Presero la loro roba e si avviarono al di la della stada verso una piccola costruzione di cemento a picco sul mare. Era un ascensore che portava ad una piccola spiaggia piu’ in basso. Lo presero, e si ritrovarono dopo poco a livello del mare, contro una grigia parete rocciosa; davanti a loro si estendeva sabbia fine e chiarissima per un centinaio di metri; la piccola baia era larga all’incirca un chilometro e delimitata da due scogliere ai lati; era chiaramente accessibile solo via mare o con l’ascensore; sulla destra un chiosco rustico di canne inalberava la scritta BAR e piu’ in piccolo “sedie a sdraio e ombrelloni”; ancora piu’ in la, vicino alla riva, un paio di famiglie, apparentemente straniere, si godevano la natura. Francesco parlo’ con la signora che gestiva il chiosco che mando’ il ragazzo a sistemare lettini ed ombrellone verso l’estremita’ sinistra vicino alle rocce. Anna era chiaramente ammirata; si reco’ a saggiare l’acqua trasparente, fece un giro in mezzo ai piccoli scogli affioranti, bagnandosi fino al ginocchio poi torno’ di corsa da Francesco gridando: “Ma e’ una meraviglia !!!” e gli salto’ al collo e lo bacio’ rumorosamente. Francesco aveva sistemato lettini e teli da mare al sole e si distesero vicini. Parlarono di tutto esprimendo le proprie preferenze; di cinema, di televisione (entrambi passavano parecchie sere in casa e quindi conoscevano bene i programmi); e di politica; lei racconto’ che dopo l’amore finito, non volendo incontrare gli amici di prima, si era iscritta al Gruppo femminile di Alleanza Nazionale ed aveva svolto anche attivita’ di propaganda nelle ultime due campagne elettorali; ora aveva rallentato. Lui le racconto’ di odiare giornalisti e giudici che secondo lui avevano ridotto il paese a rovistare nella pattumiera. Aveva votato per l’Ulivo, piu’ in ricordo dei suoi trascorsi progressisti all’Universita’ di Pisa, che per reale fiducia. Il governo Prodi lo aveva profondamente deluso, ed ora attraversava un momento di confusione che lo aveva allontanato dalla politica. Ogni tanto si rigiravano per non scottarsi troppo al sole; dopo una pausa di silenzio Francesco, si accorse di guardare le curve di Anna e glielo disse: “Anna sei talmente bella che mi fai star male; ho sempre la sensazione che tu possa sparire da un momento all’altro.” Lei ne fu contenta e lentamente si sciolse il reggiseno e se lo tolse rimanendo seduta sul lettino. “Meglio ?” chiese, e lui annui’ sorridendo. Le accarezzo’ una tetta e le strinse lievemente il capezzolo; poi subito: “Vuoi che ti spalmi un po’ d’olio solare?” “Non chiedo di meglio!” Esclamo’ Anna, strizzando un occhio e sdraiandosi a panciasotto. Il massaggio di lui fu una goduria; le mani percorsero tutta la schiena abbassandosi sempre di piu’ fino ad introdursi sotto lo slip ad afferrare le chiappe; poi scesero anche nel solco ed un dito accarezzava la piccola apertura come un visitatore insistente. Anna divarico’ leggermente le cosce e la mano scese anche piu’ giu’ in mezzo al pelo; poi risali’ e le chiappe furono manipolate come a volerle plasmare. Francesco era tutto preso e silenzioso; disse solo: “Girati” e lei ubbidi’. Le mani di lui scesero dal collo al petto e le afferrarono le tette con un massaggio lento e circolare; poi scesero alla vita e sul ventre; per poi saltare alle cosce; quando Francesco le accarezzo’ l’interno, lei gli permise di arrivare al solco e di insinuarsi sotto lo slip; a quel punto Anna si giro’ con un guizzo e cadde sulla sabbia trascinandolo con se’. Si trovarono abbracciati e lei rubandogli un po’ d’olio dalle mani unse le proprie e ne insinuo’ una nel costume di lui. Incontro’ subito il cazzo che la cerimonia precedente aveva indurito. Lo strinse nella mano ed attiro’ Francesco ancora piu’ vicino, baciandolo sulla bocca e mordendogli le labbra; la mano di lei si mosse lentamente mentre lui le afferrava le chiappe e la stringeva forsennatamente. Ombrellone e lettini li riparavano da qualsiasi sguardo. La mano di Anna si mosse piano in su ed in giu’ fermandosi ogni tanto; Francesco era scivolato un poco in basso e le stava succhiando i capezzoli mordicchiandoglieli. Anna respirava piu’ affanosamente ed il movimento della sua mano era diventato piu’ veloce; Francesco con una mano le palpeggiava la tetta e con l’altra era sceso sotto lo slip di lei e le aveva infilato un dito nella fica, muovendolo allo stesso ritmo che lei imprimeva alla propria mano sul cazzo di lui. Si fermarono un paio di volte, ma poi non ce la fecero piu’ e lo schizzo caldo di lui travolse mani, costumi, peli, mentre le loro gambe attorcigliate si irrigidivano. Dopo un po’ si guardarono e scoppiarono in una risata. “Credo che dovremo fare un tuffo in mare” disse Anna guardandosi il ventre e guardando quello di lui. Fecero una breve corsa e si tuffarono; l’acqua gelida calmo’ gli ultimi tremiti e si trovarono a nuotare verso uno scoglio ad una cinquantina di metri; lo raggiunsero si fermarono a fare un paio di capriole in acqua e poi tornarono a riva rinfrancati ed allegri. Si stesero ancora al sole e quando furono asciutti