In casa avevamo raggiunto un magnifico equilibrio: papà si dedicava a me con regolarità ogniqualvolta mamma Evelina si doveva assentare per lavoro, Giovanni durante il giorno, quando, rientrava prima del tempo, se non era occupato a menarselo in bagno a guardare giornaletti porno mi raggiungeva dov’ero e mi carezzava la fica che io mantenevo sempre libera dalle mutandine così da non perdere tempo quando fosse utile e necessario, e finivamo sempre con delle ciulate di grande soddisfazione reciproca. L’unico che mi stuzzicava l’appetito era l’altro mio fratello, Gino. Prima di tutto perché non mi aveva mai neanche degnato di uno sguardo, considerandomi la mocciosa della famiglia e secondariamente perché probabilmente, sfogando i suoi appetiti sempre fuori casa non era assalito da incontrollabili pulsioni come quelle di Giovanni o di papà. Mancando pertanto il controllo su tutti gli uomini di casa non mi sentivo pienamente appagata e quindi rimuginavo su come realizzare il mio obiettivo. Rammentate la notte in cui, occupata in una fellatio al bigolo paterno mi accorsi della testa di Giovanni che spuntava dalla sponda del letto? Ebbene, mi prese una tale paura che papà potesse accorgersene che rimasi impietrita ed interruppi un attimo la lappata all’enorme glande: la cosa inquietò papà che si sentiva privato dello stimolo nel momento più bello che grugnì “….che fai….smetti…?” e fece come per alzarsi dalla sua posizione fra le mie cosce, ma io prontamente ripresi a succhiare tranquillizzandolo e permettendogli di raggiungere l’acme del godimento che manifestò inondandomi con una colata di sperma caldo e profumato. Dopo che tutto fu terminato lui si girò di lato e, salutatami, iniziò a russare pesantemente. Ne approfittai subito per girami e sporgere la testa dalla sponda e vedere così Giovanni che, sdraiato sullo scendiletto nudo completo, si strapazzava l’arnese con foga inusitata. “Ma sei pazzo a venire qui così? sussurrai; se papà ti scopriva allora sai che poteva succedere? “. Lui non disse nulla, si rizzò, si inginocchiò e, dopo avermi fatta stendere così da avere una gamba e mezzo sedere fuori dalla sponda del letto con la fica completamente spalancata, continuando a menarselo, si era avvicinato alla mia passera con la bocca e vi alitava sopra, l’odorava, la ciucciava facendo risvegliare imperioso il mio desiderio. Succhiandomi il clitoride ripresi a godere come non l’avessi fatto da chissà quanto e tale fu il piacere di quella lappata che, presa da parossismo erotico, senza accorgermi, stavo dando dentro nuovamente al cazzo di mio padre che pur continuando a dormire apprezzava tanto il trattamento, evidentemente credendolo un sogno, da rimettere in piedi l’arnese in men che non si dica. Era il massimo che in quel momento potessi raggiungere e praticamente sborrammo tutti e tre contemporaneamente: sfinita ma appagata salutai Giovanni e mi addormentai come un masso. Mamma tornò a casa stabilmente, avendo avuto dalla signora presso la quale lavorava il benservito, perché si era trasferita a casa della figlia. La sua costante presenza mi impediva di dedicarmi appieno ai miei sollazzi con papà e Giovanni ma non me ne feci un cruccio perché, ricordando quanto mamma fosse di animo passionale e avendo capito come si possa avere e dare piacere anche senza cazzo, benché fosse mamma, m’era venuto in mente di poter realizzare dei numeri anche con lei. Mi ero accorta che mi scrutava con occhio attento avendo trovato un monte di roba da lavare tra cui anche le mutande di papà e Giovanni piuttosto “condite” senza parlare poi delle mie. Non aveva detto nulla però. Una mattina che eravamo rimaste sole in casa andò a farsi un bagno e quando toccò lavarsi la schiena mi chiamò: “Tina …Tina…vieni per favore a lavarmi la schiena “. Vedendola non più alla luce della strada come quella notte di cui vi ho già parlato, ma a quella naturale, mi trovai innanzi una donna non ancora sfiorita, dalle carni sode, con due poppe che avevano la stessa forma delle mie ma erano molto più grosse con alla sommità due areole che parevano dei sottobicchieri tanto erano larghe ma che si restrinsero in due capezzoli che parevano quelli della Chicco tanto erano erti e sporgenti. “Sii gentile, lavami la schiena” disse mettendosi in ginocchio con la schiena arcuata e la testa in basso. Io presi il sapone e dopo una bella insaponata dissi “Hai la pelle liscia come la mia, mamma” e intanto andavo scendendo lentamente verso la fenditura del sedere che era in bella vista con i due emisferi enormi ma perfetti. Mi addentrai nel solco fino ad arrivare alla rosellina del buco del sedere che, priva di qualsiasi imperfezione, reagiva contraendosi al mio tocco. “Si….si lavami anche lì…mi piace quando lo fai” disse mamma ed io obbedii sfregando l’orifizio e poi, complice la scivolosità del sapone, forzandolo impercettibilmente con l’indice della mano mi accorsi che si era tutto dilatato evidentemente con enorme piacere di mamma. Infatti disse “…che brava sei diventata, dove hai imparato a massaggiare così?