Sono uno studente di una città del Nord Italia e abito in un quartiere residenziale per studenti. Nel mio residence c’è un bagno di uso pubblico per ogni piano dell’edificio e che uomini e donne usano senza fare distinzioni. Non tutte le camere hanno un bagno interno, e comunque dato che più inquilini abitano una stanza spesso questo bagno è davvero utile. Non è che sia un luogo proprio ricco di lussi, però la sua praticità è un dato di fatto. Non appena ho preso possesso della mia camera, e ho cominciato a guardarmi intorno la mia attenzione è caduta subito su una ragazza in particolare. Un viso molto carino ed i capelli lunghi biondi avevano destato i miei sensi, il fatto che era alta ed era proprio un bel tipo, poi, acuiva ancora di più il mio interesse. Ma non è esattamente questo quello che richiamava mia attenzione: era piuttosto quell’aria che aveva, era qualcosa di veramente particolare. In ogni caso sembrava una ragazza molto timida e riservata. Un mattino mi sono alzato prima del solito e dirigendomi speditamente verso il bagno, ho aperto la porta e ciò che ho visto è mancato poco che mi lasciasse senza respiro. Lei era lì, proprio come madre natura l’aveva portato al mondo. Che corpo! Che segni enormi e sodi! I suoi capezzoli erano grandi, rossi e turgidi. Una cosa dell’altro mondo. Lei, logicamente, molto imbarazzata nel vedersi sorpresa da me, prese un asciugamano per coprirsi e mi strillò di uscire immediatamente, cosa che io feci senza neanche proferire una parola di scusa. Dopo qualche istante sgattaiolò fuori dalla porta del bagno sparendo dietro la porta di camera sua. In quel momento ho preso la ferma decisione che quello non sarebbe stato il nostro ultimo incontro. Malgrado ciò, un po’ per la frequenza delle lezioni e un po’ per lo studio, non c’era mai occasione per rivederla. Naturalmente avevo chiesto in giro chi fosse e quale era il suo nome: Paola, una studentessa del terzo anno, di origine straniera, ma italianissima. Un bel giorno, mentre mi dirigevo in bagno ancora completamente addormentato, mi imbattei sulla porta con qualcuno. “Attenzione! Buongiorno!”. Quella voce… Era proprio… Paola! Di colpo mi risvegliai immediatamente lei era proprio davanti a me e mi stava sorridendo. Dopodiché si diresse verso la sua stanza. Soltanto allora mi resi conto di come era vestita, o meglio, di come non lo era. Indossava solamente una camicetta molto sottile che copriva suo corpo lasciando intravedere chiaramente le sue forme sensazionali. Portava la camicetta legata sulla cintura, lasciando così a piena vista quel suo culetto appetitoso, dato che le mutandine l’erano entrate tra chiappa e chiappa. In un batter d’occhio la mia verga diventò dura come l’acciaio. Ancora una volta Paola si girò verso di me diede uno sguardo ai pantaloni del mio pigiama e disse: “Alzabandiera!”, quindi sorrise, strizzò l’occhio e scomparve. Ormai non c’era più modo né maniera di fermarmi, persi il lume della ragione e senza indugio entrai nella sua stanza senza bussare alla porta. “Mi sembra che sbagliato stanza”, disse e si avvicinò a me osservando il più che evidente il rossore che aveva preso forma dentro il cavallo dei miei pantaloni. La fissai intensamente negli occhi dopodiché le dissi “Sono sveglio, o sto ancora sognando?” Lei senza rispondere mi mise una mano sul pacco e con abili mani, afferrò il mio cazzo con mano sicura e iniziò a masturbarmi. A quel punto andai completamente in tilt. Presi la sua testa con una mano per poterle dare un bacio, e le nostre lingue diedero così inizio ad una danza selvaggia. L’altra mano la introdussi tra le sue chiappe, le separai le mutandine ed iniziare a rendere il piacere che mi stava offrendo accarezzando dolcemente il suo sesso. La presi in braccio per adagiarla sulla sua scrivania, era calda, eccitata tanto quanto me di questa situazione paradossale: due completi sconosciuti, accomunati solo da un bagno in comune si trovavano a godere l’uno dell’altra senza tabù. La baciai con passione e trasporto le labbra ed il collo, le sue mani mi accarezzavano la schiena non senza graffiarmi leggermente con le sue unghie; le mie mani stringevano i suoi seni, due bocce calde e profumate che a malapena riuscivo a tenere. “Lo voglio” sollevai la testa dei suoi seni e smisi di leccarle i capezzoli, presi il mio cazzo in mano e lo puntai verso le sue grandi labbra. Un forte gemito e una scossa lungo tutto il corpo e la penetrai completamente la sua era figa più accogliente che avessi mai provato in vita mia, si adattava perfettamente al mio cazzo, come se fosse un guanto di gomma. In un certo senso si trattava di una sensazione dolce, però lo stesso tempo notavo sui muscoli