era l’una passata. Raccattarono le loro cose e andarono verso il capanno. Si sentiva un odorino invitante e Francesco domando’ alla signora se c’era qualcosa di buono; “Spaghetti alle vongole e calamari fritti” fu la risposta. All’occhiata interrogativa di lui Anna esclamo’: “Magnifico, io di qui non mi muovo!” e si mise seduta sulla panca del tavolo rustico. Presero anche una bottiglia di vino bianco fresco ed il pasto fu memorabile. Dopo un’oretta ripresero la via di casa e parcheggiarono la macchina. Nel salire nel vicolo si fermarono al piccolo bar e presero un caffe’. Giunti a casa, lasciarono la stanza in ombra e con un “Ohhh!” di beatitudine si spogliarono nudi e si gettarono supini sul letto. Le loro mani erano allacciate e senza parlare si stavano trasmettendo messaggi di dedizione. Lei si accosto’ al petto di lui e comincio’ a strofinarlo con la guancia; poi gli stuzzico’ i piccoli capezzoli con i denti, mentre gli afferrava il cazzo ormai eretto; lo costrinse a voltarsi su un fianco verso di lei; poi gli giro’ le spalle accoccolandosi contro di lui e tirandosi un suo braccio sotto di lei; lui istintivamente la prese per le tette lasciando che il cazzo premesse contro la morbidezza della chiappe; le baciava collo e le orecchie e le sussurrava dolcezze; lei scivolo’ un poco verso l’alto e fece in modo con una mano che il cazzo scivolasse nel solco fra le sue chiappe; lui lascio’ una tetta, e con una mano le accarezzo’ il ventre, l’ombelico e l’inizio del pelo; poi ancora’ piu’ giu’ senti’ la fica di Anna invitante e la carezzo’ con tutta la mano; nel farlo urtava la punta del proprio uccello che sbucava fra le cosce di lei; Francesco introdusse un dito nella fessura, poi due; comincio’ a massaggiarla dentro e fuori interrompendosi ogni tanto; quando si fermava sentiva Anna mugolare: “Nooo…ancora…ancora” e la fica di Anna sembrava risucchiare le sue dita; quando lui cerco’ di sostituire le dita con il cazzo la posizione risulto’ scomoda; Anna allora si giro’ prona e lo attiro’ su di se; lui ora la copriva completamente con il proprio corpo e poteva baciare il suo volto riverso, il collo e le spalle mentre il suo cazzo scorreva lentamente nel solco di Anna; lei allora’ si inarco’ sulle ginocchia costringendolo a fare altrettanto; lui si trovo’ in ginocchio sul letto fra le cosce aperte, dietro di lei; guardo’ sotto di se’ e vide che lei si offriva spingendo tutto il bacino all’insu’; allora lui afferro’ con la destra il proprio cazzo, lo strofino’ un poco lungo la fessura umida e poi e ne appoggio’la punta contro l’apertura della fica; basto’ un piccolo movimento di Anna e l’intero arnese fu risucchiato nell’apertura scivolosa. Francesco si trovo’ con il proprio grembo aderente alle morbide chiappe di Anna e provo’ una sensazione di piacere indescrivibile; rimase immobile finche’ pote’, poi si curvo’ lievemente e prese a massaggiarle tette e capezzoli; il suo cazzo comincio’ a muoversi avanti e indietro e ogni volta lui faceva in modo di arrivare quasi ad estrarlo completamente; poi col peso del suo corpo spingeva in avanti fino a sentire come uno schiaffo contro le chiappe di Anna; lei ad ogni affondo mugolava sempre di piu’, poi Francesco senti’ che anche lei spingeva all’infuori per incontrarlo meglio; il ritmo divenne inarrestabile e dopo poco Francesco venne, gridando: “Eccomi… Anna…eccomi…siiiii” e seguito’ a pompare finche’ senti’ che anche le gambe contratte di Anna si rilassavano; lei si lascio’ andare sul letto e lui le crollo’ sopra e rimasero come morti. Quando lui senti’ che l’uccello sazio scivolava fuori, si lascio’ cadere su un fianco, attiro’ Anna contro di se e disse: “Anna vorrei poter rivivere a mio piacimento ogni istante di quello che ho provato per te da quando abbiamo fatto l’amore!” E lei pronta: “E’ semplice mio caro, dobbiamo solo farlo ogni volta che ci va.” lo bacio’, appoggio’ la testa al petto di lui e dopo trenta secondi dormiva saporitamente. Si risvegliarono all’ora di cena e fu ancora Anna a scuoterlo: “Da come stai russando capisco che dovevi essere ben stanco!” “Oh..perdonami…non volevo…” “Non volevo un corno! Sembravi una locomotiva!” e poi piu’ dolcemente: “Non voglio piu’ sentirti dire – mi dispiace -; noi dobbiamo accettarci come siamo e io sono contenta di sentire un uomo affettuoso dormirmi accanto, anche se qualche volta russa; ti prometto che appena possibile russero’ anch’io!”