Decima giornata ed epilogoDormimmo fino a tardi e ci svegliammo che suonavano insieme le campane della vicina chiesa del Sacro Cuore e il telefono. Luisella rispose. Era Roberta. Me la passò. Le domandai:"Ehi, come hai passato la notte in quella specie di bordello di campagna?""Diciamo che ho dormito poco. Nel pomeriggio abbiamo girato quattro video…""Una scopata continua?""Scopata, neanche tanto. Gli uccelli me li hanno messi soprattutto in bocca e in culo. Alla mia povera passeretta ne hanno fatte di tutti i colori. Tre scene di penetrazione manuale a pugno chiuso…""Beh, per te non è una novità"."No, certo, ma questi avevano mani da giocatori di pallacanestro. Dopo il pugno, mi infilavano quattro dita di una mano e quattro dell’altra, e slargavano a tutta forza. E le altre ragazze si permettevano anche di fare i commenti, di dire che sono un cesso sfondato. Invece io sono semplicemente elastica, ho carne buona: mi entra il pugno, sì, ma se devo scopare con uno che ce l’ha piccolo, lo faccio godere lo stesso, perché mi si stringe"."Eh, insomma!""Sì, non metterti a dire cazzate anche tu, che lo sai.Ma qui, visto che mi allargavo così bene, mi hanno fatto prendere dentro le cose più strane. Persino una boccia di vetro da maga, hai presente, la sfera di cristallo. Un po’ più piccola di quelle che vedi negli sgabuzzini delle zingare, certo, ma comunque enorme, fissata a un sostegno d’ottone. L’hanno messa lì e io dovevo accovacciarmi sopra e farmela entrare e alzarmi"."Ci sei riuscita?""Prima ho protestato, poi ho controllato che fosse solida e non scheggiata. E anche che fosse bene fissata al sostegno, per poi tirarmela fuori. Se no t’immagini, finire al pronto soccorso con una palla di vetro che non esce più dalla fica! Sembra una cosa da ridere, ma succede. Rosanna una volta è dovuta andare all’ospedale a farsi togliere un’arancia di porcellana, sai quelle cose mezze cinesi, che un cliente le aveva ficcato dentro; puoi immaginare le facce e i commenti dei medici e degli infermieri. Insomma, ho controllato che almeno il materiale fosse sicuro, poi ho unto la boccia di vetro con la vaselina, e alla fine ho fatto questo numero. Mi hanno ripresa con quattro telecamere, per avere la scena da tutte le angolazioni. Mi sono strofinata un po’, me la sono allargata con le mani, poi mi sono appoggiata sopra la palla e pian piano mi sono spinta in giù. A un certo punto mi pareva impossibile riuscirci, avevo paura di strapparmi, stavo per lasciar perdere; poi di colpo me la sono trovata tutta dentro. Mi sono alzata, mi sono mossa un minuto su e giù, e dopo lentamente me la sono tirata fuori. E per tutta questa fatica non mi hanno dato nemmeno una lira in più, tariffa fissa a giornata e basta. La sera abbiamo cenato e ci siamo riposate un’ora, poi come digestivo un altro paio di pisciate sul muso, e poi i clienti di lusso"."I clienti di lusso?""Sì, qui non fanno solo video e spettacoli, puoi capire. La sera vengono clienti a scopare, normali, col preservativo. Lì però il guadagno è extra: credo che paghino qualcosa per entrare, ma poi pagano anche direttamente quella con cui scopano, e pagano molto. Da me ne sono venuti tanti. Non proprio gradevoli, ma facili da liquidare. Un vecchio grasso a momenti lo facevo morire, ha sborrato sul tappeto mentre gli leccavo i coglioni, poi non era più capace di alzarsi. Comunque, a fine serata avevo una ventina di fogli da centomila infilati nell’elastico delle calze"."Brava"."Sì, ma dato che fra tariffa giornaliera e clienti extra ho in tasca cinque bei milioncini, dico che per il momento basta. Adesso mi vesto e vengo a casa"."D’accordo. Poi, tanto, se vuoi tornarci puoi in qualsiasi giorno, ripetendo la visita, no?""Certo. Mi hanno fatto capire che sono molto gradita. E lo credo: solo da quel video con la boccia di vetro ricaveranno molto più di quello che hanno pagato a me. Adesso comunque arrivo, aspettatemi"."Prendi un tassì?""No, mi