalmente un po’ di movimento, tesoro. Vediamo se riesco a farti muovere un po’ – le disse rauco. Sempre più arrabbiato, le schiaffeggiò le natiche. – Sei solo una grandissima stronza… ma adesso voglio vedere se te ne stai ancora immobile come una statuina… hai capito?!…Hai capito?! -Lei pianse in silenzio, e intanto lui glielo appuntò di nuovo contro l’ano serrato cercando di entrare e spinse. Sentì male anche lui, ma continuò a sforzare la pelle di lei finchè riuscì a penetrarla brutalmente. Lei diede un grido altissimo di dolore e si arcuò tutta mentre il pene la lacerava penetrandole nel retto, con due colpi rabbiosi di reni lui fu in fondo, facendola urlare a squarciagola. Le agguantò da dietro le mammelle e strinse da stritolarle intanto che cominciava a pomparla con furia cieca, dolorosamente, nell’ano. Affondò con tutta la forza che aveva, continuando a stringerla convulso, finalmente felice di averla viva fra le mani. E lei pianse, si disperò, pregò, e aspettò solo che lo sperma la bagnasse dentro per avere un po’ di sollievo. Dopo qualche minuto infatti lui si immobilizzò intanto che veniva a fiotti dentro di lei, maledicendo e sputando oscenità da trivio.Quando il pene si afflosciò di quel tanto da consentir l’uscita, lui si sfilò dal suo ano insanguinato e balzò dal letto. Non aveva provato alcun piacere, alcuna soddisfazione nel sodomizzarla. Cosa gli stava mai accadendo?In un accesso di furia e di frustrazione, corse fuori dalla stanza. Nardi stava per l’appunto attraversando il corridoio con Anna, le cui mani erano legate dietro la schiena. La donna era nuda.* Dove vai? – chiese Gianni.* Anna vuol fare una doccia e ho detto di si come ricompensa di un piccolo favore che mi ha appena elargito. – Sorrise ammiccando.* Una doccia, eh? – disse Gianni. La sua voce era roca. – Certo, le faremo fare una doccia. Puoi scommettere che gliela faremo fare. Andiamo Anna. – Afferrato il braccio della donna la spinse brutalmente attraverso il corridoio fino alla stanza da bagno. Nardi li seguì.Il bagno era largo e moderno, con il posto per la doccia installato in un angolo. Le pareti del box erano di vetro ed erano alte un paio di metri. Gianni entrò nell’abitacolo e aprì l’acqua calda.* Okay, Anna, – disse. – Fatti una bella doccia adesso. – Spinse la donna dentro, con le mani ancora legate. – Tieni chiusa la porta, – disse poi a Nardi.Prese un piccolo sgabello appoggiandolo all’esterno contro il vetro dello stanzino e vi montò sopra. Da lì, poteva vedere Anna chiusa nel cubicolo e maneggiare lo spruzzatore della doccia con facilità. La donna era appiattita contro una parete e lo guardava terrorizzata.L’acqua che usciva dallo spruzzatore era ormai caldissima. Gianni rivolse il getto contro il corpo della donna.Lei urlò e corse verso la porta, ma il peso di Nardi la teneva chiusa. Il getto bollente la seguì. Lei urlò di nuovo. Corse ancora dall’altra parte dello stanzino ma il getto continuò a seguirla senza pietà. Disperatamente Anna cerco, con le mani legate, di chiudere il rubinetto dell’acqua, ma esso era posto troppo in alto perchè potesse raggiungerlo e inoltre Gianni dirigeva il getto bollente sulle dita ogni volta che lei provava.Singhiozzando adesso, Anna cominciò a correre freneticamente per il minuscolo spazio del cubicolo, cercando di evitare, sia pure per poco, il getto spietato. Era uno strano, miserevole spettacolo da vedere, con il seno prosperoso che sobbalzava su e giù, le mani dietro la schiena, i piedi che sdrucciolavano sul pavimento. Gianni tenne il getto sul suo corpo con costante crudeltà facendolo andare su e giù, dalle cosce alla schiena. Le grida della donna riempivano la stanza.Il bagno era ormai pieno di vapore. Il corpo di Anna era diventato di color rosa, un rosa che si stava velocemente trasformando in rosso. Improvvisamente scivolò e cadde pesantemente al suolo. Gianni continuò a indirizzarle contro il getto, mentre lei strisciava sul pavimento. La donna riuscì a mettersi sulle ginocchia, ma poi perse l’equilibrio e cadde ancora di piatto sul pavimento.Alla fine, Gianni scese dallo sgabello.* Va bene, – disse a Nardi. – Falla uscire. -L’uomo aprì la porta. Anna, ancora piangente, strisciò fuori dallo stanzino. Il suo corpo era tutto arrossato, i capelli stavano appiccicati in grosse ciocche contro la pelle del collo e del volto.Nuvole di vapore avviluppavano la stanza. Nardi chiuse l’acqua. Gianni guardò il pietoso strisciare di Anna e sentì l’eccitazione montare in lui. L’antica gioia notturna era tornata, ingigantita dalla frustrazione a causa di Natalie. Mise una mano sul collo di Anna e la spinse col volto sul pavimento, le natiche verso l’alto. Si inginocchiò dietro di lei tenendola ferma con le mani per i fianchi, e la penetrò violentemente nell’ano. I suoi lamenti aumentarono d’intensità mentre lui la sbatteva. Le mani di Gianni lasciarono i fianchi della donna, le afferrarono il seno e lo strinsero con cattiveria. Poteva vedere le sue mani legate che si stringevano e si aprivano alternativamente.Quando ebbe conquistato una posizione sicura dentro il suo retto, lasciò andare il seno della donna e la spinse bocconi sul pavimento, pesandole addosso con il corpo. I suoi singhiozzi diventarono urla acute quando la sua carne martoriata venne sbattuta contro l’impiantito. Il respiro di Gianni si fece selvaggio. Sudava copiosamente a causa del calore che invadeva la stanza da bagno. Alla fine fu scosso da un gigantesco tremito e eiaculò, in un piacere sferzante, dentro il retto della donna che subiva la terza sodomia in tre giorni. Aveva avuto due orgasmi nel giro di un’ora e tuttavia si sentiva ancora insoddisfatto. C’era qualcosa dentro di lui che gli provocava uno strano senso d’insoddisfazione e d’ansia.Sollevarono il corpo esausto di Anna da terra e la condussero nella sua stanza da letto. Poi dopo essersi accertati che la donna fosse ben legata nel suo letto, scesero al piano di sotto.Ricci era seduto su una sedia, nudo, che li aspettava. Marina stava seduta composta, nuda, sul divano.