. Fecero la doccia insieme giocando col sapone e accarezzandosi sotto l’acqua. Si asciugarono e Anna dedico’ un quarto d’ora a truccarsi. Alla fine era bellissima, con quell’aria sorniona da donna soddisfatta. Presero la macchina e lui disse: “Andiamo a cena a Portovenere” Al ristorante sul porticciolo presero risotto al sugo di seppia; lui una spigola al forno e lei aragosta. La cena fu deliziosa e al termine andarono a passeggiare per il borgo vecchio; “Vuoi che andiamo in un locale ?” chiese Francesco. “No. Sto bene cosi’; e poi ormai siamo fuori stagione.” Parlarono dei viaggi e dei Paesi che avevano conosciuto; Anna era innamorata di Vienna e lui preferiva Edimburgo, ma entrambi furono d’accordo che la Spagna era la nazione piu’ affascinante e che gli spagnoli erano un popolo gentile, fiero e gradevole, forse i migliori europei. Poi la conversazione cambio’: erano seduti al buio lungo il mare e Francesco parlo’: “Anna il ritorno a Milano mi mette paura; temo che questo incanto finisca.” e lei: “Senti Francesco lo so che la vita a volte ci tradisce, ma non si puo’ vivere nella paura; ricordi cosa disse Kennedy quando gli chiesero se non temesse di essere ucciso? – Se mi vogliono mi avranno -. Non puoi vivere nell’ansia. Ti do un consiglio e poi non lo faro’ mai piu’ perche’ odio chi vuole guidare la vita degli altri; ma stavolta ne va del nostro futuro e quindi faccio un’eccezione: tu sei una persona deliziosa; io sto bene con te e sono sicura che staro’ bene anche quando sarai antipatico, avrai l’influenza o voterai ancora Ulivo; lasciati portare dalla corrente e non pensare troppo; so che la tua professione ti porta a programmare tutto, ma con le persone non funziona. Se vivremo insieme ti diro’ tutte le cose belle che vedo in te e ti deridero’ per i tuoi difetti, ma sarai sempre il mio Francesco. Durera’ per sempre o finira’ tra un mese ? Non lo so e non mi interessa perche’ per me gia’ quello che ho avuto vale il prezzo di una eventuale futura sofferenza. Ed ora abbracciami e piantala di rompere.” L’improvvisa brutalita’ lo fece sorridere e tutto il ragionamento gli parve la piu’ bella dichirazione d’amore che avesse mai immaginato. Tornarono a casa, andarono a letto e, dopo essersi accarezzati e baciati per un po’, si addormentarono sereni. La domenica si svegliarono abbastanza presto e lui lancio’ l’idea: “Ti va di fare una gita a Montecarlo?” Manco a dirlo, dopo mezz’ora erano diretti all’autostrada; il traffico si sentiva, ma Francesco guidava con destrezza, senza tante chiacchere, ma veloce. All’una circa stavano gia’ percorrendo i famosi tratti del circuito. Fermarono in un garage ed a piedi girarono per il Principato; dopo un po’ si fermarono a mangiare in un ristorantino francese e Francesco volle per forza la zuppa di cipolle, nonostante gli sberleffi di Anna che gi minacciava l’isolamento erotico. Presero un caffe’ e poi si recarono a giocare alle slot machine dell’Hotel Leuwe dove Anna vinse 120 franchi. Passarono anche al Casino’ e fecero qualche puntata per onor di firma, ma non diventarono ricchi. Dopo due passi sulla piazza del Palazzo e fra i negozietti di ricordi tornarono alla macchina e ripartirono per Milano. Lui ascolto’ per un po’ l’andamento delle partite di calcio, la costrinse a gridare forza Milan, poi mise un po’ di musica per Anna che si era accovacciata sul sedile e sonnecchiava. Affrontarono con pazienza il traffico di rientro, quasi contenti di avere un motivo in piu’ per stare insieme. Prima di rientrare in citta’ si fermarono al selfservice del grill Pavesi e mangiarono qualcosa di caldo. Alle 10 di sera Francesco fermava la macchina in Via Fara davanti al Due Torri. Lui stava per iniziare il suo discorso di circostanza, ma Anna gli mise un dito sulle labbra e fece: “Sssssss…. domani sera alle 19 in Via San Paolo 22. Io ci saro’.” e corse via prima che lui potesse replicare. Le cose procedevano come in un film; la sera si vedevano e mangiavano insieme dove capitava, poi passeggiavano e parlavano e si toccavano e si sentivano vicini; una sera andarono a sentire un corcerto di Sinopoli e la sera dopo andarono al cinema. Ma qualsiasi cosa facessero erano contenti. In ufficio Francesco faceva mirabilie; prendeva nuove iniziative, sbloccava situazioni difficili, incoraggiava tutti, tanto che Giorgio suo collaboratore ed amico gli chiese: “Francesco, ma cosa ti e’ successo?” “E’ tornato il sole nella mia vita!” L’altro capi’, fece un sorriso complice e lo lascio’ ai suoi entusiasmi. Il giovedi’ sera quando riaccompagno’ Anna, le chiese: “Senti Anna ho avuto un idea; ti andrebbe di passare il fine settimana a casa mia; non sono un gran cuoco ma so fare un paio di cosette gustose.” “In cucina ?” replico’ lei maliziosa, e continuo’: “Vieni a prendermi alle otto direttamente qui; voglio portarmi qualcosa.” L’indomani sera quando lui passo’ a prenderla, Anna era gia’ pronta. Sali’ in macchina e lui noto’ che indossava un vestito lungo sotto il soprabito; arrivati in via Senato lui entro’ nel passo carraio e parcheggio’ la 164 nel cortile; prese la borsa di Anna e si diressero verso l’ascensore che li porto’ direttamente all’attico; sul pianerottolo Anna noto’ la moquette, alcune piante ornamentali, una cassapanca antica, ed un’unica porta in legno scuro; tutto aveva un’aria elegante. Francesco apri’ la porta; poi poso’ la borsa a terra e con una mossa improvvisa prese in braccio Anna e varco’ la soglia per deporla in un ampio ingresso; Anna emise un gridolino e si guardo’ intorno con aria ammirata; noto’ il grande crocifisso in legno su damasco rosso che occupava un’intera parete; di fronte faceva bella mostra un cassettone settecentesco. Lui le tolse il soprabito per posarlo su un divanetto e si accorse che quello che aveva