Dopo il divorzio da mio padre, io ero rimasto a vivere con lei; avevo 15 anni ed ero un adolescente che incominciava ad avere le prime tenere erezioni guardando le ragazzine.Allora lei aveva 34 anni e il fatto di essere senza uomo le aveva consentito di mantenersi in forma fin oltre i 40 quando più o meno inizia la storia che mi accingo a raccontarvi. Non che fosse un sex symbol, ma sicuramente era una piacente trentenne, snella, piccolina anzi uno scricciolo di donna.L’unico pensiero, riguardante il suo corpo, che in tanti anni ho avuto su di lei era chiedermi come avesse fatto quella donna così fragile a portarmi in grembo per nove mesi, deformandole il corpicino, e al termine dei nove mesi allargare le gambe e la cosettina al punto da farne uscire un bimbo intero.L’unica cosa in lei che poteva sembrare fuori misura era il seno, sicuramente troppo grosso per le sue misure. Ma per accorgersene bisognava essere attenti osservatori, ché lei faceva di tutto per non farlo notare, per mortificare dentro robusti reggiseni e ampie vesti quella sua singolarità. Io stesso più che saperlo lo avevo indovinato, ché mai in tanti anni mi si era mostrata senza essere nascosta e sommersa dentro abbondanti tuniche.Per tanti anni ha diviso la sua vita tra lavoro e casa, solamente di rado usciva con quante tra le sue colleghe e amiche erano rimaste zitelle – tutte grandi racchie – , mai un uomo, che io sappia. Finché un giorno…E’ l’una di un sabato notte, sono abituato a fare mattinata in discoteca ma la mia ragazza aveva mal di testa e ha voluto essere riaccompagnata a casa.Per colmo di sfiga quella troia, con la scusa di stare male, non mi ha voluto fare neanche un pompino. Cosa ti ho chiesto? Solamente due minuti della tua vita: lo prendi in bocca, fai un po’ di su e giù ed io sarei stato la persona più felice del mondo. Invece adesso mi sento uno straccio ed una merda con questa erezione che non vuol saperne di placarsi, tutto per colpa di quella egoista del cavolo.Sono a casa al buio, mia madre aveva la solita riunione con le amiche, non so se è già rientrata, non m’importa. Mi stendo sul divano deciso a farmi finito da solo. Eccomi qui a 23 anni a spararmi una sega sul divano del soggiorno di casa. "Il sesso è una cosa troppo bella per dividerla con qualcuno" citai da non so quale autore.L’unica preoccupazione era che da un momento all’altro potesse arrivare Chiara (era il nome di mia madre) e trovarmi con l’uccello in mano che davo libero sfogo ai miei istinti sessuali. Andò tutto liscio, anche perché la cosa fu veloce: due tre quattro colpi venuto andata.Vado in bagno a lavarmi, con l’uccello ancora stretto tra le mani ché non volevo lasciare la mia crema bianca per tutta casa. Terminato di lavarmi esco dal bagno, quasi soddisfatto della vita, quando sento dei rumori provenire dall’ingresso. Sicuramente lei che rientrava, ero indeciso se andare a salutarla; indeciso perché dopo il lavoretto che mi ero appena fatto mi sentivo indegno di andare a salutare la mia santa mamma. Insomma, normali sensi di colpa post-masturbatori.Mi avvicino al soggiorno da dove provengono le voci – la televisione? -, circospetto, senza far rumore, quando sento chiaramente mia madre che parla a bassa voce con un altro uomo. Mi affaccio alla porta: loro sono nel debole cono di luce emanato da una lampada a muro, la luce nella stanza è soffusa, solamente loro sono illuminati come se attirassero a sé tutta la luce emessa dalla lampada. Io al buio del corridoio posso guardarli senza essere visto, mi sento l’ispettore Callaghan che segue l’interrogatorio del criminale di turno attraverso la parete a specchio, trasparente in una sola direzione.Naturalmente non avevo nessuna intenzione di spiarli, solo un attimo per guardare lui, giudicare il tipo e poi decidere se entrare a fare conoscenza o andarmene alla chetichella. Forse poteva essere considerato un uomo piacente – naturalmente non me ne intendo – sulla cinquantina, capelli grigi, molto alto, non troppo magro, dall’andatura dinoccolata, mi ricordava un po’ James Coburn.Facevano uno strano effetto insieme, lui un gigante di uno e novanta, lei una nanetta di uno e sessanta. Fu l’ultimo pensiero che passò per la mia testa prima di vedere lui che, arrestatosi di botto nella conversazione, si avvicina a lei, la fa ruotare su se stessa