La sceltaIl grande veliero dalle vele color amaranto procedeva lentamente, il porto di Amsterdam si allontanava e cominciava a perderne i contorni, all’orizzonte un grande motoscafo bianco si avvicinava velocemente ed alcuni marinai si apprestarono ad allestire la scaletta. Eccolo, era lui, il Professore.Come salì a bordo le andò incontro, le baciò la mano, ‘grazie di avere accettato la mia offerta, se sei come penso non te ne pentirai e riuscirai a trovare te stessa sin negli aspetti più reconditi’.La ragazza si stupì di quella gentilezza, si aspettava da subito l’atteggiamento duro e sprezzante con cui era stata accolta alla villa, quando Marco la aveva offerta in dono, ed il suo stupore fu colto dall’uomo che proseguì ‘sarò il tuo padrone solo quando saprai sino in fondo ciò che ti aspetta e lo avrai accettato, per ora sei solo una gradita ospite ed è giusto che tu sia trattata come tale.’Le fu fatta vedere la sua stanza, grande ma completamente disadorna, un letto a due piazze, con catene sulla testata ed alle gambe, sulle pareti anelli un po’ ovunque, un tavolo stranamente ampio, una gogna ad una estremità.Una vera e propria sala di tortura, c’era persino un verricello in legno con i paranchi simili a quelli per ammainare le vele. Alcune matasse di corde, di catene e lacci in cuoio erano ordinati su una panca, accanto ad altri attrezzi di vario uso. Non c’erano oblò e la luce filtrava da un lucernaio a soffitto che dava sul ponte di prua, era piuttosto grande, tutto in vetro, da sopra si sarebbe potuta vedere la stanza interamente.Poi, il Professore le fece visitare gli altri alloggi padronali e quelli dei marinai, la sala grande e la cucina. ‘Ora riposati, io ho da fare, ti farò chiamare tra qualche ora e ti chiarirò sino in fondo cosa voglio da te, cosa ti aspetta, avrai ancora una possibilità di accettare o rifiutare, potrai essere ricondotta in porto o salpare con me per nuovi orizzonti.’Era stupita, frastornata, non certo per il lusso o l’ambiente, proveniva da una famiglia ricchissima di Bruxelles, ne era già abituata, ma l’atmosfera e soprattutto il fascino dell’incognito verso cui quello strano personaggio, inquietante e misterioso, l’avrebbe portata. Passò circa un’ora ed un marinaio la pregò di seguirlo. La sala era illuminata da candele, il Professore seduto su una poltrona le disse di accomodarsi al centro. Ciò che subito la colse impreparata era la presenza dei marinai, erano in sei, seduti sui divani tutt’intorno, come fossero essi stessi degli ospiti.’Adesso ascoltami bene’ disse ‘questi uomini sono miei fedelissimi, sanno tutto di me, delle mie abitudini, del mio stile di vita.Essi mi ubbidiscono in tutto e sono molto fidati.Sono qui per conoscerti ed anche per essere testimoni di quanto sto per dirti.’Sara si sedette sulla sedia al centro, era tesissima, non si aspettava certo di essere esposta così pubblicamente in quello che, pensava, dovesse essere una chiacchierata assolutamente privata, per cui si sentì a disagio, più di quanto non fosse stata quando, nuda, davanti a più persone, subiva umiliazioni e torture.’Marco mi ha precisato quali sono stati i limiti che avete concordato ed io li ho rispettati sino a questo momento, ma se accetterai di essere la mia schiava dovrai accettare anche i miei desideri, quindi sappi già sin da subito che le limitazioni che vi eravate posti cesseranno di esistere, tu sarai mia in tutto e per tutto, nessuna condizione di sorta.’Nella pausa che seguì Sara tentò di realizzare in fretta cosa volesse dire e si rese conto che limiti quali gli escrementi o giochi di sangue sarebbero caduti.Si sentì avvampare, questo non lo aveva previsto, questo andava oltre tutte le esperienze sin qui vissute, non era affatto certa di volerlo, anzi ne fu molto spaventata. Sentì il suo viso avvamparsi, aveva addosso gli sguardi di tutti quegli uomini, seri, attenti, curiosi. ‘Mi sta a