* Sembra che ci si sia divertiti un mondo di sopra, – li salutò con fare allegro. – Anche noi ce la siamo spassata un poco qua sotto. Credo che Marina sia pronta, adesso. C’è qualcosa che le avevo detto e che desideravo che lei mi facesse quando saremmo scesi da basso. Ti ricordi Marina? -Lei annuì lentamente.Ricci la fece alzare e le legò le mani dietro la schiena.* E’ più sportivo così, – spiegò. Si sedette sul pavimento, facendosi inginocchiare Marina accanto.* Aspetta un attimo, – disse. – Proviamo prima un po’ in questo modo. – Mise una mano nei folti capelli castani della ragazza e la tirò giù con violenza, contro il proprio pube.* Piano, bambina, – le disse. – Piano e dolcemente. Questo è solo l’aperitivo. – La teneva intanto per i capelli. Marina obbedì.* Questa bimba è fantastica, – disse Ricci mentre lei, dilatando al massimo la bocca, lo succhiava. Dopo un minuto Ricci allontanò la testa della ragazza. Si stese sulla schiena, allargando le gambe, le mani sotto la nuca.* Va bene, – disse. – Metticela tutta. -Marina si inginocchiò su di lui, mettendosi a cavalcioni dei fianchi dell’uomo. Lentamente si abbassò fino a sfiorare il suo grosso pene eretto con il contorno delle labbra della figa. Era difficile, per lei, riuscire a muoversi bene a causa delle mani legate dietro la schiena. Ricci non fece alcun movimento per aiutarla, ma rimase immobile, sogghignando ai suoi disperati tentativi di trovare una posizione di equilibrio. Alla fine, la ragazza riuscì con un gemito, gli occhi chiusi e mordendosi un labbro, a sedersi su di lui. Dopo qualche istante, per abituarsi alla presenza dentro di lei, cominciò a fare andare il corpo lentamente su e giù.Ricci non si mosse. La ragazza continuò ad alzare e abbassare la testa, le cosce contratte per lo sforzo a cui era costretta dalla sua difficile posizione.* Vai più in fretta, Marina, – disse l’uomo dopo un po’ di tempo. I movimenti della ragazza divennero più veloci. Le sue natiche battevano lievemente e ritmicamente contro le cosce di lui. Il seno ballava su e giù quasi indipendente.Nardi emise un sibilo.* Guarda quei meloni come si muovono! – esclamò con accento ammirato.* Si, – concordò Ricci. Allungò una mano e schiaffeggiò una delle tette. – Muovile più in fretta, bambola. -Lei accelerò il ritmo del proprio corpo. Ricci emise un suono estatico. La ragazza cominciò a respirare a fatica.Gianni si era eccitato nuovamente guardando i due e si ricordò della promessa che aveva fatto a Marina il giorno prima. Si avvicinò alla coppia e si inginocchiò accanto ai due. Poggiò una mano sulle spalle della ragazza e la costrinse a piegarsi in avanti finchè andò a schiacciare i seni contro il torace di Ricci. Fece poi un segno d’intesa all’uomo che gli rispose strizzando un occhio.* Io mantengo sempre le promesse, Marina, – mormorò all’orecchio della ragazza. – Adesso ti apro quel bel culetto che hai. -La ragazza ebbe uno scatto convulso e cercò di sollevarsi allarmata, ma Ricci non aspettava che questo e la bloccò, abbracciandola stretta.* Forza capo, aprila in due questa pollastrella, – disse Ricci, mentre Marina iniziava a gemere terrorizzata. Non aveva mai provato una cosa del genere, e sapeva che era un’esperienza dolorosa, aveva visto la madre urlare quando lo avevano fatto a lei.Provò a muoversi per cercare di sottrarsi alle voglie insane dei due, ma l’uomo sotto di lei la stringeva forte, bloccandola mentre sentiva dentro la sua pancia il suo pene dare scatti di foia incontrollati.Gianni le andò alle spalle, le divaricò le natiche tremanti mettento oscenamente allo scoperto il solco dove s’intravedeva l’ano piccolo e serrato, Marina gemette e si contorse spaventata.Soddisfatto Gianni appuntò il glande allo sfintere, Marina cercò istintivamente di sottrarsi ma lui la trattenne iniziando allo stesso tempo a spingere con decisione. * Aaahhh…-urlò la ragazza contraendosi per opporsi alla penetrazione. * Non ti contrarre, rilassati, Marina. — le disse lui, interrompendo la pressione; la sentì rilassarsi. * Ora ci riprovo, non contrarti.-e riprese a spingere.* Aaaaahhhh…. Dio mio che malee!!…-Marina tremava tutta, sconvolta, il dolore cominciava a farsi violento, gemeva come impazzita. Strinse i denti e le natiche, non voleva cedere a quella ignobile penetrazione, ma dopo qualche tentativo, Gianni riuscì a penetrare in lei, violando con il glande lo sfintere. I fianchi della ragazza si contrassero, la sua testa abbassata si alzò, i suoi occhi si spalancarono sotto l’effetto del dolore. La sua bocca si aprì, sembrò mancarle l’aria, poi un grido inumano le uscì dalla gola, mentre le lacrime scorrevano copiose dai suoi occhi. Un dolore fortissimo si irradiava dall’ano dilatato e le fitte dolorose si spandevano per tutto il corpo arrivandole fino al cervello. Le lacrime le scorrevano sul viso deformato dal dolore e le scesero fino in bocca, dove ne percepì il sapore salato.Gianni si arrestò un attimo, mentre Marina urlava, sentiva l’ano di lei contrarsi ritmicamente con spasmi incontrollati che andavano però rapidamente scemando, riprese poi a spingere, penetrando lentamente in quel culetto vergine. L’introduzione era dolorosa, il pene procedeva a scatti e la ragazza digrignava i denti e soffiava. Giunto a metà si arrestò, iniziando a retrocedere lentamente, per poi riaffondare in lei mentre Marina continuava a gemere senza sosta, intanto il ventre nudo del giovane, con un movimento lento, inesorabile, penetrava sempre più nell’intimità anale della fanciulla.Marina dava dei sussulti tremendi, sentendosi infilare quel palo lentamente su per il sedere, pregava che finisse presto e che lui venisse in fretta per porre fine al suo martirio.A un tratto Gianni decise di finirla e, con una botta forte e violenta, si immerse fino in fondo nel retto della ragazza piegata sotto di lui. L’urlo che ne scaturì riempì tutta la stanza.* Aaaaaagggggghhh… muoio!!!… pietà!!