e le tira su il vestito. ‘Sei capitato male amico’, stavo per scagliarmi su di lui pensando che la stesse violentando. Mi fermai in tempo vedendo lo sguardo inequivocabile negli occhi della mamma: le piaceva, era consenziente. Ci stava con quello sconosciuto che aveva conosciuto al massimo quattro ore prima. Feci fatica a crederlo, ma quando mi ripresi dallo shock, lui stava già stantuffandole dentro il suo coso. Lui si stagliava enorme dietro di lei, lei era chinata in avanti in modo tale che non saprei dire se la stesse penetrando nella vagina o nel culo. In un impeto di protezione filiale pensai a quanto poteva farle male prenderlo in culo da questo spilungone che senz’altro doveva avere un coso piuttosto lungo. Ma fu un pensiero stupido perché era fin troppo evidente che stava godendo. Mentre lui faceva avanti e indietro, lei dimenava i fianchi a destra e a sinistra per trarre il massimo del piacere dalla penetrazione. Lei aveva gli occhi chiusi, segno che aveva già raggiunto chissà quali paradisi del piacere, con le mani si stava sbottonando la camicetta di seta per tirar fuori le poppe, cosa che lui aveva tentato di fare senza riuscirci, con le mani troppo grosse per quel delicato compito. Ma le sue mani da gigante non sembravano poi così grosse quando furono completamente colmate con l’abbondante seno della mamma.L’avevo immaginato grande ma questo superava ogni immaginazione: due enormi mammelle, pallide e di una perfetta forma sferica che poco avevano concesso alla corruzione del tempo. Una estesa corolla violacea ornava ciascuna di quelle meraviglie e in mezzo si ergeva imperioso, come fosse il padrone di cotanta meraviglia, l’appuntito capezzolo.Un seno oscenamente enorme ed enormemente osceno aveva la mia mamma.La mia attenzione era completamente persa in questi pensieri quando mi accorsi che i due si erano completamente spogliati. Lui era semplicemente seduto sul divano, come se fosse nella stanza d’aspetto di un dentista, lei invece gli svolazzava attorno con incredibile leggiadria, era una farfalla continuamente in movimento e si spostava offrendogli ora una ora l’altra parte del suo corpo con l’evidente intento di ricambiargli il piacere che prima aveva soprattutto preso, ma anche per dargli il tempo di riarmare il colpo: in piedi sul divano gli offre da leccare il suo sesso, seduta su di lui come su un trono gli offre il culo, adesso si mette in posizione per essere sculacciata e lui invece le bacia teneramente le natiche. E’ lei che conduce il gioco, e adesso ha deciso di prenderglielo in bocca ma non ha nessuna intenzione di farlo venire subito, infatti glielo lascia quasi subito per iniziare a succhiarli i capezzoli. Lui mi fa quasi pena, sembra un manichino, è in balia della sua fantasia sfrenata, se folle un fallo di plastica sarebbe più intraprendente. E’ annichilito dalla sua scioltezza. Ma è anche, lo vedo, pronto per il suo secondo orgasmo. Niente penetrazione stavolta, lei si abbassa tra le sue gambe mettendosi l’uccello fra le tette per fargli la più fantasmagorica delle spagnolette.Non ho avuto il coraggio di guardare la sua faccia inondata di sperma, me ne sono andato. Nella mia stanza mi sono spogliato e mi sono messo a letto.Completamente nudo.Ho pensato che era tutta colpa della mia ragazza se ero stato costretto a vedere mia madre che maneggiava cazzi come la più navigata delle meretrici.Adesso, come in uno stato di eccitazione da droga, mi tornavano in mente alcuni particolari che prima non avevo notato, ad esempio come lei gli solleticava i testicoli mentre gli leccava l’uccello, oppure come continuamente annusava il corpo di lui quasi potesse riconoscerne dall’odore il grado di eccitazione. Inutile dire che ben presto fui in tiro e iniziai a massaggiarmi nuovamente l’uccello. Non avrei mai immaginato che mi sarei fatto una sega pensando, immaginando, desiderando le caldi tettone di mia madre avvolte sul mio cazzo.Venni prestissimo.Domenica tarda mattinata, sono in cucina e sto facendo colazione. Mi sembra di vivere in un sogno, le pareti della cucina sono deformi, io mi muovo lentamente, bevo il mio latte e sotto la sedia mi aspetta l’abisso. E come talvolta accade nei sogni, di accorgersi di stare sognando e di pensare a fatti reali, stavo sognando l’unico fatto inequivocabilmente reale, l’unico fatto sul