Erano mesi che la guardavo, e il solo guardarla camminare, con le sue chiappettine sode e le tettine giovani mi faceva arrapare. Si tratta di una studentessa del secondo anno di laurea, si chiama Veronique, é francese. Biondinetta, capelli corti, camminata da vera vacca, con ancheggiamento e dondolamento delle chiappe. Un visino da angioletto, due occhioni azzurri e un sorriso timido. Tutto quello che ci vuole per mandarmi fuori dai gangheri, e non solo … Come me anche due amici italiani, che compongono con me un trio inseparabile da ormai quattro mesi. In effetti siamo in Francia, non lontano da Parigi, e frequentiamo un anno di studio presso un’università del luogo che ci accoglie in scambio.É da tempo che addocchiamo Veronique. Certe volte é provocante, non si capisce mai se ci stia o no. Certe volte ti guarda, ti sorride con quel sorrisetto da vacca, ingenuamente. Altre volte, fa finta di niente, a malapena ci saluta. Questo comportamento che ci sembra assurdo, amici francesi sembrano capirlo di più, ma non riescono a spiegarlo. Insomma, avremmo dato un sacco di cose per passare qualche oretta simpatica con la nostra francesina preferita.L’occasione capito a fine sessione, quando parlando, lei si lascio sfuggire un "sarebbe bello fare un pic-nic una sera nella foresta qui vicino, magari un barbecue". In effetti era vero, non lontano c’era una foresta immensa che era considerata una delle piu belle di Francia. Sul momento ci lasciammo sfuggire semplicemente un "vedremo …" ma un’occhiata ci bastò per interderci. Elaborammo il piano la sera stessa. Dammo loro appuntamento in una posto conosciuto, dove c’erano tavole da pic-nic e griglie gia installate. A loro dicemmo che saremmo stati un gruppo di 20 – 25 persone, ma a noi non era mai sfiorata l’idea di invitare altri che noi tre …La sera stabilita andammo sul posto, incominciammo a fare un fuoco e a piazzare le griglie, di modo che nulla sarebbe sembrato strano a Veronique. Ad un certo punto, eccola arrivare con la sua macchina, una Renault vecchiotta. Cazzo, non era sola ! Con lei c’era Julie, un’amica francese, capelli rossi, anche lei una sventola, ma con l’aria altezzosa, una di quelle che quando ti saluta guarda lontano. Ci guardammo e ci strizzammo l’occhio con gli altri due. Visto l’appetito, il fatto di avere piu carne sul fuoco non poteva nuocere … Le ragazze ci chiesero dove fossero gli altri. Dicemmo loro che sarebbero arrivati, anzi che avrebbero gia dovuto essere arrivati.Offrimmo loro una birra, come si usa tra i giovani francesi. Ma mentre io stavo dando loro la birra, gli altri due le aggredirono, e in pochi istanti ebbero il sopravvento. Le legarono le mani dietro la scheina e tranquillamente le imbavagliarono. Poi le fecero salire nella nostra macchina. Nel frattempo bucavamo una ruota della loro macchina, di modo che se altri studenti l’avessero vista non si sarebbero insospettiti. Con calma, sbarazzammo il campo e spegnemmo il fuoco. Dissi che volevo avere un po di tempo da solo con Julie, le ragazze altezzose mi hanno sempre innervosito, nel senso che non le ho mai capito e cosi ammisi che l’avrei ben svezzata. Gli altri due si dissero d’accordo, il solo fatto di potere avere a loro sola disposizione Véronique li eccitava.Le ragazze erano in macchina, neanche tanto terrorizzate. Strano. Abbassammo il bavaglio di Véronique, e lei disse "ma che scherzo é, dai state organizzando una sorpresa ? dove ci portate, dagli altri ? ". Le stronzette credevano che giocavamo a nascondino, e che le avessimo legate cosi e imbavagliate per gioco. Giusto per fare loro capire chi avesse il coltello dalla parte del manico, baciai violentemente Véronique, triturandogli un seno tra pollice e medio dopo avergli messo una mano nella camicetta. Mi guardò con aria allibita. Solo allora capii che veramente non avevano ancora capito che stavamo per fare loro una festa con i fiocchi, quella stessa festa che erano 4 mesi che stavamo organizzando. Soddisfatto guardai Julie. Era vestita con una gonna nera, un paio