Il giorno dopo, di prima mattina, ecco che vedo arrivare Elena nel mio ufficio. Voleva cominciare la tesi, e dato che si era guadagnata il posto di tesista, anche compromettendosi per il futuro, ero ben contento di vederla. Sono tuttavia un direttore di laboratorio professionale e assolutamente non voglio che in laboratorio si sappia dei miei intrallazzi con le tesiste. Riservata come era, non avevo dubbi che Elena non avrebbe assolutamente gridato alto e forte di avermi succhiato e di avermi proposto di essere la mia schiava per la durata della tesi. Quindi non restava che a me di comportarmi con riservetazza al laboratorio. Avevo deciso percio che in laboratorio mai nulla sarebbe successo tra la mia nuova schiava e me.Percio vedendomela davanti quella mattina ho incominciato a raccontarle i dettagli logistici, burocratici e amministrativi della tesi. Una mezzoretta dopo, chiamavo il mio assistente e affidavo Elena a lui per i dettagli tecnici della ricerca. Durante le due settimane seguenti non mi occupai minimamente di Elena, che sapevo impegnata a organizzare il protocollo della ricerca, e in seguito partii 5 giorni ad un convengo in Svizzera. In effetti, mi sono ritrovato durante questo convegno a pensare piu di una volta al piacere di avere e disporre di una schiava per tutti i miei sordidi piaceri, e spesso la sera mi ritrovavo a pensare a cio che le avrei fatto se fosse stata con me. Sviluppavo il mio sadismo, e esaltavo il mio appetito sessuale.Avevo riflettuto anche molto sul perché si era data come schiava, del perché era pronta a tutto per avere la tesi da noi, del come aveva prontamente reagito alla mia idea di non prendserla come tesista. Inutile nasconderlo, i ricercatori sono gente abituata e allenata a riflettere, e non riuscivo a impedirmi di cercare di capire la ragione per la quale Elena si era data come schiava. Non era una troia (nel senso che ci stava con tutti) né una puttana (nel senso amare i piaceri della carne) : non aveva mai fatto un bocchino a 27 anni. Tutto cio mi ronzava in testa. E per di piu, quel piacere sordido di umilarla che mi eccitava, stimolava la mia fantasia. Avevo in mente tutta una serie di cose che volevo farle.Cosi, di ritorno al laboratorio, piu di 3 settimane dopo il nostro primo e unico incontro, la convocai nel mio ufficio un giovedi pomeriggio. Era una cosa abituale, convocavo a turno i miei tesisti al fine di discutere con loro sullo svolgimento della tesi o della ricerca. Venne nel mio ufficio un fine pomeriggio. Gonna alle ginocchia e camicetta bianca, reggiseno bianco con pizzo che si intravedeva sotto la camicetta data la sua carnagione scura. Era decisamente attraente. Molto di piu che 3 settimane prima. Le guardai i seni, se ne accorse. Le chiesi dove abitasse e con chi. Abitava con la madre anziana e vedova. Ma la madre era al mare per un paio di settimane. Le chiesi se avesse un ragazzo, mi disse di no, che non ne aveva mai avuti, solo qualche incontro. Non ci credevo, 27 anni e senza ragazzo. Le dissi che doveva tenersi libera per il prossimo week-end, avevo voglio di usare un po la mia schiava. Mi disse che era a mia completa disposizione, sarebbe dovuta andare al mare dalla madre, ma le avrebbe detto che doveva studiare. Poi parlammo della tesi. Era contentissima, i suoi occhi luccicavano parlando dei lavori che stava incominciando, era stupita dal potere lavorare su techniche avanzate con strumenti nuovissimi. Mi ringrazio ancora per averle dato la possibilita di lavorare nel mio laboratorio. Terminai dicendole di mandarmi una e-mail con il suo indirizzo, sarei passato a prenderla l’indomani, venerdi, sera. Le precisai che sarebbe tornata a casa solo la domenica sera o il lunedi mattina