Quando l’uomo usci da casa mia erano le 14:00. Mi sentivo sconvolta. Il buchino mi faceva male e mi sentivo satura dell’odore e del sapore del suo sperma Rimasi imbambolata con lo sguardo fisso nel vuoto a pensare a quale fosse la cosa giusta da fare. Il cuore mi batteva forte e non riuscivo a pensare lucidamente. La prima intenzione fu quella di andare alla polizia e denunciare di essere stata stuprata ma dopo un breve esame scartai subito quella possibilità. Se lo avessi fatto mi sarei inimicata quella brutta gente, avrei certamente subito nuovi soprusi ed inoltre, se avessero mostrato i filmati che mi avevano fatto, nessuno avrebbe creduto che io non fossi consenziente. Mi ero sentita usata e dominata ma nonostante la rudezza di quell’uomo non mi era dispiaciuto perché mi aveva fatto sentire anche desiderata. Decisi che era inutile mentire a me stessa. Quel grosso cazzo che mi affondava nel culo mi era piaciuto moltissimo e mi aveva procurato due orgasmi incredibili. Mi sentivo una sporca puttana, una ninfomane che godeva nel farsi trattare come una troia. Decisi che il male minore era andare al colloquio che mi era stato fissato e cercare di ubbidire alle disposizioni che mi avevano dato. Andai a fare la doccia, mi lavai e profumai accuratamente ma nonostante questo continuai a sentirmi sporca perché il pensiero di essere in balia di quegli aguzzini oltre che terrorizzarmi mi eccitava. Mi truccai bene occhi e labbra. Indossai calze nere velate con riga dietro, reggicalze, tanga di pizzo nero, scarpe nere con tacchi a spillo, tubino nero strettissimo con piccoli spacchi laterali e bordino in pizzo, collarino in seta nero, giacchetta grigia corta, occhialini, orecchini, braccialetto e anelli. Mi guardai allo specchio. Sono proprio una puttana pensai di me stessa mentre mi osservavo. Se mi fossi fermata a ragionarci sopra forse non sarei uscita di casa ma in quel momento non volli farlo e quindi alle 14:55 suonai il campanello dell’ufficio che mi era stato indicato. Mi venne ad aprire una donna sui 30 anni, molto bella. Era vestita elegantemente e i suoi modi emanavano una grande sicurezza. “Sono qui per il posto da segretaria” le dissi incespicando nel pronunciare le parole. “Siediti li” mi ordinò in tono autoritario indicandomi un divanetto. Appesi la giacchetta ad un attaccapanni e mi sedetti. Dopo circa 40 minuti di attesa nei quali nessuno sembrò curarsi della mia presenza, venni invitata dalla donna ad entrare in un ufficio. Mi fece accomodare su una poltroncina posta di fronte ad una grande scrivania. Prima di andarsene passò dietro di me e con un movimento fulmineo. mi ammanetto i polsi dietro alla spalliera della sedia. “Non fiatare cagnetta” mi sibilò all’orecchio. Passò davanti e con un altro paio di manette mi legò assieme le caviglie. Stavo per protestare quando la donna mi afferrò il viso fra le mani curate e mi ribadì l’ordine di non fiatare e di obbedire. Un attimo dopo una benda nera mi coprì gli occhialini oscurandomi completamente la vista e uno schiaffo mi colpì il viso. La paura e l’ansia per la terribile situazione nella quale mi ero cacciata mi assillava e mi faceva sentire lo stomaco in subbuglio, avevo voglia di piangere. Sentii le mani della donna che mi accarezzavano le gambe e poi le sue labbra sul mio viso. Mi parlò “Ora sei la nostra schiava” Per molti minuti venni lasciata sola, seduta, cieca e bloccata, poi, il rumore di una porta mi avvertì che qualcuno stava entrando nell’ufficio. Sentivo intorno a me persone che si muovevano senza parlare. Un odore familiare arrivò alle mie narici. Era odore di cazzo. lo sentii