…-Marina aveva i sudori freddi, si sentiva svenire, le tempie le battevano. Quel coso nel sedere le dava crampi di dolore e di nausea. Era come se le stessero stracciando le viscere. Il dolore divenne a un certo punto così asfissiante che aveva difficoltà anche a respirare. Stranamente era come se le fosse arrivato in gola ne sentiva addirittura lo strano sapore in bocca e le salirono conati di vomito.Alle sue spalle, Gianni non le diede tregua, e cominciò a muoversi nel suo retto, con le mani posate sulle sue natiche tremanti rinculò, guardando la sua verga che usciva dall’ano della ragazza. La ritirò fino al glande, assaporando lo strofinamento dei muscoli rettali che lo stringevano, poi la spinse con forza di nuovo dentro fino in fondo.Un nuovo urlo si levò dalla ragazza che giaceva con la testa abbandonata sul petto di Ricci e che ormai si trovava immersa in un lago di dolore.-Muoio!… Vi prego non resisto!… Basta finitela!… Vi prego!!…-* Zitta gioia, che il bello deve ancora venire! — sghignazzò Gianni alle sue spalle e iniziò a sodomizzarla.* Aaah!… Aaah!… Aaah!…-Ora la stava scanalando con forza, con spinte violente e regolari che facevano uscire la verga per più di metà per poi infilarsi nel retto martoriato fino in fondo. La teneva per i fianchi e lei urlava ad ogni affondo. Piangeva a dirotto, le lacrime le bagnavano il volto e sgocciolavano sul torace di Ricci. Stringeva i muscoli dell’ano nel vano tentativo di espellere quella sbarra infuocata che le stava procurando il dolore più tremendo della sua vita. Le fitte le partivano dall’ano, dilatato a dismisura, e si spandevano per tutto il corpo arrivando perfino alle dita contratte dei piedi e soprattutto al cervello in ondate incessanti. Gemeva e guaiva come un animale ferito e ad ogni affondo lanciava un urlo disperato. Disfatta e distrutta si augurava solo che quella cosa atroce finisse presto.Gianni, scaricato dai precedenti orgasmi, la sodomizzò a lungo alternando movimenti lenti e dolorosissimi a violente spinte veloci e devastanti, alcune volte usciva il membro completamente per sfondarla nuovamente con cattiveria e lei urlò, si dibattè cercando di sfuggirgli, e si lamentò per tutto il tempo. Alla fine, Marina non aveva più voce per urlare, nè forze per dibattersi ancora e ormai disfatta emetteva solo un lamento continuo misto a singhiozzi. Una voluttà intensa intanto saliva dentro Gianni, lasciò le natiche e solo la verga lo riuniva ormai al corpo gemente di lei mentre la impalava con violenza dilaniandole l’ano. Godeva della violenza che stava infliggendo a quella ragazza.Marina sentiva sbattere la verga in fondo ai suoi intestini. I colpi profondi risuonavano nella sua testa. Un rantolo ininterrotto sfuggiva ormai dalla sua gola infiammata per il troppo urlare. Cercò di distendersi tutta verso il maschio allargando le natiche per cercare di alleviare quel tormento.Poi percepì un movimento sotto di lei, Ricci, che fino a quel momento se ne era rimasto fermo a godersi la scena, ricominciò a muoversi ritmicamente nella sua vagina. Inorridita, lanciò un nuovo urlo di disperazione e cercò inutilmente di divincolarsi per sfuggire a quella oscena doppia penetrazione. Il dolore divenne se possibile ancora più forte, mentre i due cominciavano a pomparla nei due buchi come fosse un manichino disarticolato.Gianni, alle sue spalle, accelerò la cadenza dei colpi e un rumore lubrico si levò dominando l’ansare dei maschi e i rantoli incontrollati della loro vittima. Poi venne lo spasimo terribile. I due uomini non resistettero più sentendo salire dentro di se l’orgasmo inarrestabile; Gianni la scanalò a grandi colpi profondi e rudi strappandole altre grida, Ricci spingeva da sotto infoiato e sembrava volesse sfondarle l’utero. Ormai la ragazza era annientata. Con una spinta finale, Gianni si immerse completamente nel retto ormai vinto e, con un rantolo inumano di voluttà, eiaculò, lasciando zampillare dentro il suo intestino lo sperma a lungo trattenuto, Ricci si arcuò come impazzito e lanciò i suoi spruzzi violenti direttamente contro la bocca dell’utero.Mentre i due venivano riempiendola, Marina ebbe un malore, e si accasciò esanime priva di conoscenza. Quando Marina si riprese, presa a schiaffi da Nardi, la condussero in cucina e le fecero preparare qualcosa da mangiare. La ragazza era distrutta e si reggeva in piedi a stento, essa pregò che la lasciassero rivestire e riposare, ma non le fu concesso. Quando terminarono di mangiare, la obbligarono a preparare anche qualcosa per le altre donne e glielo fecero portare al piano di sopra. Anche loro salirono.Sopra, Gianni annunciò che avrebbe portato da mangiare a Natalie lui stesso, da solo. Ignorando gli sguardi curiosi degli altri due uomini, egli si recò nella camera della ragazza. La slegò perchè potesse mangiare e non potè fare a meno di osservare ancora una volta quanto fosse bella.A lungo rimase silenzioso cercando di chiarire i motivi per cui questa ragazza esercitava tanto potere su di lui. Dopo un certo tempo sentì se stesso dire:* Scusami per questa mattina. -Lei lo fissò stupita.* Come puoi dire una cosa simile, dopo tutte le sofferenze che sono state imposte a Anna e Marina? Le ho sentite urlare tutta la mattina. -Lui andò su e giù per la stanza irritato. * Lo so da me che quello che ho detto non ha alcun senso, maledizione! – Lei abbassò la forchetta.* Gianni, – disse con calma, – perchè non smetti? Non credo che tu voglia veramente fare quello che fai. Hai bisogno che qualche psichiatra ti aiuti. Finirai per distruggere te stesso, in qualche modo. -* E’ un po’ tardi ormai, non ti pare? – mormorò lui.Natalie rimase silenziosa.* Cosa farai quando lascerai questa casa? – gli chiese poi. – Come potrai tornare al tuo lavoro, nella vita civile? La polizia ti troverà certamente. -* La polizia non ci conosce, – borbottò lui.* Ma avrà la tua descrizione, tutto quello che mi hai… – Si fermò di colpo. Un lampo di paura attraversò il suo sguardo. Lui si voltò dall’altra parte.* Gianni… – continuò lei con un tono che adesso era cambiato. – Che cosa hai intenzione di fare di noi quando te ne andrai di qui? -Lui non poteva dirle la verità.