Claudia Passini era distesa supina sul letto, le braccia inerti lungo i fianchi, le gambe divaricate, la fica spalancata che si rifletteva nello specchio dell’armadio ai piedi del letto. Le mutandine sottili e trasparenti pendevano attorno a una caviglia e i soffici peli del pube coprivano il monte di Venere. Lì, nel punto segreto in cui le cosce si congiungevano, lei riusciva a vedere, ogni volta che le sue gambe sussultavano o si movevano, le delicate carnosità rosee. Le grandi labbra sembravano porgere un avido invito di tra i riccioli morbidi e fremevano visibilmente sotto le sue mani che avevano preso a titillarle. Si sollevò leggermente ad accarezzare, con la punta tremante delle dita, le lunghe gambe snelle risalendo poi a massaggiare voluttuosamente le carni sode delle giovani cosce. Le sfuggì un gemito roco allorché le dita s’infilarono nel calore morbido dei peli a raggiungere le sensibili pieghe che contornavano la piccola fica fradicia di umori. Parve comparire di colpo alla vista, sotto il tocco tremulo delle sue dita che prendevano ad allargare le ninfe vellutate, il minuscolo pulsante bocciolo del clitoride che si eresse di colpo come un piccolo cazzo duro. Un fremito improvviso di desiderio fece sussultare il suo corpo sotto quella carezza ma Claudia rimase immobile. Sembrava guardasse nel vuoto ma di lì a pochi istanti le dita cominciarono ad avanzare, addentrandosi nello scuro umidore vellutato delle piccole labbra. Cominciò a gemere lievemente e a sfregarsi i glutei contro il materasso mentre il desiderio si impadroniva di tutto il suo corpo cercando di placare il tormento che pulsava nelle labbra gonfie della sua fighetta. La giovane ora premeva il palmo sulla pelle calda, su e giù, su e giù, sentendo sotto di esso la setosa curva del ventre sollevarsi e abbassarsi, e ascoltando il proprio respiro sempre più veloce e affannoso a ogni movimento dei fianchi. Ad un tratto divaricò completamente le gambe e infilò con violenza tre dita entro le pareti bagnate e calde della stretta fica. Poi prese a muoverle, dentro e fuori convulsamente, rigirandole sempre più in fretta entro l’elastico canale di umido velluto, come ipnotizzata dal ritmo brutale dell’avido desiderio di scoparsi con la propria mano sino a godere. All’improvviso si udì una voce. “Claudia, Claudia, sei di sopra?” La voce della sorella irruppe nelle sue orecchie con la violenza di un tuono nell’attimo in cui la piccola fica, contratta negli spasmi dell’orgasmo, veniva inondata dai chiari e caldi succhi del piacere. “Oh, merda!” bisbigliò immobilizzando la mano tra le cosce che sussultavano come mosse da una volontà propria. “Sarei andata avanti a toccarmi all’infinito, avrei potuto arrivare a sei orgasmi!” gemette mentre sentiva suonare il campanello dell’ingresso. Al pianoterra la giovane Loredana Passini si asciugò le mani nello strofinaccio di cucina e si diresse verso il vestibolo. A pochi metri dalla porta vide dietro di essa la figura di un uomo alto. Aprì e si trovò davanti un giovanotto dai capelli di un nero corvino. Gli occhi avevano un’espressione spiritosa che sembrava rischiarargli il volto. Era molto snello ma al contempo muscoloso e dava l’impressione di una persona che dedicasse molto tempo allo sport oppure che avesse un lavoro che richiedeva parecchio esercizio fisico. “Mi hanno detto che forse avete da affittare una stanza,” lo udì dire Loredana guardando la bocca che, nel sorriso, rivelava una chiostra di denti bianchi e regolari. Rimase stupita dal tono profondo della voce che avrebbe potuto appartenere a un uomo molto più vecchio, sulla cinquantina, mentre lui non poteva avere più di trentacinque o trentasei anni. “Scusi?” balbettò lei sentendosi avvampare per l’imbarazzo. “Il gestore del motel in fondo alla via mi ha detto che forse qui avreste potuto avere una stanza libera,” ripeté lo sconosciuto. “La città è così piena di turisti che non sono riuscito a trovare un buco da nessuna parte. Il tipo mi ha spiegato che di tanto in tanto voi avete qualche pensionante. Avete una camera libera oppure anche voi non potete affittarmi nulla?” La guardava fisso negli occhi e lei si sentì arrossire ancora di più. “Be’, di fatto, signore, noi