I jeans a meta’ delle cosce, una mano infilata nelle mutandine viola di cotone, Giorgia, se ne stava stesa sul letto in camera sua. Pensava alla sua professoressa di Economia, una donna dall’aspetto severo, di nome Elvira. Si lascio’ andare. Questo è cio’ che accadde nella sua fantasia: Fu convocata nell’ufficio di Elvira, all’ultimo piano dell’edificio della facolta’ di Economia e Commercio. “Si sieda, signorina.” le disse Elvira, seduta dietro la scrivania, mentre la guardava dai suoi occhialetti tondi. Giorgia, dopo aver chiuso la porta, si mise seduta. L’ufficio era tutto in legno, caldo e confortevole. C’era una poltrona di pelle sistemata in un angolo, un divano lungo e basso rivestito con un’elegante stoffa di velluto, quadri molto sobri appesi alle pareti, e la porta così pesante che da fuori non filtrava alcun rumore. “Ho controllato i compiti scritti, ed il suo e quello di un’altra studentessa, sono risultati identici.” Giorgia arrossì. Aveva passato il compito a Sara, che in Economia era una vera frana, e in cambio, Sara, le aveva presentato un ragazzo molto carino con cui poi, lei, era andata a letto. “Chi di voi ha copiato?” le domando’ la professoressa. “Sara.” rispose Giorgia, con gli occhi bassi. “Ne ero convinta.” le disse Elvira. “So che lei è molto brava signorina, ma non basta essere ottimi studenti. Bisogna imparare a rispettare le regole.” “Si dottoressa.” “Mi spiace, ma a questo punto, mi vedo costretta ad avvertire il Rettore.” “Oh, no, la prego dottoressa, la scongiuro, non lo faccia” imploro’ Giorgia. Elvira sorrise e si alzo’. Era bella ed elegante, così fasciata nel suo vestito scuro. Giro’ lentamente attorno alla cattedra, e prese in mano un righello di legno, lungo quaranta centimetri. “Invece di avvisare il Rettore, posso punirla io signorina; ho lavorato per tanti anni in un collegio femminile, e so come correggere una ragazza.” Il Rettore le avrebbe certamente impedito di laurearsi col massimo dei voti, così Giorgia si vide costretta ad accettare. “Si metta col busto sulla scrivania e sporga indietro il sedere.” ordino’ Elvira. Una volta assunta la posizione, Elvira, le abbasso’ i pantaloni e le mutandine. Poi le diede dieci bacchettate sul sedere. Era un piacere per la professoressa punire una ragazza così carina. Dopo averla bacchttata, Elvira prese il telefono e chiamo’ il bidello. Giorgia dovette rimanere dov’era, a culo nudo, anche quando il bidello, un uomo tarchiato, sui cinquant’anni, fece il suo ingresso. Elvira diede istruzioni all’uomo, eccitato dal sedere tutto rosso della studentessa, di cercare Sara. Poi ordino’ a Giorgia di mettersi in ginocchio con le mani dietro la testa. La ragazza obbedì. Giorgia era tutta rossa per la vergogna, e teneva gli occhi bassi mentre Elvira le parlava. “Saro’ molto severa con lei signorina, perché ha grandi qualita’; è una brava studentessa, e vale la pena disciplinarla per bene” “Grazie professoressa” balbetto’ Giorgia. Le lacrime le allagavano gli occhi. Poco dopo bussarono ed entro’ Sara. Le due studentesse si scambiarono uno sguardo sorpreso ma complice. “Si spogli” disse Elvira a Sara. Sara non fece domande; in quella fantasia erotica era una ragazza timida, delicata. Bionda con i capelli lisci ed i seni piccolini. Si slaccio’ lentamente i pantaloni, e si abbasso’ le mutandine bianche. “Ora, ragazze, piegatevi col busto sul divano e sporgete indietro i vostri culi” disse loro Elvira. Lei e Sara obbedirono. Si trovarono così una accanto all’altra col sedere di fuori. Pronte ad essere punite. In quel momento squillo’ il telefono. Elvira rispose; era una sua amica. “Sono impegnata Amanda, sto punendo Giorgia e Sara, due