* Lasciarvi legate, credo. In modo che non possiate scappare. – Non era certo che lei lo avrebbe creduto.* Ma quando… – lei cominciò, e si fermò di nuovo. Era sconvolta.* Non c’è possibilità che la polizia possa trovarci una volta fuori di qui. – tagliò corto lui.La legò di nuovo e lasciò la stanza. Non voleva vedere quegli occhi in cui si faceva largo il riflesso della terribile verità.Entrò nella stanza matrimoniale, Anna e Marina avevano già finito di mangiare. Anna era ancora molto sofferente per le scottature della mattina; il suo corpo era arrossato in diversi punti. Marina, ancora completamente nuda, era in ginocchio con le mani sul pavimento ai piedi del letto. I due uomini avevano posato il piatto per terra e avevano costretto la ragazza a leccarlo come una cagna.La costrinsero a pulire il cibo fino all’ultima briciola e poi la fecero salire sul letto.* Hai un gran talento con la lingua, Marina, – disse Nardi in tono di scherno, mentre le palpava le tette con forza. Il volto di Marina si contrasse di dolore, ma la ragazza rimase silenziosa.* Ehi, questo mi da un’idea! – esclamò Ricci. – Perchè non le facciamo fare qualche numero con una delle due donne? Capisci cosa voglio dire? -* Certo! – disse Nardi entusiasticamente. – Sarà divertentissimo. Non con Anna, però; quella urlerebbe appena la tocchi. -* Vediamo, – disse Ricci. Appoggiò un dito a una macchia rossa sul seno di Anna che urlò di dolore. – Diavolo hai ragione, – ghignò. – Ma c’è la vecchia Natalie, che non aspetta altro. -* No, – disse Gianni. – Natalie lasciamola stare. -Ricci lo fissò aggrottando le sopracciglia.* Ma dimmi un po’, cosa c’è tra te e la gallinella? – disse. – Perchè mai dovrebbe godere di particolari privilegi? -* Per nulla, – tagliò corto Gianni. – Voglio soltanto che non partecipi a questo gioco. -Ricci protestò ancora, ma Gianni fu irremovibile.* Rimane allora la cara Anna, dolorante o no, – disse Nardi e si volse verso la donna. – Che ne pensi Anna? Ti piacciono queste cose? – La donna lo fissò senza espressione. – Sono certo che ne vai matta. Facci vedere. Avanti, fai l’amore con Marina. -Anna ebbe un sussulto, come se le mancasse il fiato. Le due donne lo guardarono piene di orrore.* No, – disse Anna con un filo di voce. – No, non voglio e non posso farlo. -Gli occhi di Nardi divennero punte di spillo.* Pensavo che ti saresti comportata bene, bambina, – disse in tono ammonitore. – Ti ricordi di questa mattina? Possiamo benissimo riportarti a fare la doccia. -Anna inghiottì saliva.* Non m’importa, – disse tremante. – Quello che mi chiedi è sporco e pervertito, e non voglio! -Gianni si avvicinò al letto e guardò le due donne.* Sembra proprio mie care, che abbiate bisogno di un’altra lezione, – disse. – Cosa dobbiamo fare per convincerle? – chiese rivolto agli altri due uomini.* Perchè non ne facciamo fuori una in modo che serva da esempio, – disse Nardi con aria faceta. – Così non avranno più problemi quelle che restano. -* Ottima idea, – disse Ricci, con aria più seria dell’amico. Si alzò e prese Gianni da parte.* Ascolta, – sussurrò. – Possiamo far loro paura e divertirci nello stesso tempo. Facciamo credere che ammazzeremo quella che urlerà per prima, poi ce le lavoriamo un po’ e vediamo quanto a lungo riescono a resistere. -Gianni annuì.* Okay, – disse. – Portatele al piano di sotto. -Portarono giù Anna e Marina. Passando davanti alla camera di Natalie, Nardi disse.* Ehi, prendiamo anche l’altra. Mi piacerebbe farmela insieme alla sorella. – * No, – disse Gianni. – Ho già detto che Natalie non partecipa al gioco. -Nardi lo fissò con aria strana, ma ricordando il dialogo avvenuto con Ricci lasciò stare scuotendo il capo.Scesero al piano di sotto. Gianni si sedette su un bracciolo del divano e guardò le due figure nude.* Va bene, bambine, – disse. – Ascoltate attentamente, perchè la vostra vita dipende da quanto sto per dirvi. Abbiamo deciso che ci sono troppe donne in questa casa, perchè le cose possano andare bene; così dobbiamo per forza liberarci di una di esse. E poichè voi due siete veramente poco cooperative, deve essere una di voi a morire. – Fece una pausa. Marina si lasciò sfuggire un lamento impaurito, mentre Anna si fece bianca come un lenzuolo.* Lasciate che vi spieghi come faremo a scegliere, – continuò Gianni. – Abbiamo pensato di uccidere la più debole e di tenerci la più resistente che ci può far meglio divertire. Così cominceremo con una piccola prova per vedere quanta forza di volontà avete. Vi infliggeremo un po’ di punizioni e colei che sarà capace di non gridare resterà viva. Ma quella che grida è morta prima che la sua bocca si sia richiusa. E’ tutto chiaro? -Ambedue le donne tremavano.* Per favore, – gemette Marina. – Non uccidetemi. Lo farò… farò qualunque cosa. -* Certo che lo farai, mia cara. Dopo, se sarai ancora viva. -Fecero sdraiare le due donne sul pavimento una accanto all’altra, sulla schiena e con le mani legate dietro la vita. Gianni disse a Nardi di prendere la pistola.* Spara alla prima che grida, – ordinò ammiccando. – Benissimo, – disse poi a Ricci. – Tu ti prendi Marina e io Anna. Prima facciamo provare loro la frusta… – Ricci andò andò a raccogliere i propri pantaloni e ne estrasse la cintura dai passanti. Gianni la prese.* Una alla volta, – disse. Guardò in basso verso le due donne che tremavano. Le mani legate dietro la schiena obbligavano i loro soffici ventri a protendersi invitanti. Gianni sollevò la cinghia e la fece cadere attraverso l’addome di Anna. Si sentì il rumore del cuoio contro la pelle. La donna ebbe un sobbalzo e il suo volto si contorse, ma strinse i denti e solo un flebile suono le uscì dalle labbra. Gianni porse la cintura a Ricci.* Frusta Marina nello stesso posto, – disse.Ricci eseguì. La fanciulla risucchiò l’aria profondamente e fu scossa dai tremiti. Lacrime di dolore le rigarono le gote.Prendendo la cintura, Gianni fissò di nuovo Anna.