affittiamo una unica stanza. Però il signor Cantini se ne è andato proprio stamattina. Non ho ancora avuto tempo per rimetterla in ordine e poi mia madre in questo momento non è in casa e non so se posso decidere io senza la sua approvazione.” “Oh, capisco!” L’uomo s’interruppe poi, appoggiandosi allo stipite della porta, fece un sorriso cordiale e aperto. Di colpo Loredana ricordò le regole della buona educazione. “Oh, la prego, mi scusi. Vuole entrare un momento? Deve essere stanco se ha girato per la città alla ricerca di un posto dove dormire.” Quando lui fu entrato, Loredana gli chiese se avrebbe gradito una tazza di caffè e lo sconosciuto rispose che l’avrebbe gradita molto. Lo portò in cucina e lo fece accomodare al tavolo. “Mi chiamo Guido Stocchi. Sono il capo del gruppo che ha avuto l’incarico di costruire, per la vostra bella cittadina, un nuovo molo e un club giù al lago.” “Vuol dire che finalmente il consiglio municipale ha deciso?” chiese Loredana stupita, ricordandosi che quel problema era in discussione da un bel po’ di tempo. “Sì, daremo inizio ai lavori tra pochi giorni. Solo che per il momento almeno devo trovare una sistemazione per l’alloggio.” “Be’, mi spiace di non poterle offrire subito la stanza ma, come le ho detto prima, l’unica che abbiamo è quella in cui stava il signor Cantini e non credo che a mia madre farebbe piacere che io decidessi di affittarla prima di averglielo chiesto.” Rimase in silenzio pensando: ma è ridicolo! Sto rifiutando la stanza a questo tipo solo perché non c’è la mamma. Abbiamo tanto bisogno di denaro… Certo, mi ha detto di non dare via la stanza di testa mia ma, alla fin fine, può anche darsi che lei debba fermarsi a lungo da zia Ella. E intanto a noi i soldi servono. E questo tizio non mi pare poco raccomandabile. Ha l’aria di essere a posto. “Non vorrei sembrarle insistente, signorina, ma devo assolutamente trovare un alloggio. Che ne direbbe se le dessi io una mano a rimettere in ordine la camera? Non mi peserebbe affatto.” Guido Stocchi fece un bel sorriso caldo e Loredana ebbe la sconcertante sensazione che lui riuscisse a leggerle nel cervello. “Inoltre, sarei pronto a pagare una somma superiore a quella che pagava il vostro precedente inquilino, se questo potrebbe esservi utile.” “Be’, suppongo che potrebbe andar bene,” rispose Loredana pur non sapendo che reazione avrebbe avuto sua madre. “Se è preoccupata per sua mamma, forse sarebbe meglio che le parlassi io direttamente. ” “Be’, questo sarebbe un po’ difficile. Al momento si trova a Lecco dove è andata ad accudire mia zia Ella che è malata. Molto malata e, a dire il vero, non so per quanto tempo dovrà trattenersi lì. Comunque, la mamma mi ha affidato la responsabilità della casa in sua assenza e se lo ha fatto dovrebbe anche lasciare a me la facoltà di decidere per quanto riguarda l’affittare la camera o meno. Non ci aspettavamo che il signor Cantini ci lasciasse così all’improvviso dopo che lei è andata a Lecco.” Il bel giovanotto la fissava, ascoltandola con attenzione. “Oh, la prego di scusarmi, signor Stocchi, non mi sono presentata. Mi chiamo Loredana Passini… E per il momento io faccio le veci della padrona di casa e mi occupo di tutto, con quel poco d’aiuto che riesco a farmi dare da mia sorella Claudia. “Molto piacere di conoscerla, signorina Passini!” le rispose con una risatina divertita. “Oh, mi scusi, non intendevo ridere.. È che non mi sarei mai aspettato che una creatura deliziosa come lei affittasse camere. Di questi tempi quando si affitta una stanza ci si trova a parlare con persone anziane, pensionati che camminano magari appoggiandosi a un bastone”. La ragazza rispose ridendo: “come vede a me il bastone non serve”. “Può ben dirlo!” esclamò Guido Stocchi e fece un fischio, il che divertì Loredana che parve lusingata per il complimento. “Se mi segue, le mostrerò la stanza. In fin dei conti, dopo averla vista potrebbe anche cambiare idea. La casa è piuttosto vecchia e le stanze non sono molto grandi”. Guido si alzò e trattenne il fiato allorché Loredana gli passò davanti, facendogli strada verso la porta per dirigersi alla scala nel vestibolo. Era ben diversa dall’immagine della classica affittacamere vecchia e