ragazze del mio corso.” disse “Sì, con il vecchio metodo, la bacchetta sul sedere, e ho davanti a me due culi deliziosi” La professoressa parlo’ come fosse la cosa piu’ naturale del mondo. Ovviamente lei e Sara si sentivano morire di vergogna. “Vorresti essere qui?” disse Elvira al telefono “Beh, ti capisco, ora chiedo alle ragazze se accettano di farsi fotografare, in cambio, invece di dieci bacchettate gliene daro’ cinque ciscuna.” Sara e Giorgia a malincuore accettarono. A quel punto Elvira attacco’, e comincio’ a bacchettarle. Era delizioso vedere le due studentesse che muovevano i loro culi sotto i colpi del righello. Dopo aver somministrato tre colpi a ciascuna, Elvira scatto’ le fotografie col suo videofonino, poi le invio’ ad Amanda. Poi qualcuno busso’ alla porta. “Avanti.” disse Elvira, soddisfatta di prolungare la punizione e di infliggere alle sue vittime un’ulteriore umiliazione. Nello studio entrarono due studentesse che Giorgia e Sara conoscevano molto bene di vista, perché frequentavano gli stessi corsi: Susanna e Flora. Erano due ragazze snob, antipatiche e bruttine, anche loro di ventudue anni, come Giorgia e Sara. (ventidue anni, Giorgia, li aveva anche nella realta’) Susanna e Flora richiusero la porta e rimasero esterrefatte dalla loro fortuna; vedere Giorgia e Sara a culo nudo, bacchettate. “Come mai siete qui?” domando’ Elvira. “Abbiamo portato la relazione.” disse Susanna. “Ci abbiamo lavorato tutta la settimana.” aggiunse Flora,tutta eccitata dalla scena. “Bene, leggiamola.” disse Elvira. “Accomodatevi” Giorgia e Sara chiesero il permesso di potersi almeno tirare su le mutandine, permesso, che Elvira, nego’ loro. “Professoressa, perché Giorgia e Sara sono lì?” domando’ con malizia Susanna. “Hanno copiato il compito scritto” disse Elvira “e per questo hanno ricevuto delle bacchettate sul sedere. E tra poco ne riceveranno delle altre.” La professoressa lesse una parte della relazione e si complimento’ con Susanna e Flora. Poi le tre si alzarono dalla scrivania. “Secondo voi quale tra i due culi è il piu’ bello?” domando’ Elvira. “Sono belli tutti e due, ma preferisco quello di Giorgia,” rispose tutta eccitata Flora “è piu’ tondo e alto, e si vede anche il pelo della vagina” ridacchio’. “Si vede perché Giorgia è castana, Sara è bionda e i suoi peli si notano di meno.” commento’ Susanna molto divertita. Lei e Sara morivano di vergogna, ma non reagivano, per evitare una punizione piu’ severa. “Ho avuto un’idea.” disse a quel punto Elvira vera protagonista della fantasia di Giorgia “Non vi bacchettero’ piu’, se accetterete di far giudicare chi tra voi due è la piu’ bella. Noi tre saremo la giuria.” Lei e Sara accettarono. “Alzatevi, che dobbiamo vedervi davanti” disse Flora. Giorgia e Sara si trovarono così a mostrarsi nude davanti alle tre aguzzine. “La tua fica sembra molto stretta, sei ancora vergine?” domando’ Flora. Giorgia tutta rossa rispose di no. “Almeno tu sei vergine?” domando’ Elvira a Sara. Anche la biondina rispose di no. “Sono due sgualdrine!” rise Susanna. “Si, forse, si, dietro a quei visini acqua e sapone, si nascondono due puttanelle” commento’ Elvira “ma, a parte questo, quale tra le due fichette preferite?” “Non saprei.” disse Flora. “Sembrano ben curate tutte e due.” “Direi pari.” Commento’ Susanna. “Bene, allora passiamo alle tette, spogliatevi anche sopra signorine.” Disse Elvira. Giorgia e Sara si tolsero maglietta e reggiseno e mostrarono le tette. “Le tue tette sono piccole.” disse Susanna rivolgendosi a Sara. “Sì, sono piu’ belle quelle di Giorgia.” Convenne Flora. “Allora la piu’ bella tra le due è Giorgia.” concluse Elvira. “Mettiamolo per