* Proviamo con le cosce, adesso, – disse e fece cadere una scudisciata nella parte interna delle belle gambe della donna. Anna si morse le labbra con forza mentre suoni inarticolati le uscivano dalla gola. Ricci fece lo stesso con Marina, e la ragazza si lasciò sfuggire un suono che sembrava un sibilo, ma non gridò.Il fiato di Gianni si fece pesante. La cintura gli pendeva dalla mano mentre osservava le ragazze terrificate. Gli splendidi seni di Anna sembravano protendersi verso di lui, i capezzoli rosati simili a occhi impauriti. Abbattè la striscia di cuoio su quelle montagnole di carne.Il suono che sfuggì dalla gola di Anna era simile ad un rantolo di agonia, ma non si trasformò in un grido soffocato, con un estremo sforzo di volontà, da quella stessa gola che avrebbe voluto emetterlo.La mascella di Marina si strinse in attesa del colpo che Ricci avrebbe fatto calare su di lei. Il cuoio si abbattè sul suo seno. Quello che sarebbe stato un grido giunse attraverso il naso con un fischio simile a quello di una sirena, mentre il corpo della ragazza veniva scosso da un tremito convulso.* Caspita! – disse Ricci. – Queste ragazze vogliono vivere ad ogni costo. -* Credo che ci vogliono provvedimenti più drastici, – disse Gianni. Accese due sigarette e ne porse una a Ricci. – Questo dovrebbe sistemare le cose. – Si piegò sopra ad Anna. Il corpo della donna si tese allo spasimo quando lui allungò la mano che teneva la sigaretta accesa. Gliela spense sul capezzolo.Il volto di Anna si contrasse, divenne scarlatto nel tentativo di controllare il dolore e di soffocare il grido che stava per uscirle di bocca. Le sue gambe scalciarono per aria. Un suono gutturale, quasi inumano, fu il risultato di questo tentativo.Marina piangeva, gli occhi chiusi, quando Ricci si piegò su di lei. Quando l’uomo premette la brace accesa sul suo capezzolo, contro ogni volontà la bocca della ragazza si aprì. Con un suono raspante i suoi polmoni si riempirono dell’aria necessaria per gridare tutto il dolore che provava. E ciò nonostante essa riuscì a controllare quel suono trasformandolo in una ritmica, torturata serie di piccoli, smorzati singulti.* Non è che si possa veramente chiamare un grido, questo, – disse Nardi.* Va bene, so come si può sistemare questa faccenda, – disse Gianni e il tono della sua voce era rauco per l’eccitazione. – Porgimi un po’ di corda, Ricci. -Con l’aiuto dell’uomo, lui avvicinò le due donne, ponendole una a fianco all’altra, poi, con la corda, legò strettamente le ginocchia e la parte alta delle loro gambe in maniera che le cosce fossero strettamente avvinte. Dopo aver acceso nuovamente la sigaretta la fece cadere nel lieve avvallamento dove le loro cosce si incontravano. Ambedue le donne si alzarono dal pavimento, arcuarono i loro corpi cercando disperatamente di liberarsi della sigaretta prigioniera nella nicchia dei loro corpi, ma senza risultato. Poi, pian piano, mentre Marina si contorceva per il dolore, qualcosa cominciò a farsi strada nel petto di Anna, qualcosa che aumentava sempre più e che aumentava di intensità ad ogni attimo che passava. Sempre più alto, il sibilo che le raschiava la gola si stava trasformando in un grido. Anna sapeva che avrebbe gridato, e un terrore allo stato puro prese il posto della sofferenza che aveva abitato nei suoi occhi. Ma non c’era nulla da fare e la sua vescica non resse, un fiotto di orina le bagnò le gambe. Alla fine quella necessità irresistibile travolse ogni sua volontà. La sua testa cadde all’indietro, la sua bocca si aprì e lei si abbandonò a quel grido.* AAAAAAAAAAh! -Gianni prese subito il mozzicone e lo gettò via. Marina continuò a emettere suoni inarticolati mentre il suo corpo cessava gradualmente di essere scosso da movimenti spasmodici. Anna tremava violentemente, in preda al terrore, aspettando di morire.* Rilassati, Anna, – le disse lui. – Nessuno ti ucciderà. Vi abbiamo solo spaventato un poco per farvi capire chi è che comanda, e perdiana, ci siamo riusciti. Te la sei fatta sotto a quanto pare. Ti sei pisciata addosso. -Anna fu travolta da un pianto dirotto.L’eccitazione di Gianni era al massimo. Si alzò soddisfatto, mentre Ricci sogghignava.* Molto bene, – disse l’uomo. – Credo però che ci siamo dimenticati qualcosa. Le ragazze avrebbero dovuto offrirci un piccolo spettacolo, vi siete scordati? -* Giusto, – disse Gianni. Slegò le due vittime. – Okay, bambole. dateci dentro. Anna comincia tu. -Questa volta non vi fu resistenza. Seguendo le istruzioni dettagliate di Gianni, Anna strisciò sul corpo di sua figlia, carezzandolo, baciando, leccando. Lui le fece fare, con Marina, tutto ciò che la fantasia gli suggerì e, nonostante che lei provasse chiaramente repulsione per ciò che le veniva ordinato, non si rifiutò a niente. Poi fu la volta di Marina a prendere l’iniziativa sul corpo della madre. Lui lasciò passare molto tempo prima di ordinar loro di smettere.Ricci, dopo aver assistito a una buona parte dello spettacolo, aveva lasciato la stanza da qualche minuto. Quando le due ragazze si alzarono in piedi, si udì un grido improvviso proveniente dal piano di sopra.Era Natalie.Gianni balzò dalla sedia e fece le scale in un fiato fino alla stanza dove aveva lasciato Natalie. Ricci era accanto al letto piegato sulla ragazza. Una mano dell’uomo era affondata tra le cosce di Natalie, mentre l’altra tormentava il capezzolo di un seno.Gianni afferrò Ricci per un braccio e, con una spinta, lo fece allontanare dal letto.* Lasciala in pace! – gridò.* Sei impazzito? – urlò Ricci, furibondo. – Che diavolo ti prende? -* Ti ho detto di lasciarla in pace, questo è tutto, – ripetè Gianni.* Ma chi è questa, la regina di Saba? Per che diavolo siamo venuti qui? -* Ci sono altre due donne nella casa a tua disposizione. -* Bene, in questo momento è lei che voglio! Ancora non me la sono fatta! E allora? -Gianni non riuscì a pensare a nessun argomento che gli consentisse di giustificare il proprio comportamento.* Fai finta che non ci sia, – tagliò corto. – Non puoi averla e basta. -* Chi lo dice? – domandò Ricci.