curva cui egli era abituato. Era alta e snella. I biondi capelli scendevano morbidi sulla schiena ed evidenziavano un corpo splendido non da meno di quello delle ragazze che Guido aveva visto sui cubi dei locali in cui si esibivano. Mentre guardava le squisite natiche che si movevano sotto l’abito mentre lei raggiungeva le scale provò l’impulso quasi irresistibile di protendere le mani e posarle su quelle voluttuose rotondità che parevano invitarlo alle carezze. Avrebbe voluto infilarle le dita nella lunga chioma dorata, schiacciare le labbra sulla sua bocca rossa e succhiare avidamente le grandi mammelle che tendevano il sottile tessuto del vestito azzurro. Quella ragazza era una visione stupenda e lui si chiese se fosse ancora vergine, se qualcuno l’avesse mai scopata. Non doveva avere più di diciott’anni, pensò, ma dall’espressione dei suoi occhi non era riuscito a capire se fosse o meno un tipo che ci stava. Ora il solo immaginare le gioie che gli avrebbe potuto dare quella fica giovane gli fece sussultare il cazzo nei pantaloni. Che diavolo ci faceva quello stupendo pezzo di fica in quel buco di paesino che era P****? Be’, qualunque cosa ci facesse, lui intendeva cavare il massimo dal proprio soggiorno lì, intendeva riuscire a portarsi a letto quel gioiellino. “Mio padre ci ha lasciato la casa quando è venuto a mancare” gli stava spiegando Loredana . “È morto due anni fa per un attacco cardiaco. Il posto potrebbe rendere, ma con questo enorme pezzo di terra tutt’attorno le tasse sono elevatissime. Se non riusciamo ad avere un reddito extra, non so come potremmo cavarcela.” Guido, che stava intanto pensando alla prospettiva di starsene lì in compagnia di due giovani belle ragazze da scopare, si umettò le labbra. “Mi dispiace di questo, signorina Passini. Deve essere duro per sua madre e per voi due ragazze vivere qui tutte sole senza avere l’aiuto di un uomo.” “Be’, non poi tanto,” rispose Loredana . “Quanto a far andare avanti la casa in assenza di mia madre, c’è anche mia sorella a dare una mano”. Parlando di lei, Loredana si era fermata in cima alle scale e stava guardando in direzione di una porta chiusa in fondo al corridoio. “Claudia!” chiamò. “Claudia, sei lì?” Dopo un lungo silenzio si udì una voce rispondere: “Che cosa vuoi, Lori?” “Dobbiamo riordinare la stanza del signor Cantini. Credo di averla affittata. Dovrai darci una mano.” ” Santo Cielo! ” disse Claudia da dietro la porta. “Mi stavo preparando ad andare in giardino a prendere un po’ di sole! ” “Smettila di protestare e vieni ad aiutarmi”. All’improvviso la porta in fondo al corridoio si aprì e sulla soglia comparve una ragazza. Guido rimase immobile, come ipnotizzato da quella visione. La giovane indossava un bikini azzurro ridottissimo e una maglietta bianca aderente a un paio di tette esplosive. Era scalza e le gambe lunghe erano abbronzate e perfette. I capelli color oro erano annodati sulla nuca a coda di cavallo. Ma la cosa più elettrizzante per Guido era la sensazione di trovarsi davanti a una copia assolutamente identica, anche se più minuta, della sorella Loredana. Quest’ultima notò che lui era impallidito e prese a ridacchiare divertita. “Signor Stocchi” disse con un’espressione spiritosa, “le presento. mia sorella, Claudia”. “P… piacere di conoscerla, ” balbettò lui riprendendosi a fatica dallo stupore. Poi si rese conto dell’effetto che doveva aver fatto il suo sguardo allibito alle due ragazze e si mise a ridere a sua volta. Ma non riusciva a distogliere gli occhi dalle giovani e prorompenti mammelle di Claudia che sembravano voler perforare la maglietta bianca. Era evidente che la ragazza non portava reggipetto sotto. Dio! pensò. Questa casa è il posto ideale per un giovane scapolo come me… I suoi occhi erano inchiodati sui capezzoli che si vedevano chiaramente sotto la stoffa leggera. Prendo questa stanza anche se dovesse essere piena di scarafaggi! “Claudia, adesso porto il signor Stocchi a vedere la camera e se gli piace, dobbiamo darci da fare per metterla in ordine.” “Bene, allora sbrighiamoci!” rispose la sorella un po’ spazientita. “Voglio prendere un po’ di sole prima che diventi troppo caldo.” “Hai tutto il tempo del mondo per abbronzarti, sai?” ribatté