accompagna uno in macchina fino alla fermata dell’autobus. Preferisco. Mi hanno detto che i tassisti che vengono qui fanno spesso le proposte alle ragazze, tipo la corsa gratis in cambio di un pompino, e io adesso non ho voglia di litigare con un tassista, né di perdere tempo a fargli un pompino. Non mi piacciono gli uomini che mescolano il loro lavoro con il mio di puttana"."Va bene. Un giorno magari ci compriamo un’automobile…""Ma va, non serve"."Allora arrivi fra un’oretta?""Anche prima".Riagganciai, e raccontai a Luisella l’esperienza di Roberta. Luisella disse:"Magari un giorno ci vado anch’io, lì"."Non credo che accettino chiunque. Noi, ci ha mandati il padrone di un locale notturno"."Posso farmi raccomandare anch’io! Ma oggi è domenica, vediamo di riposarci un pochino"."Sì, credo che anche Roberta oggi vorrà riposarsi"."Tu mi vuoi ancora bene, o era solo ieri sera?""Non so. Sei gelosa di Roberta?""Forse lo sarei, se potessi permettermelo"."Sarebbe una stupidaggine. La gelosia è sempre una stupidaggine. Non è questione di potersela permettere o no"."Forse. Comunque, tu mi piaci".Istintivamente, ripresi il discorso sulla gelosia, aggiungendo:"Credi di non poterti permettere la gelosia perché sei una puttana? Invece non è questo il punto. Puttana lo sei quando vuoi e finché vuoi. Se tu fossi una moglie fedele che non è mai andata a letto con nessun altro che suo marito, sarebbe lo stesso. Oggi puoi benissimo rifiutarti a qualsiasi uomo. Oggi o per sempre. E oggi una moglie fedele può cominciare a farsi tutti gli uomini che incontra. Le parti della commedia sono interscambiabili in qualsiasi momento della rappresentazione, per fortuna. Altrimenti, non esisterebbe più la libertà. Anzi, non esisterebbe più la vita".Luisella rifletté un momento, poi disse:"Allora anche tu, da oggi, potresti diventare un uomo geloso".Fui colpito dall’astuta osservazione e replicai:"Sì, potrei. Nulla è impossibile. Qualcosa potrebbe stravolgere il mio carattere, chissà. Diciamo però che è fortemente improbabile, perché io odio la gelosia e la prigionia (che sono la stessa cosa) con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. Questo mio odio è molto più forte, credo, della fedeltà di una sposa fedele e del puttanesimo di una puttana. Però, in teoria, devo darti ragione: tutto è possibile"."Va bene, basta filosofie. Oggi probabilmente sia Roberta che io per un giorno non saremo puttane, se decidiamo di riposarci"."Sul marciapiede oggi non ci andate. Può succedere che telefoni qualche cliente, ma non siete obbligate ad accettarlo"."Telefonano anche di domenica?""Sì, di solito arrivano un po’ di telefonate la domenica, uomini che per qualche motivo restano in città senza donne e gli prende la voglia"."Se telefonano, magari me li faccio, non voglio perdere occasioni. Ma intanto mi voglio anche riposare e rilassare".Verso le undici arrivò Roberta, e quasi contemporaneamente anche Rosanna scese per passare un momento in compagnia. La giornata era afosa. Le tre donne decisero di dedicare il resto della mattinata alla cura della loro persona.L’acqua della doccia continuò a scorrere ininterrottamente per almeno un’ora. Luisella, Roberta e Rosanna si fecero la doccia e si lavarono i capelli, si cosparsero di borotalco, si profumarono. Poi si misero tutte e tre lo smalto rosso sulle unghie delle mani e dei piedi, e si depilarono, chi più e chi meno. Nella casa si era diffuso un misto di vapori e odori che mi piaceva, e lo spettacolo stesso delle tre ragazze intente a farsi belle era gradevole.Rosanna disse:"Che giornata calda. Peccato non poter andare al mare".Luisella rispose:"Potremmo andare al fiume"."Ma sarà pieno di gente. La domenica ci va tutta la città".Luisella insistette:"Cosa importa la gente… Andiamo lì a prendere un po’ di sole. Certe domeniche ci andavamo tutte noi della birreria. Anzi, può darsi che oggi le altre siano là".Così, andammo al fiume. Sul