crescere, venni toccata contemporaneamente in diversi punti del viso e della testa e capii che i cazzi erano almeno tre, forse di più. Me li strusciavano in faccia, sul collo e sulla testa. Mi sentii afferrare per i capelli da più mani e subito dopo le mie labbra furono forzate da un grosso membro. Mi venne spinto fino in gola e iniziò a fottermi la bocca. Mentre quel grosso uccello andava avanti e indietro continuai a sentire altri membri che mi toccavano e poco dopo distinsi altre due grosse cappelle che si affiancarono a quella che già mi occupava la bocca come a volersi infilare tutti insieme. Mi ritrovai presto la bocca riempita da due cazzi. Per almeno mezzora mani impazienti mi tirarono da un membro all’altro. Io adoro sentirmi la bocca piena di cazzo, sentirne l’odore e il sapore ma non volevo ammettere a me stessa che quella situazione di totale impotenza mi eccitava. Cercai di non soffocare sotto i loro colpi finché ognuno non mi riversò sul viso o in bocca il proprio carico di sborra. Erano in 4 e quando ognuno ebbe finito mi sentivo davvero fradicia. L’afrore e il gusto dello sperma riempiva l’aria. Sentii la porta che si apriva e gli uomini uscire, per qualche minuto mi lasciarono di nuovo sola. Poco dopo la poltroncina su cui ero bloccata venne bruscamente spostata in un altra posizione e mi spaventai molto purché pensavo che nella stanza non ci fosse nessuno. Con un movimento lento mi venne tolta la benda dagli occhi e attraverso lo specchio che mi ritrovai di fronte vidi riflesso il mio viso imbrattato. Il rossetto e il trucco si era spalmato sulla faccia mischiato allo sperma rendendo il mio viso una grottesca maschera di lussuria. In piedi dietro la poltroncina vidi un uomo molto distinto. Era vestito impeccabilmente e mi fissava attraverso lo specchio. Aveva occhi profondi e mi faceva paura.. Il ticchettio di altissimi tacchi annunciarono la comparsa nell’ufficio della donna che mi aveva accolto all’entrata e poi legata alla poltroncina. “Mostrala a tutti” le ordinò l’uomo La donna mi slacciò le manette staccandole dalla poltroncina, mi fece alzare e poi le richiuse in modo che le mie mani rimanessero bloccate dietro la schiena. Potevo camminare a passi molto corti purché le manette che mi legavano le caviglie limitavano i miei movimenti. La donna mi condusse attraverso una porta in un grande ufficio pieno di scrivanie e impiegati indaffarati. Mi fece lentamente sfilare in modo che tutti i presenti potessero guardarmi in faccia e vedere che era coperta di sperma. Mi sentivo umiliata. Alcuni si avvicinavano e mi palpeggiavano, altri si limitavano a fare commenti volgari. “Guarda, è una ragazzina, adoro rompere il culo alle ragazzine” disse un uomo corpulento “mi piace sentirle urlare” Uno si mise ad accarezzarmi le natiche “Che bel culetto” disse afferrandomi un braccio, “fra un po’ lo avrai talmente sfondato che non camminerai per giorni, ma non ti preoccupare tanto a lavorare qui da noi ti abituerai presto ad avere il sedere e la bocca sempre pieni di cazzo” un commento che fece ridere i presenti. “Che bel faccino da pompinara” Rincarò un uomo piu’ maturo”ti piace lo sperma vero puttana, spero di si perché ci farai il bagno” Mi sentivo come se fossi in trans, terrorizzata e al contempo ubriacata dalla prospettiva di essere la loro schiava. Sentivo il mio uccellino duro e le mie gambe tremavano. La donna mi ordinò di mettermi a quattro zampe, estrasse da una tasca un collare con guinzaglio e me lo allacciò al collo. Tirandomi per il guinzaglio mi fece passeggiare per il magazzino come se stesse portando in giro un cane. In quella posizione la