5° CAPITOLOPassò un po’ di tempo senza che nulla accadesse, a parte la bella notizia, che Mario stava finalmente rientrando in Italia. Appena seppi l’orario dell’aereo presi mezza giornata di ferie ed andai ad aspettarlo all’aeroporto. Mi misi in un posto dove potevo controllare perfettamente l’uscita dei passeggeri e rimasi in attesa del suo arrivo. Quando uscì e mi vide il suo volto s’illuminò con un sorriso. Gli andai incontro e lo baciai appassionatamente e prendendogli la mano lo accompagnai all’auto. Pensai che da quando era partito, circa un mese prima, a quel momento la mia vita sessuale era cambiata moltissimo. Prima ero una donna che si accontentava di fare all’amore con il suo uomo nella maniera di educanda, ora invece sapevo che non mi sarebbe più bastato, che avrei cercato senza dubbio qualcosa di più appagante da quel rapporto e la mia paura era che lui non fosse d’accordo, mettendo a repentaglio la nostra unione. Lo accompagnai a casa e gli diedi una mano a svuotare le valigie, mettendo ogni cosa al suo posto, mentre lui chiamava in ufficio avvisando che sarebbe rientrato la mattina dopo. Finita la telefonata mi si avvicinò e prendendomi per le spalle mi trasse a sé e baciandomi e dimostrandomi tutta la voglia che aveva di mè. Lo lasciai fare, e in un attimo, ci trovammo nudi a letto a fare all’amore. Non so cosa mi stesse succedendo ma da quel rapporto ebbi pochissimo piacere, in pochi minuti la cosa era finita, e Mario si tolse da mè ansimando come se fosse durato delle ore. Io amavo quell’uomo e su questo ero sicura, dovevo a tutti i costi trovare il sistema di parlargli per chiarire la faccenda. Come se mi avesse letto nel pensiero mi chiese se avessi avuto dei problemi in sua assenza, dato che mi aveva trovato molto diversa dall’ultima volta che avevamo fatto all’amore. Al momento non seppi cosa dire e mi salvai dicendo che stava arrivando il ciclo e che quindi ero tutta squinternata, quindi tranquillizzatosi si addormentò. Mi alzai e maledissi la mia paura, ragionando con me stessa giunsi alla conclusione che lo avrei lasciato tranquillo per alcuni giorni fino al ritorno alla normalità, poi avrei cercato di chiarire tutta la faccenda. Se fosse andata bene saremmo stati contenti in due, se invece la cosa fosse andata male, pazienza, solo allora mi sarei creata il problema. Mi rivestì e andai a casa mia, con una grande tristezza nel cuore, perché ancora non sapevo come impostare il discorso e la cosa era molto delicata. Quando fui arrivata, sedutami sul divano, mentre i miei pensieri vagavano alla ricerca di una soluzione sentì il campanello suonare e andai alla porta ad aprire. Mi ritrovai davanti Rossella che tutta eccitata mi disse che da lei c’era Franco con le fotografie sviluppate, e se volevo raggiungerli. Chiusi la porta alle mie spalle e mi accomodai da lei. Baciai Franco e cominciammo a guardarle. Erano veramente molto eccitanti, il mio volto era irriconoscibile mentre in sottofondo non si poteva dire altrettanto di Rossella. La si vedeva, molto chiaramente, alle presa con i cinque uomini che se la stavano spassando allegramente, ed in una era quasi in primo piano il suo volto, dove la si vedeva mentre aveva in bocca un membro che se lo stava succhiando con avidità. Tornammo, con i ricordi, a quella sera e Rossella si dichiarò entusiasta mai, aggiunse, aveva goduto cosi tanto. Franco ci consegnò i negativi e le foto, e per correttezza disse che tutte quelle foto le aveva inserite a computer per la sua raccolta personale. Io mi dichiarai d’accordo che le tenesse e la stessa cosa fece anche Rossella chiedendogli se qualche sera poteva andare a casa sua a vederle. Franco parve felice di quella idea e fù subito d’accordo, poi tirò fuori anche la video cassetta, fattaci, mentre tutte due eravamo alle prese con quei cinque forsennati. Vista un po’ velocemente, riscontrai che nessuno avrebbe mai potuto riconoscermi. Dietro richiesta di Rossella optammo di scindere le sue immagini dalle mie cosi che ognuna di noi avesse il proprio filmato. Franco ci disse che per fare quello che volevamo alcuni giorni, ma che se avremmo avuto pazienza, saremmo state contente del lavoro che avrebbe fatto. Sicure di questo non gli demmo nessuna urgenza dandoci appuntamento tutti e tre alla sua consegna. Franco disse a Rossella che il suo amico continuava a chiedere di lei e quando l’avrebbe portata un’altra volta. Lei parve felice di questa richiesta e gli disse che molto presto gli avrebbe fatto una visita aspettandosi questa volta qualcosa di molto più duro. Mi alzai e tornai seguita da Franco, nel mio appartamento. Appena entrati mi chiese che problema avessi e se poteva fare qualcosa per risolverlo. Ci sedemmo sul divano spiegandogli cosa mi era successo e se avesse qualche idea di come risolvere la situazione. Mi diede alcuni consigli che non mi parvero male sulla carta ma che di fatto mai avrei avuto il coraggio di farlo. L’unico, che mi parve, fattibile era quello che una volta pronta la mia cassetta l’avrei fatta vedere, con una scusa qualsiasi, a Mario sapendo che questo tipo di film non gli dispiacevano affatto essendo poi amatoriale, e se mi avesse riconosciuta saremmo entrati alla grande nel vivo della discussione. Mentre se invece non fosse successo niente dovevo fare in modo di portarcelo io. Si accomiatò, dandomi un bacio, dicendo che andava subito allo studio per iniziare il lavoro di copiatura cosi che l’avrei potuta avere in minor tempo, e per consegnare il messaggio di Rossella al suo amico. In tre giorni mi fece avere la cassetta pronta, proprio mentre tra mé e Mario le cose stavano andando sempre peggio, tanto che rimasi molto indecisa se fargliela vedere o meno. Ebbi l’occasione quando un pomeriggio Mario entrò nel mio ufficio e mi disse se potevamo vederci la sera stessa, a casa mia, che aveva una cosa molto importante da dirmi. Accettai, ma già avevo il sentore di quello che avremmo parlato. Verso le venti e trenta, Mario si presentò a casa mia, armato di una buona pizza ed un mazzo di fiori. Mangiammo sforzandoci di dimostrarci allegri, ma tutti e due sapevamo che sulle nostre teste pendeva un problema che se non avremmo risolto al più presto ci avrebbe portato alla separazione per intraprendere due strade diverse. Una volta finita la cena e sparecchiata la tavola ci sedemmo ai lati opposti del divano. Lasciai a lui la patata bollente chiedendogli di dirmi cosa voleva, ma qualsiasi cosa fosse, di farlo in maniera diretta senza alcun giro di