Ho conosciuto la mia padrona qualche mese fa rispondendo ad un annuncio inserito in un giornale locale, e da allora sono diventato un vero schiavo, un oggetto che lei usa esclusivamente per il suo piacere. Si chiama Mariarita ed è una bella 35enne divorziata, abituata a comandare e ad avere gli uomini ai piedi grazie alla sua bellezza. Altezza media, corpo curato con anni di palestra, lunghi capelli neri, un seno abbondante e un sedere da favola unitamente ad un carattere forte e autoritario, la rendono una padrona inflessibile e sicura di sé. Dal canto mio, non sono mai stato un adone, 29 anni, sono comunque abbastanza piacevole e ciò mi ha consentito, unitamente alla mia totale sottomissione, di essere accettato come suo schiavo. Andavo da lei quasi ogni weekend e lì dovevo subire ogni sorta di umiliazione fisica e cerebrale. Lei spingeva molto per annullare ogni forma di virilità dalla mia persona, trasformandomi in una troietta, indossando abiti e biancheria femminile e inculandomi con falli finti allacciati in vita. Inoltre dovevo essere la sua cameriera (fare le pulizie, cucinare, servire a tavola ecc.) ma soprattutto dovevo essere il suo cesso personale e pulire il water esclusivamente con la lingua. L’ultimo fine settimana, dopo essere entrato e casa sua ed avere reso omaggio ai suoi piedi, mi ha fatto spogliare e mi ha messo un piede sulla faccia dicendo “fino ad oggi sei stata una brava schiavetta, ma adesso voglio andare oltre. Ho organizzato una festicciola per stasera e tu dovrai soddisfare sia me che i miei ospiti. Hai capito?”. Quella novità mi sorprese parecchio, ma da schiavo quale sono non potevo fare altro che dire “si Padrona”. Il resto della giornata trascorre più o meno tranquillamente dovendo preparare il necessario per la serata, addobbare la sala, pulire per bene e così via. Anche la padrona si limita ad impartire gli ordini senza però farmi subire le punizioni e le umiliazioni che di solito mi infligge. Mentre lavoro continuo a pensare alla serata che sarebbe venuta; ho un po’ di timore in quanto non sono mai stato usato da altri, tuttavia l’idea di essere schiavo anche di altre persone sconosciute ma soprattutto anche il pensiero di soddisfare ancora la mia padrona e dimostrarle ulteriormente la mia devozione e sottomissione, mi procura un’intensa eccitazione. Si fanno le otto di sera e io completo gli ultimi preparativi. La mia padrona guarda soddisfatta e dice “brava schiava, adesso spogliati che la festa tra poco comincia”. Immediatamente mi tolgo l’abito da cameriera, le mutandine e il reggiseno che di solito indosso e rimango completamente nudo. “Adesso mettiti a quattro zampe, animale” mi ordina; io obbedisco e lei mi sale in groppa e si fa portare in un’altra stanza dandomi la direzione tirandomi per i capelli. Arrivati nell’altra stanza vedo che vi è posizionata una gogna vera e propria e il cuore comincia a battermi all’impazzata. La padrona mi fa alzare, tira fuori una benda da una cassetto, mi guarda negli occhi dicendo “adesso ti benderò e ti bloccherò alla gogna, cosicché sarai completamente in balia di chi vorrà usarti e non potrai nemmeno vedere chi lo farà, se è uomo o donna, vecchio o giovane, bello o brutto, né saprai quante persone ci saranno e se le conosci o meno”. Chiude la frase con una fragorosa risata che non mi faceva presagire niente di buono. “la ringrazio padrona per il privilegio che mi concede di poter divertire lei e i suoi ospiti” dico con lo sguardo basso. La padrona quindi mi benda e mi fissa alla gogna. Sono completamente immobilizzato in ginocchio, la testa e le mani in avanti bloccate dalla gogna stessa, completamente nudo e in balia di chiunque. Dopo avermi immobilizzato la padrona se ne va lasciandomi solo, impossibilitato a vedere e immerso nei pensieri. Resto così per circa mezz’ora, periodo in cui ho modo di pensare alla mia situazione, all’eccitazione che tutto ciò mi provoca e che mi fa capire ancor di più la mia natura di schiavo, di essere inferiore votato esclusivamente al piacere e alla soddisfazione della sua Dea. Mentre sono assorto in questi pensieri, sento il campanello suonare e dopo un tempo che mi pare interminabile sento aprire la porta della stanza in cui mi trovo. Chi è entrato cerca di fare meno rumore possibile cosicché non capisco quante persone sono. Qualcuno comincia ad accarezzarmi il culo e le palle, e mentre ciò comincia a d eccitarmi terribilmente, mi arriva sulla schiena un violento colpo di frusta che mi fa gridare. Dopo il primo colpo ne arrivano altri, sia sulla schiena che sul culo e mentre vengo frustato qualcuno mi mette in bocca un cazzo finto; io comincio a leccarlo e a succhiarlo avidamente anche perché ogni volta che le mie leccate diminuiscono d’intensità, i colpi di frusta diventano più forti. Ad un tratto il cazzo finto mi viene tolto dalla bocca e anche le frustate terminano con mio grande sollievo. Capisco ben presto però cosa mi aspetta. Sento qualcuno armeggiare alle mie spalle e quando sento qualcosa premere nel mio buco del culo, comprendo che sarei stato inculato. Ben presto, infatti, quel cazzo finto che prima avevo leccato mi viene conficcato nel culo e vengo stantuffato per bene. Dai movimenti comprendo che una donna si era allacciata quel fallo in vita e adesso mi sta inculando senza pietà. Il primo dolore dovuto alla sodomizzazione scompare ben presto e comincio ad assaporare qual dildo nel culo quando