di calze nere, un paio di scarpe senza tacco, una maglietta aderente. I capelli rossicci erano raccolti in due piccoli codini sulla parte inferiore della nuca. Leggevo il terrore sul suo viso. E lei leggeva la voglia sul mio. Le dissi "non preoccuparti, parteciperai anche tu alla festa, e me ne occupero io di te". Fece per gridare, dimenticando il bavaglio che glielo impediva. Un mugolio sordo ne uscì.Salimmo in macchina. Mi sedetti tra Véronique e Julie. Partimmo. Ero contento, ero certo che lì per lì avrebbero fatto le santine, ma poi ci sarebbero state. Sapevo da amici che Véronique era una gran bocchinara. Di Julie non sapevo molto, gli altri studenti non ne parlavano molto, era riservato come spesso accade con le ragazze belle. Ma sapevo bene che da qualche parte c’era ben qualcuno che se la scopava. Aveva veramente un corpo e un viso da vacca.Carnagione bianchissima, capelli rossi ma non di un rosso volgare, ma dolce, due gambe che non finivano piu, circa 1 metro e 75 cm, due seni rigogliosi, due labbra carnose e un vitino piccolo piccolo … insomma tutto al posto giusto. La guardavo negli occhi e poi le suadravo le gambe, sotto la gonna corta. Ero eccitato. Abbracciai le due, e le tirai un po verso di me. Poi piano incominciai a parlare. "Se non avete ancora capito, siete in nostre mani per la serata. É venerdi sera e i corsi ricominciamo solo lunedi mattina. Quindi se ci intendiamo abbiamo un bel po di oretta da passare in liberta. Siete contente ?". Non si mossero, ne fecero nessun rumore con la bocca imbavagliata. Avevano paura. Giusto per mettere le cose chiare aggiunsi : "Intendiamoci subito bene, -e le guardai negli occhi una dopo l’altra- avete due possibilità. La prima é che collaborate con noi, dopotutto vogliamo solo divertirci un pochetto. La seconda é che non collaboriate. Allora la cosa é semplice. Siamo tre ragazzi ex-paracadusti. Se cercherete di scappare, vi riprenderemo e passarete un non bel momemnto. Se non vi spogliate da sole, vi spoglieremo noi, e certamente meno delicatamente. Se non acconsentite, vi prenderemo con la forza. Allora cosa ne dite ?". Annuirono con la teste, le due in sincronia. Abbassai il bavaglio a julie, la figona altezzosa. Volevo umiliarla. Mi guardava terrorizzata, le guance rosse dalla paura. Le dissi "Se ho ben capito, vuoi collaborare ?". Disse un timido sì. Chiesi ai miei due compagni se avessero sentito. Dato che stavano guidando, dissero di no. Guardai Julie, e dissi "Vuoi collaborare solo con me o anche con loro". Espresse un timido "anche con loro", abbassando la sguardo. Aveva capito che facevamo sul serio. E si stava facendo all’idea che tra poco sarebbe stata solo un oggetto sessuale, nelle mani di tre ragazzi, che solo volevano godere e godere, sottomettendola a tutti i loro più perversi voleri. Le dissi "Dimostramelo che sei disposta a collaborare : baciami !". Le guance le si arrossarono ancora di piu. Avvicino le sue labbra alle mie, e chiudendo gli occhi mi diede un timido bacio. Mi incazzai, le diedi un sonoro ceffone. Le rimisi il bavaglio. E mi girai verso Véronique, e con uno strattone le abbassai il bavaglio. Le dissi "Spero che tu sia un pò più sensata che la tua amica. Non crederai anche tu che siete qui per fare le suore ?", e le ordinai, "dimostrami tu le tue buone intenzioni, baciami !". Si avvicino, collò le labbra alle mie e mi baciò profondamente, strusciando la sua lingua sul mio palato e sulla mia lingua. Soddisfatto, le rimisi una mano nella maglietta, le abbassai il reggiseno, e la palpai con forza, come un macellaio con un pezzo di vacca.Mi rivolsi ai miei due compagni e dissi loro "Mi sa che vi divertirete bene con Véronique, ha l’aria di avere capito come deve comportarsi. E poi é proprio una gran troia, aveva ragione Steve (un amico che si vantava di avere avuto un pompino reale da Véronique), usa la lingua come una vera puttana." Ridemmo. Le ragazza avevano paura, la paura si leggeva sui loro visi e negli occhi. Arrivammo in una radura, dove sapevamo non veniva mai