CAPITOLO X – UNA NUOVA VETTAL’esperienza di quella notte non sembrò cambiare i rapporti tra tutrice e pupilla. Entrambe continuarono a comportarsi come se nulla di particolare fosse successo. Se Jennifer era effettivamente confusa sui suoi sentimenti nei confronti dell’altra, per la donna vi era invece il timore che il suo tornare su quanto vi era stato potesse tradire la sua bramosia e spaventare la giovane. Nonostante ciò, Marie sarebbe stata ben lieta di prendersi nuovamente cura della ragazza ma la diligenza e i buoni voti di Jennifer precludevano una punizione sufficientemente severa da poter giustificare la successiva ‘profilassi’. La donna meditava da qualche giorno se fosse il caso di fare un’avance più palese quando la ragazza le offrì una nuova occasione. Una sera la tutrice notò infatti che Jennifer si limitava a spilluzzicare il cibo e che di fatto aveva praticamente saltato la cena. Le venne in mente che in effetti, da un paio di giorni, la giovane mangiava ben poco. Anche l’espressione del viso era diversa. Appariva tesa e stanca. Preoccupata la donna chiese a Jennifer se si sentisse poco bene. La ragazza rispose di stare bene ma di essere nervosa per il compito in classe di greco che si sarebbe svolto l’indomani. Le preoccupazioni non erano fuori luogo. La materia era quella in cui più aveva accumulato ritardi e nella quale non aveva ancora rimediato a sufficienza da garantirsi una piena promozione. L’esame del giorno successivo sarebbe stato probabilmente decisivo."Ti sei impegnata molto per prepararti bene e sono sicura che otterrai un bel voto. Forse però è meglio che tu vada a dormire presto stasera per essere ben riposata domani" disse infine Marie cercando di consolare la giovane."È tutto inutile! Sono due notti che riesco ad addormentarmi solo tardissimo e per come mi sento credo che stanotte non dormirò affatto!" rispose affranta Jennifer."Forse un lungo bagno caldo …""Ho già provato ieri. Non è servito a nulla." La ragazza fece una breve pausaprima di riprendere a parlare. "Madame …""Sì, cara. Cosa c’è?""Non potrebbe darmi qualcosa per dormire … un sonnifero o qualcosa delgenere?""Non credo di averne e comunque non te ne darei. Non si possono risolvere i propri problemi prendendo pastiglie. Dovresti saperlo meglio di me.""Ha ragione, Madame. Mi scusi" rispose Jennifer a testa bassa, sinceramente pentita della sua richiesta. Finirono la cena in silenzio. La ragazza aveva appena iniziato a sparecchiare quando Marie ebbe un’illuminazione."Jennifer?""Sì, Madame?""Forse mi è venuto in mente un metodo che ti aiuterà a rilassarti e adimenticare la tensione.""Di cosa si tratta?" chiese la ragazza improvvisamente sorridente."Di un bel clistere caldo."Udite queste parole Jennifer era sbiancata. Con tutti i suoi problemi un clistere era davvero l’ultima cosa di cui aveva bisogno! Prima però che potesse obiettare qualcosa Marie riprese a parlare."So cosa stai pensando ma ti sbagli. I clisteri che sei abituata a ricevere servono a punirti ed è quindi ovvio che siano spiacevoli. Un clistere però può servire a molti scopi diversi. Quello che ho in mente non ti darà alcun fastidio, anzi dovrebbe risultare una piacevole esperienza." La ragazza era ancora visibilmente perplessa. La donna le si avvicinò e carezzandola lievemente riprese a parlare. "Naturalmente non sei obbligata a riceverlo se non lo vuoi. Comunque se accetti hai la mia parola che non te ne pentirai. Tu hai fiducia in me non è vero?" Marie sorrideva, sapeva bene quale sarebbe stata la risposta."Certo Madame … va bene. Accetto" fu infatti la risposta di Jennifer.Marie spiegò che la procedura avrebbe richiesto un certo tempo e che non era il caso che Jennifer, rilassata o meno, andasse a dormire troppo tardi. Perciò istruì la ragazza affinché si somministrasse da sola due clisteri preparatori mentre lei si sarebbe occupata di lavare i piatti e di preparare la somministrazione finale. Non era quella la prima volta che Jennifer veniva