Dopo un fidanzamento breve, fatto solo di contatti fugaci e di scambi di lettere dal contenuto romanticamente confusionario, Edoardo ed Elena, messi insieme dalle rispettive famiglie per calcolo e convenienza, si erano sposati; ed ora tutto d’un tratto si trovavano soli. Elena, 20 anni, felina e magnetica di aspetto e di carattere, era persino più inesperta di quanto l’etichetta non le imponesse di dimostrare… non che non avesse mai provato orgasmi, ma i suoi giochetti solitari erano solo il prolungamento di sogni caotici ed abbaglianti, che ella stessa non avrebbe saputo descrivere o spiegare, così come i turbamenti e le sensazioni convulse che Edoardo le ispirava. Edoardo, 28 anni, dal fascino cupo e silenzioso, si era imposto di non considerare altre donne che la ragazzina con cui gli avevano detto di fidanzarsi… quasi come un compito le aveva scritto delle lettere che sarebbero potute essere indirizzate a chiunque; poi si era lasciato conquistare da Elena, e le sue parole, scritte o sussurrate, avevano preso ad essere sempre più sincere… non abbastanza sincere da svelare fino a che punto Elena smuovesse la sua fantasia e i suoi istinti, ovviamente. Si fissavano, Elena come un animale esotico in terra straniera, ed Edoardo come il cacciatore intento ad escogitare una tattica per catturarlo senza farlo prima fuggire. Quello che gli faceva andare il sangue alla testa (per usare una metafora, il sangue in realtà si raccoglieva molto più in basso) era lo sguardo di lei: sicuro come una lama, sembrava lo sfidasse. Si avvicinò a lei e la abbracciò, aspettando che fosse lei a scostarsi quel tanto per riuscire a baciarlo; poi prese a stordirla baciandola sul collo, mentre la spogliava. La invitò a fare lo stesso con lui, mentre ostentando uno sguardo tra il crudele e il divertito si sentiva mancare la costanza di procedere con calma… la vista del corpo perfetto e bianchissimo di quella che era sua moglie, e soprattutto lo sguardo di lei, offuscato da un velo di eccitazione, lo spingevano ogni secondo che passava a saltarle letteralmente addosso. Invece si impose di aspettare la prima mossa sempre da Elena, compiacendosi di se stesso. Decise che avrebbe agito solo quando lei l’avrebbe implorato, quindi si armò di autocontrollo e prese a toccare e stuzzicare ogni punto che sapeva sensibile in un corpo di donna, mentre la sentiva irrigidirsi, smettere di respirare e poi sospirare e sciogliersi sotto le sue mani e la sua bocca. Elena scoprì il suo corpo quella sera, e scoprì che le piaceva che le fosse morso il collo, che le si desse un dito da succhiare, che le si circondassero i capezzoli con un paio di labbra e che li si torturasse con una lingua, che il suo corpo fosse sollevato come fosse stato inerte e che le si schiudessero le cosce, che una lingua la esplorasse ovunque, e soprattutto che il suo sposo era molto più bravo di lei nel toccarla e solleticarla in mezzo alle sue superbe gambe. Edoardo aveva percorso il corpo di Elena, perdendo la cognizione del tempo; poi si era riscosso dal torpore quando per caso aveva intravisto nella penombra il sesso bagnato di lei… si era avventato con metodo su quel tesoro che il cespuglio di riccioli setosi non riusciva più a contenere, ed aveva dato fondo a tutto quello che sapeva: aveva schiuso per bene le grandi labbra, poi aveva cominciato a far girare la lingua attorno al clitoride, poi aveva proseguito ad aumentare sempre di più il ritmo, aiutandosi con un dito… quando Elena non era più riuscita a trattenere i gemiti aveva infilato la lingua nella sua vagina, muovendola contro le pareti strette. Era stato attento a non farla venire, tutto questo serviva a spingerla a supplicarlo di penetrarla. Alzò lo sguardo per incontrare quello di lei, e rimase folgorato dalle sue guance rosse, dagli occhi umidi e febbrili e dal disegno della sua