confine della città, nel parco, c’erano due chilometri di riva che poteva sembrare una spiaggia, con un po’ di sabbia e un po’ di prato. Era davvero stracolma di gente, ma riuscimmo a trovarci un posticino vicino a un cerchio di persone raccolte intorno a una coppia di giocolieri che stavano facendo il loro spettacolo col fuoco e con gli anelli.Era confortante il perdurare del fascino di quegli spettacoli nell’era della televisione e della finzione virtuale. Un uomo e una donna veri, col fuoco vero, lì sulla riva del fiume, si esibivano per gli spettatori veri e presenti e solo per quelli e solo in quel momento: nessuna antenna trasmetteva, nessun nastro magnetico registrava quell’attimo. Ciò che fino a un secolo prima era stata la regola, l’irripetibilità di uno spettacolo, il privilegio inestendibile di chi c’era, ora sembrava una strana eccezione.La ragazza, in bikini, giocava a passarsi la fiamma su tutto il corpo: un esercizio antico eppure emozionante, dove il trucco e l’abilità principale consistono nel non tenere mai fermo il fuoco sullo stesso punto, per non dargli il tempo di provocare l’ustione. Un esercizio che si può fare anche sul corpo altrui, e infatti la saltimbanca volle coinvolgere il pubblico:"Signore e signori, chi ha il coraggio di venire qui a farsi accarezzare dal fuoco? Venite, coraggio, vedrete che non vi brucerete, perché io so dominare il fuoco".Roberta fu immediatamente solleticata dall’idea. Si alzò e si fece avanti. Allora anche Luisella si alzò e andò.Le due ragazze erano in topless, come pochissime altre: le rive dei fiumi suburbani sono abitualmente poco nudiste.Così dalla gente si alzò qualche mormorio, con qualche fischio d’approvazione o di biasimo.Il saltimbanco, forse solo per attirare maggiormente l’attenzione, disse:"Le signorine sono bellissime, ma per questo esercizio bisogna coprire le parti delicate: lì il fuoco può far male!"Cominciò così la ricerca divertita di un reggiseno di bikini. Non fu facile trovarlo. Alla fine una ragazza, che indossava una maglietta, se ne sfilò il suo da sotto, senza scoprirsi, e lo prestò. A Roberta andava piccolo, ma lo si fece bastare. La saltimbanca fece passare la fiamma svelta su tutto il corpo della coraggiosa, che rimase impassibile fra gli applausi. Poi, passato il reggiseno da tette a tette, lo stesso trattamento toccò a Luisella, anche lei impavida e applaudita.Rosanna intanto era rimasta seduta accanto a me a guardare, e mi disse:"Quelle due fanno a gara per mettersi in mostra ai tuoi occhi. Sono tutte e due innamorate di te".Alzai le spalle e risposi:"Embè? Anch’io sono innamorato di loro; e anche di te; e anche di quella ragazzina che tiene in mano il bastoncino col fuoco".Rosanna scosse il capo, sorrise, sospirò, sussurrò:"Che scemo che sei!"Intanto Roberta e Luisella erano tornate e un uomo mezzo calvo si era avvicinato a noi, inseguito da un bambino, brandendo una macchina fotografica e dicendo:"Brave, siete state in gambissima, posso farvi una foto per ricordo?"Contemporaneamente, una voce femminile da qualche metro di distanza si faceva sentire stizzita:"Cosimo, non fare figuracce, sei col bambino, ma non hai un poco di rispetto?"Fu proprio questa voce a convincere le mie tre ragazze a non schermirsi, a non opporsi, e a mettersi anzi in posa coi capezzoli in primo piano; Roberta non trascurò di aprire anche le cosce. L’uomo innamorato scattò, a ripetizione, cinque o sei foto, prima di tornare al suo posto a pagarne il prezzo in rampogne della moglie. Pensai che avevo con me proprio tre brave e sagge figliole.Mangiammo qualcosa in un chiosco sul fiume, dove incontrammo Simonetta, l’ex collega di Luisella in birreria, che era lì a passarsi la domenica col fidanzato, indossando un casto due pezzi. Luisella, a seno nudo, non perse l’occasione per stuzzicarla:"Ehi, che bel ragazzo, questo dove l’hai rimorchiato?""Stronza, è il mio fidanzato. Scusa, Lele, ma è una che lavorava