incaricata di autoinfliggersi dei clisteri. Marie adorava assaporare la profonda umiliazione della ragazza quando questa doveva lubrificare il proprio ano o sodomizzarsi con il beccuccio. La prima volta che la giovane era stata costretta a farlo aveva pianto come una fontana dall’inizio alla fine della procedura. Era stato magnifico! Purtroppo questa volta non avrebbe potuto assistere ma contava di rifarsi in seguito. Jennifer seguì scrupolosamente le istruzioni della sua tutrice. La donna le aveva ordinato un primo clistere col acqua e succo di limone. Era sicuramente uno dei più temuti da Jennifer perché le procurava crampi terribili. La ragazza non ebbe la forza di opporsi alla volontà dominatrice di Marie ma non poté non pensare che se per la tutrice questo era il modo di iniziare una sessione non punitiva il seguito sarebbe stato ben peggiore. Però si sbagliava. Il secondo clistere che le fu ordinato era semplicemente di acqua e soda, usualmente utilizzato alla fine di una serie di somministrazione per eliminare dagli intestini i residui di sostanze irritanti e che non era particolarmente spiacevole. L’intera procedura richiese più di un’ora prima che Jennifer, ripresasi dall’ultima evacuazione, si presentasse davanti alla donna. La trovò in cucina intenta ad armeggiare con pentole e fornelli, impegnata a preparare la temuta medicina. Indossava un accappatoio di spugna bianco e il capelli, ancora umidi, le cadevano fluenti sulle spalle. Era evidente che mentre lei era indaffarata con i clisteri, la tutrice aveva avuto il tempo di fare una doccia. Ancora una volta la ragazza non poté fare a meno di ammirare la bellezza della donna. Le venne da pensare che anche se entrambe stavano indossando un identico accappatoio lei sembrava un fagotto informe mentre l’altra appariva sensuale come se indossasse una sottoveste sexy. Involontariamente emise un sospiro che fece voltare Marie verso di lei."Qualcosa che non va?" chiese la tutrice."No … no, davvero …" rispose Jennifer arrossendo e abbassando lo sguardovisibilmente imbarazzata."Avanti, tesoro. Dimmi che c’è" insistette la donna avvicinandosi, attratta dal pudore della ragazza come un’ape dal miele."È solo che lei è così bella … io non potrò mai essere come lei …" confessò infine Jennifer."Sei la solita stupidina! Cosa devo fare per convincerti di essere una bellissima ragazza? Prenderti a cinghiate?"Jennifer sorrise alla battuta mentre Marie avvicinava la bocca a quella della giovane per poi baciarla un istante soltanto. Per non lasciare spazio all’imbarazzo la donna chiese immediatamente alla ragazza di portare tutto l’occorrente per il clistere nel salotto. Una volta preparato il materiale Marie fece piegare Jennifer in avanti fino ad afferrare le proprie caviglie. Iniziò quindi con il consueto ardore a lubrificarle l’ano, già molto dilatato dai precedenti trattamenti. Una volta terminato fece distendere la ragazza sul sofà, coperto con un asciugamano. Come indicatole dalla donna, Jennifer si era sdraiata sulla schiena. Marie le infilò un braccio dietro le ginocchia e spinse in alto fino a quando le ginocchia della ragazza non si adagiarono sul suo petto acerbo. Non ordinò a Jennifer di mantenere la posizione comportandosi come se tenere la ragazza in quella postura non fosse per lei faticoso. Jennifer si sentì come una bambina alla quale non è nemmeno necessario chiedere di collaborare a ciò che le viene praticato. Era umiliante ma in qualche modo ciò la rassicurava. Marie, dopo avere infilato ancora un paio di volte le dita nell’ano della ragazza con la scusa della lubrificazione, inserì il beccuccio nel buchetto designato e lasciò la presa. Quindi si sedette anch’essa sul sofà, tenendo in grembo la testa della ragazza, e aprì il flusso del clistere. Jennifer sentì il liquido iniziare a fluire nel suo corpo. Era molto caldo ma non bollente e le dava una piacevole sensazione di benessere."Madame …""Sì, cara?""Potrei sapere cosa c’è nel clistere. Mi sembra diverso