direttamnete in laboratorio, e al fine di non crearle e crearmi problemi le sottolineai di organizzare il tutto con la vecchia madre, ma mi rispose che con la madre non c’erano probelemi. Mi chiese come doveva vestirsi e cosa doveva prendere per il fine settimana, le risposi di vestirsi con gonna e camicetta e di prendere il minimo indispensabile, che non avrebbe avuto bisogno di molto.Incominciavo a vedere chiaro il mio prossimo fine settimana. Non sono sposato e cosi non mi capita necessariamente sempre di potere realizzare tutti i miei sogni e soprattutto non facevo sesso cosi spesso come avrei voluto. É il paradosso dei ricercatori. Incontrano un sacco di gente, ma spesso non hanno tempo da dedicare agli altri, e certe volte certe persone non hanno tempo neanche per loro stessi. Non era necessariamente sempre il mio caso, ma non sono sposato essenzialmente perché non ho voglia di legarmi e di investire tempo in una relazione, ma ne accetto le conseguenze.L’indomani sera, il fatidico venerdi alle 19 ero da lei. Volevo arrivare prima espressamente per vederla nel suo ambiente naturale, in fondo non la conoscevo per nulla. Abitava un appartamento in una palazzina di 6 piani. Andai direttamente alla sua porta, e suonai. La porta si apri e rimase un po perplessa nel vedermi. Decisamnete non se lo aspettava, guardò l’ora, le dissi "Sei sola ?". Mi rispose di si, e aggiunse "Sono sempre sola". Sul momento non capii, ma non faci attenzione, e entrai chiuse la porta. Feci il giro dell’appartamento, tirai le tende. Un appartamento discreto, mobili antichi, tre stanze, salone cucina e due bagni. Una vecchia poltrona, stile Louis XIV, e un divano altrettanto antico, qualche quadro con ritratti di famiglia arredavano il salone. Capii che si trattava di una famiglia agiata. Continuai la perlustrazione, sempre senza parlare. Mi seguiva, come un cagnolino sgue il padrone.Le ordinai secco di farmi vedere la sua stanza. Passò davanti, guardai l’ondeggiamneto delle natiche sode, sotto la gonna che le avevo chiesto di indossare. In fondo al corridoio stretto mi indico la sua stanza. Le chiesi dove fosse la sua maglieria intima. Arrossi svelta, ma mi indico un armadio a muro. Lo aprii. Frugai un po, presi un reggiseno e un paio di mutandine bianche, glieli diedi e le dissi, mettile. Senza fiatare incominciò a spogliarsi, me ne andai in salone, dopo averle ordinato di raggiungermi quando avesse indossato il tutto.Mi sedetti sulla poltrona. Arrivo poco dopo, in mutandine, reggiseno e un paio di scarpe con un tacco non alto ma che la slanciavano. Mi alzai, e incominciai a guardarla e a palpeggiarla. Dapprima i seni, sodi e diritti. Poi i fianchi, l’ombellico e il ventre. In seguito le cosce, leggeremente formose, e le gambe, lisce e lucenti. Infine il viso. Potevo finalmente guardarla attentamente, le accarezzai le guance, le orecchie. Gli occhi bellissimi fissavano il pavimento. Era sottomessa, decisamente. Per umilarla le apri la bocca e le guardai i denti, come si fa ad un cavallo. Arrossi violentemente, ma non ci feci caso. Con un dito incominciai ad andare e venire nella sua bocca, come se fosse un cazzo. Solo allora mi guardò sbalordita. La lasciai lì, e mi sedetti. Lo ordianai di stare in piedi e la fissai. Le ordinai di incrociare le braccia dietro la schiena e le precisai che quella era la posizione che avrebbe dovuto assumere se non le avessi specificato diversamente.Le chiesi se era davvero convinta di volere essere la mia schiava, e sottolineai che era l’ultima volta che glielo chiedevo, che dopo sarebbe stato troppo tardi e che se avesse voluto ripensarci non avrebbe piu potuto proseguire la tesi nel nostro laboratorio. Mi disse un debole si. Aggiunsi che essere