La stazione di dell’ Est di Budapest e’ piena di suoni confusi,balcaniche e profumi di granoturco abbrustolito, cipolle e carbone.Mi e’ sempre piaciuto partire da questo incrocio fra Mitteleuropa esteppa, la realta’ si fa rarefatta e sembra che tutto sia possibile,specialmente in questa ora di penombra e di luci tremolanti. Ilvecchio vagone di prima classe oscilla fra lusso asburgico etrasandatezza realsocialista,i viaggiatori sono pochi e proprio mentreil treno si sta muovendo entra nel mio compartimento una giovane donnache porta una pesante borsa di cuoio chiaro e stinto dall’uso.E’ strano come noi maschi istintivamente pensiamo ad una donna comealla possibile compagna di chissa’ quale gioco proibito; senzarendermene conto valuto la sua pelle chiara, la delicatezza dellegambe e la pienezza del seno che tende la maglia mentre lei sistema laborsa sopra di se.Ha abiti modesti ma eleganti, la gonna a fiori farebbe orrore allenostre sosfisticate ragazze occidentali ma trovo che le stiabenissimo; ha uno sguardo severo ma dolce, occhi scuri dai riflessiverdastri. Il viaggio e’ lungo, esito fra la delusione di non avere ilcompartimento tutto per me e il piacere di dividerlo con questa bellacreatura; ma il fastidio e’ totale quando entra anche un altroviaggiatore.Si tratta di un uomo abbastanza giovane che sistema la valigia einizia a leggere il “Vecerny Praha” : un boemo, la residua speranza divederlo scomparire presto sfuma definitivamente e non mi resta cherassegnarmi.D’altra parte questa neanche mi vedeva, meglio evitare situazioniimbarazzanti. L’ultima luce del giorno e’ una visione del Danubio,convogli di chiatte cariche di carbone, villaggi grigi.Passa il controllore, tenta di accendere la luce che non funziona;pazienza. Neanche leggere, sara’ una notte noiosa: io non sono mairiuscito a leggere, in treno. Proteste di rito, tanto sappiamo chesono inutili. Il tedesco e’ la lingua franca da queste parti, lei loaddolcisce con la musicalita’ delle ungheresi: ha una bella vocesommessa e profonda. Si chiama Ersike , Lisa per gli amici, maestra discuola. Il praghese mi e’ simpatico, naturalmente il suo nome e’ Jan ein altri tempi l’avrei preso per un agente del KGB ma adesso se dicedi essere un violoncellista non vedo perche’ dovrebbe mentire;dividiamo la nostra cena: salame, cetrioli, birra, grappa di prugneche Jan giura essere prodotta da sua madre. Buona.Si discute sulla presunta superiorita’ del vino sulla birra, si evitadi parlare di politica perche’ non se ne puo’ piu’. L’atmosfera e’allegra, quasi intima; la luce del corridoio ci illumina debolmente ela temperatura e’ esageratamente elevata: naturalmente la regolazionedel riscaldamento non funziona.Il treno corre nella notte, si e’ fatto tardi. Ersike si distende echiude gli occhi, noi seduti davanti a lei continuiamo per un po’ aparlottare. Jan sostiene che le ungheresi sono focose, io gli doragione. Nel sonno Ersike si accomoda meglio e piega le ginocchia, lagonna le si alza fino a scoprire l’orlo delle calze e la fettuccianera di un reggicalze. Da noi sarebbe civetteria, qui forse e’necessita’. Certo che quella coscia bianca nella penombra, il caldo,il vetro appannato, il movimento del treno… Se non ci fosseJan…probabilmente lui sta pensando la stessa cosa. Poi ci guardiamoe senza parlare ci troviamo d’accordo: allunghiamo le mani edelicatamente alziamo ancora di piu’ la gonna della ragazzaaddormentata. La scopriamo fino all’ombelico e le guardiamo a lungo ilventre chiaro semicoperto dalle mutandine