qualcuno si mette davanti a me e mi ritrovo con un cazzo in bocca, questa volta vero. L’uomo davanti a me mi tiene per i capelli e mi passa il cazzo su tutta la faccia per poi affondarlo tutto in bocca. Io lecco e succhio con devozione mentre il fallo finto da dietro mi penetra con decisione. Tutto ciò avviene nel più completo silenzio, gli unici rumori che si sentono sono i miei gemiti e quelli dell’uomo cui sto facendo il pompino. Ad un tratto l’uomo comincia ad ansimare sempre di più fino a quando mi piscia in bocca tutta la sua sborra che io devo inghiottire tutta per non soffocare. Ripulisco per bene quel cazzo dopodicchè anche il fallo finto mi viene estratto dal culo, ripulisco con la bocca anche quello e vengo lasciato di nuovo solo. Immagino che nel frattempo siano arrivate anche altre persone perché di la sento parlare diverse persone anche se non riesco a capire cosa dicono in quanto la musica ne copre le voci. Percepisco però una certa allegria, segno che la serata sta andando bene. Dopo un po’ sento la porta della mia stanza aprirsi ed entrare alcune persone; vengono davanti a me e mi sputano abbondantemente in faccia; qualcuno comincia a prendermi a calci nel culo ridendo della mia sottomissione; vengo frustato per un po’ e poi tutti escono lasciandomi di nuovo solo. Dopo qualche minuto la porta si apre nuovamente, qualcuno si avvicina e mi mette il cazzo in bocca; comincio a leccare e succhiare quel cazzo che si indurisce sempre di più mentre qualcun altro alle mie spalle mi allarga le chiappe e forza il mio ano con il suo uccello. Non è difficile per quell’uomo incularmi, così io mi ritrovo ancora una volta pieno di cazzi. L’uomo che sto spompinando viene per primo inondandomi la bocca di sborra che devo ancora una volta ingoiare mentre l’altro viene dopo qualche colpo. Non sento la sua sborra nel culo e quindi intuisco che aveva indossato il preservativo; l’intuizione però diventa certezza quando mi costringono ad aprire la bocca e mi versano dentro lo sperma caldo che era rimasto nel preservativo, mentre alcune donne ridono e mi insultano chiamandomi troia, puttana, finocchio e così via. Ben presto il silenzio viene ristabilito ed io mi ritrovo nuovamente solo. Ho la bocca impastata di sperma, il culo indolenzito, la schiena in fiamme e tutto il corpo che reclama una posizione più comoda, però sono anche soddisfatto perché sto compiacendo la mia padrona che sicuramente sta contemplando la mia totale sottomissione e il suo completo dominio su di me. Durante la serata, altre volte la porta si è apre ed io vengo costretto a leccare cazzi, fiche, culi, piedi, inculato da cazzi finti e veri, frustato e sculacciato. Alla fine sono completamente distrutto e la mia padrona viene a liberarmi dalla gogna. “Sei stata brava” mi dice “e adesso verrai ricompensata”. Mi prende per un orecchio e mi porta di là dove c’erano tutti gli ospiti. Alla mia entrata si scatena un coro di risate di scherno e di insulti. La padrona mi ordina di distendermi dentro quella che capirò dopo essere una di quelle piccole piscine di gomma gonfiabili per bambini. Mi sdraio all’interno a faccia in su e sento la padrona dire “bene signori, il cesso è pronto”. Dopo un po’ percepisco diverse persone che si portano ai lati della vasca, mi viene ordinato di aprire la bocca, e dopo pochi secondi un torrente di pipì si riversa sulla mia faccia e nella mia bocca. Non saprei dire quante persone (tutti maschi del resto visto che pisciano in piedi) mi pisciano contemporaneamente in faccia, ma certo che la pipì è tantissima e io devo ingoiarne il più possibile per non soffocare. Terminata la pisciata collettiva degli uomini, tocca alle donne scaricarsi su di me. La padrona mi fa alzare le mani, con i palmi verso l’alto in modo che le signore possano sedersi su di esse ed io possa sostenerle. La prima donna si siede sulle mie mani, mi fa aprire la bocca e comincia a pisciarci dentro, mira con precisione la bocca in modo che io sia costretto a ingoiarla tutta; poi a turno vennero a pisciarmi in bocca altre quattro donne sotto lo sguardo divertito di tutto gli altri. Alla fine nuotavo letteralmente nella pipì, ma ancora non era finita. Finalmente viene il momento dei commiati e mentre il vengo lasciato li, in mezzo a quella poltiglia di pipì, gli ospiti cominciano ad andarsene. Appena rimaniamo soli, la padrona mi ordina di ripulirmi, cosa che faccio immediatamente. Mi lavo abbondantemente e mi disinfetto, ripulisco il casino lasciato dagli ospiti e mi accascio stremato a terra ai piedi della padrona. “Bene troia, sono soddisfatta di te e adesso puoi andare a mangiare anche tu. Ti ho preparato io stessa la cena, ma naturalmente, visto che sei una cagna, come tale dovrai mangiare” “grazie padrona per la sua bontà” rispondo, dopodicchè mi applica collare e guinzaglio e a quattro zampe mi trascina in sala da pranzo. Giunti nei pressi del tavolo, a terra vedo una ciotola per cani piena di pipì. La padrona prende dei bocconcini per cani, li getta per terra e li schiaccia con le scarpe, poi, ridendo, mi guarda negli occhi e sputa sopra quella poltiglia. Prende una paletta, la raccoglie e mette il contenuto nella ciotola piena di piscia. Guardo la mia padrona con aria supplicante sperando che mi sollevi da quell’ulteriore supplizio, ma lei mi guarda dritto negli occhi, mi fa un sorriso e dice “buon appetito”.
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