iscritto” suggerì Flora. Poi, prese dal portapenne un evidenziatore color verde e le disegno’ un 1 bello grosso sul ventre piatto, e un 2 sul ventre di Sara. “Manca qualcosa” disse Susanna, poi si fece passare il pennarello e le scrisse Troia sopra le tette. “Su quelle di Sara scrivi sgualdrina” suggerì Elvira. Allora Susanna scrisse sgualdrina sulle tette di Sara. Così, nella sua fantasia erotica, Giorgia si trovo’ nuda, bacchettata con la sua amica Sara, davanti alla sua professoressa di Economia, e umiliata da quelle due odiose studentesse. A questo punto Giorgia raggiunse un intenso orgasmo. Dopo qualche minuto di relax si tiro’ su le mutandine, i jeans, ed ando’ in bagno. Poco dopo sentì sua madre che la chiamava per la cena. Nei giorni seguenti si alternarono i soliti impegni: universita’, palestra, pizza con gli amici. Una sera, Giorgia, era in camera sua. Era tardi e decise di spegnere il televisore. Per rilassarsi un po’ prima di dormire, infilo’ una mano dentro i pantaloni del pigiama, e lascio’ andare la sua fantasia: Questa volta si trovo’ proprio lì, in camera sua. Era pomeriggio, ed indosava la tuta perché era appena tornata dalla palestra. Seduta alla scrivania, aveva cominciato a studiare davanti al computer, ma quasi subito, perso interesse per lo studio, aveva cominciato a toccarsi. Era così presa che non si era accorta che sua madre la stava chiamando. Dopo qualche minuto sua mamma spalanco’ la porta della stanza e la sorprese con le mani infilate nelle mutandine. “Che diavolo stai facendo?” le domando’. “Niente mamma!” “Come niente? Ti stavi toccando come una sgualdrina!” “No, mamma, ti giuro, non è come pensi!” “Invece di studiare passi il tuo tempo a fere pensieri osceni! Vieni subito qui!” ordino’ sua madre. La donna si mise seduta sul letto. “Coraggio signorina, sulle mie ginocchia!” le disse. Giorgia si trovo’ sulle ginocchia della madre, come una bambina. La mamma le abbasso’ i pantaloni, le mutandine e la sculaccio’ a lungo. Poi le disse di alzarsi. “Ora dimmi Giorgia, quanto tempo è che non ti fai vedere da zia Franca?” Zia Franca era una ginecologa, e Giorgia aveva sempre odiato andare nel suo studio a farsi visitare. “Un anno.” disse Giorgia tra i singhiozzi che la rendevano ancora piu’ carina. “Bene, allora oggi pomeriggio ci andremo insieme, ora la chiamero’.” “No, mamma, ti prego, ci andro’ domani da sola, te lo prometto.” “No, ci andremo insieme, e basta. Ora mettiti faccia al muro a culo nudo e resta a meditare sul tuo comportamento, ti chiamero’ io quando sara’ il momento.” Dopo mezz’ora la madre la chiamo’. In macchina raggiunsero la clinica privata dove lavorava zia Franca. “Sono felice di vederti Giorgia” le disse la zia dottoressa. “Ciao zia.” borbotto’ Giorgia per niente contenta. Le tre entrarono nell’ambulatorio. “Grazie Franca per averci ricevute” disse la mamma di Giorgia “Oggi pomeriggio è successa una cosa davvero spiacevole: ho sorpreso Giorgia, in camera sua che si toccava” disse la mamma. “Oh, no mamma perché hai dovuto dirlo?” protesto’ Giorgia. Zia Franca sorrise. “Non preoccuparti Luisa” disse Franca alla mamma di Giorgia “non è una cosa grave, è solo un vizio e si puo’ togliere, l’importante è che non vi siano infezioni, o problemi nelle zone delicate, ma questo lo vedremo tra poco, con la visita” “Benissimo” disse Luisa. “Per prima cosa, pero’, Giorgia, voglio che tu vada nell’ambulatorio numero tre, in fondo al corridoio, ti affido a Vanda, la mia migliore infermiera, lei ti preparera’, scusatemi se vado di corsa ma devo terminare una lezione con i miei studenti.” Luisa e Giorgia si avviarono. Vanda era sui trent’anni. Capelli neri e corti, aria