quale potevo mettere la mano sul fuoco. L’unico fatto talmente incredibile, da non essere possibile alcuna manipolazione onirica o psichica, stavo pensando all’indifesa Cappuccetto Rosso attaccata per le parti intime al Lupo cattivo, ad Alice che lo prendeva allegramente in culo dal gigante di latta, e mia madre che interpretava prima il Lupo e poi il gigante di latta.Questo pensavo quando una donna che non ho mai visto entra in cucina: è alta non più di un metro e sessanta, i capelli arruffati ché si è appena alzata, rinchiusa in un largo pigiamone di lana, "Ciao" mi saluta come se ci conoscessimo da una vita, assomiglia a mia madre e invece è quella pompinara che non più di 10 ore fa succhiava sapientemente cazzi e che non più di cinque ore prima chiamavo mamma.Adesso era diventata una perfetta sconosciuta Naturalmente lei era sempre la stessa, il suo comportamento non era per niente cambiato, era sempre la stessa mamma affettuosa. Ma ero cambiato io.Ragionando a mente fredda nella fredda luce di una fredda cucina di una tarda e non fredda mattinata di aprile vedi le cose sotto un’altra ottica rispetto a quanto pensato nella semioscurità di un soggiorno dove tua madre si fa schiantare il culo da uno sconosciuto; questo quanto avevo testé concluso: questa è un giovane e piacente donna, attualmente senza marito, è indipendente, si procura onestamente la vita, ha un figlio (io) verso il quale ha ottemperato tutti i doveri che il ruolo di madre impone, adesso lei è libera di vivere la sua vita come meglio crede senza condizionamenti da parte di alcuno.Il ragionamento è ineccepibile; ma è altresì ineccepibile che questa donna è oggi diversa da quella che ho sempre pensato di conoscere: una sconosciuta appunto.E allora perché non approfittare di questa sconosciuta che vive sotto il mio stesso tetto e trarre il godimento che lei è così abile a dispensare?Quanto scritto va bene come verità ‘letteraria’ di questo racconto-appunti ma non è la verità. La verità è molto più sordida, e la trascrivo momentaneamente non sapendo se poi la riporterò in una stesura definitiva del racconto. La verità è questa: ogni volta che vedo Chiara (mia madre), ogni volta che vedo un oggetto che anche solo lontanamente me la ricorda non posso fare a meno di pensare al piccolo faccino nel suo piccolo corpicino di donnina di appena un metro e sessanta da cui pendono oscenamente due sontuosi avamposti di carne fresca, tremula, rosea e calda. Capaci, forse, di avere una vita propria e avvolgersi, indipendentemente dalla volontà della persona cui sono appesi, avvolgersi attorno ad un giovane cazzo inalberato, per poi operare un movimento alternativo su e giù fino fino a ricoprirsi di una bianca e saporita cremina; ovvero, in altri termini, quella che con estrema concisione del linguaggio si chiama ‘spagnoletta’, con grande scorno del popolo iberico, che preferirebbe, forse, essere ricordato per la grandiosità di Goya, Velasquez, Garcia Lorca o chissà chi altro.Naturalmente l’erezione era assicurata.Nei giorni seguenti i miei pensieri furono popolati da una sola costante: il corpo di mia madre e come lo usava. Gli incontri con la mia ragazza Luisa erano diventati completamente insipidi: dal momento che mi facevo almeno cinque seghe al giorno pensando a mia madre, quando ero con Luisa non mi si alzava neanche per sbaglio; tranne che non pensassi alla mamma e al suo immenso seno. I pompini di Luisa mi sembravano un inutile su e giù se confrontati alla abilità di Chiara.Avevo già deciso che dovevo averla restava da stabilire come e quando.L’opportunità si presentava il sabato successivo. Rientrai prima del solito dalla discoteca, lei era ancora fuori. La aspettai affacciato alla finestra.Quasi un’ora dopo, davanti casa si ferma un’auto dalla quale non scende nessuno. Decisi di andare a vedere di chi si trattava anche se avevo la certezza che fossero loro. Era un enorme sollievo il fatto che stavolta non lo facesse salire in casa ma si limitava a due chiacchiere prima della buonanotte.Scesi le scale in punta di piedi come un ladro. Uscito, mi avvicino alla macchina in modo da non farmi scorgere ma senza avere una chiara visione dell’interno dell’auto. L’unica cosa che potevo vedere dalla mia posizione erano un paio di gambe, velate da calze nere, e i piedi che poggiavano sul cruscotto. Altro