gonna era risalita quasi tutta. Le mie gambe erano completamente scoperte e tutti potevano vedere il reggicalze e il tanga affondato nel mio culetto quasi completamente esposto. Gli uomini mi passavano vicino e mi coprivano di insulti e commenti volgari. Alcuni mi accarezzavano o sculacciavano leggermente mentre altri mi colpivano con una certa forza , schiaffetti, calci nel sedere, pizzicotti che mi facevano gemere e piagnucolare. Dopo un lungo giro la donna mi portò dentro una piccola stanza e chiuse la porta. Eravamo sole. Si abbassò e tastò i miei genitali. “Lo sapevo, il tuo pisellino è duro, sei una puttanella vogliosa, ce l’hai scritto in faccia” disse irosamente e quindi mi diede uno schiaffo. “Quello che voglio Sabrina è che tu goda nel sentirti sottomessa e che ti lasci andare. Voglio che la tua anima da schiava venga fuori. Voglio sentirti desiderare di essere schiava e sottomessa ai desideri dei tuoi padroni. Non puoi mentire con me, te lo leggo in faccia, tu adori il cazzo adori sentirtene piena, vero? ..VERO!!!?” chiese strattonandomi “Non c’è nulla che ti piace di più che sentirti donna vero?, però non lo sei, sei solo un frocetto ciucciacazzi che finge di essere ciò che non è” Mi guardava in modo sprezzante, e mi sentii umiliata, mi veniva da piangere perchè riconoscevo nelle sue crudeli parole una verità che non potevo sperare di cambiare. “Per essere una donna dovresti avere una bella vagina come questa” disse alzandosi la gonna e toccandosela. Si sedette su una sedia a gambe larghe. Non portava slip e la sua figa quasi interamente depilata era completamente esposta. “Leccala Sabrina!” ordinò afferrandomi per i capelli. Ubbidii, gliela leccai. Mi premette la testa sul suo pube. Infilai dentro la lingua e assaporai il suo gusto esotico La sentii gemere. Era la prima volta che facevo una cosa del genere, quanto mi sarebbe piaciuto avere una vagina anche io, quante volte lo avevo immaginato. Dopo alcuni minuti mi fece alzare in piedi, scostò il mio tanga e afferrò il mio uccellino. “E questo lo chiami cazzo?” chiese schernendomi “Sarà lungo 6 cm. , è ridicolo” “Guardati!” disse facendomi avvicinare ad un grande specchio. “Hai un corpicino magro con una vita stretta e un culetto grande e femminile” affermò accarezzandomi, “hai anche pelle liscia, belle gambe e un faccino da ragazzina che fà venir voglia di riempirtelo di sperma ma hai anche un gravissimo difetto, non hai nemmeno un pò di seno. Non ti vergogni?” “Fingi di essere una donna e non hai nemmeno una prima” Mi fissò duramente e io abbassai la testa perché non potevo reggere il suo sguardo. Mi accarezzò il viso dolcemente e mi tolse le manette dai polsi. “Io posso aiutarti piccola” disse in tono suadente “posso aiutarti a diventare una donna completa, e la prima cosa che devi fare è lasciarti andare completamente alla tua parte femminile. Tu sei mia e io ti trasformerò in una volenterosa puttana, perché una donna per essere tale deve essere prima di tutto una puttana, mi capisci? La guardai interdetta senza rispondere. “Ti piace il cazzo Sabrina?” “si” risposi titubante a bassa voce “Tu adori il cazzo e voglio sentirtelo urlare” disse afferrando un frustino da uno scaffale. “Urlalo!” “Mi piace il cazzo” dissi balbettando a voce moderata “Urlalo!” disse sferzandomi dolorosamente una coscia “Mi piace il cazzo” dissi ad alta voce “Non ci credo, mi devi convincere, non recitare stupida troia” Una frustata mi colpì una natica facendomi gemere. “Siii padrona adoro il cazzo mi piace sentirmene la bocca piena” urlai “continua!” “Mi piace sentirmelo nel culo” “Si, sei una puttana, VERO?!!!!” “Ohhh