nessuno, a circa 15 km nel bosco, dopo avere percorso una strada sterrata forestale.Scendemmo. Era quasi buio. Sapevamo che c’era un rifugio che era a disposizione degli studenti dell’università, che avevamo riservato e di cui avevamo chiesto le chiavi. Facemmo scendere le due puttanelle. Entrammo nel rifugio, portando qualche provvoista che avevamo fatto. Il rifugio non era niente di speciale, ma simpaticamente arredato. Era una vecchia casa forestale, che un gruppo di studenti aveva ristrutturato anni prima. C’erano due stanze, una vicino all’altra, un salone cucina, con una stufa a legna, e un bagno. I locali erano grandi. Chiudemmo la porta e spegnemmo la luce esterna, la chiave della porta la nascondemmo, praticamente le due troiette erano a nostra completa disposizione. Eravamo finalmente pronti. Presi Julie e la portai in una camera. Gli altri si avventarono su Véronique, le strapparono il bavaglio, la liberarono e dissero senza attendere un attimo di piu : "spogliati !". Mi fermai, presi Julie e la girai verso la scena. Véronique non si muoveva. Senza esitare i due le strapparone letteralemnte i vestiti, reggiseno e mutandine comprese. Senza troppe storie, uno la prese per le caviglie e l’altro per le ascelle. La buttarono sul tavolo in legno rozzo. La girarono sulla pancia. Véronique non si muoveva. Era paralizzata da quella veemenza. Senza esitare i due si tolsero pantaloni e mutande. I loro cazzo erano già tesissimi, e le cappelle brillavano. Dovevano essere mesi che non vedevano una donna. Senza tardare, uno avvicino la cappella alla bocca di Véronique, che alzò gli occhi, rassegnata e consapevole che non aveva altra scelta che di sottomersi. Fece per avvicinare la bocca alla cappella, ma prontamente lui le prese le orecchie e rozzamente le cacciò il cazzo fino in gola. Facendo leva sulla testa cominciò un và e vieni tra le labbra di Véronique. Un rumoro di risucchio sordo usciva dalla bocca. Il secondo appena vide questa scena, allargò le chiappe di Véronique, le passò una mano tra le cosce, come un pastore passerebbe la mano sul dorso di una vacca di sua propriatà. E gridò, "ma é bagnata, la troia é eccitata !" Mostrando con fierezza l’indice completamente bagnato di ciprigna. Senza esitare, le allargò le cosce con un movimento secco, prese il cazzo, appoggiò la cappella e spinse come un animale. Vidi gli occhi di Véronique dilatarsi, la bocca lasciare il cazzo per emettere un urlo di dolore. Non capivo, se era bagnata, perché gridava così ? Fece due passi in direzione del cazzo che l’aveva appena penetrata e capii, il bastardo non la stava scopando, ma inculando, e con foga ! Lui mi guardò e mi disse ridendo "se sta vacca pensava di godere con me ha mal capito il mio gioco!". Ben presto, la nostra cara Véronique, occhi dolci, capelli biondi e viso da angelo, si ritrovò ancora la cappella gonfia in gola, in un andirivieni furioso e secco, e un cazzone altrettanto gonfio in culo, che la limiva con cadenza regolare ma poderosa. Julie era terrorizzata. Guardai i miei due colleghi, prendendo il braccio di Julie, dissi "Ragazzi, non voglio essere disturbato fino a quando non esco dalla camera, ok ?". I due mi risposero pronti e in coro "Non preoccuparti, abbiamo da fare", e con riso soffocato ricominciare a pompare quella splendida bocca e quel culetto sodo. Guardai il viso di Véronique, che trovavo asolutamente angelico, in quell’istante i suoi occhi si dischiusero e mi guardaro, le sorrisi. Due rigoletti di saliva le colavano sulle due piegature laterali della bocca, e le guancie erano completemente deformate a frequenza costante dal cazzo che le si agitava in bocca. Richiuse gli occhi e riprese il lavoro.Entrai nella stanza, e spinsi Julie sul letto. Chiusi la porta. A chiave e misi la chiave nella tasca dei pantaloni. Sentivo il respiro affannosao di Julie. Mi sedetti accanto a lei, le tolsi il bavaglio, ma non la slegai subito. Volevo divertirmi un pochetto prima di usarla. Cominciai a guardarla, dappertutto. Dapprima le guardai il viso, i