Loredana . “E stavolta, per favore, quando ti distendi al sole cerca di tenerti addosso anche la parte superiore del bikini.” Lanciò uno sguardo di sottecchi a Guido. “Hai capito, vero?” “Non dire stupidaggini!” rispose Claudia. “Ho il mio posticino segreto, dove nessuno può vedermi”. Loredana e Guido si avviarono per il corridoio. Lui le camminava alle spalle e non riusciva a distogliere lo sguardo dal movimento ondulato di quelle giovani chiappe tonde e sode. Si sentiva pulsare il cazzo dolorosamente. Prima questa bella bionda e poi il suo clone in scala ridotta. E Claudia, lo aveva intuito sin dal primo momento, sembrava molto più pronta della sorella a lasciarsi scopare. Si aggirava per casa seminuda, sembrava stesse aspettando che arrivasse un uomo a cacciarle un enorme cazzo dentro quella piccola fica! Guido riuscì a stento a reprimere un sospiro di desiderio quasi animalesco: era evidente che quella era la situazione più eccitante in cui si fosse mai trovato nella sua vita……. Quando finalmente furono entrati nella stanza si guardò attorno notando che i mobili erano di modesta qualità, ma si disse che non aveva bisogno di un arredamento di lusso. Sul pavimento c’era una folta moquette azzurra e il letto matrimoniale era grande e apparentemente comodo. Nella stanza c’era anche un tavolino e davanti a esso uno specchio a grandezza naturale. “Non ricordo,” disse dopo aver guardato attorno, “se abbiamo parlato di prezzo”. “Di solito chiediamo centonovanta euro il mese, ma naturalmente questa cifra include i pasti. Se lei intende mangiare fuori spenderà meno”. “Be’, io dovrei trattenermi qui per un mese più o meno,” rispose Guido. “Poi la società per cui lavoro intenderebbe allestire una sorta di campeggio per consentire a tutta la squadra di essere vicina al posto di lavoro.” Le sorrise e tolse il portafogli di tasca. “Va bene se le do ora centocinquanta euro e il resto durante il mese?” “Benissimo,” rispose la ragazza prendendo il denaro e mettendoselo in tasca. “Vuole la ricevuta subito”? “Può darmela quando vuole”. Loredana arrossì improvvisamente nell’osservare l’espressione negli occhi del giovane, ma poi si disse che quel denaro era proprio venuto al momento giusto. C’erano diversi conti da pagare e ora avrebbe potuto farlo. Lo sguardo del loro nuovo pensionante la imbarazzava un po’. Certo aveva un sorriso affascinante e un’espressione cordiale e schietta. Le faceva venire in mente il suo boyfriend, Marco, per la reazione che suscitava in lei. Perché provava quella vaga sensazione di trasporto nei suoi confronti? Non aveva avuto né molto tempo. né molta voglia di interessarsi agli uomini da quando Marco era morto in un incidente durante una gara di sci acquatico. Da allora si era buttata a capofitto negli studi, dimenticando quasi del tutto ciò che la circondava. Il signor Archini, il proprietario del bar in fondo alla via, l’aveva assunta qualche mese prima per un lavoro part-time e quindi le riusciva piuttosto difficile far fronte anche all’impegno della casa, soprattutto da quando sua madre era andata a Lecco. Dalla morte di suo padre, avvenuta due anni prima, c’era stato un viavai di inquilini e pensionanti in casa, cosicché aveva conosciuto molti uomini, giovani e anziani, ma non aveva badato loro gran che. P****** era un centro turistico molto popolare durante il periodo estivo ed era proprio in quei mesi caldi che sua madre non aveva problemi ad affittare una stanza. In piena stagione gli alberghi erano tutti al completo e il motel in fondo alla strada mandava sempre da loro qualche turista che non riusciva a trovare alloggio da nessuna parte. Proprio come era accaduto ora con Guido Stocchi. Lecco era a mezz’ora di macchina da lì e quindi, se qualcuno desiderava qualcosa che P***** non era in grado di offrire, bastava fare quel breve tragitto per procurarsela. Loredana amava il paese in cui era nata. Ci era cresciuta e lo trovava simpatico, accogliente e tranquillo. La casa in cui vivevano era circondata da un bel pezzo di terreno che era di loro proprietà e ciò le permetteva di fare lunghe passeggiate in mezzo agli alberi anche quando il paese era invaso dal turismo. Ci venivano soprattutto lombardi e piemontesi