creduto un abito da sera, era in realta’ una tunica cinese di seta nera, lunga fino ai piedi, con uno spacco laterale che partiva dall’anca. Non pote’ fare a meno di esclamare: “Mio Dio!!” e per lei fu il piu’ bel complimento. Si abbracciarono forte e lui prese ad accarezzarle i capelli lentamente ed in silenzio; e rimasero cosi’ per parecchi minuti. Poi lui fu preso da improvvisa vitalita’ e volle farle visitare tutta la casa; si notava ovunque il buon gusto e l’assenza di bambini. Lui intui’ il pensiero di lei e disse: “Non ho alcun merito; devo tutto questo soprattutto a Marisa; aveva quasi una passione per i “pezzi” che potevano arredare la nostra casa, e devo dire che il risultato e’ stato eccellente. Mi trovo bene qui e questo luogo mi e’ stata d’aiuto nei momenti di solitudine.” “Sai Francesco, una cosa che mi ha colpito fin da principio e’ che tu non hai mai usato parole negative parlando di tua moglie.” “Anna, la verita’ e’ che penso che non abbiamo avuto fortuna; forse non eravamo fatti per stare insieme; questo non vuol dire che Marisa sia una persona di poco valore. Ho voluto che tu venissi qui anche per farti capire questo e sgombrare il campo dai fantasmi.” “Non riesci a smettere di preoccuparti ehh?” fece lei con aria scherzosa. Erano sul divano del soggiorno e lei fece apposta ad accavallare le gambe in modo provocante. Francesco ammiro’ con piacere quella meraviglia inguanitata in nylon dorato, gustando il vedi-non-vedi della coscia. “Evviva la moda cinese!” esclamo’ e lei “E non sai ancora tutto!” Lui accese il caminetto che occupava la parete di fronte al divano; poi avvio’ lo stereo e lei riconobbe la chitarra di Segovia. L’atmosfera era decisamente confortevole. Andarono insieme in cucina ed insieme sistemarono per la cena: c’erano tagliolini ai funghi porcini ed arrosto con patatine. Quando tutto fu pronto si sedettero al tavolino nella sala da pranzo che Francesco aveva evidentemente preparato; una bottiglia di Beaujolais era gia’ aperta e due candele rosse accese accrescevano l’atmosfera intima. La cena piacque ad Anna che ascolto’ rilassata e divertita gli aneddoti buffi che Francesco raccontava sul proprio lavoro; lui aveva un modo di descrivere le situazioni che le faceva quasi rivivere; lei era affascinata dalla sua voce e non si annoiava ad ascoltarlo. Poi passarono in soggiorno e lui volle mettere un nastro che conteneva i suoi pezzi preferiti che andavano dalla “Battaglia di Wellington” a “Sapore di sale”; quando sentirono le note di Gino Paoli lui si alzo’ dal divano e l’attiro’ a se per ballare lentamente. Anna era docile e morbida e nel ritmo lento, il suo corpo aderiva a quello di Francesco che la baciava sul collo, sentendo solo seta fra la sua mano carezzevole e la pelle di lei. Si illanguidirono e lei sussurro’: “Hai qualcosa di sensuale?” Lui si stacco’, armeggio’ per un po’ vicino allo stereo da cui poi scaturirono le note del “Bolero” di Ravel. Torno’ da Anna che sempre danzando lo porto’ a cadere sulla poltrona; poi lei si allontano’ di qualche passo e comincio’ ad oscillare voluttuosamente seguendo la musica; lui spense le luci lasciando solo un’abatjour ed il fuoco del caminetto; poi prese ad incitare Anna che lentamente aveva iniziato ad aprirsi la tunica; a poco a poco comparve il suo seno morbido e poi il ventre e poi …. Francesco si accorse con un tuffo al cuore che Anna sotto la tunica indossava solo il reggicalze! Lei si avvicino’, si inginocchio’ davanti a lui, con un gesto allontano’ completamente la tunica e prese a scogliergli la cintura dei jeans; lui la assecondo’ e dopo poco anche lui era nudo, illuminato dalle fiamme del caminetto; Anna prese a baciargli l’interno della cosce mentre le sue mani accarezzavano il petto di lui; la bocca di lei risaliva lungo il ventre di lui mentre i seni avevano racchiuso il cazzo duro in una carezza morbidissima; “Anna non resisto!!” “E perche’ vorresti resistere? a me piace sentire questo tuo gingillo cosi’ teso e quello che sta per succedere mi eccita!” Cosi’ dicendo si abbasso’ un poco e appoggiando la sua testa in grembo a Francesco prese a leccargli un lato del cazzo per tutta la sua lunghezza con piccoli colpi di lingua mentre le mani di lei si aggrappavano alle chiappe dell’uomo che si inarcava sempre di piu’; poi arrivata in cima la bocca di Anna si apri’ per succhiare avidamente il cazzo di Francesco. Lui ormai vibrava nell’orgasmo e lei si getto’ su di lui baciandogli e leccando ventre e petto, mentre il seme schizzava fra le poppe morbide. Rimasero immobili per parecchi minuti; poi lui prese a carezzarle i capelli mormorando: “Solo in un sogno l’amore puo’ essere cosi’ bello! Provo tale senso di gratitudine per il piacere che mi dai con tanta generosita’ che vorrei fare qualcosa di grandioso per te. Scoprire un’isola, guidare una rivoluzione, salvare un popolo… ma siamo a Milano nel 1996!” “Capisco quello che provi e sento le mie tette…reagire quando mi parli cosi’; sentile…. Io credo che sia gia’ grandioso che tu mi ami, che tu goda di me, che io goda di te, che io senta rispetto e bonta’ nei tuoi gesti e che non si faccia male ad altri.” E cosi’ dicendo lo trasse a terra sul tappeto vicino al caminetto e si tolse il reggicalze ed il resto. Entrambi rimasero pensierosi a fissare le fiamme godendo della presenza reciproca; poi Francesco avvolse una sua mano sulla tetta di Anna, massaggiandola pigramente e facendo giocare il capezzolo fra le dita. L’altra mano scese poi lungo il ventre e prese a carezzare il boschetto peloso; poi si inginocchio’ fra le cosce di lei e comincio’ a leccarle la fica piu’ con affetto che con lussuria. Anna senti’ la dolcezza del bacio e si lascio’ andare copletamente; lui con la lingua entrava e usciva risalendo verso il clitoride, e quando lo stringeva fra le labbra strappava ad Anna mugolii di piacere; poi uso’ le dita facendole scorrere lungo tutto il solco, saggiando le aperture di Anna con delicatezza e leccandole entrambe. Lui faceva questo per darle piacere, ed era tanto impegnato nelle carezze che non sentiva la spinta del proprio orgasmo in arrivo; e questa era per lui una sensazione nuova che gli dava sicurezza. Ma stavolta fu Anna a non poterne piu’: lo attiro’ a se e dopo averlo baciato succhiandogli la lingua e mordendogli le labbra, lo spinse supino sul tappeto e lo copri’ col suo corpo aprendo le gambe; lui tento’ di usare la mano per guidare il cazzo all’introduzione ma lei disse: "No….fermo." e prese a scorrere su di lui sollevandosi appena e cercando di catturare l’uccello fra le sue cosce; era una tortura raffinata, ma Francesco piegando in alto le gambe favori’ l’incontro e dopo poco senti’ che la punta del cazzo incontrava un’apertura umida e cedevole; fu bellissimo perche’subito scivolo’ facilmente dentro e rimasero incollati nell’abbraccio. Poi Anna lentamente si mosse e tirando su le gambe si accovaccio’ su di lui come una mantide; mentre le lingue si succhiavano con passione, Anna prese a sollevarsi piano piano fino quasi a lasciarlo uscire per poi ripiombare su di lui per prenderlo tutto dentro; lui le roteava le mani sulle poppe per poi afferrarla alle chiappe ed aiutarla a pomparlo. Lui si sentiva duro ma tranquillo e pensava a godersi ogni centimetro della pelle di Anna; lei ormai respirava forte e si aggrappava alle sue spalle con forza; la mano di lui scivolo’ nel solco di Anna ed un dito umido si infilo’ lentamente nella seconda apertura di Anna che si contrasse convulsamente su di lui quasi graffiandolo, mentre le cosce lo stringevano in una morsa e la fica pulsava sul suo cazzo in eruzione. Fu il rarissimo miracolo di venire insieme e i due amanti rimasero in un silenzio quasi religioso. Poi Francesco si alzo’, la prese in braccio, la porto’ in camera da letto, la mise con cura sotto le coperte e si corico’ a sua volta; non dissero una parola; lui si giro’ prono infilo’ una gamba sotto quelle di lei e lascio’ che un suo braccio ciondolasse sulle anche morbide di Anna e si addormento’ per primo. Al mattino del sabato Francesco si sveglio’ verso le otto, fece un caffe’ e curo’ se stesso: quando fu pronto fece un caffe’ per Anna ed ando’ a svegliarla; le fece il solletico intorno alle labbra e poi lungo le braccia finche’ lei non spalanco’ gli occhi, attonita di non trovarsi al Due Torri; poi vide Francesco ed il caffe’ e sorrise: "Servizio completo!!" esclamo’. Usci’ dal letto nuda e scappo’ nel bagno. Lui scese a prendere il giornale e si sistemo’ in soggiorno, aspettandola. Quando lei fu pronta, Francesco fisso’ ostentatamente la donna che gli stava di fronte con un vestitino azzurro ed una giacca sciallata color ghiaccio e disse: "Vuoi che ti dica cosa mi piace di te?" "Siiii….siiii….siii" urlo’ lei battendo le mani e bamboleggiando. "Sei una donna molto dolce con un sincero interesse per gli altri; sei una persona fine e si sente che la tua cortesia e’ una dote naturale; quando cammini la parola che viene in mente e’: morbidezza; sei intelligente e spiritosa e quando ridi con quei tuoi toni bassi mi sento rimescolare; quando ti bacio sai di buono e la tua pelle profuma; e le gambe poi…non ho visto mai niente di cosi’ perfetto e vorrei sempre sentirle sotto le mie mani: e poi….hai ormai capito: sei la donna piu’ bella del mondo!" "Che bellezza….mi svegliero’ sempre cosi?" Si abbracciarono e lui propose: "Ti andrebbe di andare a Brera?" "Magari!!…ma andiamoci a piedi." Scesero in strada e si avviarono verso Via Manzoni; il cielo era grigio ma non faceva freddo; fecero una bella passeggiata per il centro e quando furono nella zona del Museo l’affollamento del giorno festivo li rallegro’. Visitarono le varie sale e gallerie e fu lei ad illustrare i dettagli e le storie dei dipinti piu’ famosi. Verso l’ora di pranzo lui volle condurla alla "Torre di Pisa" dove gustarono zuppa toscana e bistecca; lui le racconto’ la storia del ristorante, che fino al ’58 era stato un famoso casino, poi rilevato e trasformato da immigrati toscani. Era bello vedere che ognuno di loro parlava quando aveva qualcosa da dire, senza pavoneggiarsi, ed alternandosi con naturalezza a seconda dei soggetti. Finito il pranzo lui disse: "Vuoi