“Brava Claudia… perfetto… ora guardami…” Girai la testa di scatto, lasciando dondolare morbidamente i miei capelli, e piantai il mio sguardo più provocante nel centro dell’obiettivo. Poi roteai lentamente il viso, descrivendo piccoli cerchi con il mento. Rudi intanto scattava e scattava, con la sua inseparabile Nikon. Mentre le mie gambe assumevano una nuova posizione felina sulle lenzuola del letto, istintivamente portai la mano destra a scompigliarmi la chioma e passai la punta della lingua sulle labbra rosse. “Bene così… sei bellissima… continua a muoverti.” Subito avvertii il sapore amaro e grasso del rossetto che avevo spalmato in quantità industriali sulle labbra. Di solito non mi trucco in modo così pesante, ma Rudi per i suoi servizi mi vuole al massimo della mia bellezza… o della mia troiaggine, come ammette quando l’atmosfera si scalda un po’. Mi fa indossare i completini sexy per i quali spende una fortuna, i miei migliori gioielli. Pretende che mi cosparga di profumo francese di lusso. “Ma perché?” gli chiedo sempre “nelle foto mica si sente il profumo…” E lui allora paziente mi spiega che vuole che io mi senta bella e preziosa, un irresistibile invito al sesso, uno stupendo oggetto di attrazione erotica. Dice che se mi sento così, nelle foto si vede. Credo che abbia ragione. Quel profumo mi stimola, come per un riflesso condizionato, e sulla mia pelle nuda e calda (effetto dei faretti da fotografo, ma anche della mia crescente eccitazione) assume un’intensità quasi stordente. “Le mutandine… ora togliti le mutandine…” Ormai ho capito che per lui il gesto del toglierle è mille volte più importante della nudità delle mie parti intime che ne deriva. Spesso me le fa indossare e togliere di nuovo più volte. Col tempo ho imparato a muovermi con la grazia di una spogliarellista, a dare un senso ad ogni centimetro del lungo tragitto di quel minuscolo indumento dai fianchi alle caviglie. Ogni momento di quel gesto acquista il valore di uno scatto, grazie alla mossa delle mie mani, alla posizione delle gambe, all’espressione del viso, a come mostro e nascondo la passera che man mano viene alla luce. E Rudi scattava e scattava. Quella sera particolare, però, sentivo i miei gesti meno fluidi e sicuri del solito. Forse era solo una mia impressione. Anche Rudi mi sembrava più agitato e nervoso del solito. Forse anche quella era solo una mia impressione. I miei occhi non riuscivano a trattenersi dallo scrutare periodicamente, con un filo d’ansia, la lama scura di pochi centimetri tra la porta della stanza e il battente. Quella no… non era un’impressione. Lì, nell’oscurità un uomo stava guardando. Un uomo che non conoscevo stava godendosi lo spettacolo di me, sempre più nuda, su quel letto. Non lo vedevo, non lo sentivo, ma sapevo perfettamente che era lì, e ne ero turbata. Così, mentre mi esibivo nelle solite movenze sensuali sul letto, davanti all’obiettivo della Nikon, la mia mente ripercorse gli avvenimenti delle ultime settimane. * * * * * Quella sera di un mese prima, quando tutto iniziò, eravamo particolarmente eccitati tutti e due. Colpa di un vinello frizzante che avevamo consumato allegramente a cena. Avevano decisamente sconfinato dai lidi dell’arte fotografica, dell’eleganza patinata senza eccessi. Quella volta le foto erano molto piccanti. Rudi era a meno di un metro da me a zoomare tra le mie cosce, mentre io agitavo convulsamente l’indice ed il medio uniti nella mia vagina fradicia di succhi. Non ero molto lontana dall’orgasmo. “Non credo che potrei mai fare foto più eccitanti di così…” sussurrò lui, rapito dallo spettacolo. “No… no… almeno non da sola…” risposi io, col fiato corto. Lui si interruppe. I suoi occhi interrogativi emersero da dietro la Nikon. “Che vuoi dire?…” Ero troppo eccitata per pensare… andai a ruota libera continuando a penetrarmi con le dita “Se ci fosse… un uomo… con me… un modello…” “Ti faresti scopare, vero?