bocca… vi aveva già fatto caso in passato? Non se lo ricordava, ma ora la bocca di Elena gli sembrava la cosa più bella su cui avesse posato gli occhi, e, senza accorgersene, si portò sopra di lei. Elena fino ad ora aveva solo intravisto il sesso di lui, e adesso un pene completamente eretto a pochi centimetri dai suoi seni puntava diritto ai suoi occhi. Fu stupita del suo primo pensiero: oh, è molto più grande di una lingua, dunque sarà molto più bello. Per nulla spaventata (ma anzi torturata dalla curiosità) lanciò ad Edoardo uno sguardo di divertita sfida, al quale lui rispose con un rantolo strozzato e afferrando la testa di Elena alla nuca, spingendola a prendere in bocca il suo cazzo enfiato dall’eccitazione e dall’attesa. Ammutolì di sorpresa quando lei respinse con decisione la sua mano e lo spinse con due mani lontano da lei. Elena si risollevò, e si trovò a pochi centimetri dal viso di Edoardo; gli sorrise e lo spinse di nuovo lontano da sè, giù dal letto. Lui la osservava a bocca aperta, instupidito dal fatto che la realtà si stesse discostando dai suoi piani; poi gli sembrò di cadere dalle nuvole quando lei si sistemò a pancia in giù sull’alto letto e, puntellandosi su di un gomito, si trovò esattamente col viso all’altezza del suo inguine. Elena si lasciò guidare da un’istinto sconosciuto, piena di divertimento: schiuse dapprima le labbra, poi l’intera bocca a quell’ammasso caldo e pulsante di carne, ne saggiò la consistenza ed i punti deboli con le dita affusolate, imitando quello che lui aveva fatto al suo clitoride. Aveva intuito il gioco di Edoardo: spingerla all’esasperazione. Ecco, lei avrebbe fatto altrettanto. Così quando lui cominciò a sussurrarle delle istruzioni lei prese a fare puntualmente l’opposto… Edoardo si riscosse, divertito. Si staccò da lei e tornò sul letto, cominciando a morderla ovunque apostrofandola “bambina cattiva”, al che Elena rispose ridendo e facendogli il solletico. Presero ad azzuffarsi come due cuccioli di fiere, resi aggressivi, sotto le risate, dalla frustrazione. Quando ad un tratto Elena si ritrovò a vincere la lotta, un ginocchio sulle lenzuola disfatte ed uno sul petto di Edoardo le risate cessarono, ed entrambi si lanciarono uno sguardo quasi ostile. Elena non aveva vinto solo questa lotta, ma anche il gioco: Edoardo senza dire niente le cinse la vita con le mani e la sollevò, rialzandosi contemporaneamente. Le fece fare mezzo giro in aria, e lei si ritrovò a pancia in giù. Sentì Edoardo in preda alla frenesia morderle il collo ed accarezzarle la schiena e le natiche, e portare poi entrambe le mani tra le sue gambe, separandole. Le pose le mani sui fianchi, e la manovrò, completamente abbandonata. La penetrò con alcuni colpi brutali e distanziati, fermandosi quasi subito… gli girava la testa: aveva appena sverginato Elena. Ora, si supponeva, doveva continuare a scoparla, non poteva lasciarla così… e poi lui non poteva rimanere così, sognava di venirle dentro da tanto. Fu interrotto dalla voce quasi infantile di Elena, che, sollevando il bacino, mormorava: ancora. Le si era fermato il respiro, quando le era entrato dentro: aveva sentito dolore ma, eccitata com’era, aveva sentito anche un piacere crescente, soprattutto la sensazione di essere aperta, squarciata, era esattamente la sensazione che vagheggiava nei suoi antichi e lontani giochetti solitari. Edoardo le mise un braccio sotto la pancia e la sollevò, attirandola a sè… il gioco non era finito, dopotutto, ed il vincitore sembrava proprio essere lui. Cos’hai detto? Ancora, mormorò Elena. Edoardo non accinse a muoversi, ma si fece ripetere più volte la richiesta… poi, sospirando come un professore spazientito dalla cocciutaggine di un’allieva, disse: Sei proprio una troietta nata, non è vero? Beh, adesso non sei più vergine, quindi ti conviene essere la mia schiavetta, non