cuore la tua incolumità, non ho nessuna intenzione di deturparti o danneggiarti in modo permanente, ma non posso garantirti che sul tuo corpo non rimarranno i segni del mio piacere, mai in volto, certo, ma ovunque disporrò di te a mio piacimento e senza freni. Ti lascio ancora un ora, ritirati e riflettici, tra un ora, se avrai deciso di andare avanti, presentati qui, completamente nuda, sarai marchiata a fuoco con i miei simboli e sarai definitivamente mia.’Fece fatica ad alzarsi, le gambe tremavano, senza guardare nessuno, gli occhi a terra, la fronte imperlata di sudore, si avviò lentamente nella sua stanza.Si sedette sul letto e la sua mente corse alla schiena striata da profonde cicatrici di Giada, la cameriera della villa, ebbe un brivido, pensò a tutto ciò che poteva accaderle e le venivano in mente atroci torture. Ne aveva subite di tutti i tipi, trazioni, sospensioni, frustate, scariche elettriche, penetrazioni, aveva fatto esperienze sessuali con più persone ed in tutti i modi, ed alla fine ne era sempre uscita stremata, dolorante, contusa, ma, dopo qualche giorno tornava integra e pronta a nuovi giochi. Ora le si chiedeva di andare oltre, di offrire il suo corpo in modo totale, permanente, definitivo. Si strinse in se stessa, si accarezzò le braccia, poi le gambe, quasi a cercarsi, quasi ad interrogarsi anche fisicamente e fu così che ebbe la risposta alle sue angosce. La mano passò tra le gambe, non portava mutandine, non le era consentito, quindi toccò accidentalmente il suo sesso e rimase sconvolta quando si accorse che era bagnata, era eccitata, si ritrasse e vide macchie dei suoi umori sul letto, come mai non le era accaduto prima.Quasi incredula tornò a toccarsi, con timore, poi con curiosità, infine prese a masturbarsi ed in pochi attimi ebbe un orgasmo come non ne aveva mai provati, intenso, lunghissimo, si contorceva ansimando e contraendosi, non si rese neppure conto che stava urlando il suo piacere.Non c’erano dubbi, il suo corpo aveva deciso per lei. Si alzò, si tolse la minigonna, la camicetta, i sandali, poi, completamente nuda, si avviò al suo destino. L’iniziazioneNella sala il Professore la attendeva accanto ad un braciere ardente, una brace rossa e viva celava l’estremità di una bacchetta in acciaio.’Mettetela sul tavolo’ il tono della voce era totalmente cambiato, secco, deciso, risoluto.Tre uomini presero la ragazza e la stesero sul tavolo, uno le si sedette dietro la testa, le sollevò le braccia, incrociò le sue mani dietro la nuca e le strinse in una morsa che sembrava di ferro, gli altri due allargarono le sue gambe, le sollevarono portando le caviglie vicino al loro collo ed arretrarono allargandola all’estremo, anche loro serrarono le mani possenti imprigionandola. Il Professore estrasse il ferro rovente dal braciere, si avvicinò alla donna che, istintivamente, chiuse gli occhi e si girò da un lato. ‘Apri la bocca’ si sentì ordinare, lo fece e si sentì riempire da una specie di palla spugnosa, poi tornò a voltarsi ed attese. Passò qualche secondo e sentì il suo ventre bruciare, un dolore indescrivibile, lampi negli occhi, un senso di soffocamento, poi il nulla. Quando si risvegliò, nella sua stanza, era sul letto, un uomo la osservava in silenzio, alzò a fatica la testa, un grande cerotto le copriva il monte di venere, il dolore era intenso, tornò ad assopirsi. Non seppe quante ore aveva dormito, sicuramente le avevano iniettato sedativi, ma ora stava bene, il dolore era scomparso ed anche il cerotto. Ora poteva vedere il segno del dominio che avrebbe portato per sempre con lei, la testa di un falco circondata da una catena a forma di scudo. Era sola e libera, pian piano si accarezzò, non provava sofferenza, si accarezzò quel segno, la leggera cicatrice ancora fresca e cosparsa di uno strano unguento le restituì un lieve fremito, poi la mano scese, cominciò ad accarezzarsi, leggermente, poi