riposarti?" "No, sto benissimo." "Allora andiamo allo zoo." e fu divertente sentire Anna commentare le smorfie degli animali. Quando furono davanti alla pantera, lui disse: "Sai che ti somiglia?" e lei fu visibilmente lusingata. Piu’ tardi andarono al cinema in centro e poi a casa. Avevano camminato tutta la gionata e Anna propose di preparare una minestra ristoratrice; lui capi’ la voglia di lei di esibirsi e la lascio’ fare limitandosi ad indicarle dove trovare le cose di cui aveva bisogno; preparo’ una stacciatella con brodo di dado che mangiarono in cucina; presero un po’ di formaggio e di frutta e poi si videro un po’ di televisione. Verso le dieci e mezza andarono a dormire. La domenica si svegliarono presto e dopo il caffe’ andarono in bagno e poi rimasero in accapatoio sul letto a giocherellare. "Sai Anna, avevo un collega che era quasi un maniaco sessuale; era sposato da poco ed aveva letto su una rivista che da una seria ricerca, naturalmente americana, risultava che l’ora migliore per far l’amore era fra le 6.30 e le 7 del mattino; cosi’ a volte metteva la sveglia e costringeva la moglie assonata a farsi cavalcare!" "Io non sono assonnata" disse laconicamente Anna, e sorrise sorniona. Tanto basto’ perche’ lui si chinasse verso il suo grembo, e dopo aver tirato la cintura dell’accappatoio, cominciasse a baciarla fra le cosce. Lei fece altrettanto, e si ritrovarono capovolti a leccarsi come animaletti ingordi. Non erano ancora allo spasmo, ed ogni tanto si fermavano e ciascuno guardava con curiosita’ il sesso dell’altro; Francesco vide luccicare i peli castani di Anna e vide la sua fica aprirsi come una farfallina; l’interno era rosa e umido e lui lo accarezzo’ con un dito, sfiorando il piccolo cappuccio che spuntava fra i peli; piu’ in basso l’altro ingresso sembrava un piccolo fiorellino. Lei a sua volta osservava quel palmo di carne rosa che svettava fra il pelo fitto, con quella testa sproporzionata e con le vene turgide; e sotto il sacchetto piu’ scuro coperto di peluria con le palle che roteavano in continuazione come per conto loro. Seguitarono a succhiarsi con costanza ed a poco a poco la vista si offusco’ per il piacere in arrivo; lei cercava di prenderlo in bocca il piu’ possibile e si aiutava con le mani alla base. Quando capi’ che lui stava per venire si ritrasse e lo massaggio’ furiosamente con la mano per vedere lo schizzo; quando arrivo’ se lo strinse al petto lasciandosi bagnare dal liquido bianco e caldo; poi senti’ un tremito in tutta la sua parte bassa e strinse le cosce intorno al volto ruvido di Francesco, sibilando: "Siii…..siiii…..siiii!!" Le loro mani si intrecciarono e si strinsero complici. Dopo un rapido passaggio in bagno, entrambi erano pronti per uscire. "Ti va di andare a messa a S.Ambrogio?" fece lui. "Si, vengo volentieri perche’ credo di dover parlare con Dio per grazia ricevta!" "Era proprio il mio stesso pensiero!" e si avviarono fuori di casa. Lui prese l’Alfa e si recarono alla Basilica. La messa delle undici non era affollata; la solennita’ del luogo e l’odore di incenso li avevano intimiditi; si tenevano per mano quasi a farsi coraggio e pregavano in silenzio ciascuno nella sua lingua. Quando il prete alla fine disse – scambiatevi un gesto di pace – lui si chino’ a baciarla sul viso e senti’ il sapore salato delle lacrime. Senti’ una vampata di tenerezza dentro di se’ e disse: "Anna ti amo." Uscirono ancora commossi e si soffermarono sotto il portico e poi davanti alla facciata ad ammirare quella meraviglia romanica. "Arriviamo al Palazzo Reale a Monza?" "Siiii" fece lei. Ripresero la macchina e si districarono nel traffico; fecero in tempo per una rapida visita al Palazzo poi si trasferirono in centro per scegliere un ristorante. Si fermarono "All’Archibugio" e riuscirono a trovare un angolo appartato. Mangiarono risotto ed ossobuco e poi presero un caffe’ al Bar Centrale. Ma non avevano voglia di trovarsi in mezzo alla confusione e dopo un giro in macchina nel parco, tornarono a casa. Quando furono sdraiati in poltrona nel soggiorno Francesco chiese: "Anna, perche’ non ti trasferisci qui da me?" Lei rimase pensierosa per un po’, poi parlo’: "Vedi mio caro, anch’io l’ho pensato; sarebbe la cosa piu’ logica e piu’ pratica; ed e’ chiaro che svegliarmi al mattino con te accanto, sarebbe un altro vivere; ma dovremmo sacrificare una parte della nostra indipendenza che abbiamo conquistato a caro prezzo entrambi; non vorrei sprecare tutto con una decisione avventata; ti prometto che a Natale avrai la mia risposta; per ora godiamoci quello che viene. Comunque saro’ tua ospite ogniqualvolta lo vorrai." Stavolta fu lui a rimanere pensieroso, ma poi rispose: "Come sempre sei piu’ saggia di me; va bene a Natale; e adesso baciami." e si strinsero affettuosamente. Lui accese il televisore e lei gli chiese: "Mi sono portata un articolo che voglio leggere; ti dispiace se mi sdraio un po’ sul letto mentre tu ti vedi i risultati di calcio?" Lui capi’ che non voleva stargli addosso e gli piacque l’idea di stare in casa ognuno per conto proprio. Lui si vide in TV risultati