suoi capelli, i due codini, infine le orecchie, con due orecchini pendenti. La bocca, le passai un dito sulle labbra, non mi guardava, fissava il muro, lo sguardo nel vuoto. Sapeva cosa le sarebbe toccato, e sapeva che non poteva farci nulla. Avrebbe dovuto subire i miei voleri. Le slacciai i primi due bottoni della camicetta, le accarezzai il collo. Le passai una mano sulle ginocchia. Le infilai una mano sotto la gonna, delicatamente non rozzamente. Le accarezzai i collant, senti il calore dell’inguine. La feci alzare, e le chiesi "Cosa stai pensando ?". "Siete dei porci mi disse, perché ci trattate così ?" mi disse. Le mollai un ceffone, era il secondo della serata. Si buttò ai miei piedi, guardandomi dal basso verso l’alto, gli occhi implicanti, e mi disse con voce strozzata "Ti prego lasciami andare, non lo dirò a nussuno, te lo prometto !". Mi faceva ridere, ma sentivo l’eccitazione nascere. La tirai per i capelli, mi sedetti sul letto. Le appoggiai la testa sulle miei ginocchia, il mento a pochi centimetri dal mio cazzo eretto, ancora nascosto nei pantaloni. E piano, con voce ferma le dissi :"cocchetta, hai due scelte : o collabori con me o apro la porta e ti lascio ai due che sono di là, hai visto che bel servizietto stanno facendo a Véronique ?". Tacqui un attimo, potevo udire il respiro affannoso di Julie, e le grida soffocate di Véronique dall’altra stanza. Mi guardò e mi disse. "Farò tutto quello che vuoi, ma non mi dare agli altri due". Con tono perverso le dissi "dipende solo da te". E mi alzai, la tirai per i capelli, la slegai. La girai, la buttai sul letto, e le dissi "svelta, alla pecorina, zoccola". Ripiegò le ginocchia sulla vita, la faccia appoggiata al letto, visto che le mani eranso sempre legate dietro la schiena. Estrassi il coltellino svizzero che porto sempre con me, le ripiegai la gonna sul bacino, le abbassai collant e mutandine, li tagliai. Non potevo crederci. Julie, una delle ragazze più belle dell’università era lì, davanti me, non altezzosa e distante come era sempre, ma con la gonna ripiegata sul bacino, le chiappe al vento, vedevo distintamente la sua figa. Lei mi guardava con la coda dell’occhio. Lentamente mi spogliai, fino a ritrovarmi nudo. Ero eccitatissimo. Con la mani, in un movimento secco e deciso le schiusi le grandi labbra. La figa non era per nulla umida, era meno troia di Véronique. Lentamente, presi il mio cazzo con la mano destra, alla radice, vicino ai coglioni. Le avvicinai la cappella alle grandi labbra divaricate dalle mie mani. Con un colpo secco, spinsi la verga dentro fino ai coglioni. Vidi Julie inarcarsi e gemere con un rantolo sordo. La figa non era per nulla lubrificata. Decisamente non era eccitata. Ma io sì. Le dissi di stare calma, decisamente era scomoda, la faccia ripiegata sul letto, ma volevo potere gestirla come volevo io e non volevo liberarle le mani per evitare che le appoggi sul letto per sostenere un pò il suo peso : non volevo che potesse alleviare anche solo di poco la monta che stavo per infliggerle. Lentamente incominciai a limarla, con colpi lenti ma poderosi, che decalottavano a fondo la mia cappella, sentivo i coglioni sbattere contro le sue chiappette sode. Con le mani mi ancoravo ai suoi fianchi, e spingevo come un dannato. La sentivo rantolare, la figa proprio non si bagnava, sentivo l’attrito della mia verga, avevo male anch’io ma lei doveva veramente soffrirne. Le guardai la faccia. Piangeva, e rantolava. Stantuffavo contento : stavo letteralemente sfondando la figa di una delle più belle ragazze che avessi mai conosciuto. Ed ero solo all’inizio. Ero contento che non godesse per nulla. Ad un certo punto mi fermai, e le proposi un gioco "ascoltami bene maiala, sono sicuro che sei una vacca, e allora voglio che tu stessa ti impali sul mio cazzo con la stessa cadenza e profondità di quanto sto facendo io adesso, hai capito ?". Non mi rispose, la sentivo piangere. La stavo umiliando. Non solo me la stavo sbattendo come la peggiore troia, ma adesso le chiedevo di sbattersi