Si, sono una puttanaaa” Mi sferzò di nuovo “SONO UNA PUTTANA!” Urlai eccitatissima “SI, Sei una puttana e ti riempiranno di cazzi” Mi baciò, affondò la sua lingua nella mia bocca con incredibile passione. Si sedette su una poltroncina e mi ordinò di inginocchiarmi e leccarle le gambe. Quella donna mi aveva conquistato, volevo sentirmi femmina e lei mi avrebbe aiutato ad esserlo ancora di più. Le sfilai una scarpa e iniziai a leccare il suo piede destro. Le calze nere che indossava davano sulla mia lingua una sensazione strana e sensuale, una sensazione di femminilità di cui da sempre desideravo essere permeata. Più ubbidivo e più mi piaceva quella condizione. Istintivamente cercai di fare quello che la donna mi chiedeva, mi lasciai andare. Dopo le gambe si fece leccare nuovamente la figa e poi succhiare il seno. Godetti del contatto con la sua pelle morbida e liscia. “brava piccola,, ora spogliati” Tolsi il tubino. La donna estrasse da un armadio una confezione e l’apri. Ne tirò fuori degli oggetti che non avevo mai visto prima. Erano due seni in lattice. Erano bellissimi, di quarta misura. Il colore era quasi identico a quello della mia pelle e al tatto sembravano veri. Usando un adesivo speciale li applicò sul mio petto e poi mi fece indossare un reggiseno di pizzo nero. Mi guardai allo specchio, sembravano veri. Una vampata di calore ed eccitazione mi investi. Guardai la donna con gratitudine. “Grazie padrona” dissi abbassando la testa. Indossai di nuovo il tubino ed eccitata mi rimirai di nuovo nello specchio. Delizioso avevo un seno, sembrava davvero un seno femminile. “Per ora ci accontenteremo di questi ma presto avrai un seno vero. Ti piacerebbe?” “Oh si padrona mi piacerebbe moltissimo” “Cammina sculettando, fammi vedere come sculetta una troia in cerca di cazzo” Lo feci accentuando il movimento dei fianchi. Mi fece andare avanti e indietro alcune volte. “In ginocchio cagna!” Ordinò poi improvvisamente Ubbidii subito. Lei era in piedi di fronte a me e mi sovrastava, “Mettiti a quattro zampe ” ordinò. Lo feci. Mi sculacciò il sedere e poi si mise a titillarmi il buchino Infilando le dita nel mio ano. Non riuscivo a trattenere i gemiti. Sentii qualcosa di grosso e duro premere contro il buchino e un attimo dopo affondarci dentro. “Haaaaaaaaaaa” gemetti. Non lo vedevo ma doveva essere un fallo di gomma, me lo spingeva con forza avanti e indietro. “Cosa sei piccola Sabrina?” chiese “Sono una femmina, …sono una puttana ” risposi fra i gemiti Mi Infilò il dildo in profondità poi mi spinse la testa contro il pavimento e vi poggiò sopra una scarpa. “Fammi sentire quanto ti piace farti aprire il culo” “Ohhh Siiiii mi piace, mi piace moltissimooo padronaaa” Si spostò dietro di me e con una scarpa spinse il dildo ancora più a fondo. “Ooooohhhhh ” gemetti. Capii che l’oggetto che mi aveva infilato dentro era un cuneo anale di quelli che ti rimangono bloccati dentro. “Vieni cagnetta” disse la donna tirando il guinzaglio Muovermi a quattro zampe con il cuneo infilato dentro mi eccitava terribilmente, mi faceva sentire umiliata e porca. Venni condotta di nuovo nel grande ufficio. Venni fatta alzare in piedi. “Cammina sculettando fino a quella scrivania ” disse indicandomene una in mezzo al salone “piegati e supplicali di incularti” Non esitai, avevo una voglia di cazzo che non avevo mai provato prima. Sculettai fino alla scrivania e mi ci piegai sopra “Ho voglia …. ho voglia di sentirmi pienaaa, vi prego, inculatemi” chiesi gemendo, non mi fecero attendere. Le mutandine mi vennero calate e venni sculacciata con forza, estrassero il cuneo anale e sentii