e commenti della giornata sportiva poi verso l’ora di cena mise in forno cannelloni surgelati e preparo’ la tavola in cucina; quando fu ora, ando’ a chiamare Anna e mangiarono nel clima mesto della domenica sera. Fecero insieme un po’ di zapping sui vari canali e verso le dieci decisero di andare a letto. Il clima da vecchi coniugi che si era creato era molto riposante per entrambi; a letto parlarono per un’oretta di varie cose; lui le fece anche un quadro della propria situazione economica; guadagnava circa otto milioni al mese e la meta’ circa serviva per gli alimenti a Marisa; il resto serviva per le spese di casa ed era piu’ che sufficiente. Lei spendeva piu’ della meta’ del suo stipendio per il Due Torri ma preferiva cosi’, per non dover pensare alla casa; per mangiare spendeva pochissimo ed il resto lo dedicava all’abbigliamento. Con l’aria che tirava nel Paese, conclusero col riconoscere di essere persone privilegiate. Poi lei spense la luce e si accoccolo’ contro di lui che le accarezzo’ i capelli finche’ non senti’ dal respiro che si era addormentata. Mise la sveglia alle sette e rimase a pensare finche’ non arrivo’ il sonno anche per lui. Al mattino si svegliarono riposati e dopo il caffe’ utilizzarono i due bagni e si prepararono; alle otto e venti uscirono in strada presero cappuccino e cornetto al bar e poi arrivarono insieme alla metropolitana per andare in ufficio; si separarono in mezzo alla folla con l’intesa di trovarsi la sera in via S.Paolo. In settimana Francesco dovette andare a Bologna per un collaudo e non si videro per una sera; fu la loro prima lunga telefonata d’amore. Al ritorno lei ando’ a prenderlo alla stazione e si corsero incontro come se fossero stati separati per mesi; poi insieme riandarono alla pensilina del treno per Roma dove si erano incontrati. Seguitarono felici per molti giorni, sempre facendo qualcosa di diverso; e Milano era stupenda per questo; andarono a teatro e una volta anche in discoteca; Anna era stata altre due volte a dormire da Francesco ed avevano fatto l’amore; in momento di intimita’ Anna gli aveva detto: "Sai Francesco, ho l’impressione che tu durante gli anni di matrimonio sia rimasto come ibernato, senza invecchiare, ed ora tutta la tua vitalita’ torna ad esprimersi come se tu fossi ancora il ragazzo di allora." Lui aveva molto riflettuto su questo pensiero, indeciso se crederlo possibile o no; anche lui spesso si era sentito coetaneo di Anna al di la’ dei dodici anni che li separavano; certo non aveva alcuna intenzione di risparmiarsi; e ricordando il consiglio di Anna decise di essere quello che si sentiva. Grazie alla classe e sensibilita’ di Anna le sue paure erano sparite ed ora si sentiva un discreto amante, capace di assecondare l’inesauribile fantasia di Anna nel fare l’amore. Ed arrivo’ la settimana di Natale. Il 25 dicembre sarebbe caduto di mercoledi’ ed ovviamente avevano deciso di passare insieme le feste. La domenica, a casa di lui, avevano fatto l’albero e avevano scelto cosa ordinare per la cena ed il pranzo di Natale. Francesco le aveva anche chiesto di accompagnarlo a far visita all’anziana madre la mattina di Natale, come lui faceva per tradizione; Anna, che era orfana, si senti’ toccata dalla proposta. Quando al mattino del lunedi’ si lasciarono alla metropolitana, Anna disse: "Stasera vieni tu da me alle otto." La cosa lo stupi’, perche’ nei due mesi passati insieme, Anna non lo aveva mai invitato da lei. Ma ormai era abituato ai capricci improvvisi di Anna che erano il divertimento della loro relazione. Ad ogni buon conto lui aveva comprato un Cartier d’oro per Anna e penso’ di anticipare il dono a quella sera. Dopo l’ufficio era passato da casa e si era messo in jeans e pullover sotto il giaccone. Aveva anche comprato un’orchidea con un grande fiocco rosso. Alle otto varcava trepidante la soglia del Due Torri e prendeva l’ascensore per il dodicesimo piano. Suono’ al 122 e dopo un fruscio, la porta si apri’ ed una mano lo trascino’ all’interno completamente buio. Senti’ una risartina e interdetto allungo’ la mano libera per incontrare la morbidezza del… corpo nudo di Anna. Sorrise fra se’ ed abituatosi al buio intravide i contorni della stanza. Fece per dire "Ma cosa…." ma la mano di lei lo fece tacere e poi senti’ la lingua umida che cercava di forzargli le labbra; penso’: "Magnifico…sono in Paradiso!" Lascio’ cadere l’orchidea e si tolse la giubba, mentre Anna, sempre in silenzio seguitava a coprirlo di carezze e di baci e lo trascinava verso il letto; si spoglio’ rapidamente e quando fu nudo, accettando il gioco del silenzio, avvolse Anna da dietro con le braccia e comincio’ a baciarla e succhiarla lungo la schiena e poi sulle chiappe e poi in ginocchio giu’ lungo le lunghe gambe di lei per poi risalire ancora, mentre con mani tentacolari le accarezzava le cosce ed il ventre; poi la fece girare e comincio’ a succhiare e leccare l’ombelico e le mani parlpavano seni e capezzoli e la spingevano contro il bordo del letto; Anna si adagio’ supina sulla sponda del letto mentre lui inginocchiato fra le cosce di