che bacetto della buonanotte.Senza vedere, indovinai le sue cosce tese strette su di lui, indovinai che lui stava perdendo l’occasione di massaggiarle l’ampio seno perché troppo eccitato per perdere tempo con i dettagli, indovinai il suo impaccio nel muoversi in un ambiente così stretto, e infine indovinai il momento esatto in cui lui venne perché vidi le gambe di lei abbandonarsi rilassate.Poco dopo scesero dalla macchina. Lei si muoveva incerta sui tacchi alti, ancheggiando pericolosamente, indice di qualche eccesso alcolico. Il vestito era molto corto e lasciava scoperte le gambe. Le calze a rete e la trazione impressa al polpaccio dai tacchi alti le disegnavano delle insospettabili bellissime gambe. Attraverso il vestitino leggero si vedevano ondeggiare con un dolce rullio i seni evidentemente non contenuti da alcun reggiseno; due escrescenze appuntite si muovevano in sincrono sotto il vestito pendolando ambedue a destra o ambedue a sinistra in perfetto accordo tra loro. Temevo solo che i capezzoli affilati le squarciassero in due il vestitino lasciandola con le tette in bella mostra.Lui invece di porgerle cavallerescamente il braccio, le pose una mano sotto il sedere per dirigerla nella sua andatura claudicante.Entrarono in casa e poco dopo li seguii. Sull’uscio della porta d’ingresso trovai un paio di ridottissime mutandine nere – di seta? di cotone? -, raccolsi il prezioso oggetto e lo annusai grato.Nel soggiorno vidi lui disteso per terra con le gambe leggermente divaricate e lei sopra di lui, tra le sue gambe che se lo stava scopando. Indossava ancora il vestito però questo era raccolto sulla vita per consentire al suo uomo un agevole accesso al seno e al ventre. Come un magnifico tocco di classe risaltavano le calze nere e gli auto-reggenti. La posizione, forse, non era la più agevole perché sentivo lei ansimare pesantemente durante il suo movimento sussultorio avanti e indietro, e ogni volta che andava avanti per auto-penetrarsi i muscoli delle cosce si contraevano fortemente e due deliziose fossette comparivano sulle sue natiche sotto sforzo. Intanto lui le cercava il buchetto del culo col le mani.Avrei tanto voluto distendermi su di lei e prenderla insieme al suo amico.Era evidente che aveva tanto da dare e quel tanto poteva essere diviso anche in due o tre persone. Invece mi feci una sega.Seguii tutte le loro evoluzioni erotiche e ad ogni nuova posizione ‘brindavo’ idealmente con un abbondante schizzo di sperma. Quando ebbero terminato, anch’io ero talmente sfinito e con il cazzo talmente infiammato e dolorante che fui costretto a rinunciare al mio proposito di prendere la mamma. Decisi di andarmene a dormire ma non prima di essermi sparato una nuova titanica sega.Una nuova occasione mi fu offerta il sabato dopo. Io ero uscito con Luisa, la mamma doveva uscire – ufficialmente – con le sue amiche. A metà serata mollai Luisa in discoteca, sicuramente avrebbe trovato qualcuno disposto a riaccompagnarla a casa. Magari in cambio di un inutile su e giù con la bocca stretta sul cazzo del gentile accompagnatore.Rientrai in casa, senza fare rumore. Aspettai che rientrasse Chiara. Verso l’una sentii lo scricchiolio della porta che si apriva. Le voci, seppure sommesse, rivelavano che anche stavolta era in compagnia. Mi mossi silenziosamente verso il soggiorno, sentii le voci provenire dalla sua camera da letto, mi affacciai per vedere se l’uomo era sempre lo stesso.Nonostante avesse la faccia affondata tra le cosce aperte della mamma riconobbi la sua singolare corporatura.Diedi solo un’occhiata e mi ritirai, per non esaurire la riserva di virilità che avrei dovuto usare per Chiara. Restai accucciato in un angolo scuro del corridoio aspettando che finissero. Da quella posizione non li vedevo, ma potevo sentirli ansimare, sospirare, gemere e mi addormentai con questa cullante ninna nanna.Sono passate circa due ore, quando li sento uscire dalla stanza. Fanno tutto al buio, lei lo accompagna alla porta d’ingresso, sento i passi dei suoi piedi nudi sul pavimento, non posso vederla nell’oscurità, ma ho la certezza che sia ancora nuda. Forse indossa le mutandine o forse no. La sento rientrare nella sua camera, mi avvicino alla porta, mi investe il suo odore: intimo, corporale, denso e robusto odore di femmina e di intimità femminili.Sento