in birreria con me, però più che lavorare in birreria si faceva i clienti, e adesso, se ho ben capito, fa la puttana a tempo pieno".Il ragazzo rispose:"Non devi frequentare quelle troie. Dovresti cercare un altro lavoro. Lo so che tu fai solo la cameriera, ma lì è un posto dove le cameriere sono quasi tutte puttane".Luisella, piccata, rincarò la dose:"Ma senti il bamboccio! Credi che la tua fidanzatina non se li faccia i clienti della birreria? Sapessi quante volte ce li siamo portati insieme in albergo, due o tre clienti. Ma adesso lei fa la santerellina".Simonetta scattò in avanti furiosa e diede uno schiaffo a Luisella gridandole:"Sei solo una vacca stronza! Vaffanculo!"Io odio i litigi, proprio non li sopporto. Luisella aveva fatto male a innescare il guaio, ma anche Simonetta era stata velenosa nella reazione. Chissà perché dovevano accapigliarsi in quel modo, senza motivo, due ragazze che in fondo facevano all’incirca lo stesso lavoro, sia pure con scelte diverse. Mentre Luisella si era decisa a rendere pubblico il suo puttanesimo sul marciapiede in piazza, Simonetta invece preferiva illudersi di nasconderlo al suo fidanzato camuffandosi in birreria: ma la differenza era tutta lì, fra le due bagasce.Ormai comunque il pasticcio era combinato, e purtroppo era grave, perché il fidanzato di Simonetta sembrava proprio un pericoloso idiota completo: idiota perché non capiva che la sua ragazza era una puttana, e idiota soprattutto perché non sopportava (a causa della solita mania di possesso) che la sua ragazza fosse una puttana. Urlò a Simonetta:"Ma allora mi hai preso per il culo sempre!""Non mi dirai che credi a quello che dice questa schifosa…""Come faccio a non crederci? Ti conosce troppo bene!""Ma parla solo per invidia"."Invidia di che cosa? Forse tu avevi clienti migliori di lei?"Un attimo di esitazione di Simonetta fu la conferma che la verità era proprio quella. Nell’attimo successivo Simonetta si accorse di avere perso il fidanzato e reagì con rabbia inaudita. Disgraziatamente sul tavolino era appoggiato un coltello da bistecca, appuntito e seghettato; e così, dalle solite banali cause e per le solite combinazioni di circostanze, scaturì la tragedia assurda.In una frazione di secondo Simonetta afferrò il coltello e lo affondò nel ventre di Luisella. Tralascio altri particolari perché la violenza mi nausea. Tre ore dopo Simonetta era in carcere accusata di tentato omicidio, Luisella era all’ospedale con prognosi riservata (ma i medici sembravano ottimisti), e Rosanna, Roberta e io, dopo essere stati in commissariato e in ospedale, eravamo a casa, tristi. Rosanna disse:"Domattina alle cinque vado io in ospedale, l’infermiera ha detto che mi fa entrare, non prima però, prima non mi lascia. Povera Luisella".Dissi senza muovermi:"Se non fanno stare nessuno di notte, forse è un buon segno, vuol dire che la situazione non è gravissima. Anche se gli ospedali pubblici vanno sempre peggio, e non sai mai se parli con uno competente o con un imbecille".Roberta mormorò:"Certo che Luisella poteva evitare, però, di stuzzicare la sua amica. Le ha fatto perdere il fidanzato, e si vede che Simonetta era innamorata, o comunque ci teneva a quel ragazzo"."Magari adesso che ha dato via una coltellata ed è finita in galera per amor suo, lui resterà con lei"."Chi lo sa. La testa degli uomini è un guazzabuglio".Parlammo così, senza troppa voglia, di queste cose: delle coltellate e dei mali che provocano il possesso e l’appartenenza, uniche vere armi del demonio, se mai dovesse esistere un demonio. Si fece sera e andammo a letto.Molte altre cose sono accadute in questi dieci giorni qualsiasi, ma non sono scritte in questo libro, perché mi sono stufato e qui si conclude il mio racconto, e così te lo consegno, o lettore; e dato che non sta né in cielo né in terra, dovrai trovargli tu un posto da qualche parte altrove.
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