la mia schiava voleva dire sottomersi a tutto, e insistetti sul tutto, cio che le avessi ordinato, senza replicare ne esitare. Le dissi che esitare significava essere punita, e che ero severo. Poi zitto la guardai ancora, come uno scanner che percorre un foglio riga per riga, percorrevo il suo corpo linea per linea. Non sapeva cosa fare ne cosa dire. Le dissi che se voleva dirmi o chidermi qualcosa quello era l’ultimo momento, dopodoche sarebbe stata come una cagna per me, pronta a tutto e senza chiedere nulla. Mi disse : "Non mi farà male ?". La rassicurai di no, in fondo il masochismo proprio non mi prendeva, ma sottolineai che mi riservavo la facolta di farle male solo durante le punizioni.Allora mi alzai, e le dissi "Da adesso sarai la mia cagna, la mia schaiva, e fari tutto cio che ti ordinero. Ti accoppierai con chi vorrò, succhierai chi ti dirò, seguirai chi ti indicherò." Lei annui. Le ordinai di inginocchiarsi. Mi sedetti sulla poltrona. Le ordinai di raccontarmi le sue esperienze sessuali, tutto dall’inizio senza dimenticare nulla, volevo sapere chi l’aveva toccata, chi l’aveva scopata, se era mai stata sodomizzata, chi aveva succhiato, quando si masturbava, insomma tutto. La ascoltai in silenzio. E ne appresi delle belle. La piccolina non era mai stata penetrata ne vaginalmente ne analmente. Aveva flirtato un po con un siciliano che si faceva masturbare, ero stato l’unico che aveva succhiato, il sapore dello sperma decisamente non le piaceva ne la piccolina sembrava gradire la pressione della cappella in fondo alla gola, ma in compenso si masturbava almeno tre volte a settimana. Ero abbastanza sorpreso. Avevo nelle mani non solo una verginella, ma anche una santina, che pero potenziale poteva diventare una troiona, e per il momento e per il prossimo anno mesi sarebbe stata la mia schiava. Ero eccitatissimo.La feci mettere in piedi, e le ordinai di spogliarsi. Ero troppo infoiato, e la feci avvicinare. Le accarezzai i seni, poi glieli toccai con vigore, diventò rossa, fissandola negli occhi le passai una mano tra le gambe, e con l’indice perlustrai l’imbocco della vagina. Era umidiccia. Il fatto di stare nuda, li davanti a me, la eccitava. Ne ero certo. Mi sedetti, la feci mettere di spalle, le allargai le natiche, e contraette le chiappe, sode ma grossine. La feci girare, le misi un dito in bocca, il medio, le ordinai di umidificarlo, la girai e glielo ficcai con violenza in culo. Soprassaltò, le diedi uno schiaffo vigoroso sulle chiappe. Mi guardo con aria incredula. Mi alzai. Senza dire una parole, la prresi per i capelli, e la spinsi giu, in ginocchio, con il mio cazzo all’altezza delle sue labbra. Ero troppo infoiato. Le presi la testa con due mani, saldamente. Mi guardo. Nell’istante stesso che mi fissava, con un sorrisino sadico, le infilai il cazzo in bocca, diretto, con un solo colpo fino in gola. E le dissi : "succhia !". Ma non le permisi di ritirare la testa. Sentivo le palle premere contro il suo mento, e il naso soffiare per respirare. Ma senza pieta, le schiacciai il naso contro il mio basso ventre. Volevo umiliarla. Con le mani le tenevo la testa, e incominciai un va e vieni furioso, poderoso, su tutta la lunghezza dell’asta che scorreva dalle labbra alla gola, la facevo uscire dalla bocca e poi prontamente subito dentro. Alla minima resistenza, le tiravo i capelli. Alcune lacrime le scorrevano sul viso. Le scaricai tre settimane di sperma accumulato in bocca, tappandole il naso, e con sarcasmo le dissi "ti piace ingoiare tutto, guarda guarda che bella troietta che ho per le mani !". Sapevo che non era vero, ma lo scopo era di umiliarla. Piangeva. E due rivoletti di sperma le scorrevano ai lati della bocca. Le dissi "non sei