risoluta. “Ciao Giorgia, mettiti sul lettino a pancia sotto” disse. Luisa rimase lì. Voleva seguire tutta la visita della figlia anche se questo imbarazzava molto Giorgia. “Ora ti faro’ un’iniezione di vitamine, brucia un po’, ma passa subito” spiego’ l’infermiera. Preparo’ la siringa, fece uscire qualche goccia di liquido trasparente, e si avvicino’. “Ma, è proprio necessario?” chiese Giorgia. “Temo di sì” disse Vanda. Luisa abbasso’ la tuta e le mutandine di sua figlia fino a meta’ delle cosce, scoprendole il sedere. Vanda noto’ le chiappe rosse. “Sei stata sculacciata?” disse ridendo. “Sì” arrossì Giorgia. “Ho dovuto sculacciarla perché si stava toccando” spiego’ Luisa. “Dev’essere stato molto imbarazzante!” commento’ Vanda, in verita’ molto divertita. Poi fece l’iniezione. Fece scendere il liquido lentamente, e Giorgia si lamento’ perchè bruciava. Poi Vanda, eccitata, ritiro’ la siringa e passo’ sopra un batuffolo di cotone, pregustando quello che sarebbe seguito. “Ora per favore spogliati nuda dalla vita in giu’, devo farti un clistere” disse. “Cosa?!” esclamo’ Giorgia. “Sì, anche questo fa parte della procedura, ordini della dottoressa” spiego’ l’infermiera. “No mamma, parla con zia Franca, dille che non voglio farlo!” fu la preghiera di Giorgia. “Invece lo farai, così la prossima volta ci penserai due volte prima di fare la sporcacciona in camera tua, invece di studiare, e adesso muoviti, spogliati!” le disse Luisa. Giorgia si tolse le scarpe, i calzini, i pantaloni della tuta, e le mutandine. Rimase solo con la maglietta. Poi fu fatta stendere a pancia in giu’, e Vanda comincio’ a praticarle il clistere. Le infilo’ il tubo nello stretto passaggio di dietro e fece scorrerere il liquido dalla sacca, molto voluminosa, ed appesa in alto. Giorgia comincio’ a lamentarsi per i crampi. La porta dell’ambulatorio si aprì, ed entro Franca, sua zia, in compagnia di un medico. “Ti presento Bruno, mio collega e valido ginecologo” disse la dottoressa rivolta a Luisa. “Molto piacere” disse Luisa. “Piacere mio,” rispose il dottore, un tipo alto affascinante, sulla quarantina “e la nostra paziente dev’essere Giorgia, se non sbaglio” fece il medico. Giorgia si sentì morire. Aveva i crampi, ed era imbarazzante subire un clistere, ma lo era di piu’ davanti alla mamma, alla zia e a quell’uomo sconosciuto. “Come va?” domando’ zia Franca. “Fallo smettere zia, non me ne mettete piu’!” chiese Giorgia “Non posso trattenerlo!” “Mi spiace piccola, devi fare uno sforzo, siamo a meta’ della sacca e devi contenerla tutta” Giorgia continuo’ a prendere tutto il liquido dentro di se, mentre la madre, la zia, ed il medico parlavano del piu’ e del meno. Poi le fu permesso alzarsi, e, imbarazzatissima, con la pancia gonfia, si infilo’ nel piccolo bagno dell’ambulatorio, per liberarsi. La ragazza riemerse qualche minuto dopo. Teneva le mani pudicamente davanti. “Non essere timida” le disse la zia.”non c’è niente di cui vergognarsi” Giorgia tolse le mani e cammino’ fino al lettino, e tutti la videro davanti. “Ora devi indossare questo” le disse Vanda. Le porse un camice corto, di stoffa, aperto dietro. Giorgia si tolse maglietta e reggiseno e lo indosso’. “Spostiamoci nel mio ambulatorio” disse sua zia. Così il piccolo corteo si avvio’ e Giorgia fu costretta a camminare lungo il corridoio, mentre tutti quelli che incontrava la guardavano, specialmente dietro, visto che aveva il sedere di fuori. Una volta nello studio della zia Giorgia fu fatta accomodare sulla poltroncina con le gambe sistemate nelle staffe di metallo, ben divaricate. “Allora Bruno, puoi chiamare gli studenti” disse fra lo stupore generale, e soprattutto di Giorgia, la