… Ti faresti fotografare da me mentre scopi con un altro… mentre te lo fai mettere dappertutto… come una troia…” Era troppo. Non risposi nemmeno, se non con dei gemiti indecifrabili. Quelle parole mi provocarono un orgasmo violentissimo, mentre le dita si agitavano dentro la mia fossa senza fondo e il palmo della mano si sfregava sul clitoride. Subito dopo, a letto, nel momento di sesso che segue sempre i nostri divertimenti fotografici, le cose andarono in modo strano. Non ci furono giochini né preliminari. Rudi montò sopra di me stesa a gambe larghe e mi possedette prepotentemente, con una foga che non gli avevo mai visto. Raggiunse presto l’orgasmo, ma non prima di portare anche me al massimo godimento. Tutto senza dire una parola, con un espressione seria ed intensa sul volto. Si sdraiò accanto a me con il pene ancora umido e chiuse gli occhi sospirando. Non sapevo cosa fare o cosa dire. C’era una specie di tensione nell’aria. Poi lui parlò. “Dicevi sul serio?” “Cosa?” “Il fatto che ti faresti scopare da un altro, mentre io vi riprendo…” Non sapevo cosa rispondere. Mi trovai a chiedermi che tipo di risposta si aspettasse. Sentivo che quello che avrei detto sarebbe stato molto importante. Impostai la voce su un tono molto sensuale… “Ti confesso che trovo l’idea molto eccitante… e tu?” Era venuto da pochi minuti, ma in risposta alla mia frase il suo cazzo si drizzò maestosamente… non era in condizione di negare che anche lui era eccitato all’idea. La prospettiva di un’altra scopata selvaggia mi attirava, e decisi che avrei fatto di tutto per mantenerlo eccitato. “E mi tradiresti così? Senza nessun rimorso?” “Beh, non si tratterebbe di un vero e proprio tradimento… non lo farei alle tue spalle… tu saresti lì, presente… non ti nasconderei nulla… vedresti bene tutto…” “Bel ragionamento da troia…” “Non lo dici sempre? Non dici sempre che sono la tua stupenda troia…” “E… dimmi… che cosa faresti con lui?” “Non so… tutto quello che vuoi tu, amore… in fondo sei tu il regista… farei tutto quello che mi chiedi… tutto… tutto” Intanto avevo allungato una mano e stavo lentamente masturbandolo. Il suo cazzo era durissimo. “Anche prenderlo in bocca?” “Certo… lo sai che a me prenderlo in bocca piace…” E scivolai sul letto verso il suo ventre, cominciando a slinguazzargli la cappella. “E’ vero… sei una pompinara nata… e ti faresti scopare…” “Ooohh sì…” lo succhiai, poi aggiunsi “hai una tale fantasia per le pose, amore…” succhiai un po’ “… che sono sicura che mi permetteresti di gustarmelo proprio quel cazzo…” succhiai un po’ “…da tutte le posizioni…”. Stava rapidamente avvicinandosi all’orgasmo. Montai a cavalcioni su di lui. L’asta durissima scivolò subito a fondo nella mia fica eccitata. Mi cominciai a muovere lentamente. “Te lo faresti mettere anche tra le tette, vero?… e in culo…” Sorrisi maliziosa, continuando a roteare il bacino. “Tesoro… bisogna essere professionali in certe cose… se il servizio richiedesse il sacrificio del mio buchino… come potrei tirarmi indietro?… Sì… mi farei inculare per bene… a lungo… e tu potresti scattare tutte le foto che vuoi…” Era vicinissimo all’orgasmo, per cui tacqui. Avevo bisogno ancora di qualche minuto per il mio piacere. Lui era quasi arrivato, ma riuscì a resistere quanto bastava. Da quella sera, la fantasia del servizio fotografico con un terzo diventò una costante delle nostre sessioni d’amore, e ogni volta si arricchiva di nuovi particolari di quello che avrei potuto fare sul set con questo ipotetico “modello”. Ma sinceramente credevo che tutto si sarebbe limitato ad una nostra fantasia da letto. Invece, una sera, lui mi disse: “Voglio farlo davvero. Ormai è un’idea che mi sta perseguitando. Voglio farlo davvero…” Non ero così convinta. “Beh… ma… con chi?” Quello era l’ostacolo principale, che sembrava assolutamente insormontabile. Avrei provato troppo imbarazzo davanti ad un conoscente. E non mi sarei mai lasciata andare con uno sconosciuto mai visto, per non parlare degli altri problemi che questa ultima soluzione comportava. Rudi sembrava essersi arreso. Purtroppo però l’afflosciarsi di questa fantasia fu deleterio per la quantità e la