* Lo dico io! -* Ma tu chi sei? -* Io sono quello che ha organizzato la faccenda, ricordi? – disse Gianni con maggior calma. – Sei stato pagato per eseguire i miei ordini. Il piacere che ci provi fa parte degli extra, non dimenticarlo. D’ora in poi starai alla larga da questa stanza. E questo vale anche per il tuo amico. -Ricci lo fronteggiò bollendo di rabbia, cercando di decidere se doveva continuare a discutere o rinunciare. Dopo qualche istante girò la schiena e si diresse verso la porta.* Questa gallinella ti ha raggirato ben bene, poveretto, – si strinse nelle spalle e uscì bestemmiando.Gianni si volse verso Natalie. Lei lo fissava con una strana espressione negli occhi.* Tutto a posto? – le chiese.Lei annuì con il capo.Lui non riuscì a pensare a niente altro da dire, così lasciò la stanza e scese di nuovo al piano di sotto. Un istante dopo le grida di Anna echeggiarono nella casa quando Ricci cominciò a sfogare su di lei la rabbia per non aver potuto possedere Natalie.Per il resto del pomeriggio si divertirono a costringere Marina e Anna a parlare delle loro esperienze sessuali. Obbligarono Marina a raccontare, davanti alla madre, di tutte le avventure che aveva avuto con i suoi vari ragazzi, e fecero descrivere ad Anna, nei dettagli, la sua vita sessuale con il marito. Ricci rimase tetro e imbronciato per tutto il tempo.Più tardi costrinsero Anna a preparare qualcosa da mangiare. Consentirono che la donna sedesse a tavola con loro, ma costrinsero Marina a sottostare alle loro voglie sessuali obbligandola a baciarli sul pene mentre mangiavano. Poi, dopo che Anna ebbe portato da mangiare anche a Natalie e fatto mangiare anche Marina, si riunirono nel salotto.* Ehi, – disse Nardi, – so io cosa ci vuole per riscaldare un po’ l’ambiente. -Prese Marina per un braccio e la condusse verso l’arco che divideva l’ingresso dal salotto. Ad ogni lato di esso vi era una sottile colonna ornamentale che andava dal pavimento fino al soffitto. Chiamò Ricci perchè lo aiutasse. Insieme, legarono la ragazza con le braccia sopra la testa, un polso per ogni colonna. I piedi di Marina riuscivano appena a toccare terra. In questa posizione il suo seno sporgeva in avanti, provocante e sodo.* Hai delle bellissime tette, Marina, – disse Gianni. – Non dovresti vergognarti nel mostrarle. Okay Nardi, avanti con lo spettacolo, che intendi fare? -* Okay, – disse Nardi, – possiamo finire il lavoro. – Si avvicinò e, piegatosi, afferrò una caviglia della ragazza e la legò alla base di una delle colonne. Fece poi lo stesso con l’altra e, quando ebbe finito, Marina si trovava con le gambe e le braccia spalancate in mezzo all’arco di ingresso. Ora, per potersi sostenere senza poggiare il peso sulle braccia, doveva stare sulle punte dei piedi. I muscoli dei polpacci erano tesi per lo sforzo.* Bene, Nardi, – disse Gianni. Si alzò e andò vicino alla ragazza prigioniera. – Hai un bel corpo davvero, – le disse. Allungò una mano e sfiorò la sua carne con le dita. Fece scorrere le sue dita sopra la pelle di lei, toccando il suo seno, il suo stomaco e i fianchi, le cosce.* Aspettate un secondo. – disse Nardi e uscì dal salotto. Si udirono i suoi passi dirigersi in cantina. Un minuto dopo era di ritorno.* L’ho visto stamattina per caso, – disse mostrando un’ampia scatola che aprì davanti a loro. La scatola conteneva un intero assortimento di freccette appuntite per il gioco del tiro a segno, completo di bersaglio circolare con il punteggio.* Possiamo divertirci un po’ col tiro a bersaglio, – disse Nardi. – Solo che non avremo bisogno di usare il cerchio numerato. Abbiamo già un bersaglio spettacoloso. – Indicò Marina.* Possiamo lanciare da qui, – disse Gianni, facendo una linea con la punta della scarpa nella lana del soffice tappeto a qualche metro dal corpo di Marina. Ogni uomo prese due freccette a testa.* Qual’è l’obiettivo? – chiese Ricci.* Che ne dite dei capezzoli? -Marina li stava guardando, il terrore dipinto sul volto.* No! – disse con voce tremante. – Non potete farlo! – Anna, seduta sul divano e con le mani legate dietro la schiena, aveva chiuso gli occhi e piangeva in silenzio.* No? – chiese Gianni. – Faglielo vedere, – disse rivolto a Ricci.Ricci si fermò davanti alla linea che Gianni aveva tracciato e scagliò la freccetta. Il piccolo missile puntuto si conficcò nel suo seno.La ragazza gridò quando la punta affilata si conficcò nella sua carne. La freccetta restò appesa al seno per qualche secondo, con la punta affondata nella carne; poi cadde a causa del peso posteriore. Sulla pelle immacolata apparve un rosso segno sanguinoso.* Abbastanza vicino, – disse Nardi, e si mise anche lui sulla linea. Marina tentò disperatamente, per la centesima volta, di strapparsi alle corde che la tenevano avvinta. Lo sforzo fece tremare tutte le sue splendide curve in movimento, ma non riuscì in alcun modo a proteggere il suo corpo indifeso.Nardi fece partire il suo proiettile, ma il tiro era basso. Il dardo colpì Marina allo stomaco strappandole un grido di profonda sofferenza. Di nuovo la freccetta cadde al suolo.Fu allora la volta di Gianni. La ragazza scosse pietosamente la testa come a indicare di risparmiarla.Lui ignorò quella muta preghiera. Prese la mira con calma e scagliò la freccetta dalla coda piumata. Il tiro era preciso e il dardo si infilò proprio sul capezzolo.Lei urlò forte, il corpo scosso da tremiti. Questa volta, la freccetta rimase conficcata nella carne per diversi secondi, finchè i movimenti convulsi della ragazza non la fecero cadere.