Si Chiamava Nina, era molto graziosa e particolarmente sexy, faceva i lavori presso di noi come cameriera. Mi aiutava sempre a fare il bagno, e quando mi asciugava riservava particolari attenzioni alla mia cosina, sulla quale ormai cominciavano a spuntare, lievi come fili d’erba, i primi peli. Me la profumava, me la pettinava, me la baciava. “Hai un bel pube, Kate, qualsiasi giovanotto a vederlo impazzirebbe.” “Suppongo che sia come quello di tutte le altre ragazze; il tuo per esempio. Fammelo vedere, Nina.” Lei si sollevava la veste e, aperte le cosce, me lo metteva sotto gli occhi. Era una bella boccuccia con un bottoncino carnoso come un bocciolo di rosa, le labbra coperte di scuri, serici peli. La accarezzavo, spingevo dentro l’indice dicendo: “E questa tua cosina non ha mai fatto impazzire nessun giovanotto?” “Oh Kate, non devi farmi certe domande, o sarò costretta a dirti delle bugie!” “Nina, se vuoi avermi come amica, con me niente segreti. Ma per oggi basta, lasciami sola.” Mio padre aveva l’abitudine di passeggiare in giardino dopo il tramonto per fumarsi un sigaro, poi andava presso gli alloggi delle lavoranti, ne chiamava un paio e le portava con sé. Una sera mi avvidi che Nina mancava e, immaginando dove fosse, mi gettai un pullover sulle spalle e uscii silenziosamente in giardino. Voci provenivano da un viottolo appartato e, poiché la notte era senza luna e il buio quasi totale, potei avvicinarmi senza essere vista. “Su da brava, Nina, se sarai buona con me diventerai la mia prediletta e ti farò regalini di ogni sorta,” diceva la voce di mio padre. “Fammela toccare, da brava. Così. Sei una cara ragazza. Apri un poco di più le gambe, appoggiati a quest’albero, tirati su bene la gonna, dammi la mano, mettila qui e stringi. Così. Quanti anni hai, Nina?” “diciotto compiuti, signore.” “Adesso stenditi e spingi il bacino in avanti. Prendimi l’uccello, ecco, così, infilalo dentro. Adesso metti le braccia attorno a me… così. Prendimi le natiche. Ti piace sentire il mio membro?” “Sì, è molto bello, spingetelo più dentro.” Udii che si baciavano e ansimavano agitandosi. Poi stettero zitti, abbracciati. Poco più tardi lei se ne andò dopo aver promesso di tornare alla stessa ora e nello stesso giorno di ogni settimana. Presi poi l’abitudine di seguire mio padre quando si portava dietro una delle sue lavoranti , e così imparai tutti i termini e le modalità del godimento, perché lui amava la varietà. Nel frattempo il mio amico Joe era stato mandato a scuola, e siccome la mia micia era digiuna da molto tempo, aveva una gran fame. Così, quando venne nuovamente il turno di Nina, un’idea mi folgorò: perché non sostituirmi a lei per una volta? Avevo più o meno la sua stessa statura, e il mio inguine era adesso graziosamente ornato di peli. Giunta l’ora dell’appuntamento, le affidai un incarico che l’avrebbe tenuta occupata per un bel po’, dicendole che era molto urgente. Quindi, uscendo di casa al buio, mi avviai al sentiero dove lei doveva incontrarsi con mio padre. Sentii un fruscio: qualcuno mi venne incontro, mi prese tra le braccia, spinse con destrezza il ginocchio tra le mie cosce. “Sentiamo come è la tua micina, stasera.” Non risposi, limitandomi a stringermi a lui, mentre mi sollevava la gonna e mi toccava. Muovendo il dito, lui disse: “Stasera è caldissima e tutta bagnata. Metti la mano qui, amore mio.” Il cuore mi batteva a mille, pensando che era mio padre, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Toccai il suo bastone duro e rigido ma morbidissimo e mossi la pelle che lo ricopriva su e