Quando si dice i casi della vita……. Stavo lavorando,……… lavorando, per dir la verità, in quel preciso istante stavo dando da mangiare ai miei pesciolini, mentre alla radio cinguettava Nicoletta, la mitica, nel suo programma delle 18.00 su RTL 102,5, è molto intrigante questa diskjokey, molto aperta verso certi discorsi pepati, lo si capisce dal suo tono di voce….. quando sento vibrare il telefonino, il mio fedele Panasonic GD 90, trasalisco, ormai ne sono più che convinto non mi ci abituerò mai!, ogni volta che suona , quella vibrazione mi crea un’attimo di panico, cogliendomi alla sprovvista, comunque ….. • Si!, Pronto? • Hantuan? • Chi?, Cosa?, ……. ero quasi tentato dal dire, forse ha sbagliato numero, non sono chi ha detto lei!, nessuno sa la mia vera identità, e quindi sentirmi chiamato con l’appellativo che avevo creato per identificarmi nel web al cellulare mi ha un pochino spiazzato, ma quella voce così calda e profonda dall’accento variegato mi aveva preso, non sapevo cosa rispondere. • Pronto?, Ci sei?,……… forse è uno scherzo, mi deve scusare, ma mi hanno dato questo numero, mi scusi……. • No!, No! Aspetta come hai detto che ti chiami? • Lindt,…. è un nomignolo • Linda???… e chi ti ha dato il mio numero??? • Hantuan!!, ma allora sei proprio tu!, non ti ricordi?, lo hai allegato in calce alla mail che mi hai inviato ieri sera, insieme al tuo url ed al numero icq, credevo fosse un tacito invito, che desideravi sentire la mia voce ……dopo tutte quelle cosine che ci siamo detti tramite e-mail? • Cazzo, Cazzo, Cazzo!!! • Cosa hai?, perchè imprechi? ti ho forse disturbato? • No, scusami, il fatto è che ti volevo inviare il mio numero di cellulare, ma non in questo modo, ho sbagliato a inserire la firma, ed anziché mettere quella del nik, cioè di Hantuan, ho inserito quella ufficiale, ma non fa nulla. • Stavi lavorando? • No ho già finito per oggi, mi dovevi dire qualcosa, parla….. Ed allora questa dolce voce suadente comincia a parlarmi di se, dei tempi andati. Sai, ricordo in particolare un week-end, di tanti anni fa….. Mi trovavo nella capitale, ove trascorrevo le festività natalizie, ospite di una mia zia, quando suonarono alla porta, andai ad aprire, emozionatissima per quella specie di appuntamento al buoi con un amico di mio cugino Francesco, che doveva accompagnarmi in centro per fare delle compere, ormai erano rimasti gli ultimi giorni per pensare ai regali, voleva qualche consiglio su cosa comprare alla morosa, e così se era deciso di andarci quel sabato, poi aveva chiamato, disdicendo. Come solitamente succede in questi casi, un impegno all’ultimo momento, sarà stato vero?, oppure aveva architettato tutto con il suo amico, che si era presentato con il classico mazzolino di fiori, almeno se non altro si era presentato in modo galante!!!!, Mauro, così si chiamava non era quello che si può definire un bell’uomo, era alto, troppo alto, di corporatura robusta e con un pochino di pancetta, in viso era simpatico, peccato per quella montatura degli occhiali in finto oro che lo invecchiava, facendolo sembrare più grande di quanto fosse, sino allora lo avevo visto solo di sfuggita quando aveva accompagnato Francesco con il vespone, ed adesso vederlo in quella piccola utilitaria, il quella posizione buffa che doveva assumere per guidare, faceva tenerezza. Entrammo alla Rinascente, camminare accanto a lui mi faceva un effetto particolare, mi sentivo protetta, ma lo vedevo imbarazzato, e non ti nascondo che lo ero anch’io, infatti dovevo comprare un coordinato rosso per regalarlo ad un’amica mia ma ho evitato, e poi con la scusa della confusione, in effetti vi era un casino, scegliere il sabato per fare spese è micidiale, quando gli dissi che sarei tornata un altro giorno, lessi nei suoi occhi un che di soddisfazione… così optammo per una pizza, ma era ancora presto e così andammo a fare un giro in macchina, lo guardavo incuriosita, non capivo se era la macchina ad essere troppo piccola, oppure lui ad essere troppo grande, mi sorprese a fissarlo così gli sorrisi, lui con fare cavaliere prese la mia mano e la portò alla sua bocca baciando con delicatezza le graziose fossettine, che si formano sul dorso della mia mano, come ti ho già detto, sono sempre