Passarono non più di dieci minuti e vidi entrare dalla porta del salone Luana ancora completamente nuda spintonata dai due.Dovevano averla colpita in viso poiché presentava un segno all’altezza di uno zigomo.”Ti avevo avvertito.” Disse il capo rivolgendosi a lei stravolto dalla rabbia. “Adesso la pagherai!”.La obbligarono a stendersi pancia sotto, di traverso sul tavolo in modo che gambe e busto sporgessero e le immobilizzarono gli arti legandoli alle quattro gambe.In quella posizione i seni abbondanti pendevano e vibravano come palle di gelatina, mentre il culo e il sesso erano esposti oscenamente in primo piano.Non avevo mai avuto modo di vedere così intimamente la mia amica, rimasi stupita dal fatto che le sue parti intime fossero completamente depilate, sembrava la vagina di una bambina tanto era perfetta e minuscola.Uno dei tizi la ispezionò con cura aprendo le grandi e piccole labbra con le dita e, infilandone due fino in fondo, roteandole tutto intorno senza alcun riguardo.Gli altri si erano messi a sedere e guardavano eccitati, mentre quelli più vicini a me, iniziarono a palpeggiarmi dappertutto.Sentivo le loro mani sulle chiappe, sulle tette, fra le cosce, un dito si stava facendo largo fra le natiche e forzava impaziente l’ano provocandomi bruciore.Era meglio giocare d’astuzia altrimenti sarebbe stata una sofferenza gratuita. Accompagnai la mano verso la mia bocca e succhiai le dita bagnandole ben bene, il tizio mi guardò stupito, poi capì, sorrise e ritornò a palpeggiarmi il culo, questa volta però l’introduzione fu molto più facile e le dita scivolarono dentro con il minimo sforzo e minor dolore da parte mia.Guardai verso il tavolo, Luana si stava lamentando. Trasalii spaventata nel vedere che le avevano legato la base dei seni con delle corde al cui capo opposto avevano appeso bottiglie piene di vino. Ridevano eccitati nel vedere le bottiglie ballonzolare dai movimenti impressi con la punte delle scarpe.I seni erano così stretti e strattonati da quel gioco-supplizio che in poco tempo diventarono rosso violacei.Il capo allontanò tutti e, sfilandosi la cintura dei pantaloni, iniziò a colpire con metodo le natiche e quello che sporgeva nel mezzo, senza alcun riguardo.”Così impari a ubbidire” diceva, abbattendo la cinghia sulla carne tenera.Ad ogni colpo, il corpo esile della ragazza veniva scosso da un tremito e i seni, bardati in quel modo e tirati dal peso delle bottiglie, saltellando e ballonzolando nell’aria, erano sottoposti a un trauma ancor maggiore.La scena e le urla strozzate di dolore della giovane eccitarono ancora di più la platea.Fu un vero e proprio assalto, i tre rimasti mi presentarono all’altezza del viso i sessi tesi allo spasimo con le cappelle paonazze invitandomi a leccarli a turno, poi, sempre più infoiati, mi fecero salire a cavalcioni su uno, mentre un altro si piazzò alle mie spalle spingendomelo dietro.Era la prima volta che venivo presa da quel lato, non ero pronta. Li scongiurai di non farlo che avrei fatto tutto quello che avessero voluto, ma invano, sembravano impazziti dall’eccitazione.Il dolore fu lancinante, lo sentii entrare brutalmente, duro come un pezzo di legno, l’altro lo infilò davanti e iniziarono a muoversi scompostamente.I primi istanti furono terribili, il bruciore che sentivo non mi permetteva di assecondare l’azione degli uomini che mi penetravano, col risultato di provare ancore più dolore a causa della mancanza di sincronismo nei movimenti che faceva uscire ed entrare a turno i loro sessi dalle mie aperture.Più passava il tempo e più il dolore si allontanava per lasciare il posto a una piacevole sensazione di calore.Nel frattempo il terzo aveva avvicinato il pene al mio viso costringendomi a prenderlo in bocca.Era un’orgia infernale, mi sentivo sbattere in ogni direzione, frugare internamente da lame roventi che mi provocavano dolore misto a piacere.Un gran calore mi stava salendo dal basso ventre al cervello, un turbinio di sensazioni che ben presto mi fecero perdere il senso della realtà.Il mio corpo era uno strumento che donava e riceveva piacere, non capivo più nulla, perfino le urla che mi giungevano ovattate della