una cappella appoggiarsi subito al mio sfintere, Era un uccello grosso e duro. Le mani dell’uomo si appoggiarono ai miei fianchi e spinsero verso il basso con il risultato di farmi inarcare la schiena. sentii il buchino allargarsi e l’uccello scorrere dentro lentamente ma inesorabilmente finche il bacino dell’uomo non aderì completamente alle mie natiche. Urlai sconvolta dalla tempesta di sentimenti contrastanti che mi affollavano la mente ma specialmente dalla lussuria di sentirmi piena di cazzo. La mia padrona si inginocchiò accanto a me avvicinando la bocca al mio orecchio destro “ti piace farti inculare vero piccola?” chiese I miei gemiti furono la risposta “urla tesoro, fai sentire quanto sei troia” “SIIIIIII.. SFONDATEMI ” gridai Mi stavano aprendo. Mi penetravano uno dopo l’altro dandosi continuamente il cambio. Mi sentivo sommersa in un mare di urla, insulti sculacciate e pizzicotti. Mi sodomizzavano con forza, colpi secchi e profondi che mi facevano urlare. alcuni facevano leva con le mani sui miei fianchi, altri tirandomi le braccia all’indietro, altri ancora si aggrappavano ai miei capelli e spingevano i loro membri dentro di me fino in fondo. Mi sentivo usata e la cosa incredibile era che mi piaceva specialmente quando cominciai a sentirli godere. Il mio culetto sfondato riempito dal seme caldo di molti uomini. Esplodevano dentro di me e quando estraevano il membro sentivo lo sperma colare fuori dal mio buchino martoriato e scendere sulle mie cosce e sulle calze di nylon che indossavo, una lussuria incontenibile. Non opponevo nessuna resistenza semplicemente godevo della mia condizione di troia. Un uomo si sdraiò per terra sulla moquette, venni alzata di peso e messa a cavalcioni sopra di lui in modo che mi impalassi sul suo grosso uccello. Urlai come una pazza ma la bocca mi venne immediatamente tappata da un uomo che mi infilò dentro il suo uccello e che tenendomi per le orecchie iniziò a scoparmela. Vidi qualcuno che filmava la scena con una telecamera Si impadronirono delle mie mani e le utilizzarono per masturbarsi. Avevo un cazzo infilato in profondità nel culo uno in bocca e altri due nelle mani. La mia padrona fece spostare l’uomo che me lo stava mettendo in bocca si inginocchio a pecora davanti a me e mi baciò infilandomi la lingua in bocca. “Io ero come te Sabrina” mi sussurrò all’orecchio “ero un piccolo frocetto come te e ora guarda, grazie a lui sono una donna, una donna completa” Capii che il “lui” di cui parlava era l’uomo che avevo visto nello specchio. “Sei mia Sabrina e io ti trasformerò in una donna. Cosa state aspettando” urlò “sfondate la mia troietta, fatemi sentire le sue urla” Sentii un altra cappella calda appoggiarsi al mio sfintere gia riempito ed ebbi appena il tempo di intuire che volevano incularmi in due prima di sentirmi sfondare. Se non mi avessero preparato a quella brutalizazzione attraverso le lunghe penetrazioni precedenti non ce l’avrei fatta a sopportare quell’atto. Quando il secondo uccello, dopo molti tentativi riuscì ad affondare dentro il mio retto mi mancò il respiro, urlai e mi parve di svenire, Quando mi ripresi due cazzi mi affondavano selvaggiamente nel culo, le mie mani era impegnate a masturbare e davanti al mio viso due uomini cercavano di infilarmi contemporaneamente due cazzi in bocca. Persi la cognizione del tempo. Gli uomini si scambiavano le posizioni e continuavano instancabilmente a scoparmi. Finalmente capivo cosa significava essere davvero piena di cazzi, una sensazione estatica che andava oltre ad ogni mia più sfrenata fantasia. Quando qualcuno non riusciva a trattenersi e mi sborrava