stata così, un pochino paffutella, per non dire cicciona, ma ti dirò che gli uomini sono sempre stati attratti da mè, forse in lontananza gli ispiro qualcosa di maternale, ho letto da qualche parte che il subconscio evoca rapporti incestuosi, sovrapponendo nell’atto carnale la figura della donna in carne a quella materna, comunque io in queste cose quì non ci capisco più di tanto, l’importante e che ci sia sempre qualche bel giovanotto a corteggiarmi!!. Mi aveva fatto gli occhi dolci anche la prima volta che mi aveva visto ma non lo so….., forse il suo modo di vestire, non saprei, ma quella sera lo vedevo con occhi diversi, i capelli tagliati di recente la barba appena fatta, sicuramente era stato dal barbiere, prima di venire a prendermi… Ci fermammo vicino al Gianicolo…. dove mi comprò le caldarroste, com’erano buone, scottavano da morire, ma metterle in bocca ancora calde era qualcosa di eccezzionale!!!, cosi attaccati l’uno all’altro passeggiavamo, per quelle stradine polverose che si trovavano li da sempre, in mezzo ad antichi colonnati, erosi dal vento, come quello che soffiava in quel momento, era gelido, Mauro aveva rialzato il bavero del suo Cappotto verde, ed io avevo da un pezzo abbottonato il mio giaccone, fu allora che proposi di tornare sui nostri passi, • Andiamo a sederci in macchina…vuoi? • Sì, forse è meglio, non vorrei che ti prendessi un malanno, e così dicendo mi passò un braccio sulle spalle, mentre mi guardava negli occhi, in cerca di un mio cenno di assenzo, strano!, vedere una persona della sua mole, comportarsi in un modo così dolce, annuì e per risposta lo tirai a me passando la mia mano dietro al sua schiena, formavamo davvero una bella coppia, sembravamo due innamoratini, quando arrivammo in prossimità della sua piccola utilitaria, notammo che in zona vi erano ferme due auto, una con dentro una coppia di fidanzatini che si scambiavano effusioni, ed un’altra a poca distanza dalla nostra con i vetri tappezzati con le pagine dei quotidiani, e se ancora avevamo qualche dubbio, il ritmato dondolio della vettura lo fece svanire. Ci guardammo in faccia ed a stento io mi trattenni dallo sganasciarmi dalle risate, quasi in punta di piedi ci rifugiammo nell’auto, e non sò, sarà stato il posto, oppure la complicità passiva di quell’auto che non accennava a fermarsi, fatto sta che mi avvicinai a lui per ripulirlo di un residuo di capello soffiandoci sopra, quando lui accarezzandomi in viso mi baciò, un bacio casto, puro, come a voler cogliere il sapore delle mie labbra, rimasi un’attimo interdetta, non sapevo se lo volevo o meno, ma poi mi avvicinai di più a lui e lo baciai io, questa volta però in modo più passionale, mordevo le sue grosse labbra, la mia lingua cercava la sua, volevo sentire il suo sapore, infilai la mano sotto il suo maglione, tastando da sopra la camicia il suo possente torace, ormai avevo quasi oltrepassato la soglia di non ritorno, il mio respiro era affannoso, ed anche lui non rimase indifferente, sentivo la sua mano che risalendo dal ginocchio si era insinuata sotto la mia gonna, ed oltrepassando la balza dell’autoreggente, potevo sentire la callosità delle sue mani a contatto diretto con la mia coscia, da lì a toccarmi la cicia il passo sarebbe stato breve, le coulotte che avevo indossato erano molto comode, e se solo avesse sfiorato il mio clitoride, ormai irto come un cazzetto, sarei andata sicuramente fuori di testa. Mi fermai in tempo!!! Gli tirai fuori la mano, cercando di ricompormi alla meglio, anche se il mio respiro alterato e le mie guance arrossate, dicevano tutt’altro, • Mauro io ti voglio!, ed anche tu lo sò, ma non mi và di farlo in macchina, portami da qualche parte, dove vuoi tu, anche un motel di periferia, ma non quì…..ti prego, ho voglia di te, di sentirti su di me, vuoi? • Va, va bene… Così, guidando con una mano, mentre l’altra per tutto il tragitto rimase tra le mie, arrivammo in camera, non era il Grand Hotel, ma non mi importava nulla, non mi interessavano le lenzuola firmate o gli stucchi al soffitto, volevo lui, sapevo che non ci sarebbe stato un seguito ma quella notte sarebbe stato tutto per mè. Tolsi il giaccone, e passando davanti allo specchio mi vidi riflessa, il solito atroce dubbio mi attanagliò, e se non gli piaccio?, se quando togliendomi la camicia vedrà i tanti rotolini che ornano il mio ventre?