mia amica, invece di farmi provare un senso di pietà o compassione, erano un ulteriore stimolo al godimento e d’intensificazione della libidine che mi stava travolgendo.Godetti. godetti, godetti, godetti a ripetizione per un tempo incredibilmente lungo, questa volta senza nessuna possibilità di nasconderlo.Avvolgevo amorevolmente con i miei buchi quei rotoli di carne pulsante che stavano scaricandomi dentro il loro seme, ero una spugna che assorbiva tutto fino all’ultima goccia.Urlai il mio piacere con quanto fiato avevo in gola, senza ritegno, finché i miei aguzzini esausti e soddisfatti mi rotolarono a fianco.Rimasi immobile sdraiata sul divano in preda ai residui delle ultime contrazioni.Ero spaventata dalle reazioni del mio corpo che nonostante le condizioni di violenza, sopruso e umiliazione non ero riuscita a controllare.Mi vergognavo e non riuscivo a capire come avessi potuto lasciarmi andare ad un piacere così intenso, animalesco.Era normale tutto ciò?Mi passai una mano in mezzo alle gambe, rabbrividii, dai miei buchi dilatati stava colando il liquido del godimento.Girai la testa verso Luana che continuava a lamentarsi sommessamente, il capo le stava dietro e la stava sodomizzando.I colpi violenti provocavano uno schiocco di sculacciata quando la pancia sbatteva contro le chiappe e facevano spostare il tavolo, imprimendo sempre più energia alle bottiglie che roteavano impazzite attorcigliando le cordefra di loro.Ormai i seni erano diventati di colore bluastro, i continui strappi dovuti ai saltellamenti delle bottiglie dovevano provocarle un dolore terribile.Rabbrividii! Tutto sommato potevo ritenermi ancora fortunata, però – a ben pensare – quella situazione Luana, se le era andata a cercare.Con un rumore di risucchio, l’uomo estrasse l’enorme pene lucido di umori e dal colore sospetto infilandolo nella fica.La danza rincominciò con ancor maggior foga, mentre con le mani cercava di trattenere la ragazza per i fianchi. Infine, soffiando e sbuffando le scaricò nell’utero tutto il liquido che gli gonfiava i testicoli.Completata l’opera, si avvicinò a me con l’affare penzoloni ancora gocciolante: “Dai, fai qualcosa per la tua amica. eh..eh..eh.” Ridacchiò soddisfatto: “Non vedi come soffre?..puliscila con la lingua!” e m’indicò con la mano i buchi ancora dilatati e intrisi di liquido.Visto che non accennavo a muovermi, mi afferrò per i capelli spingendomi la faccia prima contro il suo sesso appiccicaticcio e poi fra le cosce spalancate di Luana.Ero impressionata dal colore che stavano assumendo i suoi seni, per cui cercai di barattare: “Va bene! Lo faccio” risposi “prima però lascia che gli liberi i seni”.Avutone l’assenso, staccai con cautela le bottiglie e poi sciolsi i nodi sotto lo sguardo sofferente e riconoscente della mia amica.Massaggiai delicatamente i segni bluastri lasciati dalle corde per riattivare la circolazione, con la conseguenza di strapparle urla di dolore.Mi sentivo strana, quella situazione aveva fatto scattare qualcosa dentro di me che non riuscivo a capire. In quel momento ero l’artefice, anche se involontaria, della sua sofferenza e invece di dispiacermi, la cosa mi eccitava.Ogni movimento brusco delle mie mani su quella pelle irritata che causava in lei dolore, provocava in me sconosciute e piacevoli sensazioni.Si! Era proprio eccitazione, mi toccai fra le cosce, ero nuovamente tutta bagnata.Non potevo crederci, stavo scoprendo alcuni lati oscuri della mia personalità,Stringevo tra le dita i capezzoli bluastri della mia amica in modo da provocarle ancora sofferenza e questo mi risultava piacevole.Con il viso sconvolto rigato dalle lacrime, lei mi guardava stupita, incredula, che io, la sua migliore amica, le facessi ciò.Continuai per alcuni minuti, fermandomi quando vidi che il colore della pelle stava tornando alla normalità, poi come stabilito mi spostai fra le sue gambe.I glutei e l’interno delle cosce erano attraversati dalle striature rossastre lasciate dalle cinghiate.Il sesso da bambina che avevo visto poco prima, si presentava ora spalancato e grondante umori che, riuniti in un unico filo vischioso, colavano sul pavimento.Non era certamente