in bocca gustavo il suo nettare con un piacere mai provato prima, il sapore dello sperma non mi era mai apparso così delizioso. Ad un certo punto mi sentii sommergere da mani impazienti che mi toccavano e strattonavano. venni spinta in ginocchio e mi ritrovai attorniata da un numero imprecisato di uomini che mi puntavano verso il viso i loro membri eccitati. “SUCCHIA TROIA” urlò uno infilandomi il membro in bocca. Senza esitazioni iniziai a maneggiare e succhiare uno dopo l’altro tutti quei cazzi. Molte volte mi ero immaginata in una simile situazione ma viverla era tutta un altra cosa. Mi sentivo libera di essere porca e di mostrare a tutti quanto mi piacesse il cazzo. Guardavo la telecamera e mi leccavo le labbra ammiccando e gemendo. Uno dopo l’altro mi spruzzarono in bocca e sul viso il succo del loro piacere. Mi coprirono letteralmente di seme. Viso, bocca capelli e abiti erano inzaccherati e odorosi. Nessuno vi aveva badato ma avevo goduto due volte durante quello stupro di massa provando orgasmi di intensità sconvolgente. Un silenzio irreale s’oppose improvvisamente fra i presenti e l’uomo con la telecamera usci dalla stanza. La mia padrona mi rimise il guinzaglio e lo seguimmo. Nel grande studio dove ero stata legata al mio arrivo era presente l’uomo che avevo visto nello specchio. Era rivolto verso un grande televisore appeso alla parete e ci dava la schiena. Mi venne ordinato dalla mia padrona di sedermi su una poltroncina speciale munita di dildo anale. Se mi ci fossi seduta mi sarei dovuta impalare sul dildo. Non ebbi esitazioni ubbidii e lo feci con tutta la disinvoltura di cui ero capace. Sullo schermo del televisore scorrevano le immagini dell’orgia di cui ero appena stata oggetto e l’uomo osservava senza fiatare. Il dildo che avevo infilato dentro iniziò a vibrare. Avevo l’uccellino in tiro ma cercavo di rimanere composta. Dopo circa un ora quando le immagini del mio volto coperto di sperma sfumarono nel nero. L’uomo fece girare la poltrona e mi guardò fisso per un tempo che mi sembrò eterno. “Sei assunta come mia segretaria personale” dichiarò con voce profonda. Guardai la mia padrona, un brivido mi scosse il corpo e mi sentii come se stessi per eiaculare. Ebbi uno scatto nervoso e improvvisamente aprii gli occhi. Mi guardai intorno, ero nella mia stanza da letto da sola. Scostai le coperte e vidi che le mutandine erano bagnate. Capii che era stato un sogno, un incredibile e lussurioso sogno. Con il cuore in gola mi alzai e cercai di schiarirmi le idee. Feci una doccia e cambiai le lenzuola al letto. Erano le 9:00 del mattino e mi venne in mente che alle 10:00 avevo un colloquio di lavoro. Mi vestii in modo professionale ma sexy e andai in cucina a farmi un caffè. Aprendo il rubinetto dell’acqua fredda sentii uno suono sordo proveniente dai tubi e un attimo dopo l’acqua iniziò a schizzare dappertutto. Feci quel che potevo per chiudere subito il rubinetto ma fui troppo lenta e quando ci riuscii il pavimento era già tutto bagnato. Imprecai e mi tolsi la gonna e la camicetta rimanendo con la sottana nera e una magliettina trasparente. Presi in mano il telefono con l’intenzione di chiamare l’idraulico e in quel momento mi venne in mente che era la stessa cosa successa nel mio sogno. Rividi le immagine del ragazzo che mi stuprava piegata sul tavolo della cucina e di come in seguito ero stata trasformata in una schiava. Sentii il mio uccellino indurirsi, un brivido di lussuria mi attraversò il corpo facendomi involontariamente gemere. Leccandomi le labbra composi il numero dell’idraulico.
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