scrosciare l’acqua della doccia. Il bagno dà direttamente nella sua stanza, e deve avere lasciato la porta aperta. Potrei entrare in bagno spiarla mentre si insapona le membra e senza aspettare che finisca prenderla nella vasca. Non mi piace, troppo animalesco.Entro nella sua stanza e mi siedo sul letto dove ha appena fatto l’amore, è ancora tiepido del calore di corpi umani, affondo la faccia nel suo cuscino e aspiro voluttuosamente, è intriso del suo odore, lo stesso che ho appena sentito nel corridoio. Trovo un piccolo pelo nero, è robusto e contorto: sicuramente è un pelo pubico. Ho un’erezione – non la prima della serata – pensando che potrebbe provenire dal suo pube, ma lo butto via schifato quando realizzo che potrebbe anche essere del suo uomo.La sento mentre esce dalla vasca . Adesso la vedo, è davanti lo specchio, è completamente nuda, e si sta strofinando con una tovaglia. Un gesto apparentemente asettico come asciugarsi con una tovaglia, diventava la più sensuale delle visioni.Mi alzo e mi appresso alla porta del bagno, "ciao mamma". E’ velocissima a sbattermi la porta in faccia per non mostrarmi le sue nudità. E’ un mistero come faccia ad essere così scattante e pronta dopo avere fatto l’amore per almeno un paio d’ore con una intensità ed un dispendio di energie degni d’una disciplina olimpica.Esce dopo qualche momento, avvolta nell’accappatoio, sembra una bambina."Ti volevo parlare""Cosa c’è? Hai litigato con Luisa? Perché sei rientrato più presto del solito?"Era visibilmente allarmata, temeva che l’avessi vista con il suo uomo. Mi sembra ancora più bella e sensuale in questo momento, è impaurita e indifesa; con i sensi all’erta pronta a percepire ogni segno che possa farmi rivelare che ho scoperto il suo segreto. Nulla a che vedere con la tigre da letto che era pochi momenti prima."Ti ho vista con quell’uomo""Lo hai incontrato mentre usciva?""No da molto prima""Quanto prima?""Ho visto tutto quello che gli hai fatto" mentii, "sei bravissima, non pensavo che fossi così abile. E poi sei bellissima" "Sei impazzito a spiarmi mentre faccio l’amore? Sei diventato un pervertito?" visibilmente incollerita."Non è neanche la prima volta. Ti racconto tutto, ma non ti arrabbiare.La prima volta è stato due settimane fa: sono rientrato prima perché Luisa stava poco bene e ho trovato te che facevi l’amore con quel tipo. Non ti avevo mai immaginata come un oggetto sessuale, è stato una scoperta vederti che facevi l’amore con un uomo e soprattutto vedere quanto eri brava. Da allora non ho fatto che pensare a te per tutto il tempo, mi sei entrata nella testa, nella pelle, nello stomaco e nei genitali. Sono arrivato a masturbarmi otto volte al giorno" esagerai, "mi sono masturbato anche al lavoro. Riuscivo a fare l’amore con Luisa solo pensando a te. Ma non è la stessa cosa, lei è totalmente insipida, non fa altro che allargare le gambe ed aspettare l’eiaculazione."Poi ti ho spiata altre due volte, sabato scorso ed oggi. Sabato scorso mentre facevi l’amore mi sono sfinito di seghe. Mi sembra di impazzire, non faccia altro che pensare a te nuda, non riesco a concentrarmi sul lavoro, non riesco a stare con i miei amici, non dormo, la notte mi sveglio e mi masturbo."Aspetta non ho finito. Avrai capito perché ti ho voluto parlare. Posso levarmi questo macigno di dosso solo se tu farai l’amore con me. Una volta sola. Poi io andrò a vivere da solo e potremmo tornare a vederci come madre e figlio, oppure, se vuoi, potremmo non vederci più. E tu potrai vedere il tuo uomo tutte le volte che vorrai senza preoccuparti di me. Se, invece, non vuoi fare l’amore con me, io non insisterò, me ne andrò e sicuramente non mi vedrai mai più. Non posso fare altro che impazzire, e finirò in un manicomio o in un carcere perché io non posso vivere con questo chiodo fisso. A te la scelta"."Esci dalla mia stanza e non farti più vedere"Uscii distrutto dalla terribile prova che avevo sostenuto. Perdendola.Il giorno dopo mi alzai di buon mattino e andai a cercare un appartamento dove trasferirmi. Rientrai in casa verso le sei del pomeriggio, lei non c’era, lo capii dal suo profumo ‘da uscita’ diffuso in tutta la casa. Preparai la mia roba per il trasloco. Avevo trovato una camera per studenti universitari, per i primi tempi sarebbe andata bene.Finii di preparare la mia roba molto