giù, come mi aveva insegnato a fare Joe. Infilai l’altra mano al di sotto e trovai due testicoli caldissimi e gonfi. Evidentemente la cosa gli piacque molto tanto che disse “Prendilo in bocca, cara.” Ero ormai andata troppo oltre per fermarmi, né potevo farmi scoprire parlando, perciò mi chinai e succhiai quell’affare incandescente, contemporaneamente accarezzando le palle. Poi smettevo di succhiare e lo accarezzavo tutto con la faccia schiacciata dai testicoli in su e in giù, inalando il suo profumo di muschio. “Oh, Nina, è delizioso! Adesso stenditi qui, su quest’erba, alza bene le gambe e apri la camicetta, fammi toccare le tette.” Mi si inginocchiò tra le cosce. Mi si sdraiò sopra. Aprì le labbra della mia vagina. Introdusse il membro. Mi manipolò il seno. Mi baciò. Mi infilò la lingua in bocca. Il ritmo aumentava. Papà spingeva e ansimava, io mi dimenavo e gemevo sussurrando con voce alterata “Oh, spingete, muovetevi, signore, oh, oh, oh.” Poi, ebbe un sussulto seguito da un rantolo e giacque su di me, il volto sulla mia spalla, con il cazzo sepolto nel mio ventre che andava lentamente ammosciandosi. Dopo un po’ disse: “Non so come sia, Nina, ma non ho mai provato tanto piacere facendo l’amore con te come questa sera. E’ come se dentro la tua fica ci fosse una mano che mi stringesse l’uccello, anzi come se una bocca me lo succhiasse, e questo poche donne riescono a farlo. Sai, è quello che i francesi chiamano casse-noisettes, ‘schiaccianoci'” La mia fica lo faceva spontaneamente, ma devo dire che si può produrre quell’effetto anche artificialmente, ed è un metodo relativamente facile. Quando senti che l’uccello è entrato tutto dentro, bisogna stringere le natiche il più possibile e il movimento muscolare si trasmette alla vagina. E molto bello per l’uomo, ma è anche molto piacevole per la donna: è come se con la fica si abbracciasse l’uccello. Dopo un attimo che a me parve interminabile mi chiese: “E gentile con te, la signorina Kate?”. Ebbi una paura ma riuscii a bisbigliare “Sì,” “E tu l’aiuti a fare il bagno?” “Sì, sempre.””E ti permette di guardarle la fica?” “Sì, gliela asciugo e a volte gliela bacio.” “E ce l’ha bella?” “Molto bella, sì.” “E pensi che la signorina Kate abbia voglia di un uomo?” “Senz’altro. Ce l’ha sempre rossa e bagnata, e qualche volta l’ho vista darsi piccoli colpetti all’altezza del clitoride.” “Me lo immaginavo. E ti dirò che ci penso spesso, quando le guardo le gambe, i fianchi, il seno che le stanno crescendo. Quanto vorrei fare l’amore con Kate, essere io il suo primo uomo, se però fossi sicuro che lei non si rendesse conto che sono io a chiavarla!”. In quell’istante mi balenò per la mente una possibilità all’apparenza folle ma che poteva avere buon esito e dissi con un fil di voce: “Forse posso aiutarvi. Domani notte farò in modo che la signorina Kate prenda il mio posto nel letto. Le dirò che aspetto un giovanotto che la scambierà per me e che le darà grandissimo piacere. Se trovate la porta della mia camera aperta, vorrà dire che ci sono riuscita.” La sera successiva papà non uscì di casa e notai che mi guardava con una luce particolare negli occhi. Era molto più affettuoso del solito. Quando andai ad augurargli la buonanotte, mi fece sedere sulle sue ginocchia e mi carezzò apparentemente in modo innocente il culo e le cosce con molto calore. Quanto a Nina, non ebbe alcuna difficoltà a cedermi il suo posto per la notte: le dissi che avendo dormito male ultimamente, pensavo che mi avrebbe fatto bene cambiare letto.
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