parole. Mi disse che mi amava profondamente, ma che dal suo ritorno aveva trovato un cambiamento radicale nei suoi confronti fino a spingerlo ad avere dei dubbi del mio sentimento. Che gli anni passati con mè erano stati bellissimi, pieni di sentimento, ma era arrivato il momento che lo conoscessi, non come volevo che lui fosse, ma come era in realtà. Sapeva che avrebbe potuto perdermi dicendomi quello che stava per dirmi, ma preferiva che succedesse adesso piuttosto che essere una coppia completamente falsa. Ero incuriosita di sapere come fosse in realtà, dato che pensavo di conoscerlo e quelle parole mi avevano riempita di dubbi. Continuò dicendomi che aveva provato sempre difficoltà ad eccitarsi con mè per via del modo che gli chiedevo di fare all’amore, e lo paragonò ad un rapporto di fine sentimento, quando o uno o l’altra lo faceva solo per dare il contentino al proprio partner. Che all’inizio aveva tentato di farmi capire come la pensava, ma che dai discorsi che avevo sempre fatto, aveva quasi subito desistito per evitare di perdermi, nella speranza che poi con il tempo avrei capito. Che in alcuni giorni dove non ci si vedeva li aveva passati in cerca di una donna più focosa, o meglio porca, a secondo come volevo chiamarla era per lui indifferente, e l’aveva trovata nel suo stesso palazzo. Questa donna l’aveva portato ad avere dei rapporti molto intensi e non solo tra di loro. Che aveva fatto questo perché da parte mia non avrebbe mai osato a chiedermi cose tanto particolari, visto come la pensavo, ma che era stato sempre un suo sogno poter fare le stesse cose con mè, visto che mi amava. Non l’amava, e lei lo sapeva benissimo, ma nello stesso tempo non ne poteva fare a meno. Ora se la cosa fosse rimasta così avremmo potuto avere due possibilità, o rimanere ancora insieme lo stesso, ma voleva che fosse ben chiaro, che non poteva promettermi di essermi fedele, oppure lasciarci e che ognuno andasse per la sua strada. Una volta finito parve essersi tolto dallo stomaco un enorme macigno, tutto questo lo aveva detto guardandomi dritto negli occhi. La sue parole per mè erano state un pugno nello stomaco, mai avrei pensato che lui fosse così. Come prima reazione ebbi voglia di mandarlo al diavolo, lui e le sue bugie, per aver fatto con un’altra donna senza prima tentare con mè, ma nello stesso tempo non me la sentivo di addossargli tutta la colpa. Anch’io non ero stata sincera con lui, anzi avevo nascosto sia a lui che a me stessa, come fossi in realtà capendolo solamente nell’ultimo periodo. Ero sicura che se questo discorso lo avesse fatto prima, delle mie ultime esperienze, sul mio piedistallo di falso perbenismo, lo avrei mandato al diavolo dandogli per pervertito e del porco, e dicendogli che solo delle puttane avrebbero fatto quanto lui chiedeva. Ora invece, guardandoci negli occhi, ebbi solo dell’amarezza nei miei confronti per non aver mai parlato delle mie fantasie erotiche. Non sapevo cosa rispondere, e per essere sincera oltre a ogni limite, mi alzai senza dire niente, misi nel video registratore il filmato di qualche sera prima, e accomodandomi sul divano gli dissi di guardarlo che poi avremmo ripreso il discorso. Mentre il filmato andava avanti vidi, dall’espressione del suo volto, che non riusciva a capire cosa c’entrasse con quello che mi aveva appena detto, ma tenne per sé il dubbio e lo guardò fino alla fine. Mi alzai tolsi la cassetta e avvicinandomi a lui gli chiesi cosa ne pensasse di questo film. Come risposta, chiedendomi di non arrabbiarmi, mi disse che avrebbe voluto avere fra le mani, per una notte, quella donna che si faceva scopare da più uomini contemporaneamente, e che avrebbe fatto di tutto per soddisfarla. Feci un sorriso e dandogli in mano anche le fotografie gli chiesi un parere visto che si trattava della stessa persona del video. Le guardo molto attentamente soffermandosi su alcune di esse e quando fini, porgendomele, mi disse che aveva riconosciuto nelle foto, in secondo piano, la mia vicina e che gli sarebbe piaciuto andare da lei per chiedergli di presentargli la sua amica, ma che non vedeva il nesso tra quello che mi aveva detto riguardo noi due e quella maiala nella foto e nel film. Senza rispondergli, uscì dall’appartamento, ed andai a chiamare Rossella che mi seguì immediatamente. Giunti davanti a lui gli dissi a Rossella se poteva fare un piacere a Mario presentandogli la donna sulle fotografie. Ebbe, a questa mia richiesta, quasi un tracollo e chiese se fossi sicura di quello che gli chiedevo. Mario a sua volta disse che stavo scherzando e che non gli importava assolutamente conoscerla, però che la cosa gli creava una certa libidine. Non arrendendomi ripetei la domanda a Rosella, e visto che non scherzavo, mi disse che non avrebbe avuto nessun problema presentargliela ma se fossi sicura di quello che stavo facendo. A questo punto anche Mario era sulle spine, si vedeva chiaramente che la cosa gli interessava molto, e non nascondendosi più chiese anche lui cosa potesse fare per conoscerla. Non essendo una stupida, la mia amica, gli disse che avrebbe parlato con lei e se la cosa gli interessava senza dubbio avrebbe fatto in maniera di presentargliela. Detto questo ci salutò e se ne andò. Mario ci rimase molto male del mio insistere che quella donna gli fosse a tutti costi presentata, ed alzandosi mi disse che se volevo buttarlo fra le braccia di un’altra, piuttosto che salvare il nostro rapporto, lui non avrebbe chiesto di meglio, ma che era molto dispiaciuto di come tra di noi stava andando a finire ma nello stesso tempo ora era molto più tranquillo pur essendone rattristato. Mi diede un bacio sulla guancia e anche lui se ne andò. Rimasta sola mi precipitai a casa di Rossella e gli spiegai ogni cosa, chiedendogli che quando avesse parlato con Mario doveva dirgli che quella donna ci stava. Le condizioni all’incontro erano, il volere cinque uomini ben dotati sessualmente, e che lei avrebbe indossato una maschera che per nessun caso dovevano tentare di toglierla. In caso contrario non se ne faceva niente. Pensai alla sua reazione quando avrebbe scoperto che la donna in questione non era altri che la sua o presunta tale. Visto che gli piacevano le puttane lo avrei accontentato essendolo ancora di più. Rossella sempre più preoccupata, per l’ennesima volta, mi chiese di ripensarci che continuando così avrei potuto perdere l’uomo che amavo ma se era quello che volevo non aveva nessun problema a fare quanto gli avevo richiesto. Ci mettemmo