zia Franca. “Studenti?” domando’ Luisa. “Sì, ho pensato di sfruttare l’occasione, d’accordo con Bruno, e di mostrare una vera visita ginecologica ai nostri studenti, non ti dispiace Luisa, vero?” “Per me va benissimo” disse la mamma di Giorgia. Pensando che quell’umiliazione sarebbe servita di lezione alla figlia. Giorgia si sentì morire. Sarebbe stata visitata davanti a degli sconosciuti! Provo’ a protestare, ma fu ovviamente inutile. Vanda fece accomodare gli studenti; erano tutti sui venticinque anni; sei ragazze e quattro ragazzi. Giorgia arrossì come un peperone. Sua zia Franca indosso’ un paio di guanti in lattice e si mise seduta tra le sue gambe, quindi, con gli studenti e le studentesse che guardavano porto’ a termine una lunga e minuziosa visita ginecologica. “Come potete osservare, Giorgia è una ragazza assolutamente sana” concluse Franca alla fine. “Domande?” chiese Bruno. “Ne ho io una” disse una ragazza con i capelli rossi e corti e con un piercing al naso “Ho letto su alcune riviste mediche che sta tornando in voga la misurazione della temperatura rettale, poiché piu’ accurata” “Sì, non è sbagliato, è una procedura semplice e precisa” rispose il dottore. “Vi faccio vedere come si fa” disse Franca. “Giorgia, sii gentile, spostati sul lettino e stenditi a pancia sotto” Giorgia ormai era rassegnata. Tenendo lo sguardo basso scese dalla poltroncina e si sdraio’ sul lettino. Sua zia mise un po’ di vasellina su un termometro adatto e con delicatezza glielo infilo’ nello stretto e rosa passaggio tra le natiche. La procedura duro’ cinque minuti, nei quali la ginecologa parlo’ di quanto fosse importante l’igiene intima, raccomandandosi con Giorgia di usare i giusti prodotti, soprattutto perché lei aveva il vizio di masturbarsi. “Vigilero’ su di lei in questo senso” intervenne Luisa, suscitando l’ilarita’ generale. Giorgia quasi morì di vergogna, ora tutti sapevano delle sue abitudini sessuali. Alla fine fu Vanda a ritirare il termometro e disse che la temperatura era normale. Poi gli studenti furono congedati ed ando’ via anche Bruno. “Ora Vanda ti insegnera’ come ci si lava correttamente nelle zone intime” disse zia Franca. Vanda prese una bottiglietta e fece cenno a Giorgia di seguirla. “Andiamo nel bagno dell’ambulatorio numero due, c’è piu’ spazio” disse. Giorgia dovette camminare di nuovo davanti a tutti, seminuda, lungo il corridoio. Seguì Vanda come un cagnolino. Nell’ambulatorio numero due c’erano tre infermieri sulla cinquantina, in pausa. Giorgia cerco’ di coprirsi un po’ davanti, ma quelli se la mangiarono con gli occhi. Una volta in bagno Giorgia dovette spogliarsi completamente nuda. “Hai delle belle tette” le disse Vanda. “Grazie” mormoro’ Giorgia. “Ora mettiti a gambe larghe sul bidet, e lavati per bene” Giorgia lo fece, e ogni qual volta fece qualcosa di sbagliato, Vanda la riprese. Poi fu fatta rivestire col camice corto e, attraversando di nuovo il corridoio, fu riportata nell’ambulatorio della zia. Finalmente la visita finì. Giorgia fu riportata a casa da sua madre. Ma se la sua visita era finita, non lo era allo stesso modo la sua punizione. Poco prima di cena, sua zia Franca, si presento’ a casa. “Sono venuta per darti la mia parte di punizione” le disse la zia. “Sì, zia” rispose Giorgia. “Dove preferisci punirla?” domando’ Luisa. “In cucina” Le tre si spostarono nell’ampia cucina. “Piega il busto sul tavolo” ordino’ Franca. La dottoressa prese una paletta di legno dalla credenza; era larga e robusta. “Forza Giorgia,conosci la procedura” le disse la madre. Giorgia si slaccio’ i pantaloni e si abbasso’ le mutandine e sua zia la punì per bene sul sedere. Le diede dieci