dagli altri.""Certo, tesoro. Diciamo che è una specie di tè alle erbe. Una mia ricettasegreta. Ti piace?"Jennifer rispose con un sorriso alla domanda della tutrice. Poi ebbe un’ispirazione."Per fortuna non si tratta di tè al limone!" disse ridendo. Entrambe sorrisero divertite mentre il clistere fluiva con estrema lentezza dentro gli intestini della ragazza. Marie aveva infatti sistemato la sacca non molto in alto proprio per ridurre la forza del flusso e rendere la somministrazione particolarmente lunga. Giustificandosi con la necessità di prevenire eventuali crampi la donna apri l’accappatoio di Jennifer e iniziò a massaggiarle il ventre. Lo stereo diffondeva nella stanza la voce vellutata di Sarah Vaughan. La ragazza non la conosceva fino a pochi mesi prima ma ora, per merito di Marie, l’amava alla follia. Jennifer si era ormai completamente abbandonata. Le note melodiose, il calore nel ventre e il tocco delle mani della tutrice la mandavano in estasi. Chiuse gli occhi per meglio assaporare tutte quelle sensazioni. Quando la Vaughan iniziò a cantare ‘My funny Valentine’ anche Jennifer iniziò a cantare con un filo di voce. Marie guardava estasiata la sua giovane protetta. Poteva esistere al mondo un essere più bello, più dolce e più desiderabile? Si poteva desiderare una schiava migliore? Si poteva evitare di diventare a propria volta schiavi di tanta delizia? Le dita della donna scivolarono dentro al folto boschetto della ragazza. Jennifer apri gli occhi. Marie prese a giocare coi peli pubici della giovane, intrecciandoli e annodandoli tra loro. Jennifer richiuse gli occhi e la tutrice interpretò il gesto come un invito a proseguire. Presto le sue dita si spostarono più in basso e presero ad accarezzare il morbido sesso. Come era successo qualche sera prima, le carezze divennero sempre più profonde e intime. Questa volta però senza più la pretesa di effettuare una medicazione. Jennifer aveva smesso di cantare ma continuava a tenere gli occhi chiusi, facendo finta di nulla. Il suo corpo però la tradiva e Marie era perfettamente consapevole del piacere che dava alla sua amata. Ad un tratto la donna si fermò."Jennifer …""Sì, Madame" rispose la ragazza timorosamente. Aveva paura che la tutricepotesse avere scoperto la sordida natura delle proprie sensazioni, che credeva di poterle nascondere, e temeva il suo disprezzo. La donna però aveva tutt’altre intenzioni."Mia cara, la sacca è quasi vuota. Pensi di farcela a resistere se la riempio ancora un po’?""Sì, Madame. Non si preoccupi, sarò brava" rispose Jennifer. Si sentiva sollevata. Non le importava nulla di quanti litri l’avrebbero invasa. Tutto ciò che la interessava era che non venissero meno le carezze della donna e quella piacevole sensazione di calore e di pienezza nel ventre che sembrava moltiplicare il proprio piacere. Marie versò dell’altro liquido nella sacca che era aperta nella parte superiore e riprese a masturbare la giovane. Dopo qualche tempo Jennifer sentì che la donna le stava sfilando il beccuccio dall’ano. Aprì gli occhi e vide che la sacca si era completamente svuotata. Non sapeva quanto liquido le era stato somministrato. La sacca poteva contenere circa due litri ma Jennifer non si era curata di accertare quanto ‘tè’ era stato aggiunto dopo che si era svuotata la prima volta. Per farsi una idea si guardò ventre. Era estremamente dilatato. Sicuramente aveva ricevuto più di tre litri eppure non provava alcunché di spiacevole."Tutto bene, cara?" chiese Marie a cui non era sfuggita l’azione della ragazza."Sì, Madame. Va tutto bene.""Pensi di riuscire a trattenerlo per qualche minuto o preferisci andare a liberarti?" chiese la donna solleticando la clitoride con l’indice."No! No! Ce la faccio! Posso farlo, non si preoccupi."Marie sorrise di fronte alla concitata risposta di Jennifer. Era evidente che la ragazza stava decisamente apprezzando il trattamento. "Sei proprio un brava bambina!" disse la donna accarezzando la guancia arrossata di