… ” “…Piace farlo anche a me, mamma, quando mi lavo e quindi ho pensato che avresti gradito…” Senza accorgermi ero arrivata di sotto alla vagina che pur bagnata dall’acqua era tutta uno scivolo di sbroda dovuta chiaramente all’eccitazione: mamma infatti era tutta rossa in viso. “…Lavo anche qui?…… ” chiesi e lei “….si per favore….sii gentile ti dispiace?… ” “Affatto, mamma anzi mi fa piacere darti piacere” e iniziai a passare e ripassare la mano su tutta la fenditura mentre lei ansimava dal piacere che il massaggio le procurava. Durante il movimento sentii nettamente il suo clitoride, duro e sporgente come un piccolo pene, e lo strinsi tra le dita procurandole un orgasmo violento. Mi prese la mano e così com’era se l’infilò intera in vagina pregandomi di stringere le dita a pugno e continuare avanti e indietro fino a quando non mi avesse chiesto di smettere. Per me fu la cosa più emozionante vedere la metamorfosi del suo viso, prodotta da quella specie di strano coito: si illuminava di piacere assumendo contorni addolciti mai visti prima: era in uno stato d’estasi dovuto all’eccitazione. Iniziò a tremare tutta fino a che, con un…. ahhhhgghhhh…. sofferto e modulato non si accasciò nell’acqua con la mia mano ancora tutta dentro la sua fica. Mi guardò con gratitudine e disse “… Questa sera papà rientra tardi….dormirai con me…. dobbiamo parlare… “. La giornata passò come un lampo mentre attendevo la sera e mentalmente mi preparavo a rispondere alle sue immancabili domande. Quando fu che ci sdraiammo l’una accanto all’altra nel lettone, ella mi abbracciò e baciò con enfasi dicendo “Cara la mia piccola… credi che mamma sia nata ieri per non sapere che hai fatto delle esperienze, a parte quelle con tuo fratello Giovanni, mentre ero fuori casa? Su, da brava, adesso raccontami tutto …” e mi attirò accanto a se’ . Sarà stato che ormai dopo il trattamento in bagno avevamo un segreto in comune e di conseguenza mi sentivo più spigliata, sarà che così intima di mamma non mi ero mai sentita, iniziai a raccontare tutto quanto accadutomi dall’inizio e nei minimi particolari. Lei rimaneva in silenzio, intervallato solo da qualche ….ehmmm…ehmmm… a conferma che i suoi dubbi erano ora certezze. Mentre io andavo scaricandomi la coscienza di tutti i miei segreti, lei lentamente mi stringeva e presami una gamba, se la pose sopra il ventre così da poter meglio accarezzarmi l’interno della coscia. Con l’altra mano mi cingeva un seno imprimendo col dito una rotazione sul capezzolo cosicché la mia voce andava lentamente cambiando diventando roca dal desiderio che iniziava a montare. Io raccontavo….raccontavo…. e mamma si eccitava e mi trasmetteva la sua foia: “Mettimi una mano sulla fica, disse con un filo di voce, e accarezzami dove sai che da maggior piacere…” Eseguito che ebbi l’invito ci trovammo a menarcela con gran soddisfazione per entrambe: quando eravamo bagnate per bene, mamma mi insegnò la posizione della forbice, adatta alle donne per sfregarsi vicendevolmente i clitoridi e in quella posizione ebbi la sensazione di essere chiavata a tutti gli effetti essendo il clito di mamma erto e duro quindi utile alla stimolazione. Compreso che la verità era sempre premio a se stessa, e intuito che mamma non ce l’aveva minimamente con papà Alvaro per i numeri fatti con me , azzardai una proposta: ” …Sai ma’ che bello sarebbe se tutti ci amassimo contemporaneamente invece che separati…….. pensa….. tu, io, Giovanni, Gino, papà Arnaldo… che sarabanda ne uscirebbe…..” Mamma non disse “… si, …sarebbe bello”… ma neanche no; fece silenzio, e questo per me valeva più di mille discorsi. Finito che avemmo di sfregarci le fiche ormai bagnate fradice, ci addormentammo l’una nelle braccia dell’altra con i culi all’aria. Verso le due della notte fui svegliata da un fitto parlottare “.. non vorrai che vada a dormire sul divano… ma che cazzo ti è saltato in mente?… ” riconobbi la voce di papà ma mi guardai bene dal farmi vedere sveglia….. “…vedi di arrangiarti come vuoi….” rispose mamma sottovoce ….”…non vorrai mica svegliare Tina….”