che trascorrevano tutto il giorno distesi al sole sulla bella spiaggia del lago. L’acqua era ragionevolmente pulita e nei mesi estivi gli sportivi che praticavano lo sci d’acqua erano numerosi. I mesi invernali erano tranquilli e di questo la maggior parte degli abitanti era soddisfatta, famiglia Passini inclusa, perché la pace e la tranquillità davano a tutti modo di dedicarsi a cose più importanti dello stendersi al sole ad abbronzarsi. Loredana si rendeva conto che nella stagione invernale riusciva a concentrarsi molto di più sul lavoro. Trascorreva molte ore della giornata nella propria stanza, che era adiacente a quella appena affittata al signor Stocchi, a leggere e a ricamare. Era stata molto legata a suo padre e se non avesse avuto il costante amore e il tenero affetto di sua madre, e a volte i buffi scherzi e le manifestazioni di rumorosa allegria di sua sorella, dopo la sua scomparsa avrebbe subito uno choc gravissimo. La morte del padre aveva unito molto le tre donne e, se non potevano dire di essere assolutamente felici, quanto meno però vivevano serenamente. Loredana si rendeva conto di quanto fosse diversa da Claudia, come era diverso il giorno dalla notte, anche se fisicamente si somigliavano molto. Lei era una persona oltremodo tranquilla, studiosa e responsabile mentre Claudia viveva solo per divertirsi, per quello che la vita poteva darle e si lamentava moltissimo ogni volta che la mamma insisteva affinché si decidesse a scegliere un’attività o un lavoro. Voleva divertirsi ancora per un anno e poi avrebbe deciso: così rispondeva sempre a sua madre e questa non aveva avuto obiezioni in merito, facendosi però promettere che entro la fine di quell’anno avrebbe deciso quello che intendeva fare nella vita. Claudia era sempre in giro in compagnia di qualche ragazzo, soprattutto di un certo Riccardo Inziani e faceva andare Loredana su tutte le furie quando la prendeva in giro dicendole che era una zitellina moralista. “Divertiti”, le ripeteva sempre, “perché la vita è troppo breve”! Giurava alla sorella di non essere mai stata a letto con un uomo ma a volte Loredana stentava a crederle. “Ehi!” Guido Stocchi interruppe il filo dei suoi pensieri. “Cosa le succede? È come se fosse su un altro pianeta.” Nel sentire quella voce Loredana alzò gli occhi a fissare il loro nuovo inquilino. Poi si avviò verso la cucina, seguita da lui. “Mi scusi,” gli rispose. “Che cosa stava dicendo?” “Solo che tutta la mia roba arriverà nel tardo pomeriggio. Questo dovrebbe dar modo a lei e a Claudia di approntare la camera, no?” “Benissimo, signor Stocchi. Non ci metteremo molto Dobbiamo cambiare la biancheria del letto, lustrare un po’ i mobili, spolverare e passare l’aspirapolvere sul pavimento. Questo è un lavoro che farò fare a Claudia.” Si rese conto che stava straparlando, era troppo ansiosa di compiacere quello sconosciuto alto e attraente. Che cosa le accadeva? Alzò di nuovo lo sguardo e vide che le sorrideva. Gli occhi grigi la fissavano quasi riuscissero a leggerle nel pensiero. Loredana avvampò e girò la testa mentre provava uno strano fremito tra le gambe. “Senta, visto che vivrò in questa casa per un po’, deve chiamarmi Guido. Signor Stocchi è troppo formale!” Sorrise di nuovo, notando la sua confusione. “Bene, in questo caso, la prego di chiamarmi Lori”. Che cosa diavolo le stava accadendo? Si sentiva come si era sentita al primo appuntamento con Marco. Le mammelle le si erano tese e i capezzoli erano erti, le pareva di soffocare. Dopo essere riuscita a controllare i propri istinti per tanto tempo ora stava per rendersi ridicola davanti a un perfetto sconosciuto, un uomo che aveva più anni di lei! E non riusciva a capire perché si sentiva così strana quando gli stava al fianco… “La prego, se c’è qualcosa che posso fare per lei per metterla a suo agio, non si faccia scrupoli a dirmelo!” balbettò Loredana , le guance in fiamme, sforzandosi di riprendere il controllo di sé e del proprio corpo. “Le darò la chiave dell’appartamento nel pomeriggio e se le arriverà della posta gliela metterò in camera. Si consideri come a casa sua, la prego.” “Le spiacerebbe se qualche volta facessi venire da me qualche….. conoscenza?” chiese Guido