Jennifer con la mano libera. La tutrice continuò a stimolare la ragazza che adesso teneva gli occhi ben aperti e fissi su di lei. I movimenti che aveva fatto, prima per riempire la sacca e poi per rimuovere il beccuccio, avevano allentato l’allacciamento dell’accappatoio scoprendo buona parte di un seno. Jennifer si sentiva irresistibilmente attratta da quel grande frutto carnoso. Non riusciva a pensare ad altro. Con la mente annebbiata dal piacere e dal desiderio alzò una mano e scoprì interamente il seno della donna. Prima ancora che Marie potesse accorgersene la bocca della ragazza stava divorandole la mammella mentre, protetta dall’oscurità del palato, la lingua le tormentava incessantemente il capezzolo turgido. Marie accavallò le gambe e le spostò leggermente affinché queste potessero meglio sostenere la schiena di Jennifer rendendo più agevole il suo operato. Pose anche la mano dietro la nuca della giovane stringendola ancor di più a sé. La ragazza continuava a succhiare avidamente con la determinazione di un cucciolo affamato che deve lottare con i fratelli per conquistare il prezioso nutrimento materno. Marie era eccitata dalla passione della giovane anche se avrebbe preferito che Jennifer fosse più delicata. La tutrice si rese però conto che la ragazza non stava affatto cercando di darle piacere ma solo di prenderne per sé. Un passo avanti rispetto al solo permettere di essere masturbata ma una piccola delusione per chi desiderava una vera amante e non un semplice bambola da accarezzare. Marie prese in considerazione l’idea di dare alla sua pupilla qualche istruzione su come rendere più gradevole quel pasto particolare ma desistette. Era ormai chiaro che Jennifer si stava rapidamente avvicinando all’orgasmo e lei voleva conservare questa esperienza per dopo. Così cessò l’esplorazione del sesso della giovane e le parlò."Penso che sia venuto il momento di liberarti del clistere, mia cara.""Cosa? … No … posso tenerlo ancora … davvero …" rispose Jennifer."Mi dispiace tesoro ma hai già ritenuto la purga troppo a lungo. Adesso deviandare in bagno."Jennifer, non potendo spiegare il motivo per cui avrebbe voluto rimandare il rilascio, non poté fare altro che obbedire. La tutrice la accompagnò, a braccetto, nella stanza da bagno e quando ne uscì lasciò la porta aperta. Si mise in una posizione che le consentisse di tenere d’occhio la ragazza. In questo modo la giovane, conscia di essere osservata, non avrebbe avuto il coraggio di soddisfare il proprio istinto accarezzandosi da sola. Una volta rilasciato interamente il contenuto delle proprie viscere e adeguatamente ripulitasi, Jennifer tornò a indossare l’accappatoio e andò nel salotto. Mentre era lì ebbe un improvviso mancamento e se non fosse stato per Marie, pronta a sorreggerla, sarebbe caduta in terra."Ti gira la testa?" le chiese la donna."Sì, Madame.""Non ti preoccupare, è una normale reazione fisiologica. Hai tenuto il clistere troppo a lungo e l’intestino ha assorbito parte del liquido modificando gli l’equilibrio degli elettroliti. La prossima volta metterò un po’ di sali nel liquido per evitare questo inconveniente. In ogni caso non ti preoccupare, presto starai benone!" Detto questo Marie prese in braccio la ragazza, dirigendosi quindi verso la camera da letto. Jennifer, colta di sorpresa, abbracciò forte il collo della donna per paura di cadere. Poi allentò la presa. Sapeva bene quanto forte fosse la tutrice. Sapeva soprattutto di essere al sicuro insieme a lei. Mentre veniva portata su per le scale, senza alcuno sforzo apparente da parte della donna, ritrovò quella sensazione di protezione che aveva provato da bambina quando la madre la prendeva in braccio per consolarla di una caduta o per farla riposare dopo una lunga camminata. Erano anni che non ripensava a quegli ultimi momenti felici della sua infanzia. Erano anni che non si sentiva così felice e tranquilla. Tornò ad abbracciare strettamente la tutrice, questa volta non per scacciare la paura ma per il bisogno di ricambiare l’amore ricevuto. Quando vide la donna restituirle un caldo sorriso, chiuse gli occhi e si abbandonò. Non era più sola! Non era più sola! Per la prima volta nella sua vita pianse di felicità. Arrivata in camera da letto Marie depose delicatamente sul letto la ragazza. Poi le si sdraiò accanto, su un fianco. Accarezzandole il viso umido di pianto le chiese se stava bene."Sì, Madame. Grazie.""Ma stai piangendo …""Non è per il dolore … è che …""Coraggio, bambina mia. Sai di potermi dire tutto.""