lei stessa. Ma non si muovette. Il mio cazzo era piantato in fondo alla sua figa. La sentiva caldissima, per l’attrito e la mancanza di lubrificazione. Allora mi venne un’idea. Appoggiandomi sulla sua schiena le sussurrai all’orecchio "visto che non ti muovi, ti propongo un’affare "hai cinque minuti per farmi godere dentro di te impalandoti da sola sul mio cazzo. Io non mi muoverò più, dovrai fare tutto da sola. E visto che sono sicuro che da vacca che sei puoi farcela senza problemi, allora ti aggiunga una condizione. Dovrai andare su e giu, senza mai farmi uscire il cazzo dalla tua passerina calda calda. Se esce, o se tra 5 minuti non mi sono scaricato nel tuo ventre, allora ti darò in pasto ai maiali dell’altra stanza fino a lunedì mattina. Allora ?". Non ebbi risposta, mi raddrizzai e incomincia lentamente a estrarre il mio membro dalla sua fichetta. In effetti, non appena incominciai a retrocedere il bacino, vidi il suo culetto muoversi verso di me. Aveva capito che non scherzavo. Allora mi fermai, e lei accellerò. Le dissi "hai già perso quasi un minuto". E accellerò ancora. La vedevo chiaramente, accellerare impalandosi letteralemente, sentivo le sue cosce sbattere contro i miei coglioni. Julie era lì, sottomessa, con le sue chiappette sode che andavano sù e giù, e con il mio cazzo nella sua figa caldissima. Allora, visto che con le mani non facevo nulla, le appoggiai il medio al buco del culo, e alla prossima impalata, si impalò su tutta la lunghezza del medio. Gemette, e emise un rantolo. Sorridevo e con soddisfazione le dissi "3 minuti". Solo allora capìi che era veramente una vacca : incominciò a roteare il culo, andando su e giù dal mio cazzo e contemporaneamente a destra e sinistra. Sentivo lo sperma risalire i coglioni. Pochi istanti dopo le scaricai qualche settimana di sborra accumulata nel ventre. Guardai l’ora, i 5 minuti erano appena scaduti, era stata brava. Per ricompensa le diedi una grande pacca sul culo, e dissi "sei proprio una gran vacca". E contento mi distesi sul letto, a fianco di Julie.Mi svegliai un’oretta dopo, in effetti le grida di Véronique dalla stanza accanto mi svegliarono. Chissà cosa le stessero facendo. Guardai Julie, era nella stessa posizione di quando l’avevo limata. Mi alzai, le guardai la passera, grondava sperma, che le era colato lungo le gambe. In effetti sono sempre stato dotato di un uccello normale, ma con tanto sperma. Era ancora distesa sul ventre. La girai, la palpai un pò e la baciai. Avevo voglia di vederla nuda, di toccarla dappertutto. La slegai, e le dissi, "se cerchi di scappare ti lego come un salame". Le ordinai di spogliarsi lentamente. Lo fece. Era lì nuda davanti a me. Mi ricordai di avere la macchina fotografica nella tasca del giubbotto. Mi alzai e la presi. Non appena Julie comprese che volevo fotografarla, lì nuda come una puttana, si raggomitolò su stessa e si sedette in un angolo. La fotografia, mi pregò di non farlo. Allora feci per prendere la chiave della camera nella tasca dei pantaloni. Julie capì al volo che volevo chiamare rinforzi, e immediatamente scattò in piedi e disse "farò tutto quello che vuoi, ma non chiamarli". Decisamente il fatto di farsi strapazzare un pochetto da noi tre le faceva paura, evidentemente le urla e i rantoli di Véronique erano abbastanza chiari che la piccolina non si stava divertendo troppo. Le dissi di sdraiarsi sul letto, lo fece. Incominciai a scattare. Le ordinai "apri, vacca", e timidimente vidi le ginocchia schiudersi. Scattai ancora. Le ordinai "ripega le gambe sui seni zoccola", e lentamente lo fece, con una smorfia del viso. Grosse lacrime le scendevano sulle guancie. Le dissi "all’università saranno contenti di vederti al naturale". Mi ricordai che la figa grondava sperma, e allora mi avvicinai e le feci un bel primo piano della figa gocciolante. Ero soddisfatto, avevo ancora una dozzina di pose.Il fatto di vederla lì sdraiata sul letto, con le cosce spalancate e ripiegate sui seni abbondanti mi eccitava. Mi sedetti sulla pancia della vaccona. Le