Dopo un periodo di lavoro molto stressante, mi ero preso una piccola vacanza. Mar Rosso, immersioni, sole e belle fighe; il mio programma era semplice. Sul volo charter avevo conosciuto una coppia di Milano, Marco e Lorenza. Lei era veramente attizzante, bionda, abbronzatissima, con gli occhi scuri. Piccolina ma ben fatta, aveva due tettine a punta e un culetto sfizioso. Da come mi guardava tra i sedili, mi ero fatto l’idea di non dispiacerle affatto. Lui era un bel ragazzo, con i capelli neri e gli occhi verdi. Lo guardavo solo per invidiargli la moglie. Avevamo fatto conoscenza al check-in e durante il volo ci eravamo scambiati solo qualche frase senza importanza. Arrivati al villaggio, ci assegnarono due stanze vicine, arredate in stile moresco molto kitsch. Nei giorni che seguirono, cercavo di andare in spiaggia e a fare le immersioni sempre negli stessi orari di Marco e Lorenza. Era come se il corpo voluttuoso e abbronzato di Lorenza mi avesse stregato. In più, in tutto il villaggio non c’erano donne sole, a parte due cugine di Voghera di almeno 60 anni. La mia attenzione, insomma, era tutta focalizzata su Lorenza. Di notte, dopo essere andato in giro con loro e aver ballato nella discoteca del villaggio, pensavo che loro due erano a pochi centimetri da me, separati solo da un sottile muro. Immaginavo i loro corpi uniti in una scopata appassionata, oppure Lorenza che ciucciava il cazzo di Marco, sgrillettandosi la fessa. La penultima sera, dopo cena, mi ricordai che dovevo restituire a Marco il manuale di scuba-diving che mi aveva prestato. Bussai alla loro porta leggermente, e la trovai solo socchiusa. Intanto si sentiva l’ansimare di Lorenza, ritmato e inconfondibile. Mi tremarono le gambe, ma era troppo tempo che pensavo solo ad un’occasione così. Entrai in silenzio, e vidi Lorenza che si faceva leccare la figa da Marco. Lei aveva gli occhi chiusi, e non mi vide subito. Erano tutti e due nudi, e lucidi di sudore. Lorenza si stuzzicava i capezzoli scuri con le unghie, rosse e laccate. Mi avvicinai, con il cazzo durissimo sotto gli shorts. Lei aprì gli occhi e sorrise. Disse: “Marco, lui è arrivato.” Marco si girò (devo dargli atto che non fece una piega), e mi disse “Ti aspettavamo.” Allora, mostrando una sicurezza che non avevo affatto, mi spogliai e mi sdraiai sul letto. Lorenza si accoccolò tra le mie gambe e iniziò a leccarmi la cappella. Marco, intanto, guardava masturbandosi lentamente. Poi, Lorenza risucchiò il mio uccello nella sua bocca, e iniziò a farmi un pompino, mentre Marco, dietro di lei, riprendeva a leccarla. Chiusi gli occhi, cercando di pensare a qualcosa – qualsiasi cosa- per non venire subito. Era un sogno. Sentii che Lorenza si spostava, mettendosi a cavalcioni della mia faccia. Iniziai a leccarle la figa… lei si chinò su di me, mi infilò una lingua calda e guizzante nell’orecchio e mi sussurrò ‘Me la lecchi meglio di Marco… fammi godere…”. Non avevo certo bisogno di incoraggiamenti, e ripresi a leccare. Marco intanto si era spostato e si faceva spompinare dalla moglie. Dopo un po’, Lorenza si mise alla pecorina sul letto. Marco continuava a farsi sbocchinare, e così mi piazzai dietro di lei e presi a scoparla con un ritmo lento e cadenzato. La troia mugolava di piacere, mentre il cazzo di Marco le riempiva la bocca e io le riempivo la fica bagnata e scivolosa. Doveva aver goduto almeno tre volte. Con un gemito prolungato venni sborrando come un cavallo, seguito subito dopo da Marco, che ricoprì la faccia di Lorenza con il suo sperma. Esausti, ci stendemmo sul letto, dopo esserci dati una lavatina. Chiusi gli occhi, e pensai “Che storia!” Ma non era ancora finita. Marco e Lorenza si scambiarono uno sguardo complice, poi si avvicinarono entrambi al mio inguine… Lorenza prese in bocca il mio uccello, e iniziò a ciucciarlo. In un attimo mi tornò duro, e uscì dalla bocca di lei con uno schiocco. Marco protese la bocca, pensavo che volesse baciare Lorenza… e invece ingoiò la mia nerchia in un colpo, avvolgendola in un morbido pompino. Non mi ero mai considerato attratto dagli uomini, ma devo dire che mi piacque subito, anche perché Lorenza si dedicava intanto a lappare i miei testicoli. Marco si girò fino a mettere il suo cazzo vicino a me. Esitai. Lorenza si avvicinò e mi sussurrò “senti come ti succhia bene il mio uomo? daì, succhialo anche tu… ti faccio vedere…” prese in bocca la cappella turgida, poi me la porse. Iniziai a succhiare anch’io, sentendo per la prima volta in bocca il cazzo di un uomo. Dopo qualche minuto, Lorenza, che si era a limitata a sgrillettarsi furiosamente la figa fradicia, reclamò le nostre attenzioni. Stavolta fu Marco ad chiavarla, mentre io, a cavalcioni su di lei, mi facevo slinguare, dando a le spalle a lui. Lorenza stava di nuovo godendo, sbavando sul mio cazzo e mugolando come una zoccola in calore. Marco mi appoggiò le mani sulle spalle, e continuò a trombare la moglie, ma io avevo capito a cosa stavano pensando. Lorenza si mise a pecorina e mi ordinò di leccarle il buchino del culo, cosa che feci con enorme gusto. Marco allora si mise alle mie spalle ed iniziò a leccare il mio ano. Poco dopo, sentii il dito di lui entrare, seguito da un secondo. Lorenza, presa da quello che stava accadendo,si rimise in posizione per succhiarmi la minchia. Piano piano, sentii la cappella di Marco (col preservativo, per ogni buon conto) appoggiarsi al mio buchino vergine. Una pressione costante e fu dentro… iniziai a provare un piacere strano, che presto si sostituì al dolore. Per fortuna Marco non era superdotato. Lorenza era completamente partita. Vedere che ci inculavamo evidentemente! le piaceva, e io ripresi a leccarle la figa. Ad un tratto Marco, con una serie di corti gemiti, venne. Io avevo il cazzo di marmo, e loro due erano ancora eccitatissimi. Quando godo e poi recupero subito, rimango duro per ore. Allora ebbi un idea: dissi a Lorenza di leccare e slargare bene il culo del marito, mentre io leccavo e slargavo quello di lei. Poi feci mettere Marco a pancia in su, con due cuscini sotto, e Lorenza sdraiata sopra di lui. Poi iniziai a penetrarli a turno, lentamente, godendomi i loro gemiti di piacere finché, anch’io non sborrai sulle tettine a punta che tanto mi avevano fatto sognare.
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