d’accordo che dopo una mezz’ora circa avrebbe chiamato Mario, e con mè presente, gli avrebbe detto esattamente quanto gli avevo detto. Infatti parlammo un poco e quando ci sembrò che fosse passato abbastanza tempo gli dissi di chiamarlo, cosa che fece immediatamente. Gli disse che si trovava in quel momento di fronte alla sua amica delle foto e che non c’era alcun problema bastava che e gli raccontò tutti gli accordi che avevamo messo giù. L’unico problema, che sollevò Mario, era la presenza di altri quattro uomini oltre a lui, ma che sarebbe sicuramente riuscito a trovare tra i suoi amici le persone giuste. L’appuntamento lo fissammo per il sabato che doveva venire, così da lasciargli un po’ di tempo nella ricerca dei mandrilli, e che gli avrei fatto sapere al più presto dove avrebbe dovuto svolgersi il tutto. Una volta messa giù la cornetta salutai la mia amica e tornai a casa dove chiamai Franco. Lo pregai di contattare il suo amico fotografo per avere la possibilità di usare il suo studio e se poteva preparare il locale con delle telecamere per filmare tutto l’incontro. Se avrebbe fatto quanto richiesto li avrei ringraziati accettando tutto quello che mi avrebbero chiesto senza che da parte mia sollevassi il ben più piccolo problema. Nel giro di un’ora ebbi la conferma a quanto richiesto, e di non preoccuparmi per il filmato che sia lui che il suo amico sarebbero stati al piano di sopra nel caso qualche cosa non funzionasse.6° CAPITOLOIn ufficio le poche volte che ci vedevamo, eravamo molto informali, e già più di una mia collega era venuta a chiedermi se tra noi ci fossero dei problemi. Verso metà settimana decisi di fargli dire da Rossella il luogo dell’incontro di sabato sempre che avesse trovato quanto gli era stato richiesto. Per tutta risposta ricevette che tutto era pronto e i suoi amici non vedevano l’ora d’incontrarmi per farmi divertire. Arrivo sabato sera e presa la macchina di Rossella mi avviai al luogo destinato. Arrivai con circa un’ora d’anticipo e fui accolta sia da Franco che dal suo amico, che mi fecero vedere come avevano accomodato lo studio, e come avevano nascoste delle piccolissime telecamere per filmare tutto. Poi mi portarono al piano superiore dove avevano posizionato una piccola consolle piena di video e mi spiegarono che era una per ogni telecamera, e di bottoni con i quali avrebbero potuto registrare per il meglio. Di stare tranquilla che da li a poco avrebbero spento le luci di quel locale dando l’impressione che di sopra non ci fosse stato nessuno. L’amico di Franco mi chiese se il lavoro fatto era di mio gradimento e se avevo qualche idea per migliorarlo ulteriormente in quei pochi minuti. Gli risposi che era eccezionale e senz’altro non si poteva fare di meglio. Mi ricordò allora dell’offerta che attraverso Franco gli avevo fatto, di fare tutto quanto da lui richiesto, e dicendomi questo evidenziò la parola "tutto", e se lo riconfermavo davanti a lui sarebbe andato sulla fiducia della mia parola, ed infatti confermai tutto. Per farmi capire che aveva molto apprezzato la mia offerta, mi sollevò la gonna e facendosi spazio attraverso le mutandine mi prese una natica tra le sue mani pasticciandola fino a procurarmi un leggero dolore. Gli dissi che la promessa valeva in comunque dei casi fosse andata quella sera. Quando lui avesse voluto mi sarei fatta trovare pronta. Mi accomiatai da loro e scesi nello studio, dove appena entrata trovai la mascherina, usata la volta precedente, che mi avrebbe protetta il volto. La indossai e messami vicinissima al letto cominciai a spogliarmi e lasciandomi solamente il reggicalze molto bello, preso proprio per l’occasione, e delle calze a rete nere con la riga dietro. Il tutto fù semi nascosto da una vestaglia trasparentissima bianca indispensabile per farli impazzire in breve tempo. Mi guardai allo specchio e il risultato mi soddisfò abbastanza. L’ora si stava avvicinando a grandi passi, ebbi un dubbio se riceverli così oppure togliermi la vestaglia e farmi trovare a letto sotto le lenzuola, già pronta ad esaudire ogni loro desiderio. Chiesi consiglio ai due uomini del piano di sopra i quali attraverso una piccola botola posto in un angolo dello studio, ebbero divergenze d’opinione su cosa fare, ma furono d’accordo che comunque li avessi accolti la mia bella figura l’avrei fatta lo stesso. Optai nel farmi trovare a letto sotto le lenzuola, convinta che la cosa avrebbe fatto ribollire subito il loro sangue. Dopo pochissimi minuti sentì il rumore di alcune auto che parcheggiavano vicino alla porta d’entrata, illuminata per l’occasione da una piccola luce. Feci quanto deciso e toltami la vestaglia mi misi sotto le lenzuola aspettando che entrassero. Sentì un leggero bussare ma prima di farli entrare controllai che la maschera fosse messa bene sul mio volto. Il primo ad entrare fù Mario seguito alla spicciolata dagli altri, e i loro sguardi si soffermarono subito sul letto con mè dentro. Una volta chiusa la porta, si avvicinarono con sguardi carichi di eccitazione e nel silenzio più assoluto. Di quei cinque ne riconobbi di sicuro quattro anche se in quel momento mi sfuggivano i loro nomi, erano amici d’infanzia di Mario, ed eravamo usciti più di una volta a cena con loro. Giunti davanti a mè, uno di loro, prendendo il lenzuolo che mi copriva lo buttò ai miei piedi cosi che potessero vedermi come ero, e rimasero a guardare il mio corpo nudo che chiedeva di essere posseduto. In mè cresceva eccitazione e paura nello stesso tempo, la mia gola era arsa e facevo fatica a deglutire dall’emozione, ma la cosa mi piaceva tantissimo. Cominciarono a spogliarsi e a poco a poco rimasero anche loro nudi. Potei guardare i loro sessi già pronti a darmi piacere, e come avevo espressamente richiesto tutti quanti erano veramente ben dotati. Alcuni di loro si sdraiarono vicino a mè cominciando a toccarmi nelle parti più intime. Mi presero le mani e portandole ai loro sessi, mi costrinsero ad impugnarli iniziando il classico movimento della masturbazione. Uno di loro si avvicinò alla mia bocca e mi baciò mettendomi, più profondamente possibile, la sua lingua. I rimanenti due cominciarono a strizzarmi e tirarmi i capezzoli fino a farmi male. Nessuno fino a quel momento aveva detto una parola, tanto erano concentrati sul mio corpo, ma posso ben dire che i loro membri urlavano la voglia di possedermi selvaggiamente. Mi fecero alzare dal letto, e fattami inginocchiare, si misero davanti a mè in semi cerchio ordinandomi di