Vi e’ mai successo di realizzare all’improvviso che le porte del paradiso sono solo a pochi passi dalla vostra camera da letto? Questo e’ quello che ho sentito quando i miei genitori e mia sorella sono usciti, lasciandomi a casa da solo, libero di esplorare la stanza della mia sorella maggiore senza dovermi preoccupare di essere scoperto. Ho spinto la porta e sono entrato. Il cuore mi batteva forte. Ero molto eccitato. Ecco la camera di mia sorella: profumo femminile, colori femminili, le sue cose private, il cassetto delle mutande, illimitato accesso alla sua biancheria e lingerie… Ho visto il suo pigiama, arrotolato sotto il letto. L’ho raccolto ed esaminato i pantaloni di seta rosa. Per mia delizia trovai le sue mutandine di cotone dentro di essi. Le liberai dai calzoni con un brivido, tenendole con tutte e due le mani, e le odorai profondamente. Dio, odoravano di fresco e di maturo, lo stesso muschiato, forte profumo delle parti intime di mia sorella. Mi strappai i vestiti di dosso e rimasi nudo nella stanza di mia sorella. Il mio uccello era duro e pulsante. Ero arrapatissimo. Ho cominciato a tirare fuori i cassetti, cercando per piu’ tesori nascosti la’ dentro. Li ho trovati in un piccolo cassetto ai piedi dell’armadio: reggiseni e mutandine in tutti i colori e forme, una gioia per gli occhi da guardare e per le dita da accarezzare. Scelsi un reggiseno bianco e controllai la targhetta della taglia. Era una ‘L’. Lo sapevo che erano grosse. Riempivano sempre bene i suoi top, creando uno stupendo, profondo solco li in mezzo tra di loro. Dio, questo reggiseno aveva portato il seno di mia sorella, i suoi ricami toccato i suoi capezzoli scuri. Ero elettrizzato solo a pensarci. Volevo toccare mia sorella, odorarla, scoparla sul suo letto. Se non hai la mela, cerca almeno di bere il suo succo. Tutto li’ apparteneva a lei, il letto su cui si sdraia, il cuscino che stringe tra le braccia prima di dormire, la striminzita camiciola che aderiva stretta al suo seno, il pigiama rosa che conteneva il suo tepore, il paio di mutande con cui copriva le sua parti intime. Ero duro, arrapato e circondato dall’innegabile evidenza della femminilita’ di lei. Decisi di fare l’amore col pigiama di mia sorella, sul letto di mia sorella. Stesi la sua sottile camiciola sul suo letto. E’ di pizzo, con i lacci orlati di rosa. Poi misi i pantaloni del pigiama appena sotto la camiciola. Feci un passo indietro per ammirare il mio lavoro: ecco fatto, mia “sorella” era li’, sdraiata sul suo letto, vulnerabile ai miei sporchi palpeggiamenti. Allargai le gambe dei pantaloni, sorridendo tra me e me: apri le gambe, piccola, pensai, allargale bene per tuo fratello. Andai sul letto, molto eccitato, e feci aderire gentilmente il mio corpo con il suo pigiama. I miei capezzoli pelosi toccavano le coppe della camiciola. Il mio pene duro premeva contro il cavallo del pigiama. Presi le sue mutandine sporche e me le strofinai sulla faccia. La sensazione era intensa. Ero intossicato da quell’incestuoso flusso di sensuale piacere. La seta del pigiama era fredda e morbida contro la mia pelle nuda. Dio, come amavo la mia sorellona! Abbassai il viso, sfiorando con le labbra i ricami di pizzo della camiciola. Il suo puro e femminile odore era inebriante. Quando raggiunsi le coppe le baciai gentilmente, come stessi baciando i suoi teneri capezzoli eretti. Quando finii di baciare in quel punto, mi coprii il viso con le sue mutande, per godermi la spiccata differenza tra l’etereo profumo della camiciola e il pungente odore delle sue mutandine. Il mio pene stava come gemendo di piacere. Lo spingevo senza tregua contro il pigiama di seta, macchiando il cavallo col mio appiccicoso siero. All’inizio mi era piaciuto lasciare vischiose “pennellate” col mio pene, coprendo con esse tutte le buffe faccine stampate sul suo pigiama. Poi mi arrapai cosi’ tanto che arrotolai il pigiama sul pene e cominciai a masturbarmi. Quando sentii che stavo per venire afferrai il reggiseno e me lo piazzai sotto, cosi’ da poterne riempire le due coppe con la mia densa, vischiosa sborra. Non e’ possibile spiegare a parole la grande estasi che provai guardando i miei schizzi colmare le coppe del reggiseno di mia sorella. Era sporco e perverso al tempo stesso. Era incesto. Ero stanchissimo dopo quella forte eiaculazione, ma avevo bisogno di farlo di nuovo. Non capitava tutti i giorni un’opportunita’ simile. Buttai il reggiseno sporco sul pavimento e feci aderire ancora il mio corpo contro il pigiama. Fu sufficiente baciare la camiciola due volte e sniffare le mutande per portare il mio pene di nuovo in vita. Abbracciai la camiciola e mi girai sulla schiena, portando il pigiama ad essere cosi sopra di me. Baciai i lacci e leccai le coppe, coprii le mie palle pelose con la setosa stoffa dei pantaloni. Mi ficcai le sue mutande tra le chiappe. Permisi ad ogni centimetro quadrato della mia pelle di godere della sofficita’ che di solito copriva il morbido corpo di mia sorella. Quano venni per la seconda volta, riempii completamente il cavallo del pigiama con il mio succo. Feci cadere dalle mani i pantaloni ormai rovinati e mi sdraiai stanchissimo sulla pancia. Tirai a me il suo cuscino e chiusi gli occhi. Tutto quello che volevo era dormire, adesso. Avevo una dolorosa emicrania quando mi svegliai. La luce era cosi’ forte. Merda, realizzai all’improvviso che stavo giacendo nudo sul letto di mia sorella, nel bel mezzo della sua stanza. ‘Sei sveglio, finalmente’ Girai la testa in preda al panico, per vedere mia sorella seduta su una sedia che mi fissava. Il suo pigiama era sul pavimento ai suoi piedi, coperto di sborra appiccicosa…
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