neanche capace di succhiare …". Scoppio in lacrime. Mi rivestii e feci per andarmene. Mi si gettò ai piedi e mi disse "sarò la tua schiava, promesso, faro tutto quello che vorrai, mi potrai scopare, inculare, tutto, ma non andartene". Non convinto feci un passo, e allora, con voce sottomessa e sguardo basso mi disse "mettimi alla prova, saro ubbidiente".La feci vestire. Non sapevo cosa fare, ma ero certo che non l’avrei lasciata li. Le feci indossare una minigonna, le scarpette col tacchetto, la camicetta bianca sopra il reggiseno di pizzo. Uscimmo di casa. Salimmo in macchina, sentivo l’aria pesante. Incominciai a palparla. Si lasciava fare. Mi diressi verso casa mia. Abito un po fuori città, in una villetta piccola ma graziosa. Passai davanti ad un cinema porno. Mi baleno un idea. Mi fermai. Alla signorina decisamente non piaceva succhiare, ne ingoiare. Pagai i biglietti, e il vecchietto allo sportello mi schiaccio l’occhiolino. Entrammo in sala. Era un film con animali. C’era una che si stava facendo scopare da un maiale. Elena mi guardo, scelsi una fila tra le piu popolate, dove 8 vecchietti erano seduti uno dopo l’altro, con una poltroncina tra l’uno e l’altro. Mi guardai attorno, Elena era l’unica ragazza. Le ordinai di togliersi la camicia e il reggiseno, mi guardo incredula. Le dissi "Volevi che ti mettessi alla prova ? Ecco fatto, ti metterai in ginocchio nella fila, mani dietro la schiena, passerai uno dopo l’altro questi signori, e accovacciata tra le gambe le chiederai gentilemente se puoi succhiargli il cazzo. Devi essere convincente e sottomessa, se uno degli otto ti dice di no, o se non sarai capace di farlo venire e di bere tutto, mi alzo e me ne vado, e la tesi la fai dove cazzo vorrai ma non da noi. Forza al lavoro !" La vidi togliersi camicietta e reggiseno, due lacrimone scorrevano sul o visetto, a testa bassa scivolò in ginocchio tra le due file, mani dietro la schiena, e arrivò dal primo vecchietto. Lui non se lo fece dire due volte. Vidi un cazzetto uscire dai pantaloni, e vidi la testa di Elena fare su e giu per una decina di minuti, mentre questo le palpeggiava le tette. Ad un certo punto vidi le mani del vecchietto spingere il cazzo profondamente. Stava venendo, lo sentii ansimare. Poco dopo vidi Elena passare al secondo. Il primo vecchietto si giro verso di me, era a tre poltrone di distanza e mi disse, "Grazie per la sua signora, é proprio una ventosa !". Guardavo il film e con la coda dell’occhio seguivo Elena, che sottomessa stava succhiando i cazzi di tutta la fila del cinema. Quando fini corse da me, si rimise la camicetta, e mi disse "va bene ?". Mi alzai e passai gli otto vecchietti, chiedendo se avevano goduto e se era stata brava. Tutti dissero che era una grande pompinara. Uno mi chiese se poteva scoparsela. Le dissi di no, non per questa volta. E uscimmo. La schiava stava imparando ad ubbidire. E a succhiare. Sulla porta rividi il vecchietto che mi aveva venduto il biglietto. Era enorme con una pancia che pendeva sulle palle. Non contento dissi ad Elena di aspettare. Guardando il vecchietto, capi che squadrava Elena. Non doveva capitare spesso che une bella ragazza cosi, gambe slanciate sui tacchi, chiappe grossine ma sode, carnagione scura, seni prosperosi e capelli nerissini, occhi intelligenti , entrasse in quel lurido cinema. E allora le dissi "Le piace la mia signora ?", e senza inibizioni mi disse "Una bella ficona cosi non me la sono mai fatta, deve essere stupendo". E allora dissi ad Elena "Che ne dici di fare un po divertire il nonnino ?". Mi guardo incredula : eravamo quasi fuori il cinema, chiunque poteva entrare e vederla li, mi sorrise e mi disse "É un ordine ?". Guardai il nonnino, infoiato non credeva