……… Ma vaffanculo!, dissi tra me e me, se mi ha portato quì evidentemente gli piaccio, mi avvicinai a lui e lo baciai teneramente mentre gli sfilavo il maglione……. Mentre lo baciavo, sentivo tutto dentro di me rimescolarmi, le pulsazioni che provenivano dal mio basso ventre mi rammentarono che ormai ero cotta, dalla mia intimità gli umori iniziavano a venir fuori, inoltre sentivo la vescica piena, così con la scusa di fare pipì ne approfittai per darmi una rifrescata, meno male……le coulotte avevano tutto il cavallo inzuppato del mio nettare, orinai, e poi una sciacquatina alla mia cicia, il contatto con l’acqua fredda fù inebriante aprii le grandi labbra per permettere al getto di entrare dentro, ma anzichè ripulirmi…il risultato fù che ero più bagnata di prima, allora tornai nella stanza, lui era seduto nel bordo del letto, lo feci sdraiare, gli dissi di non muoversi, gli sbottonai la camicia lentamente, bottone dopo bottone, mentre lo guardavo fisso negli occhi, il suo dorso era villoso e molto eccitante, lo baciai, ma appena lui fece per partecipare scivolai con la lingua sul suo collo, piano, fissandolo intensamente, mi sentivo puttana, volevo lo capisse e volevo esserlo sino in fondo, gli leccai un capezzolo, piccolo in confronto ai miei, ma molto turgido, lo sentivo ansimare, scesi un altro poco sino ad arrivare all’ombelico, passai con la lingua intorno, intanto gli slacciavo i pantaloni, compito non facile, con il suo affare spingeva impedendomi nell’azione, lui non fece nulla per aiutarmi, io con una mano tirai la stoffa e con l’altra la cerniera, nemmeno il tempo di abbassare del tutto la lampo che mi ritrovai con la sua cappella a cinque centimetri dal naso, complimenti, che bell’affare, pensai!, non riuscii a trattenere un inchino e in cuor mio ringraziai la mamma per tanta generosità, era davvero un signor cazzo, le venuzze che lo coprivano sembrava dovessero scoppiare da un momento all’altro, mi avvicinai e tirando fuori la lingua ed iniziai a esplorarlo percorrendo tutta l’asta, un goccino di liquido, era fuoriuscito dal prepuzio, lo assaggiai era dolce, così senza sapere come mi ritrovai con quel grosso coso che mi solleticava le tonsille, intanto lui non era stato inerme, dopo essersi abbassato ulteriormente i calzoni, si era insinuato con la testa sotto la mia gonna e leccava…….. leccava il tratto di coscia che non era coperto dalle calze, mentre con il ditino mi titillava il clitoride, una sensazione sublime!!!!!, ma mi sentivo impacciata nei movimenti, le coulotte mi impedivano di offrirmi a lui, alla sua lingua, volevo si dissetasse alla mia fonte, mi staccai a malincuore da quel palo scuro, ma guardarlo muoversi come animato di forza propria mentre mi liberavo dai vestiti era delizioso. Appena mi vide nuda strabuzzò gli occhi, credevo scappasse a gambe levate, vedendomi, invece finì di spogliarsi, mi aiutò a sdraiarmi sul letto dicendo che ora toccava a lui! Credevo si fiondasse sulla mia cicia, invece…..mi diede un bacio nel naso, poi scivolò all’orecchio, baciava piano senza premere con le labbra, sfiorandomi……tracciandomi un semicerchio sfiorò i miei capezzoli ed andò nell’altro orecchio, io volevo sentirlo!, non volevo queste smancerie da innamoratini, avevo voglia di toccarmi, non so se avrei resistito a lungo, il mio essere donna gridava attenzioni, e lui invece…….. mi sfiorava i lobi, facendomi pure il solletico…..ad un tratto però lo sentii sospirare, e la sua lingua dentro l’orecchio cominciò ad agitarsi, sembrava m’avesse letto nel pensiero, dal collo passò al braccio, volgendo verso l’interno sino all’ascella, tu sai come siamo sensibili in quei punti noi donne, con la sua lingua ricamava il mio corpo disegnando sfarzosi arabeschi, arrivava sui miei seni, non degnando i miei capezzoli di nessuna attenzione, ci girava intorno, io mi muovevo per offrirglieli senza esito, andò sulla pancia, mia nota dolente e spiacevole, ma lui sembrava un bambino con il suo gioco preferito, saettava con la sua lingua appuntita insinuandola in tutte le pieghe e rotolini che il mio corpo offriva in