pensi anche tu? Elena fece di sì con la testa, e indietreggiando con tutto il corpo si schiacciò ancora di più contro Edoardo. Guardati, le disse, appena sverginata e già non ne puoi più fare a meno… ti piace, eh? Senza attendere risposta la spinse di nuovo contro il letto, le sollevò il bacino e fece entrare lentamente il suo cazzo dentro quella vagina stretta, calda e bagnata. Ne assaporò ogni centimetro, sentendosi sempre più stretto dentro quella carne fino a poco prima inviolata. Cominciò ad affondare e a riemergere lentamente, poi accelerò l’andatura fina a prendere un vero e proprio ritmo, cui il corpo di Elena rispondeva sussultando. Spostò le sue mani sui seni di lei, e tenendoli saldamente cominciò a guidarla verso di sè e lontano da sè con sempre più frenesia, sentendo il piacere irradiarsi dalla punta del pene fino al cervello. Sentì la vagina di Elena farsi ancora più stretta, sempre più congestionata dalla lussuria, e cominciò a rallentare il ritmo, dandole grandi pacche sulle natiche sode e rotonde: Brava troietta, come ti piace il mio cazzo… è inutile che cerchi di nasconderlo, tu sei nata per essere scopata! Edoardo si interruppe del tutto, scostandosi e guardando il corpo prono di Elena… le vedeva il viso, dagli occhi spalancati e febbrili. Ti piace? Vieni a prenderlo! Lei si alzò in ginocchio, malferma, le cosce rigate di sangue ed eccitazione… ormai Edoardo aveva svegliato in lei una belva che doveva essere placata a tutti i costi, e riuscire di nuovo ad avere il suo cazzo dentro la sua fighetta era l’unica cosa a cui riusciva a pensare. Lo spinse a sdraiarsi sulla schiena, mentre lui la guardava tra il divertito e l’incantato; si inginocchiò con le gambe divaricate sul corpo di Edoardo e poi, lentamente, si abbassò. Si dovette aiutare con le dita per riuscire a farlo entrare, perchè lei sembrava sempre più stretta e lui sempre più grosso. Lo cavalcò, lui completamente immobile, affascinato da quella ex-vergine intenta a sfondarsi da sola… il corpo di Elena sobbalzava ad ogni affondo, in preda alla voglia di cazzo, ed ormai sverginata anche di ogni pudore ansimava e guardava dritto negli occhi Edoardo supplicandolo: Di più, ti prego… Da dietro… ti prego. Edoardo lasciò che fosse lei a mettersi carponi, offrendosi, poi ricominciò a scoparla gustando questa volta il suo potere, possedendola. Riusciva a stento ad entrare vagina sempre più bagnata di Elena, e si sentiva quasi scorticare da quel groviglio di muscoli e nervi… si sentiva percorrere da scosse di piacere, piacere che aumentava ogni volta che sentiva sfuggire dalle labbra di lei un mugolio. Urlalo, dillo che ti piace, dillo che sei la mia troietta, che sei affamata di cazzo! Elena sentiva il cazzo di Edoardo dilatarla, aprirla come un frutto maturo… ne voleva ancora, ancora! E soprattutto voleva che lui non smettesse, ma che anzi continuasse ad aumentare di intensità, sempre più veloce, sempre più a fondo! Sentiva le abili spinte di reni di Edoardo sfondarla, invaderla, riempirla, violentarla… il suo membro si faceva sempre più grosso, le spinte sempre più veloci e sempre più energiche. Dalla sua gola cominciò ad uscire un grido acuto e continuo, trionfante, mentre la sua vagina si contraeva ritmicamente accogliendo un piacere esplosivo, che aveva come centro il suo ventre e che si irradiava per tutto il resto del suo corpo. Edoardo, che la stantuffava ritmicamente preso da una sorta di furore animale, sentì la stretta figa di Elena stringersi ritmicamente attorno al suo cazzo congestionato, e con un ultimo violentissimo affondo inondò la sposina di fiotti di sperma caldissimo, assestandole tra i rantoli di piacere una sonora pacca sul sedere bianchissimo, dicendole: E questo è solo l’inizio, sono stato delicato perchè era la tua prima volta.
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