invitante, ma la paura di quello che poteva succedermi se non ubbidivo, mi fece superare il disgusto.Chiusi gli occhi e passai la lingua fra le labbra dischiuse davanti a me, il liquido che ne usciva mi riempì presto la bocca, era acre, intensamente odoroso di selvatico.Leccai e succhiai delicatamente la tenera carne martoriata finché mi accorsi che i miei colpi di lingua provocavano contrazioni sospette del bacino.Lambii anche l’orifizio posteriore che dopo i violenti assalti subiti si manteneva semiaperto, sfrangiato e di colore rosso acceso dall’irritazione.Luana aveva ripreso a gemere, ma come sospettavo dai primi segnali non era sofferenza la sua. stava provando piacere!Pazzesco! Evidentemente la mia bocca e la lingua erano in grado di provocarle sensazioni così intense da farle superare e dimenticare la situazione in cui si trovava.Incollai la bocca alla clitoride leccando e succhiando finché la sentii godere, le contrazioni dell’utero mi scaricarono in bocca i suoi umori e gli ultimi residui di sperma che stagnavano ancora dentro di lei in profondità.Mi alzai asciugandomi la bocca e il viso impiastricciati del liquido viscoso, nauseabondo che le era colato dal sesso.Gli uomini intorno, mi stavano guardando a bocca aperta.Due di loro liberarono Luana dalle corde che la tenevano ferma al tavolo e ci accompagnarono in bagno.Questa volta onde evitare problemi rimasero a guardarci mentre compivamo le nostre funzioni. Le stanze da letto erano poste al piano superiore, tutte erano dotate di sbarre alle finestre, ci condussero in quella matrimoniale e ci chiusero dentro.Fuggire di li sarebbe stato impossibile.Una volta rimaste sole, nessuna delle due ebbe il coraggio di accennare a quello che era successo poco prima, l’ultimo episodio in particolare, aveva lasciato entrambe sbigottite dalla conclusione e ci vergognavamo.Luana si lamentava per il dolore delle sevizie subite, cercai di convincerla che forse sarebbe stato meglio per il suo bene se fosse stata più accondiscendente, avrebbe potuto in futuro evitare il ripetersi di quelloche le era successo.Non avevamo via di scampo e dovevamo sottostare alle voglie di quei tizi, almeno finché non se ne fossero andati, forse così ci avrebbero risparmiato la vita.Mentre l’aiutavo a spalmare una crema lenitiva sulle ferite, massaggiandola delicatamente sui segni lasciati dalle corde, pensavo a quello che era avvenuto poco prima, alle sensazioni provate che per me erano state una vera e propria rivelazione finché, pian piano la stanchezza e le emozioni della giornata non ci fecero piombare entrambe in un sonno profondo.Ci svegliarono, al mattino le grida degli uomini, due di loro entrarono nella camera e senza neanche attendere che fossimo completamente sveglie, ci presentarono davanti al viso i loro sessi facendoci capire quello che volevano.Luana, schifata serrava le mascelle girando da una parte all’altra la faccia per evitare l’introduzione, mentre io accondiscesi, mio malgrado, e incominciai a lambire con la punta della lingua la cappella paonazza che mi stava di fronte.Visti vani i tentativi nei confronti della mia amica, cercarono d’immobilizzarla e nella colluttazione lei sferrò una ginocchiata ai testicoli di uno dei due che si mise a saltellare per la stanza ululando dal dolore.Probabilmente non l’aveva fatto apposta, ma sarebbe stato difficile se non impossibile spiegarlo all’interessato.Mi resi conto che la situazione per lei si stava mettendo male, cercai d’intervenire rendendomi disponibile a soddisfare entrambi.Mi allontanarono con rabbia, la presero di peso e la portarono da basso, cercai di seguirli ma me lo impedirono chiudendomi nuovamente nella stanza.Ero preoccupata per la sua incolumità, quelli avevano dimostrato di non scherzare e soprattutto di non avere alcuna pietà.Di lì a poco mi giunsero le sue grida, segno evidente che la stavano di nuovo sottoponendo a sevizie.Le urla e i lamenti continuarono ad intervalli per una mezzora, poi improvvisamente ritornò il silenzio.La porta si aprì, era il capo che m’invitava a scendere: “Vai in cucina e prepara la colazione” disse indicandomi le scale.Non mi fu consentito