abbondanza, mi devi credere Hantuan, era una cosa che non avevo mai provato prima d’ora, i miei occasionali e sparuti amanti, si limitavano a schiaffarmelo in bocca, oppure a prendermi da dietro a pecorella e a violarmi il mio buchino, non so se puoi capirmi, ma quella che mi stava offrendo Mauro era una sensazione interiore unica, mi sentivo appagata come donna, poi mi fece voltare e mi leccò a lungo la schiena, insistendo sulla linea che segue la colonna vertebrale sino ad arrivare alla Y che formano i miei pasciuti glutei, dove di tanto in tanto mi dava sonore manate, mentre tremavo scossa da ripetuti micro orgasmi, infilai la mano sotto il mio corpo allargando con l’indice ed il medio la vagina, mostrandomi a lui oscenamente inarcando le reni gli offrivo il mio orifizio, lo imploravo di farmi sua, di possedermi col suo consistente organo, per tutta risposta lui si alzò, mentre io mi sgrillettavo furiosamente, con risoluta calma sfilò la cintura di cuoio dai suoi pantaloni, e mi colpì con essa, ma non con violenza, un colpo preciso, e con l’abilità di un domatore circenze mi pizzicò la mano………. • Ferma!…….., disse, mentre lo guardavo implorante, volevo raggiungere l’estasi, non potevo più aspettare, mi osservava con la cintura arrotolata attorno alla mano, mi mossi per tornare all’opera, ma lui prontamente mi fu sopra, e sedutosi sulla mia schiena mi bloccò le mani con la cintura legandomi al letto…… • Che fai?, Sei pazzo!!!, Slegami immediatamente……, mi fissava con il suo sorriso beffardo, iniziavo ad avere paura, ma quella sensazione di sottomissione era eccitante, muovevo le cosce continuamente per far si che le grandi labbra della mia cicia strofinassero con il clitoride, era bello fino a che…mi allargò le gambe, e sistemandosi in mezzo ad esse iniziò a leccarmi il buchino, una cosa indescrivibile, sentivo gli umori sgorgare, la mia cicia reclamava attenzioni!, se poteva parlare lo avrebbe chiamato a gran voce, Mauro si fermò, e fatta pensai, ora si insinuerà nel mio corpo dandomi il suo muscoloso attrezzo, si adagiò su di me e con piccoli colpi mi penetrò, nonostante fossi abbondantemente lubrificata, sentii un pizzico di dolore, era molto dotato, pompava piano, inzuppando il suo biscottone nel mio miele…… • Credo ora sia pronto….ed uscì dal mio corpo, • Pronto cosa??…..nemmeno il tempo di formulare la domanda, che un dolore lancinante mi salì su per il corpo partendo dalle viscere, mi sentii dilatata, era entrato nel mio culo, avevo avuto l’impressione che mi stessero spaccando in due…….. • Piano, ti prego, dagli il tempo di adattarsi………. ma niente non capiva nulla, come un pazzo scatenato fendeva colpi su colpi, tenendo il ritmo, il dolore lentamente andò attenuandosi, per meglio dire era sovrastato dal mio piacere, formavamo un corpo solo, lui abbrancicato dietro, ad ogni affondo il suo scroto peloso mi solleticava la cicia, mentre con una mano mi stritolava una tetta e con l’altra mi massaggiava il clitoride selvaggiamente, mi sentivo un giocattolo alla mercè di quell’uomo, ma era bello, cazzo se era bello, ero piena di lui, nel letto si doveva essere un laghetto formato dai miei umori, ad un tratto lo sentiii accelerare, spingeva più forte sembrava volesse far entrare anche le pelose palle dentro me, sino a che con un urlo scaricò tutto il suo sperma dentro il mio intestino, sentivo i fiotti caldi, mentre il suo coso pulsava, muovendosi piano, rimanemmo così per un pezzo, mi accarezzò la guancia dolcemente, stava tornando il Mauro di sempre, mi liberò i polsi massaggiandomeli delicatamente, mi abbracciò baciandomi, un bacio tenero e casto, il suo fiato era caldo ed inebriante, era tornato il Mauro che conoscevo, ci vestimmo e poi andammo mangiare a Trastevere, per tutta la cena rimanemmo mano nella mano, poi mi riaccompagnò a casa dove davanti al ci baciammo a lungo, ci scambiammo tante coccole, senza farci false promesse, avevamo voluto amarci e lo avevamo fatto, non era il caso di andare oltre, se il destino avrebbe voluto ci saremmo reincontrati, ma e stato bellissimo. Ora ti lascio, ciao Hantuan, dolce amico mio e grazie per avermi fatto rivivere quella dolce parentesi della mia vita.
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