interrompendo il suo nervoso monologo e a lei parve di intravedere nel suo sguardo una punta di lasciva malizia. Donne! Ecco quello che intendeva… Ragazze! Si sentì improvvisamente la gola contratta e il respiro le uscì a fatica dalle labbra. Voleva scoparsi delle ragazze lì, in casa sua! Ma quello che provava non era un senso dì choc scandalizzato. Lei era una donna rispettabile che non aveva più provato alcun interesse per gli uomini dalla morte di Marco, una morte che glielo aveva portato via tanto crudelmente. Avevano deciso di sposarsi appena finito di studiare e, sebbene lui non le avesse mai infilato il cazzo nella fica e non l’avesse mai scopata, l’aveva baciata e carezzata con dolce tenerezza, facendole provare sensazioni che non aveva mai pensato possibili. Da allora era uscita alcune volte con qualcuno dei giovanotti locali ma nessuno l’aveva interessata e, anche se fosse stato il contrario, non avrebbe mai permesso loro di sfilarle le mutandine perché era fermamente decisa a conservare la propria verginità per la notte di nozze. Quando alzò gli occhi a guardare il volto cordiale di Guido Stocchi non provava indignazione o offesa, provava qualcos’altro. Che cosa? Il suo cuore affrettò i battiti quando capì il motivo della confusione che l’agitava. In realtà era gelosa! E si sentiva la fica tutta bagnata! Conosceva quell’uomo da pochi minuti ed era sconvolta all’idea che conoscesse altre donne, che volesse scoparle, mentre in realtà era lei che voleva essere scopata! Lo desiderava! Loredana Passini aveva sempre menato vanto della propria capacità di essere onesta con se stessa, di accettare le proprie debolezze e le proprie manchevolezze, sempre desiderosa di superarle e di essere una persona forte e decisa. Si sentì un fremito per tutto il corpo anche se esteriormente rimase immobile, e solo il rossore delle sue gote avrebbe potuto rivelare ciò che provava. Non doveva cedere a quella debolezza… non poteva lasciarsi trasportare dalla strana attrazione che provava per quel perfetto sconosciuto! Be’, ora però non poteva dirgli di andarsene, soprattutto in considerazione del fatto che aveva già accettato i suoi soldi, soldi che, tra l’altro, servivano per la casa. E inoltre non poteva certo fargli una colpa di essere un tipo così virile e attraente… Le stava davanti come un atleta, come un campione, un uomo che, sapendo benissimo quello che voleva, non faceva altro che prenderselo. Trasudava virilità dalla sommità della testa alla punta dei piedi e Loredana , nel guardarlo, si sentì affiorare sulle braccia la pelle d’oca e si rese, conto che i capezzoli si erano eretti , turgidi contro il tessuto dell’abito. Udì la propria voce rispondere in un modo che fino a pochi attimi prima non le sarebbe sembrato possibile. “Sono una donna adulta, Guido, e fino a non molto tempo fa ho avuto uno splendido rapporto con un uomo. Faccia pure venire chi vuole in camera sua, basta che usi un po’ di discrezione.” “Certamente,” disse lui con voce roca. Quando se ne fu andato Loredana tornò in cucina, la mente ancora turbata per l’emozione di aver conosciuto un uomo che la attraeva immensamente, che era riuscito a risvegliare la sua fica addormentata rendendola consapevole di essere donna. Era uno choc violentò per il suo sistema nervoso e, anche se non aveva alcuna intenzione di buttarglisi tra le braccia, o di essere altro che non la cordiale figlia della sua padrona di casa, amichevole come lo era sempre stata con i pensionanti precedenti, non riusciva a distogliere i propri pensieri da lui, dalla sua prorompente mascolinità e nemmeno riusciva a liberarsi della fitta di gélosia che sembrava comprimerle il petto. Mentre lavava i piatti quella sera e pensava a lui, si sentiva fremere, tra le cosce, la piccola fica mai chiavata fino ad allora e per la prima volta avvertiva quasi dolorosamente il bisogno di un cazzo possente dentro di sé. Non voleva lasciarsi coinvolgere in un’avventura e decise quindi che avrebbe tentato di tutto per non far capire ad Guido Stocchi quanto lui la eccitasse. Si sarebbe chiusa in se stessa, si sarebbe isolata il più possibile, come aveva sempre fatto fino a quel momento.
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