* Bel colpo, – disse Ricci, e battè la mano sulla spalla di Gianni per complimentarsi.Ripeterono il giro di lanci, e nuove urla si alzarono dalla gola di Marina, il suo seno era ormai costellato da punti rossastri da cui sgorgavano macchioline di sangue.Nardi si era eccitato e, togliendosi i vestiti, si diresse bramoso verso la figura prigioniera.Mentre si avvicinava a lei, Marina cominciò di nuovo a scuotere la testa con i grandi occhi che pregavano muti. I suoi gemiti di dolore divennero gemiti di orrore. Per un lungo, disperato momento lei si agitò selvaggiamente, cercando di sciogliersi dalle corde. Il suo intero corpo era teso, sotto quell’inane sforzo. Poi, il suo volto fu invaso dalla disperazione e lei si abbandonò senza vita. I singhiozzi la scuotevano rumorosamente.Nardi allungò le mani e afferrò i seni della ragazza stringendoli. Poi fece scorrere le mani giù lungo lo stomaco, i fianchi e le natiche. Si avvicinò a lei e piegò lievemente le ginocchia; trovò subito l’apertura della sua vulva con la punta del fallo e lentamente si introdusse in quel canale di tenera carne.Marina chiuse gli occhi per cercare di non vedere ciò che le stava accadendo. I suoi pietosi singhiozzi si fecero ancora più forti. Nardi cominciò a muoversi contro il corpo di lei, teso all’inverosimile, mentre lui la fotteva. Le punte dei piedi si piegavano freneticamente per trovare appoggio sul pavimento.Nardi si mosse più in fretta. Di tanto in tanto, le sue mani lasciavano le natiche della ragazza per carezzare il seno o i fianchi. L’uomo cominciò a emettere sordi rumori.D’improvviso la testa di Nardi si piegò affondando nel collo della ragazza. I denti di lui affondarono in quella morbida pelle, le mani si contrassero spasmodicamente sul suo sedere, tirandola ancora più strettamente contro il suo corpo. Un ultimo spasmodico battere dei fianchi e l’uomo venne in un gorgoglio di passione affannosa.* Bene ragazzi, è tardi, – disse Gianni. – Si va a dormire. -* Perchè non la lasciamo qui, – disse Nardi, ancora affannato, indicando Marina.* Tutta la notte? -* Perchè no? Non può andare da nessuna parte. Domani mattina, forse sarà più arrendevole. -* Va bene. – accettò Gianni. – Resta tu con lei. Puoi dormire sul sofà. Accertati che non possa sciogliersi. -* Non ti preoccupare, – disse Nardi.Disse a Ricci di dormire con Anna, mentre lui sarebbe andato nella camera di Natalie. Ricci mormorò qualcosa sotto voce, ma obbedì spingendo Anna davanti a se.Gianni si diresse lentamente verso la stanza di Natalie. In un certo senso era riluttante a vederla di nuovo. Pensò al suo volto spaventato quando gli aveva chiesto che cosa sarebbe accaduto a lei e alle altre componenti della sua famiglia. Pensò alla verità che non aveva avuto il coraggio di dirle.Si chiese come avrebbe potuto salvarla.Giaceva accanto a Natalie nella stanza in penombra. Non tentò di toccarla. Era completamente assorto nei suoi pensieri. Sapeva ora che, qualunque cosa avesse fatto, non poteva lasciare che Natalie fosse uccisa. Si rese conto che, forse, si era innamorato di lei. Non riusciva a capirlo; ma ormai di se stesso riusciva a capire ben poco. Naturalmente, dopo che avessero lasciato la casa, non avrebbe più potuto rivederla. Ma doveva impedire agli altri due di sopprimerla. Si rese conto che sarebbe stato impossibile convincere sia Ricci che Nardi a cambiare il loro piano iniziale. Sarebbe stato pericolosissimo per tutti loro lasciare in vita qualcuno che potesse poi descriverli alla polizia. Ma doveva comunque trovare una maniera.Rimase sdraiato in silenzio a lungo. Dopo un po’ Natalie pronunciò il suo nome a bassa voce.* Gianni? -* Si? -* Perchè hai voluto che quell’uomo non mi toccasse? -Lui esitò.* Credo che non sia molto sensato cercare di giustificarlo col fatto che non volevo che ti facesse del male, – disse egli, dopo una lunga pausa.Lei restò silenziosa per qualche istante.* Forse non lo è, – disse dolcemente. – Ma sono contenta. -Lui si voltò verso di lei e le mise un braccio intorno alla vita. Si attendeva che lei si irrigidisse, ma questo non avvenne.* Natalie, – disse sottovoce.* Sai essere così dolce qualche volta, Gianni, – sussurrò lei. – Quando lo desideri sai essere così tenero. Perchè non sempre? -Lui non seppe rispondere. Quasi senza rendersi conto di ciò che stava facendo, la baciò. Il suo cuore ebbe un sussulto quando sentì che lei gli restituiva il bacio.* Natalie, – disse di nuovo. – Non so come mai… E’ tutto confuso… ma… non ho mai provato quello che sto provando in questo momento. -* E’ stato forse questo il motivo della tua ansia, Gianni, – gli sussurrò lei.Lui la baciò di nuovo. Il bacio durò un’eternità.* Gianni, – mormorò lei quando le loro bocche si separarono. – Gianni, lascia che ti mostri, voglio farti vedere che ciò di cui hai bisogno è la dolcezza e… e l’amore, non la violenza, non la sofferenza. Slegami, Gianni, ti prego. Fammi provare. -Lui la slegò. Le braccia della ragazza lo strinsero e il suo corpo si congiunse al suo. Lui la tenne abbracciata, sentendo la sua carne soffice ed elastica che premeva contro la propria. Natalie gli offrì la bocca, le labbra dolci e umide. La sua lingua scivolò nella sua bocca, languida e gentile a un tempo. Le sue mani gli carezzarono la schiena. Anche lui fece scivolare le mani su quelle curve deliziose. Le sue tette erano forme gemelle di piacere pressate contro il suo torace. Lui staccò la bocca da quella di lei e abbassò il capo per prendere tra le labbra uno di quei globi meravigliosi.* Si, – disse lei in un sussurro. – Oh, si! -i fianchi della ragazza si arcuarono, ondeggiando dolcemente. Le mani di lei continuarono a carezzarlo, scivolando in basso, sul suo corpo. Le sue dita toccarono il suo pene lievemente. La passione esplose nel cuore di Gianni.