tardi, ero molto stanco, sarei andato via domattina. Mi corico, come al solito senza pigiama.Mi sveglio sentendo la porta d’ingresso sbattere, guardo l’orologio è l’una e mezza, non ha più bisogno di entrare come una ladra in casa sua, ormai l’ho scoperta, o forse è convinta che me ne sono già andato, non sento più rumori per qualche minuto, sarà già alla pecorina con il suo uomo che la monta.Sento la porta della mia stanza aprirsi rumorosamente, forse è venuta a controllare se sono andato via, faccio finta di dormire per non doverle parlare.Sento il rumore dei suoi piedi nudi sul pavimento, il rumore si fa più vicino, viene verso me.Mi alza il lenzuolo e, scavalcando il mio corpo con una gamba, si siede sul mio torace, con leggerezza. Sento il vello del suo sesso nudo contro la mia pelle. Sono paralizzato dalla sorpresa, non so che fare, faccio finta di dormire ancora. Lei si china sopra di me e con i seni ciondolanti mi carezza la faccia, mi strofina il capezzolo eretto sulle labbra. Ho aperto gli occhi."Meno male che non riuscivi a dormire""Sei sola?""Volevi che portassi qualche amico?" io non riesco a ridere: l’umorismo uccide l’erotismo. In compenso il mio cazzo era schizzato verso il cielo.Si china per incontrarci nel contatto delle labbra, sento la sua linguetta che esplora velocemente la mia bocca alla ricerca della mia lingua, quando l’ha trovata si ritira nel suo rifugio, ma io la inseguo, adesso sono io a esplorarle la bocca o meglio la gola ché volevo penetrarla anche in questo modo. Inizia a succhiarmi la lingua, mentre io affondo le mani nelle sue natiche, è una sensazione piacevole. Il confronto con quelle di Luisa è inevitabile, infatti le sue erano dure che sembrava di toccare un pallone di cuoio, quelle della mamma invece sono morbide e cedevoli sotto le mie carezze. Sembra di poterle plasmare come creta nelle mani di uno scultore. "Facciamolo" dico"Subito?""Si, sento che mi sta scoppiando""Vuoi prendermi da dietro?" mi chiese e senza aspettare la risposta scese da sopra il mio corpo e si mise nella posizione canonica per essere penetrata da tergo. Il letto era da single, un po’ strettino per due persone per cui quando si muoveva era tutto una strofinarsi di membra, un intersecarsi di corpi, un reciproco contatto di zone più o meno erogene.Accese la luce perché "al buio lo fanno soltanto gli animali". E’ alla pecorina e mi offre il suo culo, come ho già detto le sue natiche non erano sode e la sua vulva non era la crepa sottile e dritta di una quindicenne, nonostante questo il panorama è meraviglioso. Le allargai le guance delle natiche per guardarle il buchino, avevo l’estasiante visione del suo bucetto e della sua passera tutte per me.Provai l’irresistibile voglia di affondarle la faccia tra le chiappe. Naturalmente lo feci. Aspiro avidamente il suo odore e per lunghi istanti le mie narici rimangono impregnate del suo afrore: sono le esalazioni dei suoi più reconditi umori ghiandolari, secrezioni di muscoli che si addensano e si confondono in un effluvio denso, piccante, lievemente marino.Sento che mi sta esplodendo, devo immergerlo dentro di lei. Fu una immersione rapida. Decisi all’ultimo istante di infilarlo nella vagina piuttosto che in culo, questo mi sarebbe servito dopo. Il suo antro era veramente accogliente, era un hotel a cinque stelle con servizio di pensione completa, un posto dove veramente si prendevano cura della tua minchia, facendola sentire a casa propria. Il posto più bello dove metterla. Mentre la scopavo ritmicamente, lei dimenava i fianchi nell’esercizio di quella tecnica particolare che avevo già avuto modo di ammirare. "Chi ti ha insegnato a farlo così ?""Sono cose che ti vengono per ispirazione, non si possono insegnare ne imparare"’Che saggezza incommensurabile’ ho solamente pensato.Continuai a penetrarla per qualche minuto, l’allenamento solitario era servito a qualcosa, intanto io cominciavo a sudare e i nostri corpi incollati dal sudore aderivano perfettamente. Le mie mani erano impegnate a strizzarle l’adorato seno.Quando venni, lei si stacco rapidamente da me, e sperai che lo prendesse in bocca per pulirmelo – anche se non ebbi il coraggio di chiederglielo -. Non lo fece. Adesso toccava a lei divertirsi secondo un copione che conoscevo già."Il gioco lo conosci, adesso che ti sei sfogato non devi