colpi con la paletta. Infine fu mandata a letto senza cena immediatamente. Quella notte Giorgia, dormì a pancia sotto col sedere scoperto. A questo punto della sua fantasia Giorgia venne. Raggiunse un bellissimo orgasmo e si addormento’ tranquilla. Arrivo’ anche il fine settimana, e di domenica pomeriggio, Giorgia, si trovo’ sola in casa. I suoi genitori erano nella casa di campagna. La giovane decise di divertirsi un po’ con la sua fantasia, lì, comodamente sdraiata sul divano del salotto. Questo è quanto immagino’: Un pomeriggio qualunque passeggiava in centro quando vide un annuncio. Offrivano cinquemila euro per farsi fotografare in costume da bagno, per reclamizzare una crema solare. Decise di comporre il numero col cellulare e la donna che le rispose le diede appuntamento per il giorno dopo. Il giorno successivo Giorgia si presento’ puntuale. Fu accolta dalla stessa donna che le aveva risposto al telefono: era alta, sui quarant’anni, disse di chiamarsi Aurelia, e di essere la fotografa. Aurelia spiego’ a Giorgia che si trattava di cinque scatti, in costume a due pezzi, e che sarebbero stati pagati in contanti, mille euro l’uno. Giorgia accetto’, si reco’ in camerino ed indosso’ un costume nero a due pezzi, molto ridotto, che le stava benissimo. Aurelia realizzo’ le foto in varie pose e fu talmente soddisfatta dal risultato che chiamo’ il responsabile per dirgli che avevano trovato la ragazza giusta. Giorgia ricevette così i suoi cinquemila euro e, tutta soddisfatta, torno’ a casa. Le foto apparvero pero’ anche sui giornali locali e per la sua famiglia fu una gran vergogna; videro Giorgia in pose provocanti in costume ridotto esposta allo sguardo libidinoso di tutta la citta’. A questo punto della sua fantasia, Giorgia, immagino’ di avere una cugina: le diede il nome di Chiara, se la figuro’ magra, con i capelli castani e corti, e le diede un’eta’: venticinque anni. Chiara entro’ in camera sua, un pomeriggio. “Hai disonorato tutta la nostra famiglia con quelle foto, quindi è venuto il momento di subire la tua punizione.” le disse. Giorgia si sentiva in colpa. “Hai qualcosa da dire?” le domando’ Chiara. “No, solo che non sapevo che le foto sarebbero state così provocanti” “Come hai speso i soldi? Hai almeno fatto un regalo a qualcuno?” “No, li ho spesi in vestiti e in biancheria intima.” rispose Giorgia. “Non solo sei stata una sgualdrina a farti fotografare, ma anche una perfetta egoista!” sentenzio’ Chiara. Giorgia rimase in silenzio. Chiara le ordino’ di indossare gli abiti e la biancheria che aveva comperato e le disse di aspettarla lì, sarebbe tornata presto. Giorgia, sola nella stanza, si spoglio’. Poi indosso’ reggiseno e mutandine nuovi, la gonna corta, a pieghe, color blu, e la camicetta bianca. Erano tutte cose belle, e costose. Non sapendo come regolarsi, rimase a piedi nudi. Dopo mezz’ora Chiara torno’. Era in compagnia di Aurelia, la fotografa. “Faremo altre cinque fotografie.” disse Chiara “saranno fotografie in cui ti accorgerai di cosa voglia dire essere umiliati, in modo che capirai quello che hai fatto passare alla nostra famiglia.” Aggiunse. “Sì, Chiara” fu la sua risposta. “Per prima cosa vorrei cogliere un aspetto molto intimo di Giorgia, spostiamoci in bagno” disse Aurelia con la macchinetta fotografica in mano. Le tre raggiunsero il bagno. “Fai la pipì ed io scattero’ la prima fotografia.” fece la fotografa. “Oh, no, vi prego, non voglio che mi vedano così.” prego’ Giorgia. “Muoviti! Mettiti giu’“ le ordino’ Chiara. Giorgia si rassegno’, forte era il suo senso di colpa, si mise seduta sul gabinetto, con la gonna alzata e le mutandine alle ginocchia. “Sorridi.” le disse