* Ora Gianni, – ansimò lei.Lui trovò la sua fessura umida e la penetrò lentamente. Ebbero un simultaneo singulto di piacere. Le loro anche premettero una contro l’altra per un lungo momento. Le gambe di lei si piegarono attorno ai suoi fianchi, usandoli come leva per potersi fare penetrare ancora di più. Quando cominciarono a muoversi, le cosce di lei scorrevano contro il corpo dell’uomo e i polpacci ripiegati lo attiravano ritmicamente a lei.Si mossero con movimenti regolari. Gianni poteva sentire il respiro affannoso di Natalie nelle sue orecchie, sentire le sue mammelle schiacciarsi contro il suo torace. Le labbra della ragazza scivolarono lievemente lungo il suo volto, nuovamente alla ricerca della sua bocca. Lui vi immerse la lingua, carezzando il dolce interno di quel palato che gli si offriva. Lei intrecciò la lingua con quella di Gianni, emettendo lamenti di piacere.Gianni non aveva mai conosciuto una passione così dolce. Era una passione che aumentava incontrollata dentro di lui, che riempiva tutto il suo essere. Si mosse più in fretta, e Natalie rispose con lo stesso ritmo, colpo di reni contro colpo di reni, gemendo di piacere. Le sue gambe e le sue braccia si strinsero attorno a Gianni, tenendolo stretto. La testa di Natalie ondeggiava da un lato e dall’altro mentre la sua bocca restava incollata a quella di lui. Sentì il crescendo finale nascere in un punto lontano del proprio corpo contratto. I loro movimenti cominciarono ad accelerare sempre di più. La testa della ragazza ricadde all’indietro, e i suoi gemiti divennero grida, mentre i loro corpi si agitavano sempre più in fretta, correndo verso l’attimo del piacere. Gianni si sentì trasportare oltre il punto in cui ogni controllo era perduto, ondeggiando laggiù per un lungo momento di pura estasi, e, mentre Natalie esplodeva in un grido finale arcuandosi sul letto, piombò nella caverna dell’estasi.Restò immobile per alcuni minuti, tenendola stretta a se, la testa che gli girava. Poi la mano di Natalie cominciò a scivolare nuovamente lungo il suo corpo, finchè non si posò sul pene e cominciò a carezzarlo. La sentì muoversi, strisciare sul suo corpo, sentì le labbra della ragazza che scendevano anch’esse e lo baciavano sempre più in basso. La fermò.* Lascia che lo faccia, tesoro, – sussurrò lei. – Ti prego. Ti desidero ancora. -Lui la lasciò. La testa della ragazza raggiunse il suo inguine. Dopo un lungo delizioso momento sentì le labbra di lei sul suo pene che lo carezzavano dolcemente. Lei attizzava la sua passione con la morbidezza della sua bocca deliziosa e con la sua agile lingua. Con i suoi baci fece si che il suo impulso sessuale divenisse forte come prima. Poi si fece scivolare sul suo corpo e le sue cosce si abbassarono. Sorrise verso di lui mentre si muoveva.Lui si mosse con lei, rispondendo a quelle splendide sollecitazioni erotiche. Il seno di Natalie ondeggiava su di lui nella penombra della stanza. Lui allungò una mano e ne afferrò uno, gustandone la fermezza e l’elasticità con i polpastrelli delle dita. Dopo alcuni minuti lui la capovolse e le montò sopra, e di nuovo cominciarono la lunga eccitante scalata su per la montagna del desiderio. Questa volta il suo orgasmo fu anche più violento e completo di quello che lo aveva preceduto.Poi, giacquero immobili uno nelle braccia dell’altro. Dopo un po’ Natalie cominciò ancora a sollecitare il suo sesso. Lo stuzzicava con ogni parte del corpo, lo copriva di carezze e di baci, faceva scorrere la punta della sua lingua deliziosa lungo i più segreti itinerari della sua pelle. Alla fine lui la penetrò ancora. Questa volta fu un lento, lungo e delicato accoppiamento che gli procurò un nuovo genere di estasi attraverso i lombi. Si mossero senza ansia, esplorandosi a vicenda, sussurrando, guardandosi negli occhi mentre la loro passione saliva a gradini infinitesimali. Durò un’eternità, ogni movimento che aggiungeva qualcosa al loro desiderio, finchè il desiderio non divenne una montagna e li travolse in una spirale di necessità che sfociò nella luminosa intensità di un piacere che mai avevano prima conosciuto.Lui ricadde all’indietro, svuotato, e giacque con le mani attorno al corpo di Natalie che si rannicchiò contro di lui. Per la prima volta, da lungo tempo, si sentiva appagato, forse per la prima volta nella sua vita. Dopo un po’ cadde in un sonno profondo e senza sogni.Venne svegliato da un vociare che proveniva dal corridoio. Balzò a sedere sul letto.Natalie non era più accanto a lui.Si buttò giù dal letto e corse fuori dalla stanza. Ricci era nel corridoio con la pistola in mano e un’espressione furibonda che gli deformava i lineamenti. Natalie era sul pavimento. Il suo viso, dove probabilmente Ricci l’aveva colpita, sanguinava abbondantemente.* Questa puttana ha chiamato la polizia! – urlò Ricci fuori di sè. – Sei tu che l’hai lasciata scappare, maledetto idiota, e lei è riuscita a telefonare. – Indicò con la canna della pistola l’apparecchio telefonico.Gianni si volse verso la ragazza.* Natalie… -Le labbra della ragazza si incresparono.* Non avvicinarti! – urlò come scossa da un tremito. – Animale! Essere immondo! – Gli occhi di lei lo fulminavano. – Pensavi veramente che avrei potuto amare un mostro come te? – Sputò nella sua direzione. – Quando sono venuta con te avrei avuto voglia di vomitare ogni momento! -Gianni era paralizzato dallo stupore.* Ti ha preso in giro! Si è presa gioco di te! – urlò Ricci. – Sei un maledetto cretino… -Le ingiurie dell’uomo furono interrotte da Nardi, che arrivava da sotto attirato dal vociare, cercando disperatamente di infilarsi i vestiti.* Mio Dio, andiamocene fuori di qui! – urlò.* Prima bisogna far fuori queste galline! -* Non abbiamo tempo per nasconderle! – disse Nardi ormai in preda al panico.* Non importa, le ammazziamo e le lasciamo qui. E’ la nostra unica possibilità! – Ricci alzò la pistola verso Natalie. – Cominciamo con questa troia quaggiù! -* Noo! – urlò Gianni. Istintivamente si gettò tra la ragazza e la canna della pistola.La pallottola lo colse nello stomaco. Il dolore fu incredibile. Urlò, si piegò in due e scivolò lentamente sul pavimento urlando senza fermarsi. I suoi occhi si posarono su Natalie che lo fissava con gli occhi sbarrati per la sorpresa. Grandi onde scure di dolore lo sommersero, schiacciandolo. Attraverso di esse udì, distintamente, il suono delle sirene della polizia. Vide che anche Ricci le aveva udite perchè il suo volto si trasformò in quello di una belva in trappola. In un disperato impulso di estrema follia lo vide alzare nuovamente la pistola contro di lui e sparare con rabbia.Stava ancora urlando quando morì.
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