penetrarmi per nessun motivo. Sarò io a decidere se e quando farti venire. Ti faro impazzire di piacere."Si dispose davanti a me, prese la mia mano e se la condusse alla fica, quindi guidò le mie dita verso il suo clitoride. Mi chiese di massaggiarla con un movimento circolare che le stessa guidò per i primi secondi. Mi ammonì di smettere solo quando me lo ordinava lei. Mi chiese di succhiarle i seni, ne presi uno con l’unica mano libera e iniziai a baciarlo, lasciandole un sottile strato di saliva sul seno, poi iniziai a suggerle il capezzolo. Il suo seno era diverso da come lo avevo idealizzato nella mia fantasia, tutt’altro che sodo sembrava fatto di una materia liquida, sembrava sciogliersi nella mia mano. Il capezzolo cedeva volentieri alla gravità rivolgendosi leggermente verso il basso, mentre dall’areola una miriade di rughette piccolissime si estendevano a raggiera partendo dal capezzolo verso l’esterno, la mammella era solcata da una quantità di venuzze azzurre. Tutti questi piccoli difetti insieme all’odore di marmellata di ciliegia che promanava da quel seno non facevano che accrescere il mio eccitamento. La mia erezione era prolungata, mentre lei rispondeva al massaggio inguinale inarcando il suo corpicino e strofinando il suo sesso contro il mio corpo: la tigre stava marcando il suo territorio. In tutto questo tempo vedevo le sue narici fremere come una cavallina, questo miscuglio di odori di sperma, dei suoi umori, di sudore e quant’altro doveva eccitarla terribilmente.Quando fu stanca di questo movimento, mi spinse con la schiena sul letto e si sedette sulla mia faccia. Adesso mi strofina la fica bagnata sulla faccia, sento il suo sapore leggermente salato e mi domando se ogni donna ha un sapore diverso. Mi chiede di solleticargli il clitoride con la lingua e mi aiuta spalancando la fica con le mani. Ansimava e si muoveva su di me da abile cavallerizza. Quando mi prese il cazzo nelle sua mano curatissima ero al colmo dell’eccitazione e dopo due veloci colpi di mano sborrai copiosamente, gli schizzi arrivarono sul suo corpo e sui suoi capelli."Mi dispiace ti ho sporcato i capelli""Lo sperma fa bene al cuoio capelluto" fu la sua risposta mentre si spalmavala mia crema sul corpo.Mi offrì il suo corpo per ripulirle con la lingua il mio stesso sperma, con il risultato che alla fine avevo sostituito lo sperma con la saliva. Mentre la leccavo mi torturava i capezzoli che divennero duri e turgidi scoprendo una insospettabile fonte di piacere nei miei stessi capezzoli. Naturalmente i miei piccoli capezzoli ricoperti di pelo non erano neanche lontanamente paragonabili ai suoi enormi bottoni rossi.Decise che con i capezzoli poteva bastava. Si siede nuovamente sulla mia faccia, offrendomi nuovamente il suo sesso più che mai bagnato, ormai le sua secrezioni vaginali le sbrodolavano fuori dalla fica impregnando le gambe e il culo; si china sulla mia asta per un fantastico 69, inizia mordicchiandomi lo scroto, e poi risalendo con la lingua fino al glande congestionato, lo bacia e lo solletica con la lingua, si strofina il membro sulla faccia. Finché feci un balzo da cartone animato sentendo qualcosa che mi entrava in culo. Mia madre, eroina del sesso, cavaliere Jedi delle evoluzioni notturne, cintura nera di scopata acrobatica, mi aveva abilmente distratto con una manovra diversiva fingendo di succhiarmi l’uccello per poi incularmi a tradimento. Ciò che è peggio è che mi piaceva. Mentre mi penetrava con le mani, decisi di vendicarmi; affondai la faccia nella sua fica, cercando il clitoride; glielo succhio, lo mordicchio, lo tiro, lo titillo, lo solletico, mentre sento che lei si contorce convulsamente dal piacere. Finché sentii un fiotto di liquido caldo proveniente dalla sue viscere inondarmi la bocca; lo bevvi tutto, ebbro di felicità e grato per la meravigliosa esperienza. Quasi contemporaneamente venni anch’io dentro la sua bocca, adesso lo scambio di succhi seminali era completo e paritario.In quel momento una strana quanto erotica associazione di idee si delineò nella mia mente, quella tra i ‘lubrificant juice’s ‘ che avevo appena gustato e il ‘juice’ inteso come succo di frutto. Mi figurai la mamma con una bottiglietta vuota di succo alla pera Zuegg stretta tra le labbra della passera mentre tentava di riempirla per una prima colazione