ai suoi occhi. E, rivolgendomi a lui, dissi "Che farebbe nonnino con la mia schiava, se gliela prestassi per 10 minuti ?" E precisai : "Nessuna penetrazione, ne vaginale ne anale.". Elena era atterrita. La stavo trattando come una vera puttana. La stavo in dando in pasto ad un vecchietto grasso e sudiciotto, che probabilmente non toccava donna da anni e anni. Il nonnino mi disse "E se facissimo per 15 minuti ?". Dissi as Elena "Forza al lavoro, farai tutto quello che il nonnino vuole, tranne che farti scopare e sodomizzare." Entrammo nel suo stanzino, da dove uno sportello permetteva di vedere fuori e vendere i biglietti. C’era un odore di vecchio, e anche un posudicio. Ero certo che il nonnino si doveva masturbare la dentro.Il nonnino si alzo e fece sedere Elena sullo sgabello. La guardo attentamente, con una mano le strizzo un seno. Lei mi guardo. Le sorrisi. Abbasso lo sguardo e si sottomise ai voleri del nonnino. Vedevo i pantaloni del nonnino gonfiarsi, e la pancia enorme schiaccare Elena sullo sgabello. Ad un tratto le prese la testa tra le mani e la bacio violentamente, vidi la sua lingua frzare le labbra di Elena, che facendo una smorfia si sottomise docile. Le apri la camicetta. Le strappò il reggiseno. Lei mi guardò, voleva probabilmente che la sottraessi a quelo squallore. Ma volevo umiliarla. La lingua del nonnino percorrò le labbra di lei, che chiuse gli occhi in una smorfia di dolore e di disgusto. La lingua arrivo al collo. E ai seni. Le gengive sdentate mordevano i seni. Si alzo di scatto e disse "Allora mia bella vaccona, non penserai di godere soltanto ?". Trovavo simpatico, dato che sapevo lo sforzo che quella sottomissione costava ad una ragazza motivata come Elena. Lei lo guardo con disgusto. Lui le sorrise e brutalemnete le prese la mano e se la passo sui pantaloni all’altezza del cazzo. Si apri la cerniera e le disse "Forz al lavora cocca". E lei incomincio a masturbarlo. Vedevo che lo faceva velocemente, probabilmente, probabilmnet per finire il tutto velocemente. Ma il nonnino se ne rese conto e le disse "Non troppo forte, se no mi sporchi subito i pantaloni !". E le ritrasse la mano. La fece alzare, e inginocchiare. Lento si slacciò la cintura, i pantaloni cadettero e si abbasso le mutande. Una grossa macchia gialla. Di piscia o di sperma era sulle mutande, all’altezza del cazzo. Se lo prese in mano, lo decalottò. Era un cazzo convenevole, di dimensioni corrette. Risi, il nonnino era comunque ben attrezzato. La pancia le ricopriva il cazzo, e credo che lui ormai non poteva vederselo se non allo specchio. Era proprio un po disgustoso. Le guardai la cappella. Un fine strato di cremina bianca la ricopriva, accumulandosi nelle piegatura. Elena dilatò gli occhi, e fece per ritrarsi. Probabilmente non voleva succhiare quel cazzo sporco. Ma lui le prese la testa e la spinse con decisione verso la cappella. Le disse in tono affogato "Ora mia bella cocca tiri fuori la lingua, e con delicatezza lo lecchi tutto, dal basso verso l’alto !". Ma lei non si mosse. Il nonnino le tiro i capelli. Timidamente diede il primo colpetto di lingua. E poi il secondo, e il terzo. Due lacrimoni le scendevano sulle guance. Stava succhiando il cazzo lercio di un vecchietto grassone all’entrata di un cinema porno. Qualche attimo dopo le prese la testa e la premette contro il cazzo. Vedevo distintamente le guancie di Elena deformarsi, occhi chiusi. Il vecchietto ansimava, e lei pompava. Venne qualche attimo dopo, e di colpo lo tiro fuori e le scaricò nei capelli una sborrata imponente. Non contento il nonnino la fece alzare, e palpeggiandole i seni lordamente, se la baciò profondamente. Elena piangeva.
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