macinai un pò i seni. Mi allungai su di lei, le ordinai di ripiegare le gambe intorno alla mia vita, e la penetrai, lentamente questa volta. Volevo gustarmi ogni millimetro di penetrazione, le presi la testa tra le mani, e la fissai negli occhi. La penetrai fino in fondo, con spinte lente ma regolari del bacino. Doveva essere meno doloroso per lei, era lubrifacata dalla mia abbondante sborrata. Per umiliarla incominciai a sussurrarle "entro, ed esco, entro, ed esco ", etc etc, al ritmo cadenziato e lento della penetrazione. Non fiatava, ma era umiliata. Le sborrai dentro per la seconda volta, con saccate lente ma poderose. La bacia sulla bocca, lungamente, e le triturai i seni. Ero soddisfatto, ma doveva sottomersi. La feci alzare e inginocchiarsi al bordo del letto sul quale mi sedetti a gambe larghe, con lei in mezzo. Il mio cazzo era ancora umidiccio ma completamente ritratto. Allora ordinai "ripuliscilo, con delle belle leccate, come sono certo che sai fare". Stava incominciando, timidamente, ma la fermai. Mi alzai, presi la macchina fotografica, mi risedetti e le dissi "e guardami troia, così nella foto ti possiamo riconoscere". Piangeva. Ma me ne fregavo, incomnciava a darmi dei colpettini di lingua lenti ma regolari. Scattai un paio di foto, con gli occhi che mi guardavani, la lingua fuori e la mia cappella sostenuta dalla linguetta della troia. Poi la lascia fare. In qualche minuto ero ancora eccitato e il cazzo ben eretto. Le presi la testa, la spinsi giù fino a che la labbra non toccassero i coglioni. Sentivo la cappello toccare l’ugola. Allora la dissi, tenendola per i capelli "dai cocca guardami e sorridi !". E scattai un paio di foto con il mio cazzo ben infilato nella di lei gola. Lasciai la macchina e dissi "forza adesso al lavoro". E mi feci pompare per un bel venti minuti. Poi le venni in gola, schiacciandole la testa contro le palle. Per i capelli la tirai sul letto, la feci sdraiare di fianco a me, le misi un dito nella fregna che grondava ancora sperma, e mi addormentai. Qualcosa mi svegliò. Avevo dormito profondamente, ero in effetti un pò stanco, e le tre sborrate mi avevano un pò consumato. Mi guardai di fianco, aprendo gli occhi, e la vidi vicino alla finestra, in effetti stava manovrando con la maniglia delle serrande esterne, i vetri interni aperti. Balzai in piedi, la presi per la vita, fece per reagire, le rifilai qualche bello schiaffo sulla schiena e sul viso. La schiaccai sul letto sotto il mio peso. La afferrai per i capelli, e le tirai la testa verso di me con forza, obbligandola ad inarcarsi. Le dissi, schiacciandole un capezzolo tra le dita, "questo non dovevi farlo, troia, non mi dire che non ti trovi bene con me ?". Rantolò qualcosa, ma non capii. In effetti non volevo capire, mi guardai intorno, la lasciai, chiusi la finestra dopo essermi assicurato che le serrande erano ben chiuse. Mi girai verso di lei, e le dissi "questo non dovevi proprio farlo". Poi mi chinai, e presi corda con la quale le mani erano legate prima. E le legai le mani insieme, e poi le fissai alla spalliera del letto. Tolsi le stringhe alle mie scarpe e con ognuna delle stringhe, le legai un piede ad un lato della parte inferiore del letto. Poi la guardai. Era lì, silenziosa, mani legate e fissate alla spalliera, gambe spalancate e legate, la figa gocciolante di sperma, come la bocca del resto. Presi ancora un paio di foto. Poi mi gettai sopra e senza pietà la scopai ancora una volta. Prima di venire, presi le mie mutande e sborrai dentro. Poi gliele misi in bocca, le rimisi il bavero con il quale era stata imbavagliata precedentemente. Mi alzai, presi le chiavi della porta, la aprii, ma prima di uscire la guardai. Sorridendo le dissi "hai rovinato tutto, io non volevo darti in pasto ai due, ricordati che sei tu che m’hai obbligato". Leggevo il terrore sul suo viso. Lentamente uscii. Rinchiusi la porta a chiave, ma lasciai la chiave nella toppa. Mi girai, e quello che vidi era incredibile.
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