succhiarli per benino da brava pompinara. Visto che ero piuttosto titubante a eseguire il loro ordine, mi presero la testa e con forza la portarono vicinissimo ai loro sessi e ripeterono l’ordine. Uno di loro si prese il membro in mano e lo guidò verso la mia bocca profanandola con libidine. Quando ebbi quel sesso in bocca cominciai a succhiarlo come se fosse stata la cosa più bella del mondo, e forse in quel momento per mè lo era. Feci la stessa cosa a tutti passandomeli uno ad uno. Una volta finito mi fecero mettere a cavalcioni di uno di loro che, una volta trovata la mia vagina, affondò in mè. Senza aspettare neanche un secondo, un altro messosi alle mi spalle e spintami il busto in avanti lo sentì appoggiare il sesso sul mio ano e con una spinta decisa mi sodomizzò penetrandomi completamente. A quella forzatura lanciai un fievole urlo e come risposta ebbi, da quei cinque energumeni, una sonora risata. Il terzo, mettendosi in piedi davanti a mè e sollevatomi il viso, guidò il suo membro verso la mia bocca e una volta preso contatto con essa lo spinse profondamente in gola finché non fù completamente dentro. Gli ultimi due togliendomi le mani dal letto, con le quali mi mantenevo in equilibrio, mi fecero impugnare i loro sessi e cominciarono a farle andare su giù a mo’ di masturbazione. Come se tutti avessero ricevuto in quel momento un ordine, contemporaneamente cominciarono a stantuffarmi ognuno nel posto che si trovava. Ebbi la sensazione di essere squartata, ma la cosa mi piaceva. Non è possibile spiegare cosa si prova in quel momento, avere dentro si sé dei sessi maschili, così duri ma nello stesso tempo morbidi, ma una cosa posso dirla, ero eccitata come una cagna in calore. Purtroppo non potevo parlare, se nò avrei detto ai miei stalloni di darci dentro senza nessun riguardo. Mi scoprì, con quello che potevo, ad andare più veloce con le mani ed a infilzarmi io stessa il membro in gola senza lasciarne fuori neanche un millimetro, mentre gli altri due avevano trovato il ritmo giusto dandomi sempre più piacere. Mi lamentavo cercando di incoraggiarli a continuare, ma dalla mia bocca uscivano solo dei versi senza senso, mentre loro mi davano della troia, della puttana, della ciuccia cazzi, parole che non facevano altro che aumentare la mia eccitazione, più mene dicevano, più mi piaceva, più mi piaceva, più mi davo da fare, finché quello che avevo in bocca, tenendomi il suo sesso ben piantato in gola mi esplose dentro obbligandomi a deglutire quella crema densa che stava scaricando. Avevo appena mandato giù l’ultima sorsata di sperma, quando quelli che avevo tra le mani, si liberarono di esse e si misero davanti a mè dicendomi di aprire la bocca che si sarebbero scaricati in mè tutti e due, e naturalmente di bere anche la loro crema. Godettero dopo una velocissima masturbazione eseguita da loro stessi, ed anche la loro tentai di fargli fare la stessa fine del primo. Questa volta non riuscì a berla tutta, vista la quantità che mi riversarono in bocca, ma la maggiorparte raggiunse il segno, mentre per quella che colava dal mio viso mettendo le mani a mo’ di coppa, la raccolsero obbligandomi a ripulirle con la lingua, e una volta nettate dal loro sperma, mi spalmarono la rimanenza rimasta in bilico sul mio viso. Gli altri due continuavano senza tregua a stantuffarmi sia l’ano e la vagina, ma sentivo che erano molto vicini a godere. Mi chinai più che potei aprendo ancora di più i miei anfratti e poco dopo anche loro si scaricarono dentro di mè dandomi delle stilettate di piacere intenso ad ogni loro schizzo. Quando tutti e cinque erano usciti dalle mie carni, un rivolo trasparente colò dall’interno delle mie cosche facendogli vedere quanto mi avevano fatto godere. Dopo alcuni minuti di riposo si riavvicinarono a mè per il secondo assalto, e falsando la voce per non essere riconosciuta da Mario, l’incitai a scoparmi un altra volta. Non se lo fecero ripetere due volte, in men che non si dica, mi ritrovai nuovamente riempita da quei sessi splendidi che ad ogni loro affondo mi procuravano godimento. Questa volta, con mio sommo piacere, durarono più allungo facendomi venire come mai prima d’allora. Una volta scaricatisi dentro di mè, mi lasciarono prendere fiato per una decina di minuti, fino a che uno di loro che non aveva provato ancora il mio culo, volle a tutti costi farmelo. Mi fece stendere a pancia sotto ordinandomi di aprire le gambe, e sdraiatosi sopra di mè affondo il suo dardo tra le mie natiche cominciando a cavalcarmi potentemente. Non so quanto durò, ma a mè parve un secolo, pur dandomi piacere non riuscì a godere un’altra volta. Mi sentivo con le ossa a pezzi, mentre lui incurante della mia immobilità continuava stantuffarmi il culo. Dalla sua bocca, vicinissima al mio orecchio, gli sentivo dire che ero una grande puttana e di non preoccuparmi che dopo di lui avrei ricevuto lo stesso servizio dai due uomini che ancora mancavano all’appello. Mi eiaculò dentro, ma questa volta non lo sentì venire. Appena alzato, un altro prese il suo posto e anche lui mi scopo il culo con foga, e dopo di lui un altro ancora, fino a che anche quest’ultimo, una volta venuto si alzò andandosi a sedere vicino agli altri. Mi sentivo il sedere in fiamme e completamente sfondato, avevo paura di muovermi, perché sicuramente, sarebbe uscito dal mio ano quasi tutto lo sperma siringatomi dentro dai sessi di quei cinque assatanati. Rimasi in quella posizione per almeno una ventina di minuti e mentre li guardavo notai che anche loro non erano messi meglio di mè. Raccolsi le poche forze che mi rimanevano ed andai in bagno a farmi una doccia, ma prima di chiudermi dentro, dissi a quei cinque di non andare via che al mio ritorno avrebbero avuto una sorpresa. Mi tolsi la maschera e gli indumenti ormai fradici di sperma e fatta una doccia veloce, mi rimisi la maschera e completamente nuda ritornai nello studio dove loro mi stavano ancora aspettando in costume adamitico. Mi sedetti sul letto e rivolgendomi a Mario, sempre falsificando la voce gli chiesi se gli era piaciuto. La sua risposta fù senza dubbio positiva, anzi per lui era stata semplicemente stupenda, e chiedendomi di non offendermi, mi disse che ero proprio una gran troia. Da suoi amici partirono nei miei confronti parole di adesione per quanto aveva appena detto Mario, e forse anche di peggio. Gli chiesi se fosse contento che oltre a lui avevo soddisfatto anche i suoi amici, e che se avessero voluto, prima di andare via, sarei stata