qualità dei nostri rapporti. E devo confessare che quella fantasia mancava un po’ anche a me. Non posso negare che quell’idea, pur nella sua assurdità, mi intrigava. Qualche sera dopo Rudi tornò all’attacco. Ero quasi tentata di accettare… anche solo per riaccendere la sua passione e per avere una scopata focosa come quelle del periodo precedente. La conversazione sembrò arenarsi per l’ennesima volta sui miei imbarazzi, quando lui propose: “E se tu fossi bendata?” “Bendata?” “Senza sapere chi è lui… non avresti più ragione di essere imbarazzata…” “Mah… non credo che…” “Facciamo una prova!” Tirò fuori una fascia di stoffa nera, che evidentemente aveva predisposto in anticipo, e mi bendò, ignorando le mie deboli proteste. Poi, mentre il buio mi circondava, cominciò a farmi una cronaca di quello che sarebbe successo. “Immagina di essere stesa sul letto… così… la porta si apre… tu senti dei passi… non sai chi è…” così dicendo era sceso dal letto… lo sentivo camminare intorno al letto… provai a pensare che fosse veramente un altro… e non sapessi chi… l’idea mi provocò un certo rimescolio al basso ventre… “Dai Rudi… piantala…” Due mani maschili cominciarono ad accarezzare il mio corpo nudo. Quando la vista è ostruita sembra che ognuno degli altri sensi raddoppi d’intensità… quelle mani sulla mia pelle mi deliziavano oltre ogni aspettativa… e contro la mia stessa volontà cominciai veramente a fantasticare che si trattasse di un uomo sconosciuto… a cui non potevo oppormi… che frugava a suo piacimento il mio corpo nudo e disponibile…. Un movimento accanto a me e sentii che “qualcuno” era salito sul letto… Era Rudi, ma poteva essere chiunque… immaginai che fosse un misterioso sconosciuto… due labbra maschili si posarono sul mio seno destro e una lingua calda e ruvida cominciò a giocare con il mio capezzolo… Poi quelle labbra e quella lingua scesero a vellicare la zona dell’ombellico… poi ancora più giù… a perdersi tra i peli del pube fino ad incontrare la carne morbida e sensibile della mia vulva… ero eccitatissima. Gli bastò sfiorare un paio di volte il clitoride inturgidito per portarmi ad un orgasmo meraviglioso. “Voglio farlo, Rudi… Voglio farlo… bendata… con chi vuoi tu…” Non mi rispose… lasciò la benda sui miei occhi e si portò sopra di me, penetrandomi con il suo pene durissimo e fremente. Mi prese con dolcezza e decisione e il godimento che mi procurò fu ineguagliabile. * * * * * Ero stesa di fianco, con una gamba piegata ed una stesa, in modo che la fichetta fosse ben visibile verso l’obiettivo. Il busto era girato, poggiato su un gomito. Una posa che Rudi ha sempre adorato. “Bene”, mi disse con voce un po’ emozionata. “E’ il momento…” Gli sorrisi tranquilla, ma io stessa sentii un tremito dentro di me. Lo vidi armeggiare e tirar fuori una benda nera, che mi mostrò. Un lungo nastro di stoffa, largo una quindicina di centimetri. “Alzati, vieni…” Percorsi i metri che mi separavano da lui, sbirciando di nuovo il buio dietro la porta. Lo sconosciuto finora non aveva dato nessun segno percepibile della sua presenza. Mi girai di schiena, immaginando che mi volesse infilare la benda. Invece, con mia sorpresa mi porse un top nero, un indumento estivo molto succinto, che arrivava appena a coprirmi le natiche. “Indossalo” “E la benda?” “La metterai dopo… le altre foto non le gireremo qui… andremo nel laboratorio…” Il “laboratorio” era una stanzetta nel sotterraneo dove Rudi coltiva i suoi hobby. E’ lì che conservava tutta la collezione di accessori per la fotografia, filtri, faretti e così via. “Andiamo…” disse e mi indicò la porta. “Ma… e lui?” “Non lo vedrai… in questo momento sta aspettando in cucina…” “Rudi… lui… lui chi è?” Sorrise. “Vuoi veramente saperlo?” “No… meglio di no…” “Stai tranquilla, amore… fidati… è la persona giusta.” Presi coraggio ed oltrepassai la porta, senza aspettarlo. Una volta giunti nel laboratorio la prima cosa che notai fu il freddo. Il locale non era riscaldato e avevo addosso quel top e nient’altro. Ero presa da mille emozioni