lei, le leccava la fica; poi lei alzo’ entrambe le gambe e le poggio’ sulle spalle di lui, mentre con le mani gli accarezzava i capelli e gli attirava la test nella spaccatura; lui comincio’ a far scorrere il proprio indice lungo l’apertura pelosa e turgida di lei per poi introdurlo tutto; poi la sollevo spingendola completamente sul letto per adagiarsi accanto a lei; le succhio’ i capezzoli e con il dito seguitava il movimento ritmico dentro di lei; poi il dito ormai umido scese piu’ in basso e comincio’ a roteare intorno all’altra apertura; Anna respirava affannosamente e gli mordeva la spalla; il dito di lui divenne invadente e lentamente comincio’ a penetrare; Anna sollevo’ le gambe sul letto e gli strinse il cazzo duro carezzandolo su e giu e mormorando: "Siii….ti sento….siii….ancora!" con voce velata. Il dito di lui era ormai completamente dentro, e quando senti’ il muscolo di Anna rilassarsi, prese a scorrere e roteare all’interno, godendo nell’esplorare quella nuova cavita’ calda e morbida. A poco a poco le membra di Anna presero a vibrare e anche lui senti’ il segnale dell’onda in arrivo. Ora stavano tremando entrambi e quando il pollice di lui le massaggio’ la fica Anna si strinse convulsamente a lui gridando: "Francescooo….siiii…mi piace!…eccomi." La mano di Anna era ormai veloce e quando arrivo’ lo schizzo di lui sul ventre fu tutto un mischiarsi di umori e di carezze. Rimasero in silenzio per un po’, poi Anna disse: "Buonasera e benvenuto mio amato." "Anna tu sei matta; come fai a pensarne tante?" "E ancora non hai visto tutto." fece lei sorniona. Si alzo’ e si mosse nel buio come una gatta; si senti’ un tintinnio di cristalli e poco dopo lui si senti sfiorare le labbra da un calice e bevve. "Mmmmm…buono…Cordon Rouge?" Anna se ne verso’ un po’ sul ventre e volle che lui la leccasse; poi sempre nel buio lo attiro’ a se’, gli prese la testa fra le mani e comincio’ a baciarlo sugli occhi, sulla gola, dentro le orecchie, per poi spingergli la lingua in bocca; fu una scossa elettrica ed il cazzo di lui riprese vita; Anna lo senti’ e prese a carezzarlo scendendo fra le cosce ed avvolgendogli le palle con rapide strizzatine; poi Anna si attiro’ la testa di lui sul seno e strizzandosi una tetta si fece succhiare il capezzolo. Ad un certo punto Anna si allungo’ verso il comodino e lui la senti’ armeggiare; quando torno’ verso di lui riprese a carezzargli il cazzo, ma stavolta lui senti’ scorrere lungo l’asta una sostanza scivolosa e capi’…..che Anna voleva abbattere l’ultimo tabu’. Fu come paralizzato da un brivido di piacere e senti’ la bocca secca. Anna, in ginocchio sul letto, gli carezzo’ con l’altra mano il viso e le labbra e gli occhi con una lentezza struggente; poi senti’ che si accovacciava prona sul letto ed una scossa percorse la schiena di lui. "Non farmi male…" disse lei in soffio. Lui si inginocchio’ alle sue spalle, unse di vasellina la mano sinistra e comincio’ a far scorrere l’indice nel solco di lei; con l’altra mano si teneva all’anca di lei. Il dito della mano sinistra incontro’ l’apertura posteriore e lentamente si introdusse lubrificandola; i muscoli da Anna erano contratti ma il su e giu del dito ebbe l’effetto di rilassarla e Francesco senti’ l’apertura dilatarsi; allora estrasse il dito e con la mano destra appoggio la punta del cazzo; spinse un poco e senti’ le chiappe di Anna intorno al suo uccello; spinse ancora ma la testa incontro’ resistenza e si senti’ un sibilo di Anna; allora Francesco rimase immobile per non farle male: fu Anna a spingere all’indietro con piccole oscillazioni sempre piu’ decise improvvisamente la testa passo’ e quasi tutto il cazzo scivolo’dentro; Anna fece solo: "Ahi..ssss" e rimase ferma per un po’, mentre lui sentiva il sangue pulsargli nelle orecchie. Poi Anna si mosse e lo lascio’ entrare completamente; ora Francesco sentiva le chiappe morbide di Anna contro il suo grembo e comincio’ lentamente a pompare mentre con un braccio si teneva abbrancato ai fianchi di lei e con l’altra mano le carezzava la fica e le tette. Ora i colpi di Francesco erano decisi, quasi cattivi e Anna rantolava. Quando arrivo’ l’ondata di piacere Francesco afferro’ le tette di Anna e schizzando grido’: "Ssss…eccomi…siiii… eccomi." mentre lei si irrigidiva a sua volta. Caddero affiancati sul letto e lui non si mosse finche’ non senti’ il suo uccello scivolar fuori. Allora prese ad accarezzare Anna dappertutto con tenerezza, cercando di trasmetterle la sua gratitudine per il dono ricevuto. Lei si allungo’ verso il comodino ed accese l’abatjour; si guardarono con occhi languidi e lei confesso’: "Sai Francesco, non l’avevo mai fatto, e non sapevo se ne sarei stata capace; avevo paura di apparirti goffa e maldestra; percio’ ho voluto le luci spente; ora sono contenta." "Francamente anch’io ero inesperto; ma mi e’ piaciuto molto; ho capito che, anche se non siamo piu’ ragazzi, tu hai voluto donarmi la tua verginita’ e questo suggella il nostro rapporto: Buon Natale Anna!" ed Anna: "Buon Natale Francesco, amico mio!"
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