disposta a farmi fare ancora da tutti quanti. Furono d’accordo tutti con la mia idea e mi ringraziarono per la sorpresa che gli avevo fatto. Fecero per alzarsi venendo verso di mè, quando li bloccai dicendo che non era questa la sorpresa che intendevo. Mario rimase un poco perplesso alle mie parole ma facendo finta di niente mi chiese se potesse avere il mio numero di telefono, e che se glielo avessi dato lo avrebbe custodito gelosamente. Lo guardai negli occhi e alle mie parole che il mio numero lo aveva già da parecchio tempo rimase di sasso. Gli chiesi se voleva che mi togliessi la maschera. Notai che si sforzava ad immaginarmi senza, ma per quanti sforzi facesse sembrò che non riuscisse a riconoscermi. I suoi amici mi chiesero di togliermela subito, ma li azzittii dicendogli che solo Mario poteva dirmi di toglierla, e che se me lo avrebbe fatto fare doveva essere pronto a prendersi quella responsabilità. I suoi amici si fecero vicino a lui chiedendogli di dirmelo, ma lui continuava a guardarmi fisso negli occhi senza avere il coraggio di pronunciare quelle parole. Penso che dentro di lui cominciava ad insinuarsi il dubbio di chi fossi realmente. C’è da dire a sua discolpa che la maschera che portavo lasciava libera solo dal naso in giù ricoprendo tutto il resto molto bene. Tutti eravamo in attesa di una sua decisione e lo guardavamo per cercare di capire cosa avrebbe fatto. A un certo punto rivolgendosi ai suoi amici chiese se volevano che lui mi dicesse di toglierla, ed avuto il consenso unanime, mi disse che voleva vedermi in viso. Senza aggiungere altro presi la maschera e togliendomela la buttai ai suoi piedi. Da parte sua e dei suoi amici che mi conoscevano ci fù un silenzio glaciale, dopo il primo momento di sbigottimento i suoi amici lo guardarono aspettando una sua qualsiasi reazione. Solamente l’unico che non mi conosceva continuava a chiedere a tutti chi fossi, fino a che uno di loro gli rispose che ero la donna di Mario. Io continuavo a guardare negli occhi Mario aspettando di vedere cosa avrebbe fatto, ma dal suo volto potevo leggere solamente grande stupore. Visto non riusciva sbloccarsi da quella situazione avvicinandomi gli dissi se ora era contento di avere avuto come ragazza, a detta dai suoi amici, una troia, e che mi spiaceva tantissimo, ora che ero arrivata a pensarla come lui, che non fossi più sua. Il pover uomo non riusciva a sillabare nessuna parola, continuava a guardarmi incredulo. Lo lasciai ai suoi pensieri e ritornando sul letto e chiedendo a chi per primo avrebbe voluto scoparmi nuovamente. Neanche farlo apposta me li trovai tutti e quattro davanti a mè, chiedendomi un servizio di bocca, e chiedendo il permesso a Mario cominciai a lavorarmeli tutti e quattro assieme. Anche se erano stati svuotati da poco tempo, impiegarono molto poco a venirmi in bocca scaricandomi quel nettare direttamente in gola. A mia volta cercai di ringraziarli bevendo tutto il succo dei loro coglioni. Una volta passati tutti e quattro chiesi a Mario se voleva lo stesso servizio. Ero pronta a soddisfarlo per l’ultima volta, quindi gli consigliai, di non perdere questa occasione che non ce ne sarebbe stata un’altra, almeno per lui. Rimase immobile continuando a guardarmi ma sicuramente non capendo cosa stava succedendo attorno a lui. Piano piano sembrò rianimarsi fino a che un certo punto mi chiese che voleva parlarmi in privato. Gli rifiutai questa possibilità spiegandogli che i suoi amici avendo goduto pienamente del mio corpo e non vedevo il perché adesso doveva avere tutti quei segreti nei loro confronti. Prese coraggio e mi chiese perché lo avessi fatto visto che fino a quel momento non mi aveva, sentimentalmente, fatto mancare niente. La mia risposta fù abbastanza brutale, e gli riversai addosso tutto il veleno che avevo nei suoi confronti cercando di ferirlo quanto lui aveva ferito mè. Lui cercò di farmi capire che era proprio una donna di quel genere che voleva e che non era sua intenzione lasciarmi, era sicuro che saremmo stati felici assieme. Lo guardai e rifiutai l’offerta fattami. Gli dissi che in quel momento aveva una sola e ultima possibilità. Farsi fare un pompino da mè, se non avrebbe accettato avrebbe perso anche quello. Si avvicinò a mè con rabbia e dandomi della gran puttana m’impose di succhiargli l’uccello fino a farlo venire nella mia bocca bevendogli tutto il suo sperma. Lo feci contenta di farglielo, con molta passione lo portai all’orgasmo bevendogli tutto il suo sperma. A quel punto gli dissi che potevano andarsene tutti quanti e li congedai. Si rivestirono e dopo poco mi ritrovai da sola nello studio. Salì così com’ero al piano di sopra dove ricevetti i loro complimenti per come ero andata, mi abbracciai a Franco e scoppiai in lacrime. Dopo un paio di giorni Franco mi porto la cassetta a casa, e mi chiese se potevamo vederla con la mia amica Rossella. Non ebbi niente in contrario, mi alzai e andai a chiamarla, quando ritornammo si sedettero sul divano mentre io inserivo la cassetta nel video registratore e a mia volta mi andai ad accomodare sul divano lasciando Franco in mezzo a noi due. Le immagini che scorrevano in televisione ci portarono all’eccitazione tanto ché in pochi minuti Rossella preso in mano il sesso di Franco iniziò una lenta masturbazione a sua volta lui abbracciandoci prese possesso dei nostri seni palpandoli delicatamente. Quando la cassetta fù finita, tutti e tre, ci guardammo negli occhi. Franco ci chiese di andare a succhiarglielo fino a portarlo all’orgasmo e berci il suo piacere. Rossella mi anticipò di qualche secondo a quella richiesta, quel pompino avevamo voglia tutte e due di farlo. Ce lo passavamo da una bocca all’altra sempre con più ingordigia, cercando e riuscendo, a farglielo sparire nelle nostre gole. Quando Franco raggiunse il culmine, eiaculò sui nostri volti imbrattandoli di sperma che fu subito raccolta dalle nostre lingue fino a pulirci completamente da quella crema baciandoci in bocca come due amanti.7° CAPITOLONei giorni che seguirono ricevetti parecchie proposte da parte degli amici di Mario chiedendomi di uscire con loro dato che quella notte ero molto piaciuta, ma con gentilezza e nello stesso tempo fermezza feci capire a loro che per mè la storia era finita e che con loro non avrei fatto più niente. Giunsero parecchi mazzi di fiori da Mario con dei bigliettini dove mi scriveva che mi amava moltissimo. La vita andava benissimo, quando mi capitava un’occasione di portarmi a letto un uomo che mi