Aurelia che si mise davanti a lei. Giorgia sorrise controvoglia, fece pipì e la fotografa scatto’. “Perfetta.” disse, guardando l’anteprima. “Sì, bellissima.” commento’ Chiara. Giorgia si pulì, e a malincuore guardo’ anche lei la fotografia. “Ora usciamo.” disse Chiara “prendiamo la mia macchina e facciamo un giro” “Aspettate, devo mettermi le scarpe!” protesto’ Giorgia “Non c’è bisogno, vieni a piedi nudi, stai benissimo così” le disse Chiara. Così le tre salirono in macchina e si diressero verso il centro citta’. “Ho avuto un’altra idea” disse Aurelia “Accosta ed entriamo in quel bar.” Chiara parcheggio’ e le tre entrarono. Aurelia conosceva la proprietaria del bar, Astrid, una sua amica di vecchia data. Astrid era bionda, non bellissima, coetanea di Aurelia. “Vorremmo fare una foto con te e questa ragazza” le disse Aurelia. “Per me va bene” rispose la donna “spostiamoci sul retro.” Astrid non era mai stata con un uomo in vita sua; le erano sempre piaciute solo le donne. “Dovreste darvi un bel bacio.” disse Aurelia. “Per me va benissimo.” disse Astrid. “Ma io, non ho mai baciato una donna!” esclamo’ Giorgia. “C’è sempre una prima volta” le disse Chiara “sbrigati, non fare tante storie” Astrid si avvicino’ e la bacio’ sulla bocca. Fu un bacio lungo ed appassionato. Giorgia non potè fare a meno di eccitarsi e di confessare che le era piaciuto. Chiara ed Aurelia si dissero soddisfatte, ringraziarono Astrid e ripartirono. “Ora, ho io un’idea” disse Chiara. La ragazza guido’ fino a casa del suo fidanzato:Marco. Nelle sua fantasia Giorgia immagino’ Marco, alto, biondo, di ventisette anni, bel fisico atletico. Le tre salirono nell’appartamento, dove Marco era solo. “Come mai qui? E come mai tua cugina è a piedi nudi?” “E’ una lunga storia, lei comunque è Aurelia e siamo qui per scattare una fotografia” spiego’ Chiara. I quattro si accomodarono in salotto. “A mia cugina Giorgia piacciono le ragazze, pero’ vorrei farle fare una fotografia con un ragazzo” disse Chiara. “Non è vero! Non mi piacciono le ragazze” protesto’ Giorgia. “Da questa foto si direbbe il contrario” intervenne Aurelia mostrando l’anteprima della fotografia scattata con Astrid a Marco. “Incredibile” rise il ragazzo “non credevo che fossi una lesbica” le disse. “Non lo sono” mugolo’ Giorgia. “Si che lo sei, non essere timida” fece Chiara “comunque vorremmo immortalarla in una posa sexy con un ragazzo” “Per me va benissimo!” disse Marco, tutto contento. “Allora Giorgia, abbassati le mutandine e con una mano alza la gonna, mostrandoti per bene davanti, e tu, Marco, valle dietro e dalle un bacio sul collo e infilale una mano tra le cosce” suggerì Aurelia. Giorgia si abbasso’ le mutandine e con la mano sinistra si alzo’ la gonna, mostrandosi all’obiettivo. Marco le bacio’ e la tocco’ da dietro, esattemente come gli era stato detto di fare. “Non c’è abbastanza luce” disse a quel punto Aurelia “Spostatevi davanti alla finestra” Giorgia dovette mettersi davanti alla finestra e la posa fu ripetuta, solo che sul palazzo di fronte c’erano una decina di operai al lavoro sull’impalcatura e così videro tutto. Giorgia morì di vergogna, mentre gli operai fischiavano e applaudivano al suo indirizzo, molto divertiti da quell’intermezzo che permetteva loro un po’ di svago dal duro lavoro. Aurelia si disse soddisfatta e così anche la terza fotografia fu realizzata. Salutarono Marco ed andarono via. Chiara guido’ ancora fino a che arrivarono nei pressi di un salone di bellezza che lei, conosceva molto bene. Chiara parcheggio’ e scesero. C’era da camminare pero’. E Giorgia se ne lamento’. “Come faccio a piedi nudi ad arrivare laggiu’?” domando’. “Non posso certo