sempre con più vigore, si pizzicò il clitoride, si penetrò con due dita e si lasciò trasportare.’Vestiti, ti aspetto tra dieci minuti di là, la tua iniziazione è solo cominciata.’Fece in un lampo, era estate, faceva caldo e non aveva istruzioni, mise quindi una gonna lunga sino ai piedi ed una camicetta annodata sul davanti, sotto, ovviamente, nulla.Il motoscafo era già pronto, la nave era ferma, il silenzio fu interrotto da potenti motori, appena a bordo partì in direzione del porto che si intravedeva all’orizzonte. Un porticciolo di una cittadina, per le strade non c’era un’anima, era tarda mattinata ma la zona era deserta.Una targa, Dottor ……., un portone in legno socchiuso, il Professore le fece cenno di seguirlo e vi entrò con sicurezza dirigendosi verso una scala.Quando bussò e disse il suo nome gli fu immediatamente aperto ed un signore anziano lo salutò cordialmente. ‘Ti aspettavo ed ero curioso’ poi, rivolto alla ragazza, ‘spogliati e stenditi su quel lettino’ le ordinò con voce decisa. Sara non se lo fece ripetere, un bottone, il nodo, ecco era nuda, si coricò a pancia in su, allargò le gambe lasciandole pendere dal lettino e mise le mani dietro la nuca, fissò il soffitto, interamente decorato da un intreccio di antiche travi in legno scuro, quella casa doveva essere vecchissima, anche se tenuta in modo perfetto. L’uomo le si avvicinò, estrasse da sotto il lettino due specie di braccioli, li girò ed ecco una sorta di poltroncina ginecologica, sollevò le gambe di Sara e le posizionò in modo che fosse totalmente aperta e pronta. ‘Cos’altro mi farà?’ si chiese con una certa apprensione, non vedeva attrezzi, solo quell’uomo che si infilava guanti in lattice. Poi si recò presso un armadio, lo aprì ed estrasse un tronchesino piuttosto grosso tornando tra le sue gambe. Si tese, ebbe un brivido, cosa mai le avrebbe fatto? Si rasserenò quando si accorse che stava asportando i due anelli d’oro che Marco le aveva imposto e saldato nelle labbra della vagina. Certo, pensò, era giusto rimuovere i segni di un altro padrone.’Ecco’ disse il Professore, ed allungò all’uomo un piccolo lucchetto in oro e diamanti. Sara intuì, avrebbe sostituito gli anelli e, data la forma, avrebbe sigillato le labbra impedendo parzialmente l’accesso. Ovviamente l’operazione non fu dolorosa, i fori precedenti erano già di grandi dimensioni, in un attimo fu imprigionata. I due anelli rimossi le vennero applicati ai capezzoli, e quella invece fu un’operazione più sofferta perché erano ben più grandi degli anelli rimovibili che era solita mettere quando le veniva ordinato. Ma quell’uomo doveva essere un grande esperto perché procedette gradatamente allargando i fori con diversi spessori prima di applicare e sigillare quelli definitivi. Ecco, a quel punto non avrebbe potuto più rimuoverli se non facendoli nuovamente tagliare, se anche avesse indossato un costume si sarebbero visti, ma non le importava, anzi le piaceva l’idea che si sapesse chi fosse e come viveva. Ma non era finita, fu la volta della lingua, il Professore volle che fosse forata e predisposta per un altro anello che fece vedere al Dottore.Un anello apribile, anch’esso in oro, delle dimensioni di una fede. Ci vollero diversi giorni prima che Sara si abituasse a quel foro e quando le fu applicato l’anello per la prima volta fece una fatica notevole a sopportarlo. Ma le fu immediatamente tolto ed al suo posto una sferetta, seppe che l’anello sarebbe stato usato solo per certi giochi o punizioni. Ecco, l’iniziazione, dal punto di vista estetico era completata, era pronta per essere usata, per il piacere di chiunque avvesse voluto il suo nuovo padrone, entrò in bagno, si mise un fazzoletto in bocca per non farsi sentire e cominciò a toccarsi, non ci volle molto, l’eccitazione era tale che venne subito, e poi…ancora.In rotta verso la Spagna, verso nuove sensazioni…..
Aggiungi ai Preferiti