piacesse non la lasciavo certo cadere, cercando sempre di dare ed avere piacere, mentre il sentimento, per il momento, lo lasciavo volentieri alle altre donne. L’unico che mi era rimasto accanto sfruttandolo e sfruttandomi, ma ci andava bene così, era Franco nei lunghi mesi che seguirono mai e poi mai avemmo da discutere, eravamo pienamente coscienti che pur essendoci un piccolo sentimento, nessuno di noi voleva che crescesse in qualcosa di più. Ogni tanto finivamo a letto dandoci piacere reciproco, ognuno di noi accettava l’altro per quello che era effettivamente senza falsi moralismi. Quando gli chiedevo qualche incontro particolare organizzava il tutto sempre in maniera meravigliosa, dandomi la possibilità di divertirmi, e di esaudire alcune delle mie fantasie più erotiche sempre nella maniera più sicura possibile, a mia volta un po’ perché sapevo che gli piaceva, un po’ perché con lui vicino mi sentivo sicura richiedevo sempre la sua presenza, ed alla fine di quelle serate si finiva a letto assieme dandoci una volta di più ancora piacere. Ogni volta che avevo degli incontri extra, quando mi trovavo a letto con lui, gli raccontavo con dovizia di particolari cosa era successo, e come per incanto le sue prestazioni aumentavano d’intensità in maniera notevole. Così passarono alcuni mesi fino a che una sera Franco e il suo amico fotografo mi chiamarono al telefono, chiedendomi se in serata potevano passare a trovarmi. Ben contenta li invitai a cena, e gli diedi appuntamento per le venti e trenta. Quando arrivarono da mè notai che tutti e due erano vestiti in modo impeccabile ed erano molto carini, contrariamente a mè che appena arrivata a casa dal lavoro mi ero messa in libertà, coprendomi il meno possibile, e avevo iniziato subito a cucinare. Li feci accomodare chiedendo a Franco di fare il padrone di casa e offrire da bere al suo amico, e visto che c’era di versarne anche per mè. Finita la cena ci sedemmo sul divano, si complimentarono con mè per la mia cucina avendo trovato il tutto di loro gradimento. Dopo qualche tempo, l’amico di Franco mi chiese se ricordassi la promessa fatta quella famosa sera. Gli confermai che ricordavo perfettamente la promessa fatta, l’importante era che sapesse dirmi al con qualche giorno d’anticipo quando dovevo mettermi a sua disposizione. Con il sorriso sulle labbra mi chiese se andasse bene per la settimana dopo, e che sicuramente mi avrebbe filmata, sempre proteggendomi il viso con la solita maschera, ma che questa volta, a parte la copia che mi avrebbe dato, avrebbe tenuto anche per sé tale filmato. Risposi che non avevo nessun problema per il filmato, ma chiesi tempo per confermargli il periodo di ferie che avrei preso. Come promesso ero pronta ad accettare il loro desiderio dicendo, che avrei fatto tutto quello che mi avessero chiesto. Il clima, nella stanza si stava surriscaldando, il mio vestiario eccitava gli uomini che cercavano di scrutare le mie nudità attraverso gli spiragli che il mio abbigliamento elargiva generosamente. Alla domanda di Franco, se intendessi spogliarmi, cominciai a sbottonarmi la camicetta per poi aprirla mettendo in bella mostra i miei seni, ed infine mi tolsi la camicetta. Stessa fine fecero i miei pantaloncini, rimanendo così offerta ai loro sguardi nella mia completa nudità. Sorrisi ma puntualizzai che per quella sera era il massimo e più di li non sarei andata. Furono contenti lo stesso, ogni tanto, qualche mano si allungava verso di mè palpandomi o il seno o le natiche, ma non fecero niente per andare oltre a quello che gli avevo consentito. Finita la serata, e quando i miei maschietti furono andati via lasciandomi sola, corsi in camera con una eccitazione addosso, molto evidente e diedi il via alle mie mani che si posarono sul mio pube iniziando una lenta ma bellissima masturbazione, immaginando di avere ancora vicino a mè loro due che si davano da fare con il mio corpo per portarlo al godimento. Quando venni la cosa mi spossò non poco e mi addormentai quasi subito. La settimana volò, e finalmente arrivo il venerdì sera, giorno dove iniziava la settimana di ferie che avevo chiesto a Mario e senza nessun problema mi aveva accordato. Tornai a casa di corsa per docciarmi e prepararmi con un vestiario adeguato alla serata che si stava preannunciando. Cercai nell’armadio il vestiario più sexy che avessi, abbinando trasparenze a spacchi vertiginosi. Quando appoggiai la roba scelta sul letto pronta ad indossarla cercai di vedermi con i capi addosso, pensando tra me che forse stavo esagerando un po’ troppo, ma quella sera non volli ascoltare ciò che il buon senso e l’educazione moralista inculcatami da giovane mi diceva e decisi di indossarli lo stesso. Verso le venti andai ad aprire la porta cosi che potessero entrare ed aspettare che fossi pronta. Iniziai la vestizione omettendo da subito d’indossare biancheria intima e poi guardandomi allo specchio, dove prendeva tutta la persona, ebbi un sussulto a quello che vidi. Effettivamente con quel vestiario non stavo male, e posso ben dire che ero molto sexy, il nero mi donava molto. Il problema era solamente che standomi molto vicina si vedeva che sotto non portavo niente, e fui tentata d’indossare le mutandine per essere, almeno psicologicamente, meno nuda, ma subito dopo pensai di chiedere ai miei uomini se tale indumento lo avrei dovuto mettere oppure no. Quando andai in sala tutti e due erano già arrivati ed uscendo dalla camera da letto, dove mi ero vestita, e li raggiunsi chiedendo a loro se andavo bene così vestita. A parte il fischio che ricevetti immediatamente, furono tutti d’accordo che rimanessi così aumentando di molto la loro libidine. Andammo a cena in un ristorante dove Franco aveva prenotato una saletta tutta per noi. Ci sedemmo ed aspettammo il cameriere che venisse a prendere le ordinazioni. Quando uscì, loro iniziarono, a parlare di come ero vestita, molto eccitante, dandomi della puttanona. Ero per loro la femmina con la effe maiuscola e arrivarono alla conclusione che moltissimi uomini mi avrebbero voluto come loro compagna, perché con mè a letto non c’era d’annoiarsi. Questi complimenti mi fecero molto piacere visto che ultimamente avevo imparato a vivere il sesso per se stesso non ricercando a tutti i costi il sentimento, quello quando sarebbe arrivato era sempre bene accetto, basta che l’uomo che mi sarei innamorata, non fosse coercitivo nella mia vita sessuale.8° CAPITOLOGiunti al ristorante cenammo e bevemmo abbondantemente arrivando