È solo che … sono felice che lei si prenda cura di me!""E io sono felice di farlo, bambina mia" concluse Marie prendendo a baciarle le guance, asciugandone le lacrime. Prese poi a salire, baciandole gli zigomi e infine posando le labbra sulle palpebre chiuse della ragazza. Nel frattempo aveva insinuato una mano nell’accappatoio della giovane. Solo le dita toccavano la pelle di Jennifer, scendendo dallo sterno fino al ventre caldo sopra il quale poggiò il palmo."Non hai più crampi?" chiese Marie per dare una giustificazione all’intrusione."No, Madame. Ma … forse un massaggio … mi aiuterebbe a rilassarmi …" rispose Jennifer con un filo di voce. Marie la guardò negli occhi e sorrise."Sei sicura che sia un massaggio quello che vuoi?""Non capisco …" replicò la ragazza. Per tutta risposta la donna fecescivolare la mano tra le cosce della giovane che ebbe un sussulto."È questo ciò che desideri, bambina mia?" chiese Marie carezzando con le dita il sesso della ragazza. "Mi è sembrato che ti piacesse molto. Mi sbaglio?""Oh! Madame, io … io … mi spiace …""Shhh! Non ti preoccupare, bambina mia. Non sono arrabbiata. Un lungo e caldo clistere spesso … riscalda anche altre cose. E in ogni caso non devi mai vergognarti di provare piacere. È una cosa naturale e non c’è nulla di male in questo. È un po’ come una tazza di cioccolata … solo che non fa ingrassare …"Marie continuò a parlarle a lungo con un tono basso e suadente. Alternava le parole a piccoli baci sulle guance, sul collo e sulle labbra. Jennifer però non capiva ciò che le veniva detto. Sentiva solo le carezze delle dita e delle labbra dell’altra e il suono melodioso e ipnotico della sua voce. Visto che la ragazza non sembrava turbata da quello che stava succedendo, Marie decise di procedere oltre prendendo a baciarle i seni. Poi finalmente poté dedicarsi a capezzoli che tanto aveva bramato. Li baciò e leccò, infine li strinse tra i denti, delicatamente ma con decisione, mentre la lingua non cessava di stimolarli, schiacciandoli contro il palato. Jennifer non aveva ormai più remore nel mostrare il proprio piacere. Mugolava e sospirava, arcuando la schiena per meglio offrirsi alla tutrice. Passò una mano tra i folti capelli della donna, afferrandole la nuca e stringendola a sé. Marie, accortasi dello stato di eccitazione della sua giovane amante, decise di tentare di strapparle ulteriori concessioni."Piccola mia … ascolta …""Cosa?""Ti spiacerebbe se anche io mi prendessi un po’ del piacere che ti sto dando?""No, Madame …""Ti lascerai fare qualsiasi cosa?""Sì, Madame …""Dimmelo … voglio sentirtelo dire!""Può fare di me ciò che vuole … la prego non smetta …"Era chiaro per Marie che Jennifer non era in grado di rifiutarle nulla. Un’occasione che non doveva lasciarsi scappare. Fece ricorso a tutta la sua abilità di giocoliera per non smettere di masturbare la ragazza mentre recuperava dal cassetto del comodino ciò di cui aveva bisogno. Li aveva riposti lì sin dal momento il cui aveva fatto traslocare la ragazza nella propria camera per essere sicura di averli facilmente sottomano in caso di necessità. Jennifer la vide con la coda dell’occhio, estrarre dal cassetto prima un piccolo tubetto di lubrificante e poi un oggetto mai visto. Assomigliava a un fallo dalla cui base partivano alcune cinghie di cuoio. Osservò la donna allacciarsi senza esitazione le cinghie attorno ai fianchi, fissando così il fallo sul pube. A quel punto la giovane credette