contrastanti. Mi guardai intorno. Le luci puntavano tutte verso una vecchia cassapanca contro il muro laterale. Sembrava che nei progetti era lì che si sarebbe dovuta svolgere la rappresentazione. La voce di Rudi, arrivato nel frattempo alle mie spalle, mi fece sobbalzare. “Vai… vai a sederti sulla cassapanca… e mettiti questa” mi disse, porgendomi la benda. Le sue mani tremavano un po’. Poi tornò al piano di sopra. Mi sedetti, di profilo rispetto all’obiettivo. Presi la benda, la passai sugli occhi, e la legai dietro la nuca, cercando di non intrappolare i capelli. Improvvisamente intorno a me si fece tutto nero. C’ero io, il mio respiro un po’ affannato, e nient’altro… escluso il legno freddo e ruvido della panca sotto le mie cosce. Poi sentii dei passi che si avvicinavano. I passi di due persone. “Alzati in piedi, Claudia.” Ubbidii. “Eccola qui” disse Rudi. “Che te ne pare?” “Una bella fica…” disse una voce che non avevo mai sentito. Roca… profonda… senza tradire un pelo di emozione. “Come nelle foto che hai visto, no?” “Anche meglio…” sussurrò lui, con convinzione. “Anche meglio…” Mi sembrava di sentire su di me gli occhi di quello sconosciuto che mi esploravano. La benda mi obbligava alla più totale passività. Non potevo schermirmi, non potevo nemmeno ricambiare i complimenti con uno sguardo sexy e provocante. Non me la sentivo di dire nulla. Ero solo un oggetto, un bell’oggetto da collezione. Improvvisamente sentii il tocco di una mano maschile sulla guancia. Il contatto arrivò inaspettato, dandomi l’impressione che quella mano fosse caldissima. Incandescente. Scese sicura sul collo, sfiorò la curva del mio seno, fino a sentire il capezzolo reagire sotto il cotone del top. Non potevo far altro che stare immobile e lasciarmi toccare. La mano scese di colpo, infilandosi di taglio tra le mie gambe, appena sopra le ginocchia, per poi risalire lentamente, lentissimamente. Quando la parte laterale del suo indice arrivò a contatto con la fica, non potei trattenere un breve gemito. La mano cominciò a fare avanti e indietro tra le mie cosce. Mi stavo bagnando parecchio, e l’uomo se ne stava accorgendo. “Una bella fica…” ripeté. “Proprio una bella fica…” Mi spinse delicatamente sulle spalle e mi ritrovai d’incanto seduta sulla panca con lui in piedi davanti a me. Per un attimo mi tornò in mente Rudi che stava scattando, ma fu solo un attimo. Sapevo quello che dovevo fare, sapevo quello che si aspettavano. Lo sapevo perfettamente bene. Le mie mani vagarono a tentoni davanti a me. Sfiorai più volte sopra la stoffa il gonfiore della sua eccitazione. Poi finalmente riuscii ad afferrare la fibbia di una cintura e presi a scioglierla. Non so esattamente come ci riuscii, armeggiando alla cieca tra bottoni zip ed elastici, ma presto pantaloni e boxer erano scivolati a terra. L’odore di sesso maschile aggredì i miei sensi. Afferrai con la mano quel cazzo sconosciuto. Era duro e pulsante. Provai a percorrerlo tutto con le dita. Sarei stata curiosa di vederlo. Non sembrava enorme, almeno al tatto. Lo sentivo come qualcosa che potevo controllare agevolmente. Avvicinai la bocca e me lo introdussi dentro, cominciando accademicamente ad alternare succhiate e leccate. Volevo rifugiarmi in quel mini universo senza luce, dove esistevo solo io, bendata, e quel cazzo da spompinare al buio. L’illusione durò poco. La presenza dello sconosciuto tornò subito vivida, attraverso la sua voce, sempre più roca e volgare. “Una gran pompinara… veramente notevole… bella bocca… bella lingua…” La voce di Rudi sembrò arrivare da lontanissimo. “Lo so… è la sua specialità…” cercava di sembrare indifferente ma la sua voce tradiva un tremito di eccitazione. Ero tornata ad essere pienamente cosciente della realtà. Lo stavo prendendo in bocca ad un uomo che non conoscevo e non vedevo. Non sapevo se era bello o brutto, giovane o vecchio. Conoscevo bene solo il suo cazzo, di cui la mia lingua esplorava ogni rilievo, ogni vena, ogni nervatura, così come lui ormai aveva preso la massima confidenza con la mia