alla fine tutti abbastanza allegri. Varie volte notai il cameriere soffermarsi sul top trasparente che portavo guardandomi i seni. Tutto questo non passò inosservato ai miei commensali, che lanciarono delle frecciatine su che fatica facesse per avere pochissimi secondi dell’ottimo spettacolo che davo. Continuando in questi discorsi e di come ero diventata brava a far godere gli uomini con ogni parte del mio corpo mi chiesero di far contento il cameriere, alla sua prossima entrata togliendomi il top, mettendo così in bella mostra il mio seno. Problema per mè non c’era, l’unica cosa che mi fermava era che ci trovavamo in un locale pubblico quindi con la possibilità di offendere il comune senso del pudore di chiunque fosse entrato nella saletta. Ci volle poco a convincermi che l’unico che sarebbe entrato nella saletta sarebbe stato proprio il cameriere e che per loro, erano al quanto sicuri, lui non si sarebbe affatto offeso. Per maggiore sicurezza al prossimo suo rientro glielo avrebbero chiesto, in questo caso, se lui fosse stato d’accordo, dissi che avrei fatto quello che mi avevano richiesto. Da lì a poco il cameriere tornò per sparecchiare la tavola, e con somma faccia tosta, Franco chiese se era d’accordo, con loro, sul fatto che fossi una bella donna ed avessi un anche un bel corpo. Il cameriere fù d’accordo, aggiungendo poi e chiedendomi di scusarlo, che a prima vista dovevo essere una donna molto calda e che chiunque avesse avuto la possibilità di portarmi a letto doveva considerarsi fortunato. A quelle parole, dette così sinceramente da un estraneo, arrossii violentemente mentre i miei compagni si complimentarono con lui per la sua perspicacia. Quindi continuarono chiedendogli se avesse avuto dei problemi se rimanessi a seno scoperto. La sua risposta fù che facendo così avrebbe dato ancora un migliore servizio rimanendo in saletta con noi per esaudire immediatamente ogni nostra più piccola richiesta. A queste parole mi chiesero allora di togliermi immediatamente il top. Lo feci guardando negli occhi il cameriere e notando dall’espressione del suo volto che la cosa lo eccitava in maniera particolare. Una volta tolto, Franco che sedeva alla mia destra, allungò una mano imprigionandomi un seno e cominciando a palparlo sotto gli occhi di quel ragazzo, ed invitandolo a fare la stessa cosa sempre che lui non avesse niente in contrario. Il ragazzo non si fece ripetere l’invito e avvicinatosi a mè prese possesso dell’altro seno cominciando a palparlo a sua volta. La cosa stava scaldando l’ambiente in modo molto pericoloso e mi trovai eccitata da quella situazione. Franco lasciatomi il seno, mi chiese di scostarmi con la sedia dal tavolo, e messami la mano sulla gonna la scostò facendo notare al ragazzo che ero anche priva di mutandine e mettendo in bella mostra la peluria del pube. Gli occhi del ragazzo correvano dal mio seno al mio pube e viceversa. Notai quasi subito il rigonfiamento nei suoi pantaloni che si faceva sempre più consistente. I miei due uomini apprezzarono molto quello che stava succedendo incoraggiando il cameriere ad essere più intraprendete che non avrei detto, sicuramente, nulla. Lui, notai, era molto timoroso non sapendo fino dove potersi spingere. La cosa fu risolta da Franco che prendendomi una mano, l’appoggiò sul basso ventre del cameriere, cominciando a muovermela in senso rotatorio su quella protuberanza ora ben visibile a tutti. Preso coraggio da quella situazione, il cameriere si sbottonò i pantaloni, mentre io continuavo a strusciarlo con la mano, portando alla luce il suo sesso considerevolmente grosso, ben eretto e duro. Prendendomi la mano fece in modo che impugnassi quello scettro di carne. La mia mano, ormai esperta, incominciò un lento su e giù in una masturbazione che portò il cameriere ad emettere in breve tempo lamenti di piacere. Tutti e due i miei uomini si avvicinarono a mè, e facendomi alzare dalla sedia tolsero l’ultimo indumento, la gonna, che mi proteggeva da una nudità integrale. Fatto questo mi fecero risedere, e non so chi di loro, con le mani mi avvicinò la testa a quel sesso ormai pronto ad essere usato. Dischiusi immediatamente le labbra e chiudendo gli occhi lo accolsi per buona metà nella mia bocca cominciando a lapparlo e succhiarlo con libidine. Assaporai appieno quel gusto di maschio che tanto amavo e che ricevevo appieno ogni volta che prendevo un sesso in bocca. La mia bocca seguiva l’asta, come se fosse un binario, in tutta la sua lunghezza. Mi tolsi la mano estranea che ancora mi teneva la testa e che fino a quel momento mi aveva dato il tempo del pompino, andai in cerca delle sue, e una volta trovate, me le posi sulla testa. Subito il ritmo cambiò, obbligandomi, ad ogni affondo, ad ingoiarmelo sempre di più fino al punto che le mie labbra raggiunsero il pelo del suo pube, avvisandomi che non ne rimaneva più nulla al di fuori dalla mia bocca. Mentre lo succhiavo sempre più avidamente alcune lacrime mi rigarono le guance per lo sforzo che facevo ad accoglierlo interamente nella mia cavità orale. Il cameriere ormai fuori di sé dall’eccitazione mi ricopriva d’improperi dandomi della pompinara e della ciuccia cazzi, mentre scopava la mia bocca sempre più violentemente usandola come una vagina. Con l’andare del tempo i suoi movimenti si fecero sempre più rapidi fino a che in un ultimo sussulto affondando completamente una volta di più nella mia bocca, vi riverso dentro lo sperma riempendola completamente, tanto che feci una considerevole fatica a berlo tutto. Prima di lasciarlo andare mi assicurai che il suo sesso fosse ben pulito da ogni rimasuglio di sperma e una volta finito, con un ultimo bacio, lo resi al suo legittimo proprietario. Ero soddisfatta dell’opera compiuta e cosi anche i miei uomini che non fecero nulla per nascondere l’eccitazione che li attanagliava. Da parte del cameriere invece, dopo poco tempo, notai che il suo sesso era ritornato al massimo vigore e che era pronto ad un’altra battaglia sessuale. La cosa mi eccitò nuovamente moltissimo ma nello stesso tempo non sapevo che pesci pigliare per tranquillizzarlo non potendo un’altra volta soddisfarlo, almeno in quell’ambiente. Ormai era molto tardi e tutti noi optammo per tornarcene a casa dove avrei sostenuto il prossimo assalto sicuramente dai miei uomini. Il cameriere, deluso si rivestì, ed uscendo tornò dopo pochissimi minuti dicendoci che nulla era dovuto per la cena, ed augurandosi d’avere la possibilità di servirci la prossima volta. Mi fecero