. E così papà Arnaldo si quietò sdraiandosi dietro il mio culo. Ma proprio la mia presenza lì, col mio culo sotto il suo naso, con nell’aria quell’odore afrodisiaco di fica eccitata, furono fatali per il poveretto che invece di dormire sentì il cazzo andargli in tiro sino a dolergli. Avvertii con dolcezza la sua cappella premermi la vagina e spingere leggermente: rorida ancora di sugo com’era non ebbe nessuna difficoltà a penetrarmi fino al limite delle palle rimanendo in quella posizione per quel tanto che gli bastasse per rendersi conto se mi fossi svegliata. Convintosi della pesantezza del mio sonno iniziò un lento, delicato, dolce e progressivo movimento a stantuffo che mi riaccese il desiderio solo da poche ore sopito. Quando mi parve che fosse giunto il momento tolsi la mano dall’anca di mamma e afferrai il suo scroto con leggerezza : bastò il mio tocco sulle palle per farlo scaricare con l’abbondanza di un cavallo e penso anche con gran goduria perché si addormentò col piolo ancora immerso nella mia passera. Passai la notte più dolce della mia vita; mi sentivo amata, desiderata anche se sapevo che non in tutte le famiglie si amavano a quel modo. Ma non mi importava niente. Il mattino ci vide tutti e tre abbracciati: io stringevo i seni di mamma e avevo la passera contro il suo culo, mentre papà aveva una mano tra le mie cosce mentre con l’altra si teneva ancora l’uccello ormai ridotto a uno straccetto. Mi scappava la pipì e quindi mi alzai senza far rumore per andare in bagno. Quando rientrai in camera vidi il babbo che ci dava dentro con mamma forse perché ancora inebetito dal sonno, pensava fossi io. Mi venne da ridere e allora si guardarono sbigottiti ma non diedi loro il tempo di smettere perché saltai dentro il letto e dissi a papà di continuare mentre io mi posizionavo sotto le sue palle: vedere quello spettacolo che si offriva ai miei occhi, con la fica dell’Evelina spalancata a ricevere il membro cavallino dell’Arnaldo, mi fecero infoiare sì che presi a menarmi la micia con metodo. Dentro…. fuori…. dentro… fuori.. quel cazzo mi stregava: con la sinistra afferrai le palle di papà e le strinsi e per il solito effetto che ormai m’era conosciuto lo sentii ansimare pronto ad eiaculare; non gli permisi di farlo in vagina di mamma: veloce lo estrassi e lo leccai tutto sugoso di sbroda com’era fin a quando con un fiotto che pareva l’apertura del rubinetto della vasca non mi inondò di sborra che bevvi e leccai a sazietà. Stavo terminando quando una lingua impertinente mi aprì la passera e si diede a leccarmi il clito con foga: era Giovanni che richiamato da tutto quel trambusto era venuto a vedere che succedesse e indi si era gettato nella mischia senza remore. Mamma, che era stata privata del suo naturale appagamento avendole io sottratto sul più bello il pestello di papà, vedendo Giovanni armato di un considerevole bigolo lo chiamò e lo fece sdraiare su di lei a finire l’opera paterna. Papà non disse nulla perché era tutto preso dal mio culetto e mi leccava la rosetta con la seria intenzione di inserirvi il suo cazzone. Stavamo tutti e quattro godendo come dei pazzi tanto da non capire più chi ciucciava chi o chi chiavava chi, quando udimmo alto e potente un urlo….”…porca miseria …ma che bell’ammucchiata…. ed io non ne sapevo niente!!!!!”. Era Gino che nudo come mamma l’aveva fatto ci contemplava dall’alto: la scena cominciava a fargli effetto perché mi accorsi che passando gli occhi dal culo di mamma al mio, dall’uccello del padre a quello del fratello inseriti rispettivamente nel buco del mio culo e nella fica di mamma, andava montando un bigolo che, forse perché del primogenito, non aveva nulla da invidiare a quello del babbo. Quando fu tutto in tiro sotto la pelle si vedevano nettissimi i contorni di un glande che mise in bella mostra scappellandosi come per farsi una sega. Io rimasi affascinata da tanta bellezza non tanto perché fosse poi così diverso dagli altri cazzi di casa ormai a me ben noti, quanto perché vedevo in quel preciso istante la realizzazione del mio sogno segreto: dominare tutti i cazzi di casa. Gino s’avvide che lo fissavo inebetita dal desiderio e appoggiando le ginocchia sul letto me lo diede da succhiare: senza perder tempo iniziai a leccarlo e ciucciarlo mentre papà continuava a penetrarmi il culetto tutto preso dal suo compito. Mamma si faceva Giovanni a cui io reggevo le palle con la destra mentre la sinistra mi serviva a reggere il bigolo di Gino il cui peso era tale che non riusciva a stare tutto erto. Quando fu mezzogiorno eravamo tutti sfiniti in un lago di sborra e sughi ma felici ed appagati: quel mattino segnò l’inizio di un sodalizio che potè ben dirsi stretto e famigliare.
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