bocca, docilmente offerta al suo piacere. Nello stesso tempo sapevo che mio marito mi stava guardando, e che la scena lo faceva arrapare. E che quel “pompino cieco” che stavo somministrando con tanto impegno, veniva immortalato in ogni dettaglio dalla sua Nikon. Automaticamente cominciai a pensare a come sarei apparsa su quelle foto. Mi tornarono alla mente le foto porno che avevo spesso visto, con donne impegnate ad omaggiare con la bocca dei grossi cazzi senza volto. I volti distorti dalle fauci spalancate… le guance incavate per la suzione… gli occhi a volte grottescamente incrociati fissi sul palo di carne che si conficcava nella bocca (grazie alla benda, almeno quella l’avrei scampata…). Stranamente quei pensieri amplificarono la mia eccitazione. Sentirmi come “una di quelle troie che si fanno fotografare con un cazzo in bocca”, fu come una frustata alla mia libido. Cominciai a godere pienamente della presenza di quell’arnese invisibile e invadente tra le mie labbra, e senza accorgermene piccoli mugolii di piacere cominciarono ad accompagnare il va e vieni della mia testa. “Ehi, Rudi… sembra che a tua moglie il mio cazzo piaccia… guarda come se lo sta gustando…” Rudi non rispose. Quelle parole umilianti mi eccitarono ancora di più. Sì… mi sentivo una volgare bocchinara… quel cazzo in bocca mi piaceva… mi piaceva veramente tanto… e mi piaceva fare in modo che si capisse spudoratamente. Lo sconosciuto mi mise una mano in fronte e si tirò indietro, sottraendo quell’asta calda alle cure amorevoli delle mie labbra e della mia lingua. “Mi dispiace toglierti il divertimento, tesoro, ma è il momento di sbattertelo in fica…” Era vero… avevo anche una fica. Una fica che in quel momento era bollente e ansiosa di essere riempita. Volevo essere scopata, senza saper come, dove, in che modo. Lo sconosciuto mi tirò in piedi. Sentii che si sedeva sulla panca e mi girava in modo da porgergli la schiena. “Vieni, troia…” Capii subito quello che voleva. Cercai di afferrargli il cazzo per guidarmelo dentro, ma lui bloccò con una mano entrambe le mie braccia e mi costrinse ad abbassarmi verso di lui. Immaginai che stava reggendoselo con l’altra mano, perché lo sentii subito puntare all’imbocco della vagina. Ero aperta e scivolosa. In un colpo solo fu dentro di me. Sentii subito crescere il piacere e cominciai istintivamente a far scivolare dentro e fuori quel pene. Lui intanto continuava a dirmi porcate umilianti, facendomi sentire il suo fiato caldo sul collo. “Sei una gran puttana… il cazzo ti piace… guarda come te lo stai sbattendo… ti piace sentirtelo nella fica, troia… ti piace, vero?… Dimmelo che ti piace…” La sua voce era sempre roca, ma abbastanza forte perché Rudi la sentisse… Quest’uomo mi stava trattando come una puttana, e io lo lasciavo fare… mi piaceva… quest’uomo mi si stava scopando… anzi, io me lo stavo scopando… e godevo come una pazza… e non facevo nulla per nasconderlo… davanti agli occhi di Rudi… Mi chiedevo lui cosa stesse facendo… scattava fotografie… si masturbava… o magari se ne era andato, schifato dalla mia troiaggine? Mi risposi che non mi fregava nulla… in quel momento l’unica cosa che contava era quel porco con il cazzo duro dentro di me… che con tempismo perfetto aveva anche infilato una mano nello spacco laterale del top e cominciato a martoriarmi un capezzolo tra le punte dure delle dita… Esplosi. L’orgasmo mi prese tutta come un onda travolgente di calore. “Vengo…. siiiiiii…. cazzo… vengo… godo…. godooo…” Non capivo più nulla. Non sapevo dove ero, come stavo messa. Tutto il mondo, invisibile e nero, girava intorno a me. Sentii l’uomo dire qualcosa, con tono ironico. Mio marito rispose qualcosa brevemente, ma non capii una parola. L’uomo ridacchiava soddisfatto. Non mi ero ancora ripresa completamente, e l’uomo era tornato a fottermi senza pietà. Ora ero in piedi, chinata in avanti con le mani sulla panca, e l’uomo si serviva di me da dietro, con bordate violente e cadenzate.Il piacere tornò subito a crescere. In pochi minuti ebbi un nuovo orgasmo. Poi