nere, e’ bella cosi’inconsapevole e rilassata.La tentazione di toccare quella pelle di seta si fa insopportabile;sfioro un fianco morbido e caldo, Jan si fa piu’ audace ed inizia adabbassare delicatamente le mutandine, piano. Appare l’ombra del pelobiondo… poi accade di colpo: il rumore del passaggio sugli scambi,le luci intense di una stazione, il movimento brusco del treno; duraun attimo ma e’ sufficiente: Ersike si sveglia. Rimaniamo impietriti:tutti i tentativi di giustificarci sarebbero ridicoli. Un lungoistante di silenzio mentre lei si rende conto e capisce tutto. Poi siaggiusta la gonna e si alza, guardandoci. Penso che se ne andra’: haragione, che figura da porco… raggiunge la porta del compartimento,la chiude con la sicurezza e tira le tende. E rimane li’, in piedi.Appoggia le mani alle reticelle dei bagagli ed e’ bellissima, abraccia aperte. Ma allora… ci alziamo insieme e le siamo accanto,l’atmosfera si e’ fatta irreale. Jan le sbottona la camicetta mentreio le bacio il collo, in due le slacciamo il reggiseno, la liberiamodella gonna e di tutto il resto fino a lasciarla nuda; cominciamo atoccarla ovunque, lei deve aggrapparsi ancora alle reticelle per noncadere e sospira forte mentre la lecco sul collo, sulle ascelle e suiseni morbidi, caldissimi.Jan le si e’ inginocchiato davanti e le allarga il sesso con le mani,cosa le faccia non lo so ma lei mi morde forte le labbra mentre lestringo i seni fra le mani, sento che sta godendo perche’ trema edurla nella mia bocca, si solleva quasi sulle braccia poi si rilassa dicolpo, diventa morbida… la lasciamo e si lascia cadere sul sedile divelluto mentre Jan ed io ci liberiamo rapidamente dei vestiti. Laporta e’ chiusa, e poi non e’ il caso di pensare tanto…e’ sedutadavanti a noi, la guardiamo senza parlare. Poi le vado accanto, labacio sulla bocca e la sento dolcissima mentre le accarezzo i seni, miabbraccia. Le prendo le ginocchia e le apro le gambe mostrando il suosesso aperto a Jan, che si avvicina e inizia a toccarla delicatamentefino a farla sospirare di nuovo. Facciamo la stessa cosa, io e Jan:una mano su un ginocchio della ragazza per tenerle le gambe spalancateal massimo, l’altra sul suo sesso a toccarla, accarezzarla,penetrarla, stringerle le labbra e il clitoride. Le nostre dita siincontrano scivolando nella sua carne mentre la lecchiamo tutta, lemordiamo i seni gonfi e i capezoli tesi e lei sospira forte, a volteurla e pianta le unghie nelle nostre schiene, la sentiamo palpitarementre viene con le mani di due uomini che le frugano il sesso e leloro lingue sui capezzoli…ma e’ una cara ragazza, perche’ subitodopo, ancora ansante, ci fa sedere con dolcezza, si inginocchia sulpavimento davanti a noi e inizia a masturbarci, un sesso in ogni mano,a volte sfiorandoli con la lingua, e’ bravissima e noi eccitatissimi,e’ dolcissima, il treno corre nella notte, forse c’e’ dell’amore intutto questo… Jan soffoca un urlo e quando vedo che le bagna il visovengo anch’io sulle sue labbra e sui seni, forse urlo, non so; la suamano e’ ancora dolce mentre accompagna gli ultimi palpiti…Luce grigia dal finestrino, corpo indolenzito, ho una mano sul ventredi Ersike, Jan mi preme su un braccio, colpi allaporta…voci…pasova kontrola…la frontiera…ci vestiamo in unattimo, apriamo, le guardie ci guardano storto, fortuna che sonocambiati i tempi…raggiungiamo il vagone ristorante.”Schifoso caffe’.” Scoppiamo a ridere, e’ la prima frase sensata daieri sera. Ersike ha gli occhi dolcissimi. Noi, forse, anche.
Aggiungi ai Preferiti