davvero molto proteica. E altresì, snodando il filo dei miei pensieri mi ricordai di avere letto che un cucchiaino da zucchero pieno di sperma conteneva ben quattro calorie. Ebbi il timore che la mamma potesse ingrassare. Per quanto qualche etto in più concentrato sui seni non mi sarebbe dispiaciuto. Avrei voluto vederle quei seni sempre più gonfi, al limite della lacerazione della pelle. Indovinando i miei pensieri, per quella particolare sincronia tra madre e figlio, adesso si stava preparando a farmi una fantastica spagnoletta, la fermai per dare seguito ad una delle mie più contorte fantasie erotiche: fare l’amore al tempo del Requiem di Mozart. Scesi dal letto per mettere il disco e al mio ritorno anche lei era pronta all’esecuzione. Mi sono seduto sul letto e lei si è inginocchiata davanti a me, ha diretto le sue meravigliose tette sul mio uccello e lo ha accolto tra le sue pieghe; adesso il mio cazzo si trovava nel paradiso dei cazzi, un’isola felice, una enclave al riparo dei mali del mondo. Avevo gli occhi chiusi e con la mente mi aggiravo nel Walhalla, rievocato dalle note dell’austriaco, ero alla ricerca di procaci vichinghe; aprii gli occhi sulla drammatica cascata di note del ‘Dies Irae’ per vedere il mio glande ritmicamente comparire per poi tornare ad occultarsi. Adesso avevo abbandonato il Walhalla per il paradiso maomettano, il meglio fornito per gli amanti del piacere carnale, eravamo ancora sul coro del ‘Rex Tremendae’, aperti gli occhi vidi il mio glande viola lentamente tornare a galla per poi essere riassorbito in quelle sabbie mobili del piacere, sentii una scossa elettrica all’inguine e capii che l’onda dello sperma stava per sopraggiungere, quasi subito fui scosso dagli spasmi di quell’eruzione seminale; Chiara aveva raccolto tutto il liquido nella sua bocca, con qualche goccia che le colava oscenamente dalle labbra, adesso si distende sopra di me, si avvicina alla mia bocca decisa a condividere con me quel prelibato dono gastronomico; ci baciamo appassionatamente, avvinghiati, con le lingue intrecciate e le bocche impiastricciate di sperma. Ingrasseremo insieme pensavo sul coro delle anime dannate del ‘Confutatis’, colmo di gratitudine per mia madre e Mozart. Sono passati quasi quattro anni da quel giorno. Adesso vivo per conto mio. Ho una nuova ragazza, si chiama Adriana, è piccolina con una quarta piena di seno, ho cercato di plasmarla secondo i miei desideri e in parte ci sono anche riuscito. Con Chiara non ci siamo più visti, ci sentiamo per telefono per augurarci buon natale e buon anno. Ieri mi ha telefonato mi ha detto che forse è tempo di rivederci nuovamente mi ha chiesto di andarla a trovare.Oggi è una domenica mattina di settembre, esco dalla discoteca con Adriana, la accompagno a casa. Mi dice di salire che mi fa quella specie di danza del ventre seduta sul mio cazzo e che a me piace tanto. Le rispondo che sono stanco, sarà per un’altra volta. La saluto e mi dirigo verso casa.Mi fermo a comprare dei cornetti caldi, ho deciso di andare a trovare Chiara faremo colazione insieme.Sono davanti casa sua, suona il campanello, attraverso la porta chiusa non sento nessun rumore di passi. Non è in casa. Stavo per andarmene quando fui folgorato dall’intuizione della chiave di casa nascosta in una pianta del giardino. Presi la chiave ed entrai. La casa era addormentata, tutto era come l’avevo lasciato, mi dirigo verso la porta della stanza di Chiara.La vedo, distesa sul letta, sembra dormire profondamente, non c’è nessuno accanto a lei. Sono stupito, pensavo che adesso vivesse con il suo uomo.Entro nella stanza, lei è di schiena, indossa un pigiamino primaverile molto sottile e leggero, attraverso il quale si intravedono un paio di delicate mutandine fantasia, bianche, con dei ricami, con i bordi di seta, probabilmente delle aperture sul davanti.Decido di lasciarla dormire e andarmene quando sono investito da un olezzo sensuale, piccante, con reminiscenze fruttate: ho la certezza che non dorme, mi siedo sul bordo del letto all’altezza dei suoi fianchi, le abbasso delicatamente il pigiama, le scosto la mutandina dalla natica sinistra e la bacio teneramente sul morbido culo.Apre gli occhi. Mi guarda languida."Le regole le conosci, prendimi come ti piace, poi tocca a me".
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