un altro ancora. Presto non li distinsi più… era solo una sequenza continua di piacere squassante. Ad un tratto si fermò. Stava per venire, e voleva farlo nella mia bocca. A tentoni tornai a sedermi sulla panca, col legno irregolare che mi sfiorava le labbra gonfie della fica. Percepii lo sconosciuto davanti a me. Aprii la bocca e lui vi guidò dentro l’asta. Vibrai gli ultimi colpi, con la testa guidata dalla sua mano decisa dietro la nuca. Presto sentii la sua cappella gonfiarsi e schizzare fiotti di piacere caldo e acre sul mio palato e sulla mia lingua. Ascoltai con piacere i suoi sospiri di godimento, come se fossero i segnali della mia vittoria, poi con la lingua mi dedicai a raccogliere le ultime gocce, cercandole alla cieca qui e là sulla sua cappella. Nel giro di cinque minuti quell’uomo si era rivestito e se ne era andato. Non seppi mai chi fosse. Anche nelle foto prese da Rudi la sua faccia non appariva mai. Mi tolsi la benda. Rudi era lì, vicino a me, eccitato e sorridente. “Sei stata meravigliosa… ti amo…” mi disse. E mi abbracciò. * * * * * ” –Coppia, lui 28 amante fotografia, lei 25 bella e disinvolta…- disinvolta?” Rudi stava leggendo la proposta di annuncio che avevo buttato giù a matita su un foglio di carta. “Non ti piace ‘disinvolta’?” “Mah… -Cercano per servizi fotografici piccanti…- piccanti mi piace… -singolo, giovane, bella presenza, ben dotato…- ben dotato?? Andiamo cercando le misure maxi, ora?” Sorrisi provocante. “Beh… pensavo che… visto che dovrò fare una selezione…” “Ti concentri subito sui cazzi importanti, eh?” “Diciamo che se il soggetto è ben fornito… le foto vengono decisamente meglio, non trovi?” “Oh, capisco… lo fai per la migliore riuscita delle foto…” rispose ironico e riprese a leggere. “-I candidati saranno vagliati e selezionati da lei…- cosa vuoi dire?” “Eravamo d’accordo, no? I modelli per i prossimi servizi li sceglierò io…” “E come hai intenzione di… vagliarli?” “Pensavo di incontrare uno per volta quelli che sembrano più interessanti, da sola. Per esempio a cena. Tanto per vedere se sono all’altezza delle aspettative…” “E… immagino che non ti farai sfuggire l’occasione per fare verifiche… diciamo così… dimensionali” L’idea lo eccitava, si capiva. Ma eccitava parecchio anche me. Mi leccai provocante le labbra e risposi: “E’ logico. Verifiche dimensionali… e verifiche… funzionali…” “Ma io temo che questo annuncio avrà un certo successo… Non mi andrai tutte le sere fuori a… vagliare?” “Non credo… e comunque non vorrei io… diciamo che pensavo di… vagliare… in media… una sera alla settimana…non di più…” “Mi sembra una proposta accettabile…” sussurrò a voce bassa. Si avvicinò e mi strinse a se baciandomi con grande trasporto e strizzandomi le natiche tra le sue mani forti. “Non ti scoccia… vero tesoro?… se una sera alla settimana… vado a… vagliare…” gli alitai sensualmente in un orecchio. La sua erezione premeva contro il mio corpo. “Il problema è un altro tesoro… è che non penso che con una sera a settimana riusciresti a smaltire la coda dei… candidati…” “Non preoccuparti, amore… in caso di emergenza penso di essere perfettamente in grado di… vagliarne… tre o quattro insieme… contemporaneamente.” Rudi eccitatissimo tornò a baciarmi. Poi allungò una mano dietro la schiena e prese dal tavolo il mazzetto delle foto del servizio da bendata. “E di queste? Cosa ne facciamo?” “Cosa intendi?” “Le teniamo per noi? Sono troppo belle… io pensavo di pubblicarle su Internet…” “Sei pazzo? Vuoi che tutti mi riconoscano?” “No… affatto… mi riferivo solo alle foto dove non sei particolarmente riconoscibile, e anche quelle le manderei un po’ trattate… per evitare che si riconoscano troppi dettagli…” “E dove le invieresti? Su un sito di foto porno?” “No, in realtà avevo un’altra idea… mi piacerebbe che queste foto siano l’illustrazione di un racconto… un racconto ispirato alla nostra storia…” “Conosci qualche scrittore di racconti erotici?” “Ad essere sincero ce l’avrei in mente
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