che mi stringevano con forza, le sue gambe si erano strette dietro alla mia schiena ed il movimento dell’amplesso era accompagnato dai rumori che i suoi copiosi e bollenti umori emettevano. Era veramente pazzesco! Avevo perso completamente controllo della situazione e me la stavo scopando come un dannato, fino a quando un tremito violento scosse tutto quanto il suo corpo, mentre lei veniva accompagnandosi con un grido stridente. Quasi all’unisono io la stavo riempiendo con una gigantesca sborrata. La sua vagina fece straripare un’enorme quantità di umori e sperma. Io non riuscivo smettere di penetrare quella sua fighetta calda fino a quando non cominciai a perdere vigore. Al che mi resi conto di quanto avevamo lasciato completamente inzuppata con i nostri liquidi appiccicatici la sua scrivania. “Portami sul letto” mi disse, la adagiai sul letto ancora disfatto, spostai le coperte e lo sentii ancora tiepido del calore del suo corpo; mi adagiai di fianco a lei con un sorriso che era il manifesto del mio appagamento. Lei mi diede un bacio sulle labbra, poi sul collo, sul petto, sulla pancia e quindi si tuffò sul mio cazzo ormai mezzo rammollito. Quindi si posò a cavalcioni sulla mia faccia. Quel fantastico bocchino e la sua sorca chiavata da poco mi fecero andare immediatamente un’altra volta in tiro. Non appena si ritenne soddisfatta del risultato dei suoi sforzi si alzò dalla mia asta, lasciandola completamente fradicia, quindi si posizionò sopra di me a cavalcioni e afferrando il mio cazzo con la mano sinistra si diresse la cappella verso il suo più stretto orifizio. Rimasi estasiato dalla spontaneità con cui lei fece quel gesto e il suo sorriso compiacente mi spinse ad osare. “Fai piano”, mi sussurrò, effettivamente avevo spinto con troppo vigore, “Sembra che non hai mai provato da dietro una donna, devi fare piano…” Si discostò da me lasciandomi esterrefatto, pensavo di averla combinata grossa e di averla ” smontata”. Ma fu soltanto l’idea di un attimo, lei si alzò e tirò fuori da un cassetto un tubetto di olio l’unificante. “Vogliamo riprovarci?” il mio sorriso non dava adito a dubbi: mi spalmò di olio la verga, dopodiché si inginocchiò davanti al letto appoggiandosi con il busto sul materasso. La penetrai poco a poco, con molta cautela. Quando sentii che ero arrivato fino in fondo mi fermai un istante, ma lei mi ordinò subito: “Dai su chiavami, spingi forte!” Adesso ormai mi riuscivo a controllare molto di più. Mentre spingevo sempre più forte e più in fretta mi lavoravo quel suo buchetto stretto e arrapato. Si’ lei mi aiutava con dei movimenti ritmici, mentre si accarezzava con foga. Le mie mani cercarono di stringere i suoi seni, i nostri gemiti riempivano la stanza, nella penombra del mattino il suo culetto sembrava un’opera d’arte. Nella foga le schiaffeggiai forte una chiappa, “Siii” disse “Così mi piace!” Andai avanti a pomparla per qualche minuto, fino a quando non la sentì venire e rilassarsi. Passai alla sua fighetta, che aveva martoriato per tutto l’amplesso; la penetrai e mi sentii di nuovo a casa: era ancora fradicia. Pochi colpi, ben assestati e mi sentii pronto all’orgasmo. Anche lei si accorse del mio stato: “Voglio vederti venire”, disse “Voglio vedere quando schizzi”. Lo tirai fuori e mi posizionai di fronte al suo viso: i suoi capelli scarmigliati erano il meraviglioso contorno di un ovale in cui due occhi verdi intensi e due labbra carnose ancora più vogliose bramavano il mio seme.Presi il mio cazzo in mano e cominciai a masturbarmi quando uno piccolo schiaffo colpì la mia mano: “Eh no, caro mio adesso comando io!” Cominciò a segarmi dolcemente accelerando sempre di più ritmo, faceva scorrere tutta la pelle con intensità e quando scopriva la cappella, puntava la lingua sul prepuzio, emettendo dei versetti, come quando si lecca un gelato. “Hai voglia di spruzzare?” “Siii” le dissi. “Allora vieni, vieni sborrami in faccia, voglio la tua sborra!”Sentii le palle ribollire e cominciai a schizzare tutta quanta la mia carica sulla sua faccia. “Vengo, vengo, siiii” cinque o sei schizzi densi le ricoprirono il viso, non mi sarei mai potuto immaginare che nei coglioni avessi una simile quantità di sborra. Lei sorrise “Mi hai lavata!” Dopo essersi leccata via parte dello sperma dalle labbra prese mio cazzo e lo succhiò un’ultima volta. “Il mio idrante…” quindi si alzò prese il mio pigiama e si pulì la faccia con i miei pantaloni. “Adesso voglio vedere come fai a tornare in camera tua!”Paola è una donna veramente fantastica da quel giorno in poi stiamo insieme e le nostre scopate sono sempre così meravigliose, come quella volta.
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