parcheggiare in doppia fila per te” le rispose Chiara “rischiarei una multa, e ora muoviamoci” Così Giorgia, nella sua fantasia erotica, si trovo’ a camminare a piedi nudi per le vie del centro davanti ai passanti che la guardavano sbalorditi e divertiti. Arrivare al salone fu un sollievo. Appena entrate venne ad accoglierle un’estetista che Chiara conosceva molto bene: si chiamava Cinzia, aveva trentuno anni ed era bassa, robusta, ed indossava un camice bianco. “Ti ho portato qui mia cugina Giorgia, che desidera depilarsi completamente la vagina” disse a voce alta e senza riguardo Chiara. “Non c’è problema” le rispose calma e tranquilla Cinzia. “No, non voglio!” si ribello’ Giorgia. “Non potete costringermi!” disse. “Certo che no, ma ricorda che sei qui per riparare al disonore che hai gettato sulla nostra famiglia, è una specie di debito che hai…e se ti rifiuti, invece di distruggere le foto che abbiamo fatto, lascero’ che Aurelia le mostri a tutti” le disse Chiara. “Oh, no vi prego, non fatelo!” disse Giorgia. “A te la scelta, o decidi di portare a termine la tua punizione, oppure te ne vai, ma in quel caso le tue foto le vedranno tutti” Nella sua fantasia erotica non era tanto la minaccia che la induceva a continuare, quanto piuttosto il senso di colpa per aver disonorato la sua famiglia. Così Giorgia decideva di accettare. “Va bene” disse. Cinzia la fece accomodare in uno stanzino, Giorgia dovette spogliarsi nuda, e con un procedimento lento e molto accurato fu depilata completamente tra le gambe. Ovviamente Aurelia scatto’ una bella fotografia a lavoro finito. “Visto che la pelle è molto sensibile, ti consiglio di non rimetterti le mutandine” disse Cinzia. “Sì, è meglio” disse Chiara “sarai anche piu’ libera” Così a Giorgia furono tolte anche le mutandine e fu costretta a camminare verso la macchina, sul marciapiede, a piedi nudi e con solo la gonna, che rischiava di sollevarsi ad ogni colpo di vento. “Beh, dovresti essere contenta, manca solo una foto” le disse Aurelia una volta che furono in macchina. “Sì” borbotto’ Giorgia, a occhi bassi. “Allora cerchiamo un posto per l’ultimo scatto” disse Chiara facendo ripartire la macchina. La ragazza guido’ fino ad un concessionario di auto sportive. Una volta dentro, Chiara si rivolse al proprietario, Antonio, un amico di suo padre;un uomo alto, con i capelli grigi, sulla sessantina. Chiara spiego’ all’uomo che dovevano fare una foto erotica e chiese il permesso di poter utilizzare una delle fuoriserie parcheggiate nell’autosalone. Antonio, tutto eccitato, acconsentì. Si misero vicino ad un’automobile tutta nera, bassa, aggressiva. “Ora, Giorgia, chinati sul cofano dell’auto, in maniera che la tua gonna si sollevi e facci vedere il sederino”. Giorgia acconsentì, era l’ultima posa, sperava che poi quel supplizio e la sua punizione sarebbero giunti al termine. Si chino’ e mostro’ il sedere. Aurelia scatto’, tutta contenta. Chiara riporto’ Aurelia al suo studio fotografico, e poi, accompagno’ Giorgia a casa. Passo’ a prenderla dopo cena, ed insieme si recarono proprio nello studio di Aurelia. Le brava fotografa aveva sviluppato i cinque scatti e li aveva appesi, ingranditi, alla parete. Fu molto imbarazzante per Giorgia rivedersi a quel modo, ma le sorprese non erano finite. Poco dopo allo studio arrivarono tutti coloro che avevano contributito alle foto: Astrid, Marco, Cinzia, e Antonio, ciascuno di loro porto’ qualche amico con se. Alla fine c’erano circa una ventina di persone e tutti commentavano le foto davanti a Giorgia, e fu a questo punto della sua fantasia che la ragazza raggiunse un altro magnifico e stupendo orgasmo.
Aggiungi ai Preferiti