di aver compreso come lo strumento sarebbe stato utilizzato. Si dovette però ricredere perché la tutrice desiderava che il fiore profumato della fanciulla sbocciasse solo fra le sue dita e non voleva che fosse stuprato da quell’attrezzo più di quanto non desiderasse che lo fosse da un suo fratello di carne e sangue. Marie fece piegare la ragazza su di un fianco, con le spalle rivolte verso di lei. Qualche istante dopo Jennifer sentì le dita della tutrice iniziare a lubrificarle l’ano. Presto due dita furono dentro di lei, massaggiandole il retto mentre altre dita facevano lo stesso con la vagina. La giovane constatò sorpresa che la penetrazione anale che tante umiliazioni e tanto imbarazzo le aveva procurato in passato, adesso le sembrava non meno piacevole delle carezze che venivano somministrate alla caverna gemella. Il solo pensiero, come una scossa elettrica, moltiplicò in lei il piacere e la spinse a ripromettersi di non rifiutare nulla di sé alla donna che così bene si prendeva cura dei sui bisogni.Marie, una volta che ritenne lo sfintere completamente rilassato, ritirò le dita dall’apertura e iniziò a premervi contro la punta ben lubrificata del fallo. Jennifer si irrigidì quando si rese conto di stare per essere sodomizzata ma le carezze e le parole di incoraggiamento che la donna le versava nelle orecchie la convinsero ad accettare serenamente il suo fato. La punta del fallo entrò con inaspettata facilità nell’ano della ragazza e proseguì la sua strada sempre più in profondità. Marie continuò a infilare il pene artificiale nel retto della giovane fino a quando non sentì il pube premere contro le natiche di Jennifer. La ragazza aveva reagito bene alla penetrazione limitandosi a qualche grugnito e a qualche gemito. La tutrice era molto soddisfatta. Certo il fallo che aveva usato era il più piccolo tra quelli che possedeva e quasi insignificante rispetto a quelli ben più sostanziosi che Jennifer avrebbe dovuto imparare a sopportare. Ma anche se di dimensioni ridotte era pur sempre di grandezza più che rispettabile per una apertura vergine a simili mostri. Una volta terminato l’affondo, Marie concesse alla ragazza una piccola tregua per consentirle di abituarsi all’intruso. Poi prese a muovere avanti e indietro il bacino e con esso lo strumento insaziabile. Prima lentamente, poi con sempre maggiore decisione, l’ano di Jennifer veniva stuprato senza tregua. Nel frattempo una mano continuava stimolare il sesso della giovane mentre l’altra le strizzava senza pietà seni e capezzoli. Contemporaneamente i denti e la lingua della donna si alternavano nel tormentarle l’orecchio. Mano a mano che Jennifer si avvicinava all’orgasmo, il ritmo e la violenza della sodomizzazione crescevano. Fino dal momento in cui l’oggetto l’aveva penetrata la ragazza era come stordita, incapace di ogni resistenza, stupefatta delle sensazioni che stava scoprendo. Per lei il fallo non aveva nulla a che fare con il corrispettivo reale del quale aveva le fattezze. Era invece come un nuovo lungo dito con cui la sua signora riusciva a carezzarla nei suoi più profondi e sconosciuti recessi, regalandole piaceri inebrianti e inaspettati. Ad un certo punto il piacere divenne insostenibile e non poté resistere più. Lanciando un lungo urlo, lasciò il piacere scorrere liberamente attraverso il suo corpo mentre l’eco del suo grido annunciava alla notte il suo più grande orgasmo. Era ancora intontita quando sentì che la tutrice, dopo avere liberato ambedue dall’attrezzo, la riavvolgeva nell’accappatoio e ricopriva poi entrambe con le coperte. Sorridendo si crogiolò al calore del corpo della donna premuto contro la propria schiena mentre sentiva le braccia di lei che si stringevano attorno a sé come una muraglia che l’avrebbe protetta dal mondo crudele. Ebbe appena il tempo di ascoltare la tutrice che le dava la buona notte baciandola sulla guancia prima di scivolare in un lungo sonno tranquillo.
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