finalmente rivestire ed andammo verso l’uscita. Una volta fuori vedemmo che il cameriere stava per salire sulla sua automobile gli chiedemmo dove stesse andando ed avendo avuto come risposta che se ne stava tornando a casa lo invitammo a unirsi a noi e a seguirci, cosa che fece molto volentieri. Arrivati a casa mia, una volta entrati, Franco prese dl frigo delle birre offrendole agli altri, e questo aggiunto alle abbondanti libagioni mise k.o. tutti e due i miei maschietti che dopo poco fecero ritorno ognuno a casa loro. Rimanemmo solo io e il cameriere che guardandoci in faccia decidemmo d’incontrarci ad altro giorno da destinare. Una volta uscito mi recai in bagno per fare una doccia rinfrescante mi spogliai ma prima di mettermi sotto l’acqua scrosciante, il campanello della porta d’entrata suonò. Messami l’accappatoio mi recai ad aprire per vedere chi mai fosse, e rimasi sorpresa nel rivedere il cameriere. Si scusò del disturbo ma non trovando più le chiavi della macchina chiese se per caso non li avesse dimenticati sul tavolo in sala. Sorrisi dentro di mè ben sapendo cosa effettivamente. Lo feci accomodare ed in breve tempo trovammo le sue chiavi. Accompagnatolo alla porta prima di uscire mi prese per i fianchi e con un movimento rapido mi bacio introducendo con prepotenza la sua lingua nella mia bocca. A questo bacio gli risposi lasciandomi andare tra le sue braccia ed offrendomi a lui. La sue mani, una volta fattesi spazio nell’accappatoio, percorsero il mio corpo in lungo ed in largo, soffermandosi sulle natiche dove spingendomi a sé mi fece sentire la sua erezione. Non so come ma riuscii a riprendere il controllo delle mie emozioni ed educatamente, ma con fermezza, lo spinsi fuori dal mio appartamento dicendogli che la prossima volta che ci saremmo visti senz’altro non avrei fatto la stessa cosa e molto rattristato ci lasciammo con un sorriso. Fattami la doccia andai a letto per un meritato riposo e piacevolmente soddisfatta della serata, pensando, prima d’addormentarmi, che una serata così avrei voluto che ce ne fossero state altre. La mattina dopo ricevetti le telefonate da parte dei due uomini con le scuse per la magra che avevano fatto la sera prima, ma ripromettendosi che la prossima volta non mi sarebbe andata a finire così bene. A Franco chiesi se nel pomeriggio poteva passare da mè perché avevo desiderio di parlargli. All’ora stabilita c’incontrammo a casa mia e gli spiegai cosa era successo sulla porta di casa con il cameriere, che avevo desiderio portarmelo a letto. Come sempre quando gli chiedevo qualche cosa lui era lì pronto ad aiutarmi senza chiedere niente in cambio, ma dandomi la sua completa disponibilità, ero io che per ringraziarlo di essere sempre presente mi concedevo a lui e di questo ero contenta. Si penso che fù proprio in quel momento che capii quanto era importante per mè, e avrei fatto tutto il possibile per non perdere la sua amicizia. Gli chiesi di organizzare l’incontro e avesse voluto partecipare ne sarei stata contenta. Nel giro di pochissimi giorni il tutto era organizzato, e cominciai a trepidare aspettando il giorno fissato. Quando arrivò cercai di vestirmi nella maniera più provante possibile facendogli capire ai miei due uomini che non ci sarebbe stato nessun problema a buttarmi sul letto per scoparmi. Infatti al loro arrivo non persero tempo, appena entrati andatagli incontro per salutarli, le loro mani presero subito possesso del mio corpo denudandomi completamente e presa in braccio mi portarono sul letto. Mentre ero adagiata li vidi spogliarsi velocissimamente e una volta nudi si sdraiarono al mio fianco. Il mio desiderio era tale che le mie mani corsero a prendere i loro sessi che mi stavano elargendo così generosamente, e mentre loro iniziarono a baciarmi ed insalivarmi tutto il corpo io cominciai a manipolarli traendo da quel movimento maggior eccitazione. I loro sessi risposero irrigidendosi ancora di più a quelle mie carezze. Le loro mani viaggiavano lungo il mio corpo fino a che le loro dita penetrarono nei miei orifizi facendomi lamentare dal piacere che ne traevo. Tutti e due erano maestri nel toccare una donna e la cosa mi faceva impazzire. Volli ad un certo punto contraccambiare il piacere che mi davano cosi generosamente e mettendomi a cavalcioni di Franco mi feci penetrare nella vagina, accogliendolo completamente, mentre a l’altro ragazzo, aprendomi con le mani le natiche lanciai un messaggio inequivocabile di cosa volessi che mi facesse. Il mio desiderio venne subito esaudito, lui si pose alle mie spalle e guidando con la mano il suo sesso verso il mio più piccolo pertugio affondò in mè selvaggiamente, facendomi lanciare un urlo misto tra dolore e sorpresa per il modo che mi stava penetrando. Dopo pochissimi secondi, l’urlo appena lanciato, si tramutò in sospiri di desiderio e di lascivia ad essere cavalcata sempre più profondamente incitandoli a proseguire con sempre più voglia di prendere possesso del mio corpo. Il godimento che mi arrivò fù intenso e micidiale grazie anche alla mia voglia di lasciarmi fare di tutto, traendone il massimo piacere di essere posseduta senza per questo crearmi il ben più piccolo dei problemi. Quando si scaricarono in mè ebbi come delle frustate nel mio basso ventre, sentivo le loro eiaculazioni riempirmi completamente sia lo sfintere che la vagina e senza volerlo ebbi delle contrazioni per tenerli dentro di mè più allungo possibile. Quando ci lasciammo andare i nostri corpi erano esausti e sudaticci, ma a nessuno di noi parve dare il ben più minimo fastidio, mi rannicchiai in mezzo a loro. Capirono subito il bisogno di dolcezza e di coccole che il quel momento avevo bisogno. Stemmo così abbracciati per lungo tempo, ogni tanto le loro mani percorrevano accarezzando le mie parti più sensibili e i loro baci roventi si soffermavano dove il piacere era più intenso dandomi una tenerezza profonda. I loro assalti nell’arco della notte furono plurimi e mai mi passò per la testa di fermarli, mettendomi completamente a loro a loro disposizione ogni volta che provavano il desiderio che fossi loro. Alla mattina dopo, ci alzammo tutti molto tardi ancora esausti dalla nottata trascorsa. Facemmo una abbondane colazione e una volta finito salutandomi ognuno di loro tornò alla sua abitazione. Riempii la vasca per farmi un bagno dove rimasi immersa in quell’acqua calda per lunghissimo tempo traendone un piacere ed una rilassatezza immensa.
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