coprirmi, ero costretta a girare nuda, ma ormai questo era il minore dei disagi, ci stavo facendo l’abitudine.In cucina mi si presentò uno spettacolo sconvolgente; Luana stava accovacciata sui talloni con braccia e mani immobilizzate che la costringevano in quella posizione.Il viso disfatto e rigato dalle lacrime faceva intuire la sua sofferenza.Dai segni che si vedevano sul corpo, era evidente che l’avevano nuovamentefrustata, nulla le era stato risparmiato: schiena, seno, pancia, cosce, glutei erano attraversati da striature rosso scarlatto.Non riuscivo però a capire il perché l’avessero lasciata di quella strana posizione.Nel passarle dietro per prendere il latte mi resi conto con raccapriccio del perché; stava praticamente seduta su un alare del camino, con l’asta che le usciva dall’ano. Guardai l’altro alare gemello ancora al suo posto rendendomi conto di quello che era avvenuto.L’asta verticale di metallo terminava alla sommità con una capocchia di ottone, rotonda, grossa quasi quanto un’arancia.Per la miseria! L’avevano impalata!Era stata costretta a sedercisi sopra fino a far penetrare nel sedere la capocchia di ottone per una spanna.Adesso mi spiegavo le urla che avevo sentito, sicuramente erano dovute ai colpi di frusta, ma soprattutto a quell’innaturale introduzione.Quella di sodomizzare le persone doveva essere per quei tizi un modo perverso di punire chi non faceva quello che volevano, forse era un’usanza del loro paese o un’abitudine della guerra alla quale dicevano di essere scappati.Non era certo quello il momento di porsi domande sugli usi e costumi ne sociali e culturali, glielo avevo detto a Luana che era meglio soddisfare le loro voglie, Il suo atteggiamento infatti, la stava portando alla rovina e inoltre rischiava di compromettere anche la mia posizione.Luana mi guardava inebetita, implorante perché facessi qualcosa per toglierla da quella posizione.A nulla valsero le mie richieste per liberarla, la lasciarono così per quasi tutta la mattinata.Gli uomini dopo aver consumato la colazione, vollero che completassi l’opera iniziata la mattina, fui costretta a farli godere con la bocca e al momento di godere schizzarono il loro sperma sul viso di Luana in segno di spregio.Poi, ad eccezione di uno che rimase di guardia, uscirono in cortile e sparirono all’interno del garage.Ogni tanto, nel preparare il pranzo, mi giravo in direzione di Luana che si lamentava per il dolore alle braccia costantemente in tensione, se allentava i muscoli avrebbe permesso all’alare di entrare ancora di più nel suo corpo.In un paio di occasioni, con il consenso del nostro guardiano, le feci bere un po’ d’acqua approfittandone per vedere meglio l’asta dell’alare spuntare dall’ano che le si era richiuso intorno nella parte stretta.Spalmai un po’ di crema attorno allo sfintere irritato suscitando nuovamente i suoi lamenti che, anche questa volta, ebbero l’effetto di farmi provare una incomprensibile piacevole sensazione.Poco prima di sedersi a tavola per il pranzo, mi fu consentito di liberarla.Le slegai i polsi dalle corde aiutandola ad alzarsi per consentire all’alare di fuoriuscire.L’operazione si presentò più difficile del previsto, ad ogni movimento la palla che stava al suo interno, muovendosi le procurava sofferenze. Infine, con pazienza, tenendo ferma con un ginocchio la base di ferro, l’aiutai ad alzarsi lentamente.Tutti guardavano ipnotizzati l’asta metallica che fuoriusciva lentamente e lo sfintere dilatarsi in modo spropositato sospinto all’interno dalla palla d’ottone.Luana, con gli occhi spalancati dallo sforzo e dal dolore, stava aggrappava ai bordi del tavolo.Con un ultimo sussulto e un urlo di dolore, si liberò dal fardello cadendo tremante in ginocchio.Lo sfintere faceva impressione a vedersi; slabbrato e rossastro con tracce di sangue, dilatato all’inverosimile lasciava fuoriuscire liquido vischioso misto a materiale